L'ultimo raggio di sole
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L'ultimo raggio di sole
Tutt’attorno danza il sottile pulviscolo presente nell’aria, è l’effetto del sole a compiere quella magia creando una miriade di lucine scintillanti. L’intensa luminosità che la stanza assume richiama al trionfo della vita, alla bellezza, all’armonia del creato.
Anche lei viene inondata da quel raggio di sole, i capelli argentei brillano e il gatto, adagiato sul suo grembo, si stiracchia soddisfatto per quell’improvviso e inaspettato calore.
Lo sguardo della donna percorre la stanza e si sofferma sui tanti oggetti che fanno parte della sua vita, ognuno racchiude un ricordo: collocato, ormai, lontano nel tempo.
Gli anni, la vita, stanno ormai volgendo al termine, per una legge naturale e inevitabile che appartiene a ogni essere umano. Lei, però, non riesce a rassegnarsi alla sentenza emessa poco tempo prima dalle sue figliole.
“Mamma, vedrai che starai benissimo, Clara e io abbiamo cercato il meglio per te. Non avrai alcun tipo di problema. Stai serena e tranquilla, penseremo a tutto noi” le disse Renata
“Io non voglio andare e sono certa che potremo trovare una soluzione alternativa. Non posso accettare quanto mi proponete, vi prego ragazze, non fate una cosa simile a vostra madre, vi prego...” rispose l'anziana con un filo di voce e con le lacrime che, nonostante l'impegno, non riuscivano a essere trattenute
“Sai bene che, se anche la tua mente è ancora efficiente, il tuo fisico non è altrettanto buono. Potresti cadere e farti male. Abbiamo a cuore il tuo benessere, dovresti saperlo. E poi, mammina, il posto è molto bello, starai benissimo”.
“Il mio benessere dici? La definirei piuttosto la mia condanna. Certo che così tu e tua sorella vi togliereste da ogni impiccio nei miei confronti. Già, ormai si usa così… E' la triste regola che vige nei confronti di noi anziani”.
Quella conversazione ritornava sovente nella memoria di quella donna che di anni ne aveva non pochi, è vero, i prossimi sarebbero stati 87.
Eppure, nonostante la conta non lasciasse dubbi, il suo cuore era ancora leggiadro e colmo di sogni.
Percorreva sovente le tappe della sua vita, si vedeva bambina e poi ragazza, giovane sposa e madre e infine anche nonna. Adorava i suoi nipoti, le pareva, con loro, di ritornare indietro nel tempo e rivivere così ricordi e situazioni di quando era una giovane madre. E quanto amore e quanta energia aveva riservato alle sue due adorate figlie, nate a distanza, l’una dall’altra, di 3 anni.
Riteneva di essere stata fortunata durante la sua esistenza.
Anche Attilio, marito e unico vero amore della sua vita, le era stato accanto con dedizione e rispetto sino agli ultimi giorni. Erano ormai dieci anni che se n'era andato in cielo ma la sua presenza non l’aveva mai abbandonata.
A parte lo smarrimento iniziale, lo aveva sempre percepito accanto e non si era mai sentita sola.
E ora, non sapeva spiegarsi e neppure poteva accettare il triste epilogo che l’attendeva.
Il fatto che “Così fan tutti” non la consolava per niente. Lasciare la sua casa e i suoi ricordi le avrebbe spezzato il cuore, lo sapeva.
Comprendeva anche cosa poteva accadere se avesse assecondato le sue figlie; era la triste regola assoluta.
I casi potevano essere due: o una morte precoce, pressoché immediata, oppure il perdersi della mente.
Perché l’andare fuori di testa era una strategia mentale per salvarsi da quella situazione inaccettabile: la pazzia come legittima difesa, Il rifugiarsi in un mondo immaginario pur di allontanarsi da quella realtà impossibile, per lei, da chiamare vita.
