Il circo
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Il circo
Era un ometto la cui statura superava di poco i tre piedi, ma l'alto cilindro rosso, il frac dello stesso colore, ornato di galloni dorati, oltre a un bel paio di baffi a manubrio, gli davano un'aria amichevole e autoritaria allo stesso tempo.
Guardò lo scarso pubblico seduto sulle tribune, nella penombra del tendone. Si chiese quanti di quegli spettatori avessero pagato l'ingresso con un cesto di mele o un sacchetto di pannocchie, quindi fece il suo annuncio.
— Signore e signori, benvenuti al Circo Baum. Siamo lieti della vostra presenza, cercheremo di ripagarla con spettacoli di equilibrismo, clown, animali feroci e altre meraviglie. Vi auguro buon divertimento, che lo show abbia inizio!
Qualche timido applauso accolse l'ingresso di due pony e un frisone da tiro, con uno scimpanzé sul dorso che faceva capriole, saltando da un cavallo all'altro, mentre questi trotterellavano in cerchio, controllati da un domatore munito di frusta.
Poi fu la volta del trapezista, assistito dalla sua aiutante. Volteggiò leggero nell'aria, fra avvitamenti e doppi carpiati, anche se, per ben due volte, mancò l'appuntamento col trapezio e cadde nella rete di protezione, sbagli sottolineati dagli "oooohhh" del pubblico.
Subito dopo entrò la ballerina, sulle note del Lago dei cigni, diffuse da un grammofono. Il suo numero non era mai fra i più apprezzati e, anche quella sera, ci furono fischi e risatine di scherno dagli spalti. Lei non se la prese più di tanto, ormai era abituata al grossolano gusto di quei rozzi spettatori. Concluse il suo balletto e lasciò il posto ai clown che, al contrario, riscossero il solito successo.
Sotto la tenda calò il silenzio quando entrò la gabbia del leone. Il domatore lo fece uscire e iniziò la sua esibizione. La belva obbedì in maniera impeccabile ai comandi, perfino i suoi ruggiti, che strapparono qualche urlo alle signore presenti, sembravano studiati a effetto. Il numero culminò con l'uomo che mise la testa fra le fauci spalancate del leone e ce la tenne alcuni secondi, mentre gli spettatori trattennero il respiro per la tensione, fino al liberatorio applauso finale.
Anche Iron Jack, il forzuto che piegò sbarre di ferro e strappò catene a mani nude, piacque molto.
Numero dopo numero arrivò il gran finale, con tutti quelli che si erano esibiti a sfilare in una specie di parata, accompagnati dalla marcia suonata da una piccola banda di ottoni; quasi nessuno rimpianse il prezzo del biglietto.
Quando gli spettatori se ne furono andati il direttore radunò gli artisti sulla pista. Fece loro i complimenti per la riuscita dello spettacolo e non risparmiò qualche frecciatina al trapezista.
— Non eri molto concentrato stasera, vero Ray? Forse hai bisogno di esercitarti di più e…
— Non è stata colpa mia! — ribatté l'altro — È quella stupida! — sbraitò, indicando la sua aiutante — Mi ha lanciato male il trapezio. Ma cosa ne vuoi capire tu, mezza cartuccia?! — e uscì dal tendone, infuriato.
— Ehi, ma come ti permetti? — disse il forzuto — Torna subito qui e chiedi scusa al direttore! — e fece per seguirlo, ma il nano lo fermò.
— Lascia perdere Jack, lo sai com'è fatto, è un tipo che prende fuoco facilmente. — poi si rivolse agli altri — Grazie a tutti, signore e signori. Forza, andate a riposare adesso.
Gli artisti non si fecero certo pregare, erano stanchi e agognavano qualche ora di sonno ristoratore.
Gli ultimi a lasciare la pista furono il direttore, la ballerina e Miss West.
Miss West, la chiromante, era arrivata da poco nel circo e quasi tutti non la vedevano di buon occhio. Leggeva le carte e il futuro in una piccola tenda vicino all'ingresso principale ed era inseparabile dalla sua scimmia, che teneva sempre al guinzaglio, come un cagnolino. Ai più stava antipatica, qualcuno, in confidenza, ammetteva di averne paura.
Quella sera si rivolse alla ballerina: — Cara, permetti che ti accompagni.
— Oh, non deve disturbarsi signora, conosco bene la strada.
— Nessun disturbo, — replicò lei — anzi, mi farebbe piacere chiacchierare un po' con te.
Al direttore non sfuggì la pantomima della chiromante e le rivolse un'occhiata severa. Quella non se ne curò e, presa la ballerina sottobraccio, uscì con lei nella notte.
Passarono accanto alla gabbia del leone che dormiva già, la scimmia diventò nervosa e recalcitrante, Miss West dovette strattonarla con il guinzaglio per costringerla a proseguire.
— Brrr, quella bestia! È spaventosa! — esclamò.
— Il leone? Ma no! — disse la ballerina — È un cucciolone affettuoso. Quando è in scena deve fare la belva feroce, ma in realtà è molto timido, anzi, spesso ha paura di tutto, anche della sua ombra. Guardi lei stessa, come ronfa placido, non sembra un gattone che fa le fusa?
— Mah, sarà… e che mi dici di Jack? È davvero forte come sembra?
