La rivelazione
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La rivelazione
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L'impressione è l'orgoglio di aver scritto questo racconto divino
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Vittorio
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Re: Commento
Rispondo in particolare ad Eleonora: mi sembrava ovvio che la mia fosse solo una rivisitazione e che probabilmente (leggasi sicuramente) le cose non sono andate così, ma a quanto pare non era così scontato da capire per tutti...se cercava un resoconto della Storia, come la chiama lei, le consiglio di andarsi a vedere un documentario e di non leggere opere di fantasia.Eleonora2 ha scritto: ↑29/09/2024, 11:17 Il racconto è scritto bene e ben condotto. Voto 3. L'idea di ricostruire una storia è valida ma, secondo me, favolosa. La realtà è molto più complessa. Il tuo è un punto di vista, molto personale e legato alle favole, per questo non mi soddisfa fino in fondo. Hai interpretato la Storia, secondo me, in modo troppo personale.
Un saluto
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Ho passato alcuni interessanti anni in vari gruppi che debunkava le panzane creazioniste sul web, per cui Darwin lo conosco bene e lo amo, il che mi porterebbe a dare un voto alto a un racconto, pure ben scritto, su di lui.
Mi suonano male però un paio di punti che mi portano a pensare che come si dice non hai fatto tutti i compiti a casa.
Il Beagle era un brigantino… allora nessuno inglese del 1830 avrebbe mai usato l'espressione generica "veliero" esattamente come un italiano non direbbe mai "maccheroni" ma ti direbbe l'esatto formato. Un piccolo dettaglio che avrebbe creato molta atmosfera.
La ferrovia… qui pure ho un dubbio. La prima ferrovia commerciale a vapore (la manchester liverpool) è del 1830… improbabile che nel 1836 la rete ferroviaria permettesse a Darwin di tornare a casa… soprattutto descrivendolo come un fatto normale senza meraviglia (aveva lasciato l'Inghilterra nel 1831! come se tu oggi partissi per un paio di anni e tornando a casa trovassi che hanno costruito l'Hyperloop di musk che collega roma e milano in 40 minuti… )
Poi ovviamente potremmmo discutere sull'evoluzione del pensiero di Darwin… che non fu una rivelazione improvvisa ma un processo che si basava anche su gli studi di altri. Ad esempio già Linneo, quasi un secolo prima, aveva classificato l'uomo nella stessa famiglia delle scimmie per la loro sommiglianza… e si era già beccato le critiche della chiesa svedese, insomma quella non era proprio una novità
Ma vabbene sono un rompiscatole oggi lo so.
Hai parlato di Darwin, è scritto bene mi basta per un cinque. E vai
- Marino Maiorino
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il racconto è ben scritto. Il tema mi ha fatto pensare a mia figlia, che si sta accostando "pericolosamente" alla biologia e che avrebbe potuto in alcuni tratti gridare al "lamarckismo!" né più né meno di come un vescovo cattolico ai tempi di Darwin avrebbe gridato all'eresia, ma io sono già dall'altra parte, e so che le idee hanno bisogno di tempo per maturare persino in chi le... idea: il giovane Darwin certamente aveva un'idea solo approssimativa della sua teoria. Fin qui, tutto Ok.
Il punto che mi manca, perché in realtà il tuo racconto è ben scritto, è lo sfondare la pagina, mi manca la passione. Uno scienziato non è molto razionale quando decide di proporre una teoria come l'evoluzione: sa che dovrà affrontare modi di pensare molto radicati, sa che potrebbe subire uno stigma sociale (ai tempi di Darwin? Non solo! La relatività di Einstein venne messa al bando nella Germania nazista, bollata come pseudo-scienza! Toh, quando ho già sentito queste cose?).
Cosa gli fa trovare il coraggio di continuare la sua battaglia, è la convinzione di aver ragione? No.
Galileo ha dimostrato cosa fa chi è convinto di aver ragione: subisce il processo, abiura le proprie teorie in tribunale, pronuncia la frasetta da libro Cuore "eppur si muove" come gol della bandiera, ma porta a casa la pelle (e anche la cattedra...)
La battaglia si continua per amore alla scienza, perché sai che ti costerà tutto, e a Darwin costò tutto.
Quello che voglio dire è che una grande mente AMA innanzitutto quello che fa, ed è quel sentimento, non quel ragionamento, che lo spinge a continuare.
Ora, nel tuo racconto, quello che ho letto è il ragionamento: "cercherò di convincere i miei, e se ci riesco con loro..."
'O core 'e mamma te dice sì a tutte cose, pure si sì 'nu delinquente. Mi manca la madre, seriamente preoccupata per il pericolo al quale si esponeva il figlio. Ma mi manca soprattutto lui, che sa (come hai ben intuito) che deve cominciare dai genitori perché il vincolo filiale li renderà più ricettivi. E perché dovrebbero, se non per amore?