“La data è fissata, – le disse Clara, con una notevole sfrontatezza, alcuni giorni prima – sei stata fortunata mamma, si è liberato un posto anticipatamente rispetto al previsto. Ti accompagneremo con tutte le tue cose e verremo sovente a trovarti. Farete giochi, sarai in compagnia di molte persone come te, troverai i pasti pronti, nuove amiche e sarai curata e accudita, tutto andrà al meglio, vedrai...”.
La donna guardò negli occhi la figlia, a lungo, senza neppure dire una parola in risposta a quanto aveva appena appreso. Clara distolse lo sguardo infastidita e forse anche un po’ imbarazzata: sapeva di mentire con quel “andrà tutto bene”, ma interpretò quel silenzio come un rassegnato consenso da parte dell’anziana donna.
Si sentiva soddisfatta per la missione compiuta, per essersi tolta il peso di doverle comunicare la notizia, fortunata, secondo lei.
La casa della madre era bella, elegante e confortevole. Abitava al quinto e ultimo piano di un palazzo d’epoca, in una delle poche vie alberate e silenziose della città.
Le sorelle avevano già pensato a quale agenzia immobiliare rivolgersi, nel caso in cui...
Avrebbero realizzato un bel po’ di quattrini con la vendita. Si sarebbero potute togliere tanti sfizi, fare viaggi fantastici e molto altro ancora, l’alloggio valeva certamente una fortuna.
Sensi di colpa non ne avvertivano per avere preso la decisione di allontanare la loro madre da tutti i ricordi di una vita, dalle sue cose e dalla sua casa.
Si giustificavano pensando che non avrebbero potuto far altro in quanto lavoravano fuori casa e avevano dei figli ancora piccoli e la loro mamma, ormai, faticava ad accudire se stessa: lo facevano per il suo bene, pensavano che fosse una decisione altruistica. Quel ragionamento metteva a posto ogni cosa, ogni eventuale e lontanissimo rimorso.
L’idea di rivolgersi a una badante fu subito scartata: sarebbe stato comunque un impegno che avrebbero dovuto gestire, e loro non avevano tempo, non avevano mai tempo… Figuriamoci, pensare di sostituirla nei dovuti riposi settimanali, la domenica, durante le ferie o le eventuali malattie: no no, neppure da parlarne, decisero concordemente le due sorelle.
Così, invece, si sarebbero tolte da tutto, da ogni grana e fastidio. Avevano fatto bene i conti in merito al cambio di destinazione della loro mamma, e si sentivano molto rassicurate dal fatto che non avrebbero dovuto sborsare neppure un euro: perché la loro madre poteva provvedere alle spese con la sua pensione che, sommata alla reversibilità del marito, bastava senza far ricorso a null’altro, tanto meno a loro.
Quel giorno, inondato di luce solare, risultava essere perfetto al progetto che stava per essere messo in atto.
Il sole l’avrebbe accompagnata accogliendola sulla sua scia luminosa, sdraiata come fosse adagiata su di una spiaggia di sabbia dorata, accarezzata da una lieve brezza, che profumava di mare, sarebbe arrivata a destinazione dove certamente Attilio l’avrebbe attesa.
Si sentiva serena, il suo gatto l’avrebbe seguita. Lo considerava un atto d’amore, mai avrebbe potuto lasciarlo allo sbando. Magari sbattuto in strada, dato che le figlie, a quanto dicevano da un po’ di tempo, erano diventate allergiche al pelo; oppure, l’altra soluzione sarebbe stata quella di finire in un tristissimo gattile.
L’anziana pensava: “E no! l’equivalente a ciò mi attende, no, non sia mai. Theo, verrà con me”.
La finestra è adesso spalancata, le tende rosate di tessuto leggero e trasparente danzano un poco, mestamente, orchestrate dal vento che come ogni sera, a quell’ora vicino al tramonto, si solleva e parla a chi sa ascoltarlo.