— Sì, lui è un vero fenomeno. Dovrebbe vederlo quando spacca la legna con l'accetta, sotto il sole, i suoi possenti muscoli, lucidi di olio e sudore, mandano dei riflessi metallici, come se fossero d'acciaio; io credo che sia per questo che si fa chiamare Iron Jack.
Le due donne, parlottando del più e del meno, arrivarono alla casa della ballerina.
Una volta entrate, Miss West si guardò intorno. La roulotte era agghindata come la camera di una bambina, con tende rosa alle finestre e bambole di porcellana sul comò. Esaminò alcuni oggetti, una bottiglietta di profumo, una spazzola per capelli, una spilla dorata, tutta una chincaglieria che trovò squallida e di poco valore.
— Ti ho visto ballare stasera, te la cavi bene per una della tua età — disse la chiromante, quasi con noncuranza, mentre l'altra si sedette sul letto, sfinita.
— La ringrazio per il complimento, signora. Ha ragione, mi esercito tanto e spero di migliorare, sa, sono ancora così giovane.
Miss West si lasciò cadere su una sedia e la fissò, sbigottita.
— Sei… ancora… così giovane…
Poi la sua espressione si sciolse in un sorriso che, a occhi meno ingenui di quelli della ballerina, sarebbe sembrato un ghigno sarcastico: — Già, è proprio quello che volevo dire.
La ballerina sbadigliò: — Mi scusi, Miss West, starei volentieri a parlare con lei, ma sono davvero molto stanca. Le dispiace se mi stendo un po'?
— Ma certo, cara, fai pure.
L'altra non sentì neanche la risposta, si addormentò di colpo sul letto, vestita e con le scarpe ai piedi.
Proprio quelle scarpette d'argento attirarono l'attenzione della chiromante; le osservò a lungo, con uno sguardo di cupidigia. Poi cercò di sfilarne una, ma, appena sfiorata, la gamba della ballerina si contrasse in uno spasmo e così, temendo di svegliarla, lei desistette dal suo intento rapace e decise di andarsene.
Prima di farlo, però, con uno strattone, fece cadere il velo che oscurava un grande specchio davanti al letto, guardò soddisfatta la sua immagine riflessa e uscì, trascinando con il guinzaglio la scimmia che si attardava a scrutare, curiosa, il suo doppio.
Alla luce della luna piena, nascosto nell'ombra di un carro, il nano vide Miss West lasciare l'abitazione della ballerina e dirigersi alla sua roulotte. Le diede qualche metro di vantaggio e poi si mise a seguirla, con passi cauti e silenziosi.
Rapido salì i pochi gradini della casa mobile e, mentre lei chiudeva la porta d'ingresso, la bloccò con un piede ed entrò.
Il sole era già alto quando gli artisti, radunati per la colazione intorno a un grande tavolo sotto la tenda, sentirono urla e forti rumori provenire dalla roulotte della ballerina. Poco dopo lei li raggiunse, sconvolta e furibonda, con le nocche insanguinate e il tutù di scena che indossava la sera prima.
— Perché non me l'avete detto? Perché? — urlò più volte, fino a perdere la voce.
Tutti abbassarono la testa, imbarazzati e incapaci di sostenere il suo sguardo. Toto, il clown, era il più triste. Sotto l'occhio sinistro aveva una lacrima dipinta, ma quella volta pianse davvero. Da sempre era innamorato della ballerina, anche se la sua passione, mai espressa né ricambiata, col tempo si era trasformata in un affetto più simile a quello di un fedele animale domestico per una padrona volubile e disattenta. Ora, a quei sentimenti, se ne aggiunse un altro: la pietà.
Lei rimase ancora un po' davanti a loro, in piedi, con i pugni serrati, tremante di rabbia, a mimare con le labbra mute quella domanda, poi uscì dal tendone.
Più tardi, nel pomeriggio, il nano andò a cercare la ballerina, la trovò seduta nella sua veranda. Si issò sulla sedia a dondolo, la fece oscillare due o tre volte mentre lei fissava un punto lontano all'orizzonte.
Finalmente si decise a parlarle: — Sai, Miss West se n'è andata.
— Andata?
— Sì, stanotte mi ha confidato di voler partire. L'ho aiutata a prepararsi un bagno caldo, poi è sparita, non so dove sia adesso.
— Oh… — disse lei, con tono distratto. Era troppo impegnata a compatire se stessa per preoccuparsi davvero per le sorti di qualcun altro.
— Ha lasciato il suo cappello e la scimmia. Secondo me ora dovresti occupartene tu.
— Ma io non voglio quell'animale pulcioso!
— Va bene, come vuoi, ma prendi almeno il cappello, prima o poi potresti scambiarlo con qualcosa di più utile.
La ballerina sembrò valutare quella proposta, poi cambiò discorso.
— Frank, c'è una cosa di cui non abbiamo mai parlato…
— Ti ascolto — disse lui, anche se immaginava dove volesse andare a parare.
— Quando sono arrivata qui a Emerald, in treno, cercavo qualcosa e mi lasciavo alle spalle qualcos'altro, come tutti. Quel giorno ero piena di speranze per una nuova vita, anche se non sapevo cosa avrei fatto e cosa ne sarebbe stato di me. Quando ormai eravamo quasi arrivati in città, il convoglio si fermò poche centinaia di metri prima della stazione, il capotreno ci fece scendere e disse che era successa una disgrazia: una donna era finita sotto le ruote di ferro, non si è mai saputo se si era trattato di un incidente o di un suicidio. Più tardi scoprii che la poveretta ballava nel circo accampato appena fuori dall'abitato.
