Perché sei stressato?

Un testo molto interessante che colpisce subito con la storia del temporale dentro casa. Ovviamente non è fatto delle nuvole, dei lampi e della pioggia che siamo abituati a considerare, questo temporale ci segue anche fuori casa, racchiuso dentro di noi.
Bello il modo in cui hai descritto, in crescendo, la conversazione del tuo protagonista con la donna. Qualcosa di morbido lo distoglie dal suo nubifragio interiore, un tocco leggero di sole, un’estranea che ascolta e che dimostra amicizia; l’immagine è simile al tocco di un salvagente che incontra uno che sta affogando. E infatti, come chiunque stia affogando, l’uomo si aggrappa con le unghie e i denti, senza lasciare più andare, a costo di tirare giù nel fondo con lui.
La donna se ne accorge, come se vedesse l’assiduità del suo discorso che tenta di cancellare le gocce di pioggia, l’alzare il tono e la velocità della conversazione per sovrastare i lampi e i tuoni che si scatenano dentro. La sua è una domanda improvvisa, che sorprende con tutta la forza della verità.
Bello anche qui il dettaglio cinematografico che mette in risalto lo stupore dell’uomo. Il suo vedersi nudo ha proprio questo significato: quella domanda l’ha completamente spogliato di tutti i suoi paraventi e protezioni, lasciandolo solo e autentico con il suo disagio.
Si può far fronte con un po’ di dignità, ma è difficile accettare la verità quando ce la mostrano così evidente. Forse per questo, quello scambiarsi il numero di telefono ha un sapore così triste, di sconfitta, di ritorno al proprio commiserante, conosciuto temporale.
La storia di questo incontro mi è piaciuta molto.
(Ti segnalo da correggere: “non mi è rimane altra scelta”, “lei non si è beve per niente”, “sta ricominciato a piovere”)

Prego!
Ehm, per i rombi neri credo dovresti chiedere al nostro admin, Massimo Baglione. Io potrei inventarti poetiche spiegazioni ma assolutamente scorrette.