Lo sguardo della donna avvolge con infinito amore, ma senza dolore, la sua casa e quella stanza colma di ricordi…
Tiene stretto a sé, aderente al suo corpo per mezzo di una lunga sciarpa, il suo amatissimo gatto. Assieme si avviano verso quell’ultimo raggio di sole.
Qualcuno emette dei suoni strazianti, delle urla.
Poco tempo dopo una sirena echeggia nell’aria, fastidiosamente, infrangendo il silenzio che avvolge normalmente quella zona privilegiata della città.
Adesso c’è molto fermento nella via, e tanto rumore. La scena che si presenta ai soccorritori e ai passanti non sarà facilmente dimenticabile.
Composta e abbracciata al suo adorato micio, adagiata sul giardino condominiale e circondata dai ciclamini, giace immobile e addormentata per sempre, assieme a Theo, l’anziana signora dell’ultimo piano.
Il raggio luminoso, però, ha trasportato in alto, molto in alto le due anime. Attorno a loro la luce è intensa ma non abbagliante, il tepore è discreto, ottimale. Sentono vicino delle presenze amiche, riconoscono tra gli altri Attilio che sorridente si avvicina. La casa, le cose lasciate sono ora un tenero ricordo lontano.
Adesso, nella nuova dimensione, un inedito percorso sta per iniziare. Sanno, con assoluta certezza, che ciò che gli umani chiamano morte altro non è che un passaggio verso qualcosa di straordinario e inimmaginabile, verso qualcosa che non si estinguerà mai.
Lei, l’anziana signora, vorrebbe poterlo dichiarare al mondo, vorrebbe poter dire a tutti: “non abbiate paura, l’infinito vi attende. Noi siamo eterni, senza fine, non dimenticatelo mai”.
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Re: Commento
Grazie molte Nuovoautore per il tuo commento molto ben espresso. Eh, chissà cosa ci attenderà? Io, come la vecchia signora penso che ci sia qualcosa di bello, dopo, nell'infinito, e che non si sparisca nel nulla, sarebbe troppo triste. Grazie ancora, sono contenta che ti sia piaciuto molto il mio racconto e grazie tante per il voto moltissimo gratificante. CiaoNuovoautore ha scritto: ↑23/09/2022, 22:21 Commovente. La vecchiaia porta seco un un grande peso: vivere in solitudine il ricordo di chi ci ha lasciato. La signora potrebbe anche aver fatto la scelta migliore, preferendo l'infinito all'ospizio; a patto che l'infinto non corrisponda al nulla assoluto… Chissà cosa ci attenderà nelll'infinito? Piaciuto molto, 5 Ciao.
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Bella la descrizione iniziale dei raggi del sole nella stanza.
Poi il dialogo delle figlie che cercano di convincerla a lasciare la sua casa, crea tristezza alla storia.
Ed infine il progetto finale.
Scritto bene.
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Re: Commento
Grazie Roberto, per aver commentato e valutato molto positivamente il mio racconto. Grazie davvero, ciao
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Re: Commento
Francesco Pino ha scritto: ↑24/09/2022, 9:19 Per prima cosa ti segnalo delle sviste riguardanti la punteggiatura nella prima parte del racconto, evidentemente errori di distrazione.
Le due figlie sono dipinte come personaggi cattivi, è il loro interesse a prevalere su quello della madre e la salute della vecchia donna è piuttosto una giustificazione. Si evince che sarebbe bastato assumere una badante, ma non volevano nemmeno quello e sono ben felici che la madre abbia le risorse economiche per mantenersi in in clinica.
Questo comportamento rende il racconto un "caso particolare", non credo comune a tutti gli anziani ospitati nelle case di riposo.
Il racconto mi è piaciuto. Spicca quel cuore colmo di sogni nonostante l'età. La storia ha una forte prevalenza emozionale e in questo il risultato è pienamente positivo.
Anche le descrizioni sono buone.
L'autrice ci mostra velatamente la sua contrarietà verso scelte di questo tipo e poi ci mostra ben chiaramente la sua speranza/convinzione su una vita nell'aldilà, quale conforto terreno verso qualsiasi contrarietà di questa vita.