— Sì, mi ricordo di quel fatto, fu un vero colpo per tutti noi.
— Ecco, io pensai che poteva essere la mia occasione, da bambina avevo studiato danza e così venni a propormi come ballerina per rimpiazzare la vecchia. Tu accettasti subito, forse perché non avevi altra scelta.
— Ricordo anche questo, ti assunsi perché eri brava.
— Già, beh, insomma, io ero poco più che una ragazzina e tu eri esattamente come sei adesso, tanto che fino a oggi ho sempre pensato che tutto questo fosse successo solo pochi mesi fa. Ma ora… solo ora mi sono resa conto di quanto tempo è passato.
Il direttore la guardò e le rivolse un sorriso triste.
— Per me sarai sempre la mia piccola Dorothy.
Lei scosse la testa, come se quell'idea le fosse fastidiosa, poi riprese: — Mi sono chiesta tante volte per quale motivo siamo ancora qui. Un circo dovrebbe spostarsi, andare in altre città, noi non lo facciamo mai, perché? Anche la gente che viene a vederci mi sembra sempre la stessa o, almeno, si assomigliano tutti.
— Eh, sì, hai ragione, potremmo smontare il tendone, caricare tutto sui carri, viaggiare per un giorno o due, accamparci in una nuova periferia e ricominciare daccapo.
— Esatto, è proprio quello che intendo.
— Vedi, un tempo io ho viaggiato molto, pensa che sono stato anche in mongolfiera.
— In mongolfiera? — disse lei, stupita.
— Sì, ma non è questo granché. Comunque, ho capito che alla fine tutto il mondo è come questo posto, perché darsi tanto da fare per andare in un altro luogo e scoprire che non c'è niente di diverso, sarebbe inutile, non trovi?
Rimasero per qualche minuto in silenzio, poi lui scese dal dondolo con un piccolo balzo agile e le chiese: — Sei con noi stasera?
Lei non rispose e il nano lo prese per un sì, quindi tornò dagli altri, mancavano poche ore all'inizio dello spettacolo e voleva controllare come procedevano i preparativi.
Il sole ormai basso all'orizzonte proiettò la sua figura su un lato del tendone del circo.
La ballerina pensò che era quasi ingiusto che un uomo così piccolo possedesse un'ombra tanto grande. Poi, con un sospiro, rientrò nella roulotte per vestirsi e truccarsi. Cominciò a farlo con gesti svogliati e meccanici, ma ben presto si accorse che lo specchio rotto le rimandava un'immagine di sé molto più gradevole di quella che l'aveva spaventata al mattino. Le rughe intorno agli occhi si mimetizzarono nelle frammentazioni del vetro, il grottesco plié deformato dall'artrite ritrovò grazia ed eleganza nel mosaico delle mille e mille schegge, le stesse sulle quali i tratti del rossetto volteggiarono come piume di un uccello di fuoco risorto dalle sue ceneri. La sua figura spezzettata e ricomposta tornò ad assomigliare a quella che, nella sua mente, aveva coltivato in quei lunghi anni.
Piano piano riacquistò quel poco di fiducia in se stessa che le permise di allontanare dai suoi pensieri gli orari dei treni, sui quali aveva rimuginato per tutto il giorno.
Ma qualcosa dentro di lei si era spezzato per sempre e, non appena lasciò la sua nuova gemella nello specchio frantumato, si ritrovò sola, con la sensazione di aver sprecato la sua vita, proprio come al mattino. Sulle prime aveva pensato a un incantesimo di quella strega di Miss West, poi aveva dovuto arrendersi all'evidenza: la verità era tutt'altra, assai più difficile da accettare.
La ballerina uscì sulla veranda della roulotte e si soffermò a osservare il cielo. Nella luce incerta del crepuscolo vide dei nuvoloni neri, carichi di pioggia, che si addensavano in lontananza. Sperò che il temporale portasse un tornado capace di trascinarla via, lontano dal circo e da quel polveroso Kansas.
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Re: Commento
Grazie Fra. Sì, il circo è un mondo a parte, forse fuori dal tempo, spettacolare e drammatico allo stesso tempo.FraFree ha scritto: ↑26/06/2022, 20:22 A me il circo ha sempre messo tristezza, anche da bambina, e il tuo racconto non fa altro che consolidare il sentimento. Il numero che mi dava più leggerezza, nonostante l'apprensione, era quello dei trapezisti. Comunque, il mondo del circo ha pure il suo fascino, con una categoria di artisti che hanno una sorta di tempra e resilienza maggiore rispetto ad altre. Riuscire a mescolare lavoro e vita nello stesso ambiente credo non sia da tutti.
Un buon racconto, mi è piaciuto.
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Francamente sono d'accordo.
Insomma, sei riuscito a condensare in diecimila e poco più caratteri una serie di temi e soprattutto hai saputo creare una serie di suggestioni tali da lasciarmi sbalordito.
Ah, e ancora il circo, che fa da sfondo alla narrazione e alla metanarrazione insieme alla sua variopinta umanità.
E nel finale quel Kansas che pare spiega tutto... forse.
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Re: Commento
Grazie per il passaggio e le considerazioni.Bravoautore ha scritto: ↑27/06/2022, 10:21 Ritengo che tu abbia scritto questo racconto volendo tessere una trama sociale e umana. Il personaggio che evidenzi è quello della ballerina, l'artista più vulnerabile di quel circo.
