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Una storia nera

(racconto narrativa, breve - per tutti)
Tempo di lettura: circa 10 minuti
2.862 visite dal 05/07/2010, l'ultima: 1 mese fa.
8 recensioni o commenti ricevuti
Autore di quest'opera:
avatar di Alessandro Napolitano
nwAlessandro Napolitano
(socio onorario)
$ donatore 2015 (4 dal 2011)









Descrizione: Il racconto "Una storia nera" è arrivato sesto al concorso "La biblioteca d'oro" ed è stato incluso nella omonima antologia.

Incipit: Il dito girava nel bicchiere in senso antiorario, inghiottito da un mulinello rosso. Michele lasciò posare il vino, portò l'indice alla bocca e lo succhiò. Un crocefisso di legno, lungo quanto una mano, pendeva dalla parete. L'uomo accarezzò il volto del Cristo seguendo le rughe d'ebano, lo staccò dal muro e lo ripose nel cassetto della credenza. Bevve il Brunello in un sorso.


Una storia nera
file: una-storia-nera.doc
size: 37,00 KB
Tempo di lettura: circa 10 minuti
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Elenco Tag dell'opera:
#bambino(111)    #chiesa(24)    #colpevole(5)    #mare(191)    #morte(259)    #pipistrelli(4)    #polizia(14)    #prete(9)    #spiaggia(25)    #vita(364)



Recensioni: 8 di visitatori, 11 totali.
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recensore:

Pia
Recensione o commento # 1, data 00:00:00, 06/07/2010
una storia intensa e dallo stile fluido e pulito. Ha catturato la mia attenzione dalla prima all'ultima parola con i personaggi sapientemente delineati, dall'ambiguo Michele, intorno al quale ruota questa storia di temi purtroppo attuali, alle poche parole che che sanciscono l'epilogo. Un epilogo che sfortunatamente non accade nella vita reale e che invece a me piacerebbe tanto.
Premio meritatissimo



recensore:

Dino
Recensione o commento # 2, data 00:00:00, 17/07/2010
Una trama ben congegnata, che forse ha partecipato ad un concorso, se ho interpretato bene il commento di Pia. Questo spiegherebbe qualche abbreviazione del racconto che, ampliato soprattutto nella seconda parte, ne farebbe davvero un piccolo capolavoro. Se vogliamo dare un significato assiologico al tema trattato, ne ricaviamo un sentimento di giustizia che parte dalla stessa coscienza del “peccatore”. E forse è l’unico possibile in un contesto che vede la giustizia terrena dovere arretrare davanti a norme e rapporti tra Stati sovrani. Ma non voglio addentrarmi in concetti complessi da doversi magari trattare in lunghe discussioni forensi. Complimenti ad Alessandro.



recensore:
avatar di Alessandro Napolitano
nwAlessandro Napolitano
(socio onorario)
$ donatore 2015 (4 dal 2011)

risposta dell'autore, data 00:00:00, 18/07/2010
Ringrazio per le letture e per i commenti.
Un grazie speciale a Pia che mi ha aiutato a correggere il racconto aiutandomi a fare una buona figura.

Per Dino: Hai centrato il discorso. La giustizia è sempre più un bene raro, effimero. E per aiutarlo a emergere ho tentato di farlo ripartire dal "basso", dalla nostra coscienza. Sarebbe molto bello poter affrontare questo discorso insieme a te.



recensore:
avatar di Angela Di Salvo
nwAngela Di Salvo
(socio onorario, collaboratore)
$ donatore 2015 (3 dal 2011)

Recensione o commento # 3, data 00:00:00, 20/09/2010
Bel racconto costruito su un efficace e asciutto impianto dialogico. Eccellente la descrizione del personaggio e dei suoi ambigui comportamenti. Il periodo è spezzato e paratattico ma lo stacco valorizza il susseguirsi delle azioni fin nel sorprendente epilogo.



recensore:
avatar di Nina Moon
nwNina Moon
$ donatore 2011

Recensione o commento # 4, data 00:00:00, 17/03/2011
La luce di una torcia, che rompe le tenebre – il male – della grotta. Questo racconto mi ha ricordato un po' "Il giuramento" di Grangè, per la grotta, le stalattiti, e in genere per l'ambientazione cupa, oscura. Qui, più ottimisticamente, la luce di un uomo – per quanto a suo modo debole, tutt'altro che perfetto – perfora il nero. Continuo la recensione dopo lo SPOILER ALERT.

