Legami

L'opera, più che un lungo racconto, sembra un romanzo compendiato. Si parte con una magistrale presentazione di quello che sembra all'inizio il protagonista dietro cui si celerà la voce narrante, invece poi a mano a mano si aggiungono come tasselli altri personaggi e altri punti di vista: a Michele si aggiunge Calogero, e poi Graziella, Biagio, Giovanni, Liliana e ancora altri. La prospettiva si dilata; i giovani e inquieti personaggi entrano e si alternano in scena, ognuno portando dentro il suo mondo e i sentimenti comuni di una adolescenza che soffre, cresce e si evolve attraverso la sperimentazione attiva di amore, rivalità, gelosie, intrighi, dubbi, segreti, relazioni complesse con i genitori, ecc, ecc).
La prosa è abbastanza fluida e non mancano momenti descrittivi e narrativi (specie nella parte iniziale) da fare invidia ad autori come Verga e Pirandello. Però, a mano a mano che la vicenda si dipana, il lettore avverte un senso di smarrimento: la molteplicità dei personaggi e il cambio improvviso del punto di vista del narratore onnisciente, che entra nella mente dei personaggi, invece di legare "slega". Il racconto si fa più farraginoso perdendo via via la stupenda freschezza iniziale. Si avverte un senso di dscontinuità che nuoce alla fruizione dell'intero testo. Non mancano tuttavia parti che hanno in sé una compiuta bellezza, come tanti pezzi di un mosaico che, isolati, risplendono in un linguaggio di incredibile fascino e fattura. Vale per tutti il dialogo fra Michele e la madre che lo soffoca con il suo amore morboso, oppure la felicità del dodicenne felice per la sua prima bicicletta (da donna). Michele, fra tutti, mi pare il personaggio più riuscito. Invece di spostare l'attenzione sugli altri, sarebbe stato preferibile, per dare organicità al lavoro, mantenere il faro puntato su di lui facendogli ruotare gli altri attorno e non sviando così bruscamente la narrazione che ha l'effetto di disorientare il lettore. Consiglio di riscrivere il testo.