Un racconto piacevole ma forse troppo frettoloso.
A te piace scrivere, quindi perchè non evidenzi un po' anche gli altri costruendo un ambiente circense più vivo?
Penso che a chiunque qui dentro piaccia scrivere, bisogna anche esserne capaci, è quello il mio problema.
In realtà l'ambientazione circense mi serviva come sfondo per la vicenda che mi interessava di più, quella della ballerina, del direttore del circo e del loro rapporto con il tempo che passa e l'archetipo del viaggio, qui inteso in senso negativo, come immobilismo esistenziale. Chiaramente ci sono degli accenni di realismo magico e tutto il racconto è un omaggio a un famoso libro per ragazzi, fra citazioni e ribaltamenti di prospettiva.
Un saluto.
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Re: Commento
Ciao Namio, ci hai preso al 100%. Tutte le citazioni, i nomi e il carattere dei personaggi sono un omaggio al Mago di Oz, lo specchio è quello che dici tu e altre mille suggestioni. In quella cornice, fantastica ma anche spietata, traslata in un circo, uno di quelli vecchio stile, americano (che poi il circo dà sempre l'idea di essere un mix fra USA e Balcani), ho provato a scrivere qualcosa sul sentirsi giovani e non esserlo più (argomento che, giorno dopo giorno, mi coinvolge sempre più personalmente), poi ho giocato a ribaltare l'archetipo narrativo (imprescindibile da Omero in poi) del viaggio: un circo, spettacolo itinerante per definizione, che rimane con il tendone ben piantato nello stesso luogo per sempre.Namio Intile ha scritto: ↑27/06/2022, 12:11 Ogni volta che leggo un tuo nuovo racconto mi rendo conto che il tuo modo di scrivere e di procedere nella narrazione si affina e perfeziona sempre più. Il testo è ottimo per come è articolato e per la sapienza nell'uso del lessico. Questo racconto è peraltro un piccolo gioiello quando, accanto alla narrazione principale (quella con gli artisti del circo) inserisci un metaracconto che ha la funzione di esplicare il racconto stesso. La ballerina e il nano (che pare una locuzione giornalistica) sono i due protagonisti della vicenda. Lei balla e pare non accorgersi di invecchiare, lui non invecchia e pare non accorgersi di essere un gigante: il direttore del circo protegge la ballerina (la salva da un possibile suicidio, la fine della ballerina precedente che forse è la stessa Dorothy) e sembra vivere come sospeso in un piccolo centro dal nome evocativo di Emerald, dove nessuno sembra accorgersi del tempo che passa. Incontra Dorothy (il mago di Oz...) da bambina e questa sotto la sua ala protettrice arriva a invecchiare senza accorgersene, salvo l'incontro con la chiromante che toglie il velo allo specchio (ah, che meraviglia questo dis-velamento). E poi dei rimandi che non sono riuscito ben a inquadrare: lo specchio in frantumi ( un po' Faust un po' Dorian Gray) le scarpine d'argento (che mi ricorda una fiaba), il cappello della chiromante e la chiromante stessa, la scimmia al guinzaglio (magari mi lasci qualche dritta) che pare Behemot . E quel finale col nano che entra nella roulotte della West, indugi sul suo piede che ferma la porta e poi la chiromante scompare per sempre. E ancora questa considerazione chicca del direttore, che da sola vale la lettura del racconto: "Comunque, ho capito che alla fine tutto il mondo è come questo posto, perché darsi tanto da fare per andare in un altro luogo e scoprire che non c'è niente di diverso, sarebbe inutile, non trovi?"
Francamente sono d'accordo.
Insomma, sei riuscito a condensare in diecimila e poco più caratteri una serie di temi e soprattutto hai saputo creare una serie di suggestioni tali da lasciarmi sbalordito.
Ah, e ancora il circo, che fa da sfondo alla narrazione e alla metanarrazione insieme alla sua variopinta umanità.
E nel finale quel Kansas che pare spiega tutto... forse.
Ti ringrazio molto per le bellissime parole e ti faccio un caro saluto.
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Re: Il circo
Il punto di equilibrio a cui sono giunto è quello di fare tutto quello che riesco ancora a fare senza pormi troppe domande se sia lecito o adeguato. Impongo la mia presenza al mondo finché posso e poi... Adieu.
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Re: Commento
Grazie mille Francesco, mi fa molto piacere il tuo apprezzamento! Grazie anche per la tua attenzione alle citazioni del Mago di Oz.Francesco Pino ha scritto: ↑27/06/2022, 19:16 Complimenti per questo bellissimo racconto, sei partito dal Mago di Oz e lo hai fatto diventare un'altra storia; il risultato è esaltante. Grazie anche a Namio per il suo commento che conduce alla giusta prospettiva. Ho letto il racconto, poi il commento e poi ho riletto il racconto apprezzandolo ancor di più.
I riferimenti sono davvero tanti. Il mago di Oz che era in realtà piccolo, Miss West che richiama la strega dell'Ovest, il leone timido, le scarpette d'argento che la strega cercava di rubare a Dorothy, il nome del Clown che è lo stesso di quello del cane di Dorothy… e poi quel finale in cui ci metti il tornado nel Kansas, magnifico! 110 e lode.
Un saluto e a rileggerci.
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Grazie mille, Eleonora!Eleonora2 ha scritto: ↑28/06/2022, 12:49 Bravo. Sai scrivere e questo racconto ne è la dimostrazione. Sono contenta che ci siano dei testi che mi piacciano; è la conferma di trovarmi nel posto giusto. Una narrazione, dall'inizio alla fine, pulita, efficace, non monotona. La storia e l'ambientazione riusciti!
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Re: Commento
Grazie per il voto e il commento positivo. Hai ragione, per molti di noi il circo conserva ancora il fascino di un tempo, forse proprio perché legato ai ricordi d'infanzia.Andr60 ha scritto: ↑29/06/2022, 15:56 Un bel racconto, ricco di riferimenti già evidenziati, e con capovolgimenti di prospettiva che mi sono piaciuti. L'ambientazione rimanda all'infanzia di molti (compreso il sottoscritto), mentre pare che nel XXI° secolo non ci sia più posto per il circo, con una sensibilità rinnovata per gli animali (ipocrita, per certi versi), mentre nani, ballerine e trapezisti bazzicano altri lidi, con migliore fortuna.
Saluti
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Re: Commento
Perbacco! Non capita tutti i giorni di essere paragonato a uno dei padri della SF!Ilsestogatto ha scritto: ↑29/06/2022, 18:04 Bello, mi è proprio piaciuto, un racconto magico che costruisce più di una storia, o almeno io ci ho visto diverse storie, con diverse chiavi di lettura a seconda del punto di vista dei singoli personaggi. E l'ambiente è reso veramente bene, mi ha incantato: ricordo solo un altro circo che è riuscito a prendermi in questo modo, quello di Sturgeon in Cristalli sognanti (e scusa se è poco!)
A parte gli scherzi, grazie davvero per l'apprezzamento.
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In questo racconto c'è un elaborato meccanismo narrativo di non facile costruzione. Bello.
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Grazie del commento, Piero. La tua è una considerazione interessante e che si può applicare a molti ambiti.Macrelli Piero ha scritto: ↑04/07/2022, 20:00 io avrei pensato anche a certi racconti di Ray Bradbury. Il circo è un contenitore di ogni cosa pensabile bella o brutta. Come archetipo lo adoro, ma nella realtà lo disprezzo ho fatto l'errore di avvicinarmi troppo e certi modelli non vanno mai osservati da vicino o dietro le quinte.
In questo racconto c'è un elaborato meccanismo narrativo di non facile costruzione. Bello.
Ora che mi ci hai fatto pensare, ricordo di aver letto Il popolo dell'autunno, molti anni fa, potrei aver preso uno spunto inconscio proprio da lì.
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La tua nota capacità, ma questa volta sotto tono dal punto di vista della soddisfazione delle curiosità che hai instillato. Permetti che ti paragoni a Stephen King, e non lo faccio come forma di complimento. Accenni a spiragli narrativi, svolte, spiegazioni, e poi lasci con la bocca asciutta... :/
La punteggiatura è il meno, ma al principio mi ha un po' infastidito: "la donna barbuta, che stava alla cassa", "il centro della pista, illuminata da un occhio di bue", in entrambi i casi avrei evitato le virgole. Continua così un po' per tutto il racconto, spezza i periodi.
Perché ho tirato in ballo King? Perché qui ci sono tutti gli elementi misteriosi di una sua trama: gente che non invecchia o crede di non farlo, comportamenti paradossali, eccezioni (il circo) che diventano abitudini (da quanti anni è fermo lì?), sparizioni, morti improvvise...
Ora la ballerina vorrebbe che un tornado la portasse via. Per anni ha desiderato gettare la sua vita in quel posto. Ha qualche potere occulto? Davvero Miss West è andata via? Lasciando la scimmietta e le sue cose?
Lo shock per scoprirsi vecchia: hai ricreato l'atmosfera di quei racconti dove ogni giorno si ripete identico a sé stesso (per il protagonista che scopre l'anomalia), e ora all'improvviso il cerchio si è rotto. Che accadrà?
AAaaaarrgrgghhhh! Non potevi scrivere qualcosa che mi suscitasse meno domande?
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Re: Commento
Ciao Marino, inizio dalla fine del tuo commento: suscitar domande è il mio piacere (semicit.).Marino Maiorino ha scritto: ↑09/07/2022, 10:03 Davvero singolare, un circo che non si muove.
La tua nota capacità, ma questa volta sotto tono dal punto di vista della soddisfazione delle curiosità che hai instillato. Permetti che ti paragoni a Stephen King, e non lo faccio come forma di complimento. Accenni a spiragli narrativi, svolte, spiegazioni, e poi lasci con la bocca asciutta... :/
La punteggiatura è il meno, ma al principio mi ha un po' infastidito: "la donna barbuta, che stava alla cassa", "il centro della pista, illuminata da un occhio di bue", in entrambi i casi avrei evitato le virgole. Continua così un po' per tutto il racconto, spezza i periodi.
Perché ho tirato in ballo King? Perché qui ci sono tutti gli elementi misteriosi di una sua trama: gente che non invecchia o crede di non farlo, comportamenti paradossali, eccezioni (il circo) che diventano abitudini (da quanti anni è fermo lì?), sparizioni, morti improvvise...
Ora la ballerina vorrebbe che un tornado la portasse via. Per anni ha desiderato gettare la sua vita in quel posto. Ha qualche potere occulto? Davvero Miss West è andata via? Lasciando la scimmietta e le sue cose?
