Vecchio bar

Lo definisci "un racconto qualunque" perché non ci sono grandi avventure e personaggi lucenti, perché sono riflessioni esposte con tono dimesso, così normali, così uguali a quelle di tutti noi. Sorprende infatti come sia facile capire lo stato d'animo di questo protagonista, come il ricordo di quell'estate sia struggente tanto quanto uno dei nostri. Il vecchio bar è come un pulsante che lo fa viaggiare nel tempo della giovinezza, quando non era importante ricordare i nomi ma vivere quel momento insieme. Negli anni che seguono invece i nomi vorrebbe ricordarli per non perdere più quella sensazione di vita che ora gli pare essere stata così felice. I pensieri si susseguono un po' nostalgici, un po' pessimisti. E poi quell'esplosione di apprezzamento, una piccola luce di saggezza e di rimpianto, la consapevolezza di quanto sia preziosa anche una vita "qualunque". (Nota pignola: ti sei perso un "non" nella terza riga e un "so" nella penultima. Un'insegna si scrive con l'apostrofo. Scusa. )

Caspita! Il tuo commento sembra quasi una poesia. Alla ricerca delle "recondite logiche". Mi piace

Devo dire che ho trovato questo racconto molto bello. Dà la distanza giusta alla sua memoria passata rievocando la figura di una donna che ha amato. Sicuramente è una donna che ha un corpo e dei sentimenti. Ma non è una volgarità alla Houellebecq che memorizza lo spazio-tempo. È un qualcosa di abbastanza delicato. Sta uscendo il mio libro "Summer is crazy", che ritrae l'Italia violenta delle movide. Questo racconto fa ritrovare la parte migliore di se stessi.