Una morte programmata

Penso che questo racconto sia davvero stupendo. Scritto bene, appassionante, perfino un po’ commovente. Ne sono così sorpresa perché parla di un argomento difficile e, per me che sono profana, assolutamente ostico da comprendere. Eppure, fin dalle prime righe mi ha conquistata. Forse per quella forma di scrittura dal tono confidenziale, come un diario di viaggio, che fa sentire il lettore parte attiva e ascoltante; sicuramente per quell’attenzione ai dettagli: ogni parola difficile, specifica, incomprensibile, viene pronunciata con la naturalezza di chi la conosce e spiegata con leggerezza perfetta. Questo piccolo motoneurone in formazione coinvolge il lettore in un’emozionante sbocciare di vita, trasmette l’entusiasmo, la preoccupazione, la triste consapevolezza della fine e un bellissimo messaggio: si può essere infinitamente piccoli e lasciare comunque una traccia di quello che siamo.