Lo shock per scoprirsi vecchia: hai ricreato l'atmosfera di quei racconti dove ogni giorno si ripete identico a sé stesso (per il protagonista che scopre l'anomalia), e ora all'improvviso il cerchio si è rotto. Che accadrà?
AAaaaarrgrgghhhh! Non potevi scrivere qualcosa che mi suscitasse meno domande?
Nel racconto ci sono moltissimi omaggi a un noto romanzo per ragazzi (non li spiegho, forse c'è qualche cultore che si divertirebbe a scoprirli tutti...), Miss West, la scimmietta, il tornado ecc. ecc. riguardano tutta quella roba lì, magari ho preteso un po' troppo dai lettori, che facessero il lavoro dei collegamenti al posto mio.
In questo bailamme ci ho infilato un tema che, almeno da una certa età in poi riguarda molti, me di sicuro, quello di immaginarsi ancora giovani e non esserlo più, oltre a qualche altra cosuccia che probabilmente trovo divertente solo io, tipo rovesciare il viaggio dell'eroe.
In fondo hai ragione, non lo nego, ma quello che accadrà non la ritengo la cosa che mi interessava di più raccontare.
Ti ringrazio per la "tua nota capacità", I'm big in Japan...
I tuoi commenti e le tue osservazioni mi fanno sempre riflettere, anche quelle sulla punteggiatura.
Un caro saluto.
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Re: Il circo
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Re: Il circo
Ma certo che mi fa piacere, Marino, ero ironico. Grazie davvero.Marino Maiorino ha scritto: ↑09/07/2022, 22:37 Sarai big in Japan, ma nessuna tua opera è passata senza avermi suscitato emozioni. E visto che si scrive per quello, non certo per compilare manuali di lavatrici, mi pare giusto ammetterlo.
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Re: commento
Ciao Laura, ti ringrazio tanto per il commento, il voto e per come hai evidenziato il punto chiave del racconto, quel velo che cade e cambia la prospettiva. Sono molto in sintonia con quello che dici riguardo al circo, forse ancora più che in altre forme di spettacolo in quel mondo vale il detto "show must go on", nonostante tutto; non a caso, per esempio, i clown e i comici spesso sono persone con esistenze difficili e per niente allegre come i personaggi che interpretano.Laura Traverso ha scritto: ↑12/07/2022, 17:13 Anche in questo tuo racconto emerge la tua sensibilità e bravura nel raccontare. La storia è triste ma, immagino, assai veritiera per ciò che è lo svolgersi della vita dei circensi. Ogni personaggio è molto bene delineato. La fantasiosità che hai espresso attraverso la chiromante che, ha tolto il "velo" a quella che non era più una ragazza è molto tenero e significativo. Speriamo che, nuvole nere o quant'altro, possano aver portato via, lontano da quel luogo triste e polveroso, la ballerina...Il circo mi ha suscitato sempre un'infinita malinconia, in primis per gli animali lì detenuti, sfruttati e maltrattati (lo dico con convinzione, molto maltrattati). E poi anche per gli umani che, credo, non facciano una vita troppo soddisfacente, (a parte i grandi circensi, ricchi e famosi, di cui non faccio nome). Io qui mi riferisco ai piccoli circhi, di cui ognuno di noi ha memoria, ecco loro mi suscitano una profonda tenerezza, ma forse è una mia idea sbagliata, chissà? Forse invece sono felici. Comunque, a parte queste mie personali considerazioni sul circo, il tuo racconto è bellissimo, scritto bene e colmo di umanità. Bravo. Voto 5
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commento Il circo
L’uso del “che” è a volte troppo ravvicinato, ma questo è un mio pallino e non tutti lo condividono, a quanto pare.
refusi
Finalmente si decisa a parlarle – decise
Il solo ormai basso all'orizzonte – il sole
La punteggiatura è importante per dare ritmo alla storia. Una rilettura a voce alta a volte serve a capire quando metterla e quando toglierla, ma spesso sono scelte soggettive.
Ho letto il racconto senza pensare a nessuna analogia con testi famosi, anche perché la mia cultura non arriva a tanto, e mi sorgono varie domande lasciate in sospeso. Ho letto il commento di Namio e ne ho tratto giovamento nella rilettura.
In conclusione, la scrittura è di qualità (inevitabile qualche refuso, siamo Bravi Autori, mica professionisti, anche se qualcuno fra noi lo è veramente), i temi trattati suscitano molte riflessioni e dovrà essere il lettore a saper dare un seguito. Nel mio piccolo io cerco di chiudere sempre il discorso, ma anche lasciare molti fili in sospeso è apprezzabile.
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Re: commento Il circo
Grazie per il commento e la segnalazione dei refusi, Alberto, li correggo subito.Alberto Marcolli ha scritto: ↑29/07/2022, 19:39 Non mi sembra corretta l’esibizione del domatore con il leone. La frase “entrò la gabbia del leone. Il domatore lo fece uscire e iniziò la sua esibizione,” mi lascia intendere che entri sulla pista una gabbia con dentro il leone e che il domatore lo faccia uscire a contatto con il pubblico e inizi la sua esibizione. Manca la descrizione della gabbia più grande, necessaria a separare domatore e leone dal pubblico. In gioventù ho assistito a più di uno spettacolo circense e sempre l’esibizione con gli animali feroci, o presunti tali, avveniva all’interno di questa gabbia.
