
La Colonia




Descrizione: Klaarlicht è un ricco pianeta in un angolo della galassia, ma una Grande Crisi Universale, impulsata dall'Impero Sterpen, sta facendo venire al pettine i nodi irrisolti della sua storia.
Incipit: La superficie della Colonia è di poco inferiore a quella di Terra Madre. Con I satelliti Driekant e Zeeland essa è di gran lunga superiore a quella, ed è il doppio di quella di Heilig, il secondo pianeta del nostro Sistema.
Ma come nelle carte, sono io che ho aperto il gioco pubblicando il racconto, ed una volta aperto il gioco, bisogna giocare fino all'ultima mano!
Car@ Matitarossa, io ti ringrazio per l'attenzione che hai dato a questo raccontino (che sta cominciando a diventare l'incipit di qualcosa di molto più grosso), e le tue osservazioni meritano una risposta a tono.
Il mio eterno imperfetto: io AMO il perfectum, ma ho DOVUTO usare mio malgrado l'IM-perfectum perché gli eventi narrati NON sono nel passato remoto, né sono del tutto confinati in un passato, prossimo quanto si voglia.
La Colonia non racconta del passato, ma del presente, ed anche la crisi energetica descritta non è che quella economica attuale, mutatis mutandis.
I nomi sono tanti per un piccolo racconto, è vero, ma visto che si è trasformato in un incipit... Ci sará spazio per descrivere e comprendere ogni nome, in fondo se il mondo di oggi è così globalmente interconnesso, quanto deve essere complicato un futuro galattico?
Stereotipo "raffinato": hai ragione. Non mi sono dato il tempo di limarlo. Il racconto è scritto di getto, d'impulso, ed ho curato solo i miei nervi scoperti.
La conclusione... lo so, suonava male anche a me, e la tua chiusura suona davvero meglio: ero solo stanco e non ho trovato il giusto spirito per limare la cosa.
Ciò detto, ringrazio ancora una volta per i complimenti, e spero di avere materiale col quale proseguire il racconto entro breve.

Ma, cavolo, questo racconto sta qui da un pacco di tempo! Ed è sotto traccia il mio punto di vista di meridionale (senza la maturità di oggi, ma non tutto va scritto quando si è raggiunti la maturità, perché la vita è maturare sempre, ogni giorno).
Solo che ora, con quello che sta accadendo, forse assume un altro valore. Forse ora risuona con altre situazioni. Quello che mi fa rabbia è che certe valutazioni siamo capaci di farle su quanto succede agli altri, raramente su quanto facciamo o abbiamo fatto noi stessi.

ma come dicevo ora ad Andr60…
Come possiamo togliere la pagliuzza dall'occhio del prossimo, se non togliamo prima il trave dal nostro?
scusa se ti rispondo solo oggi, ma recentemente ho cambiato lavoro (sono tornato in ambito accademico, YAY!) e le buone abitudini (frequentare BA) ne hanno risentito.
Non ho percepito nessuna intenzione di dare consigli sullo scrivere! Da dove hai inteso che mi riferissi a quello? Le mie trave e pagliuzza si riferivano al fatto che scrissi la Colonia riferendomi al Sud Italia, ma che sembra più facile dargli un senso a proposito dell'Ucraina o della Palestina. Il nostro occhio di italiani ospita una trave che si chiama mezzogiorno, ma facciamo i puristi quando guardiamo i conflitti e le soperchierie in giro per il mondo, a questo mi riferivo!
Questa volta, l'oscuro sono stato io, ma era voluto, normale che potessero generarsi malintesi. In parte, è proprio per evitare queste situazioni che, col tempo, la mia scrittura è diventata più precisa: credo che non valga la pena mettere il proprio animo sulla carta se non si ha il coraggio di dire quello che si pensa davvero.
Ciao, e a presto!
Il testo è soprattutto una critica al modello economico vigente, che ci costringe alla produttività ad ogni costo, nonché allo sfruttamento del Sud seguendo un modello che NON è il suo naturale.
In questi giorni, le boutade di un Musk che vuole che i suoi dipendenti lavorino più di 80 ore a settimana (16 ore al giorno su 5 giorni… ) e fino a 120 (manco dormire, manco fare la pipì? E questo sarebbe il genio?), o Google che comunque vuole portare il suo orario lavorativo a 60 ore settimanali (restano sempre 12 ore al giorno) perché bisogna vincere la concorrenza della Cina, riaccendono le domande di questo racconto: davvero è così importante dannarsi l'anima per alzare l'asticella di indicatori stabiliti a tavolino e che non raccolgono la verità dei fatti?
La Cina sta cominciando a vivere finalmente meglio, e lo sta facendo senza buttare all'aria le proprie tradizioni. Lo sta facendo con mezzi poveri, senza la supposta superiorità tecnologica dell'occidente, col semplice duro lavoro, al punto da far sollevare spesso commenti pieni di sussiego per la sua supposta "arretratezza".
Eppure, quella nazione arretrata, sta costringendo gli USA a chiedere ai propri cittadini di lavorare senza sosta! Com'è possibile? E perché, poi? Si vince qualcosa? C'è un premio-produzione? Se la Cina diventa più ricca, gli USA diventano più poveri, forse? Io non credo! Al contrario, una Cina più ricca significa più clienti per tutti!
Ma ovviamente io non sono un economista della scuola di Monti e non capisco di queste cose, perciò resterò nella mia meridionale ignoranza.
Questo sì, quando qualcuno vorrà passare da me, un piatto di spaghetti al pomodoro non mancherà per nessuno!

Torna, Marino. Questa casa aspetta a te.
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