Descrizione: Un vecchio professore trovato morto, un ufficiale dei carabinieri che indaga, ma non ci troviamo in Italia, bensì in Cile, alla vigilia del golpe del 1973.
Incipit: Esco di casa, in una mattina uguale a ogni altra, e prendo il primo bus che corre lungo l'avenida Santa Rosa; un'ora di strade quasi libere dal traffico dell'ora di punta e scendo lungo l'Alameda che sono quasi le sette. L'aria è frizzante e sa di buono, mi incammino senza fretta per i suoi lunghi giardini, al centro tra le due carreggiate, e passo di fretta davanti al Ministero della Difesa, un informe rettangolo di cemento armato basso e senza balconi, lasciandomi alle spalle la facciata rococò…
Quanto mi piacerebbe esserne capace… sicuramente molte ansie e preoccupazioni svanirebbero come sabbia trasportata via dal vento.
Non so bene come commentare questo racconto, se non dicendo che mi ha davvero risucchiata. L'ho letto d'un fiato. Hai saputo dare vita ai personaggi, anche quelli morti. Hai creato il mistero e l'hai svelato, alla fine, senza ricorrere a sterili spiegazioni. Hai ricreato un luogo e un'epoca, come se l'avessi vissuta e la fai vivere in prima persona a chi legge. Lo trovo estremamente personale, come racconto, ma non mi so spiegare perché.
Bentornato Namio, sono davvero felice di rileggerti, con questo ottimo racconto.
Ho due note che probabilmente sono inopportune: in due occasioni mi sembra che nei dialoghi ci siano delle espressioni dialettali (tipo salire qualcosa) che però forse fanno parte anche del gergo cileno. C'è inoltre un periodo che non mi sembra un dialogo ma è messo tra caporali.
Ti ringrazio per le segnalazioni al testo, c'era un discorso diretto segnalato erroneamente, ma mi pareva di averlo messo a posto. Comunque ricontrollo il testo anche per le altre tue indicazioni.
L'incipit riflette alcune mie idee a cui ho cercato di rimaner fedele. L'ansia e l'angoscia sono due terribili compagni di strada a cui bisogna lasciare il minor spazio possibile.
Quanto al racconto, ho provato a costruire un giallo ambientato in una città in cui ho vissuto per un po' (ne ho scritto ne Il Rittorno) e che quindi conosco, conosco i luoghi, come l'umanità che la popolava.
Se funziona come pare, non posso che esserne contento.
Il titolo l'ho preso dal libro di Ruth, una storia biblica meravigliosa che pessime traduzioni e la Chiesa Cattolica hanno cercato in tutti i modi di trasformarla in altro.
Ciao e grazie per esserti fermata a chiacchierare un po'.
Il racconto sì, a mio modesto parere funziona perfettamente, buona continuazione e spero di leggere presto altre tue opere.
Ps.: buona gara
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