Ecco, questo è quello che mi è mancato di più: lo strazio, la paura di tradire la fiducia dei cari, l'eccitazione per aver carpito questo segreto alla Natura, il desiderio incontenibile di volerlo comunicare. Sentimenti, che sono ciò di cui dovremmo sempre scrivere, perché sono quelli che ci distinguono dalle macchine.
O forse sono io che sto diventando (finalmente) troppo sentimentale con gli anni.
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Re: Commento
Ciao, grazie per il commento.Ombrone ha scritto: ↑30/09/2024, 15:57 Ok qui ho un attimo di lotta interiore.
Ho passato alcuni interessanti anni in vari gruppi che debunkava le panzane creazioniste sul web, per cui Darwin lo conosco bene e lo amo, il che mi porterebbe a dare un voto alto a un racconto, pure ben scritto, su di lui.
Mi suonano male però un paio di punti che mi portano a pensare che come si dice non hai fatto tutti i compiti a casa.
Il Beagle era un brigantino… allora nessuno inglese del 1830 avrebbe mai usato l'espressione generica "veliero" esattamente come un italiano non direbbe mai "maccheroni" ma ti direbbe l'esatto formato. Un piccolo dettaglio che avrebbe creato molta atmosfera.
La ferrovia… qui pure ho un dubbio. La prima ferrovia commerciale a vapore (la manchester liverpool) è del 1830… improbabile che nel 1836 la rete ferroviaria permettesse a Darwin di tornare a casa… soprattutto descrivendolo come un fatto normale senza meraviglia (aveva lasciato l'Inghilterra nel 1831! come se tu oggi partissi per un paio di anni e tornando a casa trovassi che hanno costruito l'Hyperloop di musk che collega roma e milano in 40 minuti… )
Poi ovviamente potremmmo discutere sull'evoluzione del pensiero di Darwin… che non fu una rivelazione improvvisa ma un processo che si basava anche su gli studi di altri. Ad esempio già Linneo, quasi un secolo prima, aveva classificato l'uomo nella stessa famiglia delle scimmie per la loro sommiglianza… e si era già beccato le critiche della chiesa svedese, insomma quella non era proprio una novità
Ma vabbene sono un rompiscatole oggi lo so.
Hai parlato di Darwin, è scritto bene mi basta per un cinque. E vai
In realtà avevo scritto "brigantino" all'inizio, poi l'ho cambiato in "veliero" per paura che molta gente non sapesse cosa sia un brigantino e per evitare di essere troppo specifico (come avrai notato, l'intenzione era quella di non rivelare immediatamente chi fosse il protagonista della storia).
Riguardo la ferrovia magari hai ragione tu, ma un errore di qualche decennio per un racconto del genere (non proprio un bestseller diciamo...) penso sia passabile...anche per quanto riguarda la meraviglia che ci sarebbe dovuta essere, non penso fosse utile ai fini della storia e non avrebbe aggiunto niente, solo qualche riga. Comunque grazie per le osservazioni!
Un saluto
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Re: Commento
Ciao Marino, grazie per l'intervento. Capisco le tue osservazioni e in larga parte le condivido (anzi, mi hai fatto venire quasi voglia di fare qualche modifica al racconto). Diciamo che sono ottimi spunti per un approfondimento sul tema, su cui si sarebbe potuto scrivere veramente tanto.Marino Maiorino ha scritto: ↑02/10/2024, 23:56 Ciao Valerio,
il racconto è ben scritto. Il tema mi ha fatto pensare a mia figlia, che si sta accostando "pericolosamente" alla biologia e che avrebbe potuto in alcuni tratti gridare al "lamarckismo!" né più né meno di come un vescovo cattolico ai tempi di Darwin avrebbe gridato all'eresia, ma io sono già dall'altra parte, e so che le idee hanno bisogno di tempo per maturare persino in chi le... idea: il giovane Darwin certamente aveva un'idea solo approssimativa della sua teoria. Fin qui, tutto Ok.
Il punto che mi manca, perché in realtà il tuo racconto è ben scritto, è lo sfondare la pagina, mi manca la passione. Uno scienziato non è molto razionale quando decide di proporre una teoria come l'evoluzione: sa che dovrà affrontare modi di pensare molto radicati, sa che potrebbe subire uno stigma sociale (ai tempi di Darwin? Non solo! La relatività di Einstein venne messa al bando nella Germania nazista, bollata come pseudo-scienza! Toh, quando ho già sentito queste cose?).
Cosa gli fa trovare il coraggio di continuare la sua battaglia, è la convinzione di aver ragione? No.
Galileo ha dimostrato cosa fa chi è convinto di aver ragione: subisce il processo, abiura le proprie teorie in tribunale, pronuncia la frasetta da libro Cuore "eppur si muove" come gol della bandiera, ma porta a casa la pelle (e anche la cattedra...)
La battaglia si continua per amore alla scienza, perché sai che ti costerà tutto, e a Darwin costò tutto.
Quello che voglio dire è che una grande mente AMA innanzitutto quello che fa, ed è quel sentimento, non quel ragionamento, che lo spinge a continuare.
Ora, nel tuo racconto, quello che ho letto è il ragionamento: "cercherò di convincere i miei, e se ci riesco con loro..."
'O core 'e mamma te dice sì a tutte cose, pure si sì 'nu delinquente. Mi manca la madre, seriamente preoccupata per il pericolo al quale si esponeva il figlio. Ma mi manca soprattutto lui, che sa (come hai ben intuito) che deve cominciare dai genitori perché il vincolo filiale li renderà più ricettivi. E perché dovrebbero, se non per amore?
Ecco, questo è quello che mi è mancato di più: lo strazio, la paura di tradire la fiducia dei cari, l'eccitazione per aver carpito questo segreto alla Natura, il desiderio incontenibile di volerlo comunicare. Sentimenti, che sono ciò di cui dovremmo sempre scrivere, perché sono quelli che ci distinguono dalle macchine.
O forse sono io che sto diventando (finalmente) troppo sentimentale con gli anni.
Un saluto!
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Re: Commento
Per me hai fatto male, per due ragioni principali:Valerio Geraci ha scritto: ↑08/10/2024, 11:59 In realtà avevo scritto "brigantino" all'inizio, poi l'ho cambiato in "veliero" per paura che molta gente non sapesse cosa sia un brigantino...
1- non ti puoi "permettere" di supporre cosa noi tutti sappiamo o non sappiamo;
2- se vuoi narrare di un brigantino, narra di un brigantino. Se non conosciamo la parola, sta a noi informarci.
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Re: Commento
Ma no, non volevo supporre niente, solo ho pensato che "veliero" anzichè "brigantino" mi permettesse di accedere a un maggior numero di persone senza che la lettura venisse interrotta per andare a cercare la parola, il tutto senza inficiare la trama in alcun modo. Rasoio di Occam: più semplice è, meglio è. Nient'altroMassimo Baglione ha scritto: ↑08/10/2024, 14:08 Per me hai fatto male, per due ragioni principali:
1- non ti puoi "permettere" di supporre cosa noi tutti sappiamo o non sappiamo;
2- se vuoi narrare di un brigantino, narra di un brigantino. Se non conosciamo la parola, sta a noi informarci.
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Re: Commento
Rasoio di cosa?!Valerio Geraci ha scritto: ↑08/10/2024, 15:31 Rasoio di Occam: più semplice è, meglio è. Nient'altro
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Quanto Darwin ha visto e capito nel suo viaggio infatti non è stato visto e capito del tutto dalla maggior parte della gente neanche oggi. Incompreso, travisato (il darwinismo sociale e tanto altro) usato per altri fini.
Proprio per questo mi sarei aspettato che la rivelazione causasse una più forte opposizione nei genitori. Gli avrebbero dovuto dire che era pazzo, che la smettesse con queste idee folli e via discorrendo. Invece si sono arresi subito, come se le loro convinzioni non valessero nulla, del tutto simili a molti genitori moderni pronti ad assecondare i figli e ad andargli incontro pur perché contraddire i figli è l'unico vero tabù. Ecco, forse lì avresti potuto osare un contrasto più sostanzioso anche per dare sostanza alle idee del piccolo Charles. Più forti dovevano essere le convinzioni dei genitori più forte doveva essere l'idea del figlio.
Per le cose di mare sono un po' pignolo: il parapetto di una nave a vela è la falca, che di solito sormonta la murata. Quindi o murata o falca, non certo parapetto.
Per il resto è un buon testo e io ti faccio i miei complimenti.
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Ciao Namio, grazie per i complimenti.Namio Intile ha scritto: ↑11/10/2024, 14:13 Mi è piaciuta l'idea. E la rivelazione che giunge alla fine di un lungo viaggio, come sempre. Spesso quel viaggio si chiama vita e siamo noi i primi a dover fare i conti con le rivelazioni, gli svelamenti, che questo viaggio ci impone come prezzo da pagare per averlo intrapreso. E i viaggi sono sempre personali, ed è difficile che altri possano vedere e capire ciò che noi abbiamo visto e capito nel mentre.
Quanto Darwin ha visto e capito nel suo viaggio infatti non è stato visto e capito del tutto dalla maggior parte della gente neanche oggi. Incompreso, travisato (il darwinismo sociale e tanto altro) usato per altri fini.
