Coppia d'assi
Coppia d'assi
Il freddo pungente lo fece desistere e subito rientrò in casa.
Prese la solita compressa. Si sedette sul divano e attese dieci minuti, poi ritornò a passo lento in camera. Guardò Francesco che dormiva beato il sonno del giusto che può avere un bimbo di tre anni. Laura invece russava, stravaccata sghemba di traverso nel letto, con il braccio sinistro penzoloni che quasi toccava terra.
Si fece posto e chiuse gli occhi. Riuscì a riaddormentarsi, steso stretto nel suo angolo, fino a quando le tempie ricominciarono a battere. Un ritmo oscillante che non sbagliava un tempo, un tum tum che procedeva sincrono al battito del cuore.
Era di nuovo sveglio. Si rialzò, andò in cucina a fare colazione. Ingoiò un'altra pastiglia.
Ormai erano le sei e mezzo, era arrivato il momento di prepararsi. Andò in bagno, si lavò, si vestì e uscì da casa. La moglie e il bambino continuavano a dormire profondamente.
Quel giorno doveva andare a Brescia per montare una cucina. Centocinquanta chilometri di sola andata. Lì si sarebbe incontrato con Mario, il proprietario della casa, che gli avrebbe dato una mano a collegare tutti gli impianti idrici.
Il mal di testa fortunatamente era passato e Giuseppe si godette il viaggio in tranquillità, compagno di un sole che tardava a scoprirsi nella mattinata invernale.
La giornata fortunatamente corse via senza problemi, ogni pezzo della cucina era perfettamente in linea; gli scomparti, i pianali, gli elettrodomestici non presentarono nessun problema nel montaggio.
Era proprio un bel mobile, di quelli che durano una vita e con il tempo migliorano come il vino.
Sapeva per esperienza che chi avrebbe abitato quella cucina si sarebbe affezionato, perché era calda e confortevole. Era contento per Claudio che si sarebbe sposato dopo qualche settimana.
Avrebbe voluto dargli qualche consiglio in modo simpatico e allusivo come si fa tra uomini, ma al momento opportuno non trovò le parole giuste e disse solo qualche frase di prammatica.
Laura aprì gli occhi alle nove. Il bambino era già sgusciato fuori dal lettino e gironzolava per casa già da un po'. Lei lo aveva chiamato vicino a sé, lo aveva accarezzato e invitato a mettersi sotto le coperte. Francesco di tutta risposta era sparito saltando e dando pedate ai giochi che trovava davanti a lui.
La giornata di Laura non ebbe particolari intoppi. Una volta alzata diede una veloce rassettata alle stanze, lavò il piccolo e lo piazzò in un angolo della casa con i nuovi giocattoli, così poté finalmente cominciare a scorrere il dito sul cellulare, di tempo ne aveva a sufficienza.
Qualche tempo prima aveva provato a cercare lavoro. Sua madre aveva insistito fortemente, spiegandole tutti i benefici economici e psicologici che un lavoro le avrebbe portato. Per non darle torto, aveva cominciato a fare domande in giro, con risultati pressoché nulli. Non avendo nessun titolo di studio, e men che meno nessuna esperienza lavorativa, la ricerca richiedeva capacità di adattamento che Laura non aveva.
Alle sei di quel pomeriggio invernale il buio era sceso sulla città. La donna per tutta la giornata si era trascinata oziosa, uscendo continuamente sul balcone a prendere una boccata d'aria.
E finalmente, come un angelo salvatore, vide da lontano l'arrivo di Susanna, l'amica che arrivava in soccorso a quell'inedia galoppante.
Susanna era più giovane e le accomunava il destino di avere un figlio della stessa età. Due marmocchi che appena s'incontravano, cominciavano a rincorrersi l'un l'altro. A quel punto, come da copione, Laura e Susanna cominciavano a lanciare i loro strali al cielo, dove l'insoddisfazione dell'una trovava conforto e riparo nei problemi dell'altra.
Le urla acute salivano di tono, in attesa che i bimbi rispondessero. Francesco e Marcello, il figlio di Susanna, non si facevano pregare due volte a seguire gli atteggiamenti materni. Ogni grido era sempre più alto del precedente, il senso di festa sconfinava nel baccano e madri e figli si scambiavano di ruolo, in un truce balletto popolano.
Alle otto di sera Giuseppe parcheggiò nel vialetto davanti all'appartamento. Appena sceso diede uno sguardo verso l'alto, come a cercare qualche conferma ai suoi pensieri. Da lassù filtrava solo la luce del soggiorno, con le urla dei festanti a seguire.
Entrò in casa in silenzio, come una persona non invitata. Salutò in maniera sfuggente. Si tolse le scarpe e andò a rimestare la legna nel camino.
