Lo scrigno di ghiaccio

Bel racconto, complimenti davvero! Sei molto giovane ma scrivi davvero bene.

Avevo iniziato a leggerlo ieri sera, ora l'ho finito. Bello. Scorrevole. Sincero e a tratti commovente. Io però non riesco a fare solo complimenti, perché di fatto, non aiutano a crescere. La prima e forse l'unica cosa che mi è subito saltata agli occhi è la ripetizione continua del nome del protagonista.(Guglielmo alias willy) e dei co-protagonisti. Secondo il mio modestissimo parere, se inseriti nei contesti giusti, i pronomi personali potrebbero alleggerire un'opera che come già detto, rimane cmq molto scorrevole e di "contenuto".

Una storia difficile da narrare perché è più lunga di un racconto e bisogna tenere in mente chi è il protagonista e quali sono le sue vicende. Inoltre qui si passa da fatti che avvengono nel presente ad altri che sono avvenuti nel passato, con allucinazioni che rimescolano il tutto. Se poi il protagonista ha anche problemi di memoria allora diventa una sfida. Tenendo conto di questo, direi che la storia è riuscita bene, il lettore arriva alla fine comprendendo perfettamente il significato del titolo, lo sgretolamento delle certezze, lo sciogliersi dei ricordi di una vita intera. Scusami quindi se mi permetto di segnalarti qualcosa: la moglie Livia faceva parte della compagnia di ragazzi, visto che fotografava il futuro marito in compagnia di Deva?
A pag. 9 l’anno di nascita è il 1928, a pag. 19 è invece il 1930.
“dà a Willy il primo caffè”, con accento.
Le concordanze verbali andrebbero sistemate, l’imperfetto si usa per azioni che si ripetono, altrimenti si usa il passato prossimo o il remoto, invece per azioni antecedenti nel passato si usa il trapassato, come “si era spenta lentamente ”, “si era scoperto che l’ubriaco”. Ciao