Voto: 4
Ti avevo risposto ma non vedo più la mia risposta, forse ho sbagliato l'invio. Quindi riscrivo. Ti ringrazio per l'attenta recensione al mio racconto. Lieta che ti sia piaciuto e grazie per la tua ottima valutazione. Controllerò la punteggiatura, grazie ancora, ciao
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bel racconto, caratterizzato allo stesso tempo da un pessimismo e un ottimismo di fondo: la povertà morale degli esseri umani sulla terra, la speranza nella sopravvivenza dell'anima dopo la morte. Le scelte di mandare i genitori anziani in un ospizio sono sempre molto difficili, penso e spero che, nella maggior parte dei casi, siano dettate dalla volontà di far il meglio per loro, e non dalla possibilità di ottenere dei vantaggi economici e non. La lettura scorre fluida e senza intoppi, piaciuto. Devo ancora capire se il brano mi ha rallegrato o rattristato. Ci penso ancora un po'...
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Descrizioni sono davvero belle, i dialoghi forse a tratti risultano non del tutto naturali, forse perché devono spiegare alcuni aspetti fondamentali per la storia. La storia scorre veloce e l’ho letta volentieri (si fa per dire, dato il tema). Forse metterei uno spazio tra la parte in cui è il pensiero di lei a condurre il racconto e la parte in cui è il mondo esterno a constatare i fatti. Voto 4.
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Re: Commento
Ciao Selene e bentornata! Ti ringrazio molto per aver letto e apprezzato il mio racconto che certo non è allegro, ma assai veritiero circa le nostre libertà, sovente negate. Bella la tua definizione circa la soluzione b, davvero molto indicativa. Ancora grazie per tutto, compreso il voto e i suggerimenti, ciaoSelene Barblan ha scritto: ↑25/09/2022, 10:32 Bel racconto, lo leggo in un periodo in cui mi interrogo spesso su quante libertà stiamo perdendo o forse ci stiamo lasciando rubare. Prima di tutto il diritto di vivere e morire in modo dignitoso. Qui la protagonista trova un suo modo per mantenere quel diritto, ma non è quello che realmente desidera, è una soluzione b… Trovo che le
Descrizioni sono davvero belle, i dialoghi forse a tratti risultano non del tutto naturali, forse perché devono spiegare alcuni aspetti fondamentali per la storia. La storia scorre veloce e l’ho letta volentieri (si fa per dire, dato il tema). Forse metterei uno spazio tra la parte in cui è il pensiero di lei a condurre il racconto e la parte in cui è il mondo esterno a constatare i fatti. Voto 4.
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Re: Commento
Ciao Messedaglia, mi fa davvero piacere che ti sia piaciuto il mio racconto. Sì certo, le scelte di mandare i genitori in ospizio sono sempre, immagino, difficili. Circa la volontà da parte dei figli di fare il meglio per loro, mandandoli in ospizio, mah! Non aggiungo altro... Vorrei che il brano ti avesse infine rallegrato, contiene un messaggio di speranza circa una dimensione migliore, che io penso ci sia e che ci attende (speriamo in tempi lontani) rispetto a questa terrena. Grazie per la bella recensione e bel voto. CiaoMessedaglia ha scritto: ↑25/09/2022, 8:32 Ciao Laura,
bel racconto, caratterizzato allo stesso tempo da un pessimismo e un ottimismo di fondo: la povertà morale degli esseri umani sulla terra, la speranza nella sopravvivenza dell'anima dopo la morte. Le scelte di mandare i genitori anziani in un ospizio sono sempre molto difficili, penso e spero che, nella maggior parte dei casi, siano dettate dalla volontà di far il meglio per loro, e non dalla possibilità di ottenere dei vantaggi economici e non. La lettura scorre fluida e senza intoppi, piaciuto. Devo ancora capire se il brano mi ha rallegrato o rattristato. