Il Viaggio di Amina

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2024.

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Terradipoeti
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Il Viaggio di Amina

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leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Amina aveva solo diciotto anni quando decise di lasciare il suo villaggio. Non era stata una scelta facile; lasciare la sua casa, la sua famiglia, e tutto ciò che conosceva per inseguire un sogno incerto. La guerra aveva distrutto il poco che era rimasto. Ogni mattina si svegliava con il suono dei Kalashnikov in lontananza, la fame che le stringeva lo stomaco, e la speranza che si affievoliva giorno dopo giorno.

Sapeva che non poteva restare. Sua madre la guardava con occhi stanchi, ma pieni di fiducia. "Vai, Amina, " le aveva detto una sera. "Trova una vita migliore. Trova un futuro. Io e tuo padre ce la caveremo."

E così, con una borsa di tela e una manciata di risparmi, Amina si unì ad un gruppo di persone che, come lei, cercavano di attraversare il mediterraneo. Il viaggio fu lungo, difficile, faticoso e spaventoso. I trafficanti li ammassarono in una piccola barca, troppo piccola per tutte quelle anime che cercavano la salvezza.

La notte in cui salparono, il mare era calmo, ma Amina sentiva un tumulto interiore che le provocava un brivido lungo la schiena. Le stelle brillavano sopra di loro, ma sembravano lontane, irraggiungibili come i loro sogni. Ogni tanto, una donna pregava sottovoce, e i bambini piangevano in silenzio. L'oscurità li avvolgeva, e il futuro era incerto come l'orizzonte.

Dopo molte ore che sembravano addirittura giorni, una tempesta iniziò a formarsi. Le onde si sollevarono alte, e la piccola imbarcazione venne sbattuta qua e là come una foglia nel vento. Le urla si mescolarono al fragore del mare, e Amina si aggrappò alla vita con tutta la sua forza. Vide persone cadere in acqua, volti scomparire nell'oscurità, ma non poteva fare nulla. Doveva restare aggrappata, doveva resistere a quell'inferno vorticoso.

Quando il sole finalmente sorse, la barca era ridotta a un guscio di legno. Alcuni erano scomparsi, inghiottiti dal mare. Amina, esausta, si ritrovò a guardare un'isola in lontananza. Non sapeva se fosse l'Italia, la Grecia, o un altro posto, ma sapeva che aveva raggiunto la terraferma.

Sbarcò insieme a quei pochi che erano rimasti sull'imbarcazione. Stanchi, affamati, infreddoliti ma vivi. La gente del luogo li accolse con sguardi di curiosità e diffidenza, ma anche con cibo e coperte. Amina non parlava la loro lingua, ma un sorriso di gratitudine le illuminò il viso.

Quella notte, sdraiata su una branda in un centro d'accoglienza, guardò il cielo attraverso la finestra. Le stelle erano le stesse che aveva visto in mare, ma ora sembravano più vicine. Il viaggio era solo all'inizio, ma per la prima volta dopo tanto tempo, Amina sentiva che un futuro migliore era possibile.
Ultima modifica di Terradipoeti il 09/10/2024, 13:29, modificato 1 volta in totale.
Terradipoeti
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Il racconto esplora temi centrali dell'esperienza migratoria come speranza, sofferenza e resilienza. La speranza spinge Amina a intraprendere un viaggio pericoloso, alla ricerca di un futuro migliore, pur sapendo che potrebbe non riuscire nell'impresa. La sofferenza emerge attraverso le difficoltà della traversata, con la paura, la perdita e il trauma che caratterizzano il percorso dei migranti. Tuttavia, la resilienza di Amina rappresenta la capacità di resistere e guardare avanti nonostante tutto, offrendo una riflessione sulla forza interiore e il coraggio che molti migranti dimostrano di fronte all'incertezza.
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Eleonora2
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Ho dato 2. Il motivo del voto è strettamente personale, quindi prendi il mio commento come ti sembra più appropriato. Diverse volte hai trattato Amina come maschile usando "gli". Per il resto è corretto ma, secondo me, stracolmo di opinioni che sembrano derivate da notizie sentite. Mi piacerebbe sbagliarmi ma da uno scritto su questo argomento, mi aspetto di più. Mi dispiace.
Terradipoeti
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Eleonora2 ha scritto: 09/10/2024, 9:42 Ho dato 2. Il motivo del voto è strettamente personale, quindi prendi il mio commento come ti sembra più appropriato. Diverse volte hai trattato Amina come maschile usando "gli". Per il resto è corretto ma, secondo me, stracolmo di opinioni che sembrano derivate da notizie sentite. Mi piacerebbe sbagliarmi ma da uno scritto su questo argomento, mi aspetto di più. Mi dispiace.
Accetto di buon grado, ringraziandoti, questo commento. Mea culpa, non mi ero reso conto che essendo inizialmente un racconto scritto per una figura maschile e poi all'ultimo momento abbinato ad una figura femminile non dovevo solo cambiare il nome.
Annamalia
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Re: Il Viaggio di Amina

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La prima impressione che ho ricavato dalla lettura del racconto é stata quella di trovarmi di fronte ad una bozza buttata giù in attesa di essere ampliata e approfondita. La mancata caratterizzazione della protagonista non permette al lettore di comprendere al meglio le sue motivazioni e di partecipare emotivamente al dramma che sta vivendo. Mi spiego. Cosa sappiamo di Amina oltre alla sua età e che vive in un villaggio? Com'era la sua vita prima della guerra? Era una studentessa che sognava di viaggiare oppure una ragazza timida e riservata che amava leggere? Era innamorata? Forse aveva un fidanzato mandato al fronte a combattere? Quali erano i suoi progetti e le sue aspettative prima che la sua vita fosse sconvolta dagli orrori della guerra?
Le tematiche affrontate nel racconto avrebbero anche potuto fornire spunti interessanti per accennare alla situazione politica, etica e sociale del periodo storico nel quale si svolge la vicenda.
L'idea era buona ma scarsamente sviluppata e trattata in maniera troppo superficiale.
Spero di leggerti nuovamente in futuro.
Voto 2
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Eleonora2
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Terradipoeti
Accetto di buon grado, ringraziandoti, questo commento. Mea culpa, non mi ero reso conto che essendo inizialmente un racconto scritto per una figura maschile e poi all'ultimo momento abbinato ad una figura femminile non dovevo solo cambiare il nome.


Mi è sembrato strano l'uso del maschile; forse, avrei dovuto scriverlo in altro modo. Ciao!
Yakamoz
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Ciao, Terradipoeti,
ma tu sei un poeta, cosa ci fai qui? (scherzo). La poesia è la "parola" più sublime, mentre la prosa, pur potendo essere poetica, richiede una maggiore pazienza e, di conseguenza, tempi di scrittura più lunghi. Ho letto e apprezzato il tuo racconto: è ben scritto. Malgrado si percepisca una certa fretta, come a voler chiudere subito la storia appena inizia ad avere un suo senso, anche un piccolo senso meritava di certo più spazio. Ma pure il finale, a prescindere dal suo valore poetico di "aspettativa" e "speranza", risulta troppo aperto per un racconto. Inoltre, data la sua brevità (sole 2.600 battute), penalizza, almeno per me, la possibilità di esprimere un vero giudizio.

Non so nemmeno come votarti, poiché sembra più una traccia (un'idea, una sintesi) d'un racconto piuttosto che qualcosa di davvero compiuto.

Voto: 3/5 (volendo premiare l'idea)

E non si tratta di un voto di cortesia, poiché l'idea di fondo è interessante; ma manca, scusa se mi ripeto, la sostanza necessaria per darle consistenza. Perché il racconto, sia nello sviluppo dei personaggi (essenzialmente Amina), nell'ambientazione e nella trama, appare più un abbozzo, un'impalcatura su cui costruire poi qualcosa di più solido e coinvolgente per il lettore.

Tante belle cose,

Antonio
Terradipoeti
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Yakamoz ha scritto: 11/10/2024, 14:36 Ciao, Terradipoeti,
ma tu sei un poeta, cosa ci fai qui? (scherzo). La poesia è la "parola" più sublime, mentre la prosa, pur potendo essere poetica, richiede una maggiore pazienza e, di conseguenza, tempi di scrittura più lunghi. Ho letto e apprezzato il tuo racconto: è ben scritto. Malgrado si percepisca una certa fretta, come a voler chiudere subito la storia appena inizia ad avere un suo senso, anche un piccolo senso meritava di certo più spazio. Ma pure il finale, a prescindere dal suo valore poetico di "aspettativa" e "speranza", risulta troppo aperto per un racconto. Inoltre, data la sua brevità (sole 2.600 battute), penalizza, almeno per me, la possibilità di esprimere un vero giudizio.

Non so nemmeno come votarti, poiché sembra più una traccia (un'idea, una sintesi) d'un racconto piuttosto che qualcosa di davvero compiuto.

Voto: 3/5 (volendo premiare l'idea)

E non si tratta di un voto di cortesia, poiché l'idea di fondo è interessante; ma manca, scusa se mi ripeto, la sostanza necessaria per darle consistenza. Perché il racconto, sia nello sviluppo dei personaggi (essenzialmente Amina), nell'ambientazione e nella trama, appare più un abbozzo, un'impalcatura su cui costruire poi qualcosa di più solido e coinvolgente per il lettore.

Tante belle cose,

Antonio
Grazie per l'incoraggiamento. Sono alle prime armi con i racconti brevi; ti ringrazio per l'apprezzamento e per i consigli.
Vittorio Felugo
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A dir il vero, dopo le prime righe, mi aspettavo un racconto più lungo; probabilmente era questa la tua intenzione iniziale, e ti sei "trattenuto" per rispettare i canoni minimi? Visto l'argomento, al testo manca il senso del pathos, del dramma: tutto scorre fin troppo liscio, persino nella tragedia; insomma, come in certi film catastrofici, l'importante è la salvezza del protagonista, i morti introno a lui (o, in questo caso, lei) sono semplici anonime comparse, di cui nessuno avvertirà la mancanza. Il finale è pieno di speranza, e allieta, in parte, la tristezza dell'argomento del racconto. Direi un 3 come voto, ma sono convinto che puoi fare di meglio-
Saluti
Vittorio
Ivo Aragno
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Leggendo il tuo scritto, ho avuto l'impressione che mancasse qualcosa al personaggio, Amina, la caratterizzazione, oppure se preferisci, un'anima, che la facesse diventare prima un'amica e poi una transfuga in cerca di nuovi approdi. Forse mi sbaglio, tuttavia la storia di questa ragazza non mi ha emozionato, non mi ha spinto a vedere nelle sue traversie, quello che quotidianamente si ascolta in qualsiasi telegiornale. Ho dato soltanto 2, per quanto sono sicuro che, adeguatamente approndito, possa diventare un buon racconto.
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