SPOILER
SPOILER
SPOILER

Rischiando in prima persona – perché dopotutto, non poteva fare altro – il protagonista, che forse era sfuggito alle proprie responsabilità, pensando di risolvere con la fuga la battaglia con il "male", affronta finalmente il suo destino, fa finalmente la sua scelta. Facile sarebbe stato cedere alle lusinghe del male – del doppio, che è dentro ognuno di noi – facile perdersi nelle grotte scure, e perdere sé stessi. Non sarà questa la scelta di Michele, che forse, infine, nel bicchiere "...d'acqua" riuscirà a risolvere anche i suoi personali demoni, e a trovare quella pace che sente mancare alla sua anima.



recensore:
avatar di Cordelia
nwDaniela Piccoli
$ donatore 2012 (2 dal 2011)

Recensione o commento # 5, data 00:00:00, 26/09/2011
Il racconto si lascia leggere con facilità e la trama è scorrevole. Bell'esempio finalmente di giustizia ottenuto attraverso un "peccatore". Mi ha sorpreso però l'epilogo. Visto che in fondo il pedofilo se la sarebbe cavata perchè si è ucciso? Non mi sembrava che avesse rimorsi dal discorso fatto a Michele e mi è parso che non si preoccupasse molto che il suo nome sprofondasse nella vergogna.
In ogni modo ho trovato che il racconto fosse ben congegnato e ben raccontato. Trattato con molto tatto il problema del prete anche lui uomo (e forse per questo il brano mi è piaciuto ancora di più ) e quindi perso nelle umane debolezze.



recensore:

Recensione o commento # 6, data 00:00:00, 01/10/2011
Bella idea e bello lo svolgimento del racconto e bello l'epilogo che è originale e ben immaginato. Tra l'altro tutto il racconto si lascia leggere perché ha un ritmo quasi musicale con perfino controtempi efficaci quasi come un pezzo di jazz, che se involontari denotano un talento istintivo. Considerando che purtroppo i concorsi come sappiamo tutti hanno limiti di spazio, i protagonisti sono ben delineati ed efficacemente costruiti. Per quanto riguarda i dialoghi purtroppo, la mia recensione risente della mia nascita come teatrante per cui faccio poco testo. Dicevamo, i dialoghi mi sono sembrati molto irreali e appendici del testo descrittivo più che davvero scambio tra i dialoganti. Tornando all'esempio del jazz, troppa dissonanza tra lo strumento descrittivo e il dialogo, come quando ce n'è troppa tra pianoforte e basso, a volte dà fastidio all'orecchio



recensore:
avatar di Alessandro Napolitano
nwAlessandro Napolitano
(socio onorario)
$ donatore 2015 (4 dal 2011)

risposta dell'autore, data 00:00:00, 01/10/2011
Davvero efficace il parallelo che fai con il Jazz!
Giovanni, grazie per la critica che hai fatto ai dialoghi del racconto. Questi sono sempre una nota dolente ed è difficile migliorarsi. Terrò conto della tua osservazione. Grazie ancora!



recensore:

Recensione o commento # 7, data 00:00:00, 20/11/2011
Non posso fare altro che associarmi ai complimenti degli altri recensori, condividendo i loro interventi. Suppongo che il monsignore non si sia suicidato, ma sia stato avvelenato, effettivamente lo svolgimento del fatto è poco chiaro, ma se così fosse vorrebbe dire che a eliminarlo sia stato lo stesso clero e questo episodio trasporta il racconto in un altro genere. Per quanto riguarda i dialoghi convengo con GiovanniG su una costruzione piuttosto stereotipata, ma passano in secondo piano rispetto alla storia che in quanto a contenuto è ben articolata e ottimamente narrata.



recensore:
avatar di Alessandro Napolitano
nwAlessandro Napolitano
(socio onorario)
$ donatore 2015 (4 dal 2011)

risposta dell'autore, data 00:00:00, 23/11/2011
Ciao Mariasele, benvenuta e grazie per la recensione.
Sì, il monsignore è stato assassinato e a ucciderlo è stato il "clero".
O almeno penso che sia andata così.

Grazie ancora.



recensore:
avatar di Ida Dainese
nwIda Dainese
(socio onorario, collaboratore)
$ donatore 2019 (2 dal 2015)

Recensione o commento # 8, data 23:21:30, 22/03/2021
La storia è davvero ben scritta, mi piacciono in particolare le descrizioni del cielo che cambia i colori e segue le azioni umane. Anche lo stile è asciutto, quasi severo, mentre racconta di queste azioni tremende, delle ingiustizie, dei soprusi. Si prova rabbia per l'impunità di certi personaggi che dovrebbero proteggere, aiutare e invece sprofondano in nere bassezze. Forse per questo si sospira di sollievo nel finale, non tanto per la tardiva riconoscenza dell'innocenza, anche se venata di amaro, quanto per la punizione, per la soddisfazione data da quel sentimento non cristiano che non contempla perdono.





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