Lo sentii imprecare sottovoce, percependolo non con l'udito, ma con quella sensazione che mi guidava nel dare un significato ai rumori che provenivano dall'appartamento.
Io abitavo al piano di sotto.
Improvvisamente scese un silenzio innaturale, rotto dal primo grido di lei. Giuseppe era fuori di casa da più di tredici ore eppure non trovava neanche una poltrona su cui sedersi. Un mucchio di vestiario pronto per la stiratura occupava una parte del salotto, mentre lui attendeva silenzioso che il casino cessasse.
"Sono stata in casa tutto il giorno, non abbiamo neanche un panino" la sentii urlare.
"Laura, il panettiere era chiuso."
"C'è il centro commerciale, forza!"
Sentii Giuseppe tramortito, quel poco flusso di energia che sprigionava arrivava silenzioso e avvilito fin dentro il mio appartamento.
Si spostò di nuovo verso il camino, prese due pezzi di legno e li gettò dentro con forza inaudita. Il colpo fece tremare i muri del palazzo.
I bambini cominciarono a piangere. Laura e Susanna con decisione li silenziarono subito, lanciandosi occhiate furtive.
"Che cazzo fai!" urlò la moglie.
Giuseppe rigirò la legna con forza e stette zitto. Era rosso in viso e gli occhi brillavano rabbia. Ne ero certo, guidato com'ero da quel tipo di telepatia che mi guidava.
Si sentì nuovamente un trambusto, una sedia fu spostata con violenza e si rovesciò a terra.
Sentii passi pesanti che si trascinavano in bagno per fare una doccia.
Le due donne si parlarono sottovoce, complici come due wags di periferia. Di lì a poco, Susanna sarebbe corsa giù per le scale con il suo bambino in braccio, sbattendo i piedi fortemente a ogni gradino, quasi come per lasciare traccia del suo passaggio.
Faccio rumore quindi sono, era la nuova formula cartesiana di quei tempi straniti.
Laura, era tutto già previsto, cominciò a sbraitare le solite frasi incomunicabili, mentre Giuseppe smaltiva la rabbia guardando il getto della doccia inondargli gli occhi.
A questo punto capii che era giunto il momento di uscire e andare al bar da Mario. Ogni volta che un certo tipo di tensione travalicava le mie barriere naturali, mi rifugiavo da lui. Bastava bere una tazzina di caffè e osservare l'amore indissolubile e reciproco che lo legava alla moglie, per vedere quel barlume di verità che divide il grano dal loglio.
Quella sera, tornando verso casa, pensai che sarebbe arrivato un giorno in cui una goccia di sangue, proveniente dall'appartamento al piano di sopra, mi avrebbe colpito in fronte, risvegliando il torpore della mia indifferenza.
Fossi stato un bookmaker, avrei quotato entrambi alla pari.
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sì, probabile che il finale sia centrato, ossia che prima o poi scorra il sangue, visto l'andazzo.
scritto abbastanza bene e con buone descrizioni, però non riesco ad apprezzare l'improvvisa comparsa dell'io narratore. da lì in poi va bene, a come fa a sapere cos'è accaduto prima?
non è male, comunque.
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Re: Coppia d'assi
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
Human Takeaway
(english version)
What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
I sette vizi capitali
antologia AA.VV. di opere ispirate alle inclinazioni profonde, morali e comportamentali dell'anima umana
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Marco Bertoli, Federico Mauri, Emilia Pietropaolo, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Umberto Pasqui, Lidia Napoli, Alessandro Mazzi, Monica Galli, Andrea Teodorani, Laura Traverso, Nicolandrea Riccio, F. T. Leo, Francesco Pino, Franco Giori, Valentino Poppi, Stefania Paganelli, Selene Barblan, Caterina Petrini, Fausto Scatoli, Andr60, Eliana Farotto.
Vedi ANTEPRIMA (535,81 KB scaricato 120 volte).
Mai Più
Antologia di opere grafiche e letterarie aventi per tema il concetto del MAI PIÙ in memoria del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, di AA.VV.
Nel 2018 cade il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, perciò abbiamo voluto celebrare quella follia del Genere umano con un'antologia di opere grafiche e letterarie di genere libero aventi per tema il concetto del "mai più".
Copertina di Pierluigi Sferrella.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Alessandro Carnier, Romano Lenzi, Francesca Paolucci, Pasquale Aversano, Luisa Catapano, Massimo Melis, Alessandro Zanacchi, Furio Bomben, Pierluigi Sferrella, Enrico Teodorani, Laura Traverso, F. T. Leo, Cristina Giuntini, Gabriele Laghi e Mara Bomben.
La Gara 38 - Sorpresa!
A cura di Lodovico.
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La Gara 51 - 50 sfumature
A cura di ser Stefano.
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La Gara 9 - Un racconto per un cortometraggio
A cura di Alessandro Napolitano.
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