Trascendiamo

Bello questo racconto che si può inserire a pieno titolo nel genere del grottesco. La situazione paradossale c'è, quella di un giovane che cerca a tutti i costi il successo, sottoponendosi a continui quanto patetici provini pur di trovare l'occasione fortunata, quella in cui finalmente potrà coronare il suo sogno. Dietro questa apparentemente risibile ossessione si nasconde la figura di una persona viziata dai genitori, con evidenti distubi psicologici forse intuiti ma mai riconosciuti dalla propria famiglia. Però non finisce qui, il grottesco trionfa ancora nella idea balzana quanto tragicomica di questo suicidio che dovrà assicurare un'eclatante visibilità, e non importa se "post mortem". Gustosa ed esilarante la ricerca della modalità con cui attuare il gesto estremo sotto la supervisione di un complice, tanto spregiudicato quanto imbranato. La forma scorre organica e appropriata, dotata di uno stile ironico e leggero che sviluppa il tema in un "crescendo" tenendo il lettore con il fiato sospeso e che oscilla fra la curiosità e la compassione verso questo personaggio che pare viva in un mondo tutto suo, convinto di quello che fa e che non avrà neppure "la fortuna" (se cos' si può chiamare) di veder riuscire il suo piano folle e triste nello stesso tempo. Brava, ottima prova!

Un racconto ben riuscito che da un lato fa sorridere e dall’altro compatire. Il protagonista sembra avere le rotelle un po’ scoordinate ma i genitori avrebbero dovuto intervenire molto prima per non ridurlo così. il loro drastico tirare i cordoni della borsa si rivela ancora più disastroso. Questo ragazzo ricco e viziato a cui è stato permesso tanto non può maturare da un minuto all’altro. Fanno decisamente sorridere tutti i suoi fallimenti che contagiano perfino il suo complice ma lasciano un po’ d’amaro nel vedere come questo sciocco giochi con la vita. Decisamente triste il finale dove la sua fama di un giorno è pagata a caro prezzo da un altro che vale molto più di lui.

Mi domando: quanta gente vive esperienze simili al nostro protagonista? Beh, sì, trascendiamo sulle parole sbagliate, sui concetti male inculcati nella testa e sull'incapacità di fare comprendere, in modo chiaro ed efficace, il giusto e il cattivo, per se stessi, con l'amara conseguenza di riscontrare comportamenti e reazioni negative, proprio come quelle descritte nella storia narrata. Se poi ci si aggiunge uno o più espedienti, utili al raggiungimento della gloria, agognata a ogni costo, vi è la certezza di non avere imparato assolutamente nulla dalla vita. Alla fine, cara Lorella, si ha solo fame di quella fama che, come gloria, ci ricorda il nulla che siamo, senza scordare che essa è un'illusione, in quanto sono poche le persone che l'hanno vissuta appieno, e chissà se poi sono state felici, senza accorgersene di valere pure meno degli altri. Profondamente vero nell'emblematico messaggio suo.