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La stanza

(racconto horror, breve - per tutti)
Tempo di lettura: 9 / 13 minuti
1.018 visite dal 30/08/2010, l'ultima: 5 mesi fa.
4 recensioni o commenti ricevuti
Autore di quest'opera:







Descrizione: da definire...

Incipit: Si risvegliò emettendo un gemito di dolore, rotolando sulla superficie dura su cui era disteso. Le giunture scricchiolarono provocandogli fitte e spasmi che gli percorsero i muscoli mentre…


La stanza
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Recensioni: 4 di visitatori, 4 totali.
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recensore:

Pia
Recensione o commento # 1, data 00:00:00, 30/08/2010
dalla padella alla brace... trasmette angoscia, il pathos c'è tutto e di certo non mi aspettavo quella fine. Pensavo che sarebbe saltato fuori il carceriere e che ci sarebbe stata una spiegazione, poi ho pensato che sarebbe morto e invece sono rimasta spiazzata dall'evolversi degli eventi. Indubbiamente la sorpresa c'è nel finale. Bel testo



recensore:
avatar di Angela Di Salvo
nwAngela Di Salvo
(socio onorario, collaboratore)
$ donatore 2015 (3 dal 2011)

Recensione o commento # 2, data 00:00:00, 17/10/2010
Un racconto davvero inquietante che lascia tante domande senza risposta. Chi è l'uomo? Cosa rappresenta la stanza?
Perchè è lì e non si ricorda niente? E perchè comincia a ricordare solo quando sta per suicidarsi? La conclusione ricalca perfettamente l'incipit. E come se la vicenda andasse avanti per ritornare esattamente al punto di partenza, senza spiegare nè chiarire alcunchè. Ma non credo che interessi all'autore fornire una chiave di lettura che renda coerenti e significanti le azioni e i pensieri del protagonista. La stanza è un luogo di mistero dove si chiude e si consuma in un continuo rinnovamento l'agonia "vitale" dell'uomo murato vivo che legge ciò che lui stesso ha scritto e quando si risveglia dal tentativo di darsi la morte, non ricorda nemmeno quello che ha fatto prima. Una giostra continua di orrore e di paura, accompagnati anche dal dolore fisico, che sembra non dover mai avere fine. Perchè in quella stanza non esiste la morte, è la stanza la forma peggiore di morte. Un testo di potente effetto emotivo che, pur essendo privo di scene macabre,(a parte qualche "spruzzata" di sangue dalle ferite alle mani), non avrebbe potuto trasmettere meglio di così quella sensazione orribile di impotenza e di perdita di identità e di libertà che diventa come una condanna senza scampo.



recensore:
avatar di Ida Dainese
nwIda Dainese
(socio onorario, collaboratore)
$ donatore 2019 (2 dal 2015)

Recensione o commento # 3, data 00:00:00, 01/09/2017
Ecco un racconto ben scritto (solo un paio di refusi), capace di trasmettere un’angoscia senza fine. Il miglior (o peggior) orrore possibile è quello che si nasconde ad appena un palmo dalla nostra portata, che ci fa sapere della sua presenza ma che rimane invisibile e inafferrabile. L’oscurità che circonda il protagonista non è definibile, contattabile, spiegabile; è qualcosa che sa giocare con crudeltà spietata e indifferenza, che si ripete all’infinito, che distrugge il corpo e lo spirito. Le descrizioni della stanza e dei tentativi inutili per sfuggirle, la raccolta degli indizi per cercare di capire, la lotta sempre più strenua e spossante, demoliscono il prigioniero e noi con lui. Non c’è uscita, non c’è salvezza, non c’è finale perché è uguale all’inizio.
Questo dev’essere l’inferno.



recensore:

Arcangelo Galante
Recensione o commento # 4, data 00:00:00, 04/09/2017
Un breve racconto horror che inquieta alquanto il lettore, ma certamente il tutto è voluto, così come le varie domande che ci si pone, leggendolo, e che, forse, non troveranno risposte adeguate. Mi ha ricordato vagamente un film di qualche anno fa, 1408, tratto dal romanzo di Stephen King, in cui un promettente scrittore decide di smascherare un presunto fenomeno di stregoneria che avvolgeva la famosa stanza 1408 del Dolphin Hotel di New York. Anche qui, non è ben chiaro quale sia il mistero racchiuso nella stanza in una vicenda che sembra sempre voler tornare al punto dove era iniziata. La perdita di identità da parte del prigioniero traspare, con crudeltà, che continua a ripetersi, ciclicamente, con un inatteso, anche se non scontato, finale. Al di là del genere, è un testo ben scritto.





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