Proprio per questo mi sarei aspettato che la rivelazione causasse una più forte opposizione nei genitori. Gli avrebbero dovuto dire che era pazzo, che la smettesse con queste idee folli e via discorrendo. Invece si sono arresi subito, come se le loro convinzioni non valessero nulla, del tutto simili a molti genitori moderni pronti ad assecondare i figli e ad andargli incontro pur perché contraddire i figli è l'unico vero tabù. Ecco, forse lì avresti potuto osare un contrasto più sostanzioso anche per dare sostanza alle idee del piccolo Charles. Più forti dovevano essere le convinzioni dei genitori più forte doveva essere l'idea del figlio.
Per le cose di mare sono un po' pignolo: il parapetto di una nave a vela è la falca, che di solito sormonta la murata. Quindi o murata o falca, non certo parapetto.
Per il resto è un buon testo e io ti faccio i miei complimenti.
Per quanto riguarda la reazione dei genitori non posso che darti ragione, in effetti anche secondo me è la parte più debole del testo, ma ho cercato di renderla meno pesante possibile. Per quanto riguarda invece le "cose di mare", alzo le mani, non ne so abbastanza e in ogni caso non penso siano importanti ai fini del racconto.
Un saluto
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Lodo lo sforzo non indifferente fatto dall'autore nell'immaginare il viaggio di un idolo della scienza.
Il finale non mi piace,il resto si lascia leggere.
L'Animo spaziale
Tributo alla Space Opera
L'Animo Spaziale è un tributo alla space opera. Contiene una raccolta di racconti dell'autore Massimo Baglione, ambientati nella fantascienza spaziale. Un libro dove il concetto di fantascienza è quello classico, ispirato al Maestro Isaac Asimov. La trilogia de "L'Animo Spaziale" (Intrepida, Indomita e Impavida) è una storia ben raccontata con i giusti colpi di scena. Notevole la parentesi psicologica, in Indomita, che svela la complessa natura di Susan, elemento chiave dell'intera vicenda. "Intrepida", inoltre, ha vinto il primo premio nel concorso di letteratura fantascientifica "ApuliaCon 2006" (oggi "Giulio Verne"). I racconti brevi "Mr. Sgrultz", "La bottiglia di Sua Maestà" e "Noi, sorelle!" sono stati definiti dalla critica "piccoli capolavori di fantascienza da annoverare negli annali.
Di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (1,68 MB scaricato 316 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Antologia visual-letteraria (Volume uno)
Collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it
Il libro è un collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it e selezionate tenendo conto delle recensioni ricevute, del numero di visualizzazioni e, concedetecelo, il nostro gusto personale. L'antologia non segue un determinato filone letterario e le opere sono state pubblicate volutamente in ordine casuale.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Dino Licci, Annamaria Trevale, Sara Palladino, Filippo C. Battaglia, Gilbert Paraschiva, Luigi Torre, Francesco Vespa, Luciano Somma, Francesco Troccoli, Mitsu, Alda Visconti Tosco, Mauro Cancian, Dalila, Elisabetta Maltese, Daniela Tricarico, Antonella Iacoli, Jean Louis, Alessandro Napolitano, Daniela Cattani Rusich, Simona Livio, Michele Della Vecchia, Giovanni Saul Ferrara, Simone De Foix, Claudia Fanciullacci, Giorgio Burello, Antonia Tisoni, Carlo Trotta, Matteo Lorenzi, Massimo Baglione, Lorenzo Zanierato, Riccardo Simone, Monica Giussani, Annarita Petrino, Luigi Milani, Michele Nigro, Paolo Maccallini, Maria Antonietta Ricotti, Monica Bisin, Gianluca Gendusa, Cristiana, Simone Conti, Synafey, Cicobyo, Massimiliano Avi, Daniele Luciani, Cosimo Vitiello, Mauro Manzo.
A Quattro mani
antologia di opere scritte a più mani
Una collaborazione, di qualunque natura essa sia, diventa uno stimolo, la fusione di peculiarità ben definite, la concretizzazione di un'intesa, la meraviglia di scoprire quel qualcosa che individualmente non si sarebbe mai potuta fare. È una prova, una necessità di miglioramento, il superamento dei propri limiti stilistici o di quei blocchi creativi che sovente ci pongono di fronte a un disarmante "foglio bianco". Gli autori di questa antologia ci hanno voluto provare.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Antonio Abbruzzese.
Contiene opere di: Chiara Masiero, Mauro Cancian, Stefania Fiorin, Anna Rita Foschini, Ida Dainese, Alberto Tivoli, Marina Paolucci, Maria Rosaria Spirito, Marina Den Lille Havfrue, Cristina Giuntini, David Bergamaschi, Giuseppe Gallato, Maria Elena Lorefice.
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La Gara 63 - Treni e stazioni
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La Gara 35 - Zombie & Incipit
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La Gara 54 - Sotto il cielo d'agosto
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