Mr. Sgrultz
Descrizione: Brevissimo racconto di fantascienza, con bellissima illustrazione di Paolo Maccallini.
Incipit: Di tutte le razze sparse in questa strepitosa Galassia, quella terrestre si collocava a tre quarti della classifica di intelligenza e sviluppo tecnologico. Questo, in sostanza, è ciò che Mr. Sgrultz rivelò all'ingegnere spaziale Ben Sarton.
1° in opere viste (Breve, dal 2012)
1° in opere viste (Racconto, dal 2011)
1° in opere viste (Breve, dal 2011)
1° in opere viste (Breve, dal 2010)
1° in opere viste (Breve, dal 2009)
1° in opere viste (Breve, dal 2008)
1° in opere viste (Breve, dal 2007)
1° in opere viste (Fantascienza, dal 2007)
2° in opere viste (Racconto, dal 2010)
2° in opere viste (Racconto, dal 2009)
3° in opere viste (Racconto, dal 2008)
3° in opere viste (Racconto, dal 2007)
Pia
Grazie per il bel commento.
"Sul mondo dei Mr. Sgrultz..."
Il "dei" forse "di".
No, il "dei" è voluto, ovvero il protagonista umano li considera tutti "Mr. Sgrultz"
Bella l'idea dei film che piacciono agli alieni senz'emozioni,
solo questo tema varrebbe un romanzo. Bravo.
In questo racconto credo che Massimo Baglione faccia una operazione di quel tipo: Mr. Sgrultz è il rappresentate di un popolo alieno che pare incapace dell'incredibile varietà di emozioni proprie della specie umana, e la sua missione è quelle di barattare la tecnologia della sua gente in cambio dei prodotti artistici dei terrestri (film in questo caso). Dov'è la metafora? Tra gli esseri umani esiste in effetti una classe che produce emozioni e le vende a chi quelle emozioni può provarle solo di riflesso. Si tratta degli artisti, che in un certo senso sono una specie a parte, isolata (anche maltrattata a volte).
In questo racconto in effetti ho trovato questa dinamica interna alla specie umana, rappresentata con la metafora dell'interazione fra due specie distinte. In tal senso il racconto è molto interessante e trascende il semplice scopo ludico.
In effetti l'alieno incapace di espressioni emotive e tuttavia molto dotato sul versante scientifico è un cliché abusato della fantascienza, basti pensare agli imperturbabili vulcaniani della saga di Star Treck; qui però c'è la variante interessante del bisogno che questi individui hanno, scoperte le emozioni umane, di viverle, sviluppando in definitiva una forma di dipendenza.
Sono presenti poi altri spunti di riflessione: il tema della innata bellicosità umana, e il rapporto tra arte e speculazione scientifica.
Comunque devo dire veramente ben costruito e narrato questo racconto. Leggero a una prima lettura ma ci si possono leggere sotto significati più profondi di critica ai metodi del colonialismo moderno. Simpaticamente amaro.
Massimo Baglione
Ho appena aggiornato il testo, perché mi ero accorto che era vecchiotto e nel mio pc lo avevo aggiornato e rieditato.
Mi spiace se avete letto vecchi refusi o imperfezioni
Già l'inizio, dice molte cose: gli umani sono collocati da Mr. Sgrultz a tre quarti della classifica di intelligenza e sviluppo tecnologico. L'autore, poi, prosegue nella sua disamina letteraria, ponendo l'accento sulle profonde distinzioni esistenti tra le due razze: 1) gli umani, che hanno affibbiato all'alieno il nome di Mr. Sgrultz per identificarlo; lui, l'alieno, proveniente da una vicina costellazione, che con il suo popolo ha saldamente raggiunto la tecnologia necessaria per viaggi ultraluce sicuri e affidabili, con cui sono venuti in contatto con varie razze, tra le quali quella umana; 2) il mondo di Mr. Sgrultz non è mai stato bellicoso, neppure entro i propri confini: si tratta infatti di una razza buona per natura; l'umano Ben Sarton, invece, gli riferisce di guerre intestine tra i popoli della Terra, di armi e vigliaccate tipiche dell'Uomo, provocando in Mr. Sgrultz profondo ribrezzo; 3) il popolo di Mr. Sgrultz non ha le emozioni, gli umani ne hanno in abbondanza, ma le ignorano o le sottovalutano; 4) gli umani ancora con i telescopi per turisti, quelli a monetine; Mr. Sgrultz che insegna agli umani il sistema per produrre un leggero occhiale digitale che ingrandisce le immagini come un potente cannocchiale: un aggeggio utilissimo a basso costo; 5) Mr. Sgrultz che si fida dell'umano e beve per la prima volta lo spumante italiano che gli viene offerto, Ben Sarton che cerca di farlo ubriacare, per carpirgli segreti e rubargli il dischetto con la teoria del viaggio ultraluce; fino al finale, poi, manifesto di tutta l'ipocrisia, il cinismo e la crudeltà di cui l'essere umano sa essere portatore per antonomasia.
Ma, come si diceva all'inizio, vi è di più: l'autore, infatti, non ne fa uscire bene neppure la razza di Mr. Sgrultz. Questi sono presentati come degli arroganti, senza emozioni, opportunisti, manipolatori, grandemente pavidi. Ciò lo si desume da alcuni passaggi della discussione tra Sgrultz e Sarton: 1) La razza di Sgrultz sa di essere superiore alla razza terrestre (ma anche ad altre razze), sia intellettualmente che tecnologicamente, tuttavia questo popolo non smette mai di evidenziarlo apertamente in modo pressappoco arrogante: lo si evince proprio e anche dalle parole di Mr. Sgrultz; 2) Non hanno emozioni (ma anche altre cose) e, per averle, devono barattarle con la loro tecnologia; 3) Non cedono tutta la tecnologia sui viaggi ultraluce, a qualunque razza la chieda, ma fanno credere, però, di averla data: tanto faranno in modo che qualcuno di loro rimarrà sul pianeta a cui la tecnologia viene ceduta: "Non lasciamo mai che questa tecnologia ultraluce venga sviluppata autonomamente, ma facciamo sempre in modo che ci siano i nostri tecnici a supervisionare. Quindi non è difficile mandare a monte un esperimento qui, un altro là… È più logico mostrarti la teoria integrale e funzionante… perché, in ogni caso, senza di noi non riuscireste a svilupparla… no, senza di noi non potreste mai farcela…", dice un ubriaco Sgrultz a Sarton.
Che dire oltre? Un ottimo lavoro, in breve: costruzione del racconto con una sapiente "regia" quasi cinematografica dall'autore nelle varie fasi della sua realizzazione.
Un plauso, infine, anche al disegno di Paolo Maccalini... Lavoro superbo!
Questo è uno dei lavori che mi ha divertito di più a scriverlo, e sono sempre felice quando viene apprezzato e, soprattutto, capito fino a questo punto.
In effetti di Mr. Sgrultz ho sempre avuto la mezza idea di costruirci qualcosa di più articolato. Chissà, magari in futuro.
Grazie per la lettura!
A pensarci bene, forse avrei dovuto scrivere "champagne", così almeno la colpa sarebbe ricaduta sui francesi
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