L’uso del “che” è a volte troppo ravvicinato, ma questo è un mio pallino e non tutti lo condividono, a quanto pare.
refusi
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Il solo ormai basso all'orizzonte – il sole
La punteggiatura è importante per dare ritmo alla storia. Una rilettura a voce alta a volte serve a capire quando metterla e quando toglierla, ma spesso sono scelte soggettive.
Ho letto il racconto senza pensare a nessuna analogia con testi famosi, anche perché la mia cultura non arriva a tanto, e mi sorgono varie domande lasciate in sospeso. Ho letto il commento di Namio e ne ho tratto giovamento nella rilettura.
In conclusione, la scrittura è di qualità (inevitabile qualche refuso, siamo Bravi Autori, mica professionisti, anche se qualcuno fra noi lo è veramente), i temi trattati suscitano molte riflessioni e dovrà essere il lettore a saper dare un seguito. Nel mio piccolo io cerco di chiudere sempre il discorso, ma anche lasciare molti fili in sospeso è apprezzabile.
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In quanto alla gabbia ho sottinteso la descrizione particolareggiata di come si svoge il numero con il leone, mi sembrava un tecnicismo superfluo, ora valuto se rivederlo o meno.
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Si per me è un 5,il racconto si legge benissimo, il ritmo è ottimo. I personaggi sono interessanti e vivi e il racconto lascia parecchi spunti di riflessione.
Il tempo sprecato,il tempo che è relativo ai punti di vista.
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Re: Commento
Grazie Giovanni, sono contento che ti sia piaciuto.Giovanni p ha scritto: ↑16/08/2022, 12:44 Buongiorno
Si per me è un 5,il racconto si legge benissimo, il ritmo è ottimo. I personaggi sono interessanti e vivi e il racconto lascia parecchi spunti di riflessione.
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Sarebbe gustoso stare qui a svelare tutti i personaggi:
1) Circo Baum: da Lyman Frank Baum
2) Miss "West", ovvero la malvagia strega dell'Ovest che si vuole impossessare delle scarpette d'argento di Dorothy
3) La scimmietta: ultimo sopravvissuto di un esercito di scimmie volanti controllate con il cappello da Miss West
4) Il nano Oz, che con un po' di trucco può sembrare più grande e potente di ciò che è.
E poi il leone codardo, lo spaccalegna forzuto "Iron" Jack, alias uomo di latta (mi sono perso lo spaventapasseri: accetto suggerimenti).
Insomma un grande gioco di rimandi, che ha il pregio di non apparire fine a se stesso, ma - come già detto - appare un viaggio nell'inconscio della ballerina-Dorothy.
Scritto veramente bene.
Complimenti e un abbraccio!
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Re: Commento
Lo spaventapasseri: il trapezista, leggero e che "prende fuoco facilmente", come dice il nano a un certo punto, inoltre lo chiama Ray, come Ray Bolger, l'attore che lo interpreta nel film del 1939. Stessa citazione per Iron Jack/Jack Haley, l'attore che fa l'uomo di latta.Domenico Gigante ha scritto: ↑03/09/2022, 16:50 Caro Roberto! Mi ha letteralmente lasciato di stucco ritrovare Dorothy in Freaks di Tod Browning. Un circo stabile nei pressi della città di Smeraldo in Kansas (perché "nessun posto è bello come casa mia!") sembra la grande metafora delle pulsioni inconsce di una vecchia-bambina: la Dorothy di Oz ormai diventata vecchia, ma che conserva, nel suo Kansas, la nostalgia di quel mondo meraviglioso "somewhere over the rainbow" (d'altra parte la nostalgia di casa si può ribaltare nella nostalgia dell'altrove per chi è abituato a viaggiare e quale miglior modo di superarla che portare l'altrove nel familiare). Potrebbe essere un bel soggetto per un film di David Lynch.
Sarebbe gustoso stare qui a svelare tutti i personaggi:
1) Circo Baum: da Lyman Frank Baum
2) Miss "West", ovvero la malvagia strega dell'Ovest che si vuole impossessare delle scarpette d'argento di Dorothy
3) La scimmietta: ultimo sopravvissuto di un esercito di scimmie volanti controllate con il cappello da Miss West
4) Il nano Oz, che con un po' di trucco può sembrare più grande e potente di ciò che è.
E poi il leone codardo, lo spaccalegna forzuto "Iron" Jack, alias uomo di latta (mi sono perso lo spaventapasseri: accetto suggerimenti).
Insomma un grande gioco di rimandi, che ha il pregio di non apparire fine a se stesso, ma - come già detto - appare un viaggio nell'inconscio della ballerina-Dorothy.
Scritto veramente bene.
Complimenti e un abbraccio!
Il clown Toto, fedele a Dorothy come l'omonimo cagnolino nel romanzo.
Dorothy viene trasportata da un tornado nel mondo di Oz insieme alla sua casa che, atterrando, schiaccia la Strega dell’Est, come il treno del mio racconto che travolge la vecchia ballerina.
Frank prepara un bagno caldo per Miss West che in seguito scompare; l’acqua è letale per la Strega dell’Ovest, la fa dissolvere.
Nel romanzo Dorothy scambia il cappello magico della Strega dell’Ovest per ottenere l’aiuto di Glinda, la buona Strega del Sud.
Frank dice di aver viaggiato in mongolfiera, è con quella che il Mago di Oz arriva e poi lascia il regno incantato.
Questo per completare il discorso delle citazioni.
Interessante la tua lettura, con i rimandi a Freaks e all’universo lynchiano, come percorso nell’inconscio della ballerina.
Ti sono molto grato per il bel commento e ricambio l’abbraccio, Domenico.
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Bellissimo racconto, confesso che ho avuto bisogno anch’io del commento di Namio e di una seconda lettura per raccapezzarmici un po’ di più, ma per limite mio, non certo tuo. Ci tengo a puntualizzare quanto sia difficile scrivere una storia esplicitamente ispirata a qualcos’altro, come appunto un libro o un film, il rischio è quello di ottenere semplicemente una brutta copia dell’originale, e non è certo questo il caso. Un maestro al riguardo è Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog: alcune sue storie, come “Jack lo squartatore” o “Il male”, pur dando in prima battuta l’impressione di essere dei cloni, risultano alla fine a dir poco memorabili. Coincidenza vuole che dopo aver letto il tuo racconto mi sia andato a rileggere “I raminghi dell’Autunno”, fumetto di Dylan Dog ambientato in un contesto circense, scritto e disegnato da Fabio Celoni, e che forse, a questo punto, è ispirato a “I vagabondi dell’autunno”, romanzo che è stato nominato in uno dei commenti precedenti, che non conoscevo e che ho inserito nella lista delle mie letture future…
Ti segnalo la seguente frase, secondo me la virgola dopo tutti non ci va (virgola tra soggetto e verbo), e quindi anche quella prima del quasi. Almeno questa è la mia interpretazione, fammi sapere cosa ne pensi.
“Miss West, la chiromante, era arrivata da poco nel circo e, quasi tutti, non la vedevano di buon occhio.”
Ancora i miei complimenti, a rileggerti
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Hai ragione riguardo a questa frase e forse altre volte, come dice anche Marino, ho abusato delle virgole.Messedaglia ha scritto: ↑17/09/2022, 17:11 Ciao Roberto, ci ritroviamo su un altro canale, mi sembra di essere un telecronista che comunica che la diretta è passata da rai uno a rai sport…
Bellissimo racconto, confesso che ho avuto bisogno anch’io del commento di Namio e di una seconda lettura per raccapezzarmici un po’ di più, ma per limite mio, non certo tuo. Ci tengo a puntualizzare quanto sia difficile scrivere una storia esplicitamente ispirata a qualcos’altro, come appunto un libro o un film, il rischio è quello di ottenere semplicemente una brutta copia dell’originale, e non è certo questo il caso. Un maestro al riguardo è Tiziano Sclavi, il creatore di Dylan Dog: alcune sue storie, come “Jack lo squartatore” o “Il male”, pur dando in prima battuta l’impressione di essere dei cloni, risultano alla fine a dir poco memorabili. Coincidenza vuole che dopo aver letto il tuo racconto mi sia andato a rileggere “I raminghi dell’Autunno”, fumetto di Dylan Dog ambientato in un contesto circense, scritto e disegnato da Fabio Celoni, e che forse, a questo punto, è ispirato a “I vagabondi dell’autunno”, romanzo che è stato nominato in uno dei commenti precedenti, che non conoscevo e che ho inserito nella lista delle mie letture future…
Ti segnalo la seguente frase, secondo me la virgola dopo tutti non ci va (virgola tra soggetto e verbo), e quindi anche quella prima del quasi. Almeno questa è la mia interpretazione, fammi sapere cosa ne pensi.
“Miss West, la chiromante, era arrivata da poco nel circo e, quasi tutti, non la vedevano di buon occhio.”
Ancora i miei complimenti, a rileggerti
Ti ringrazio per l'apprezzamento, come sai la stima e ricambiata.
Interessanti le tue considerazioni sullo scrivere ispirandosi ad altre opere.
Nel caso del mio racconto ho scelto l'ambientazione circense perché si adattava a piazzarci figure che ricordavano il Mago di Oz, naturalmente attingendo a tutte le suggestioni che il contesto mi forniva.
Grazie di nuovo e alla prossima.
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Human Takeaway
(english version)
What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
I sette vizi capitali
antologia AA.VV. di opere ispirate alle inclinazioni profonde, morali e comportamentali dell'anima umana
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Marco Bertoli, Federico Mauri, Emilia Pietropaolo, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Umberto Pasqui, Lidia Napoli, Alessandro Mazzi, Monica Galli, Andrea Teodorani, Laura Traverso, Nicolandrea Riccio, F. T. Leo, Francesco Pino, Franco Giori, Valentino Poppi, Stefania Paganelli, Selene Barblan, Caterina Petrini, Fausto Scatoli, Andr60, Eliana Farotto.
Vedi ANTEPRIMA (535,81 KB scaricato 120 volte).
Mai Più
Antologia di opere grafiche e letterarie aventi per tema il concetto del MAI PIÙ in memoria del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, di AA.VV.
Nel 2018 cade il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, perciò abbiamo voluto celebrare quella follia del Genere umano con un'antologia di opere grafiche e letterarie di genere libero aventi per tema il concetto del "mai più".
Copertina di Pierluigi Sferrella.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Alessandro Carnier, Romano Lenzi, Francesca Paolucci, Pasquale Aversano, Luisa Catapano, Massimo Melis, Alessandro Zanacchi, Furio Bomben, Pierluigi Sferrella, Enrico Teodorani, Laura Traverso, F. T. Leo, Cristina Giuntini, Gabriele Laghi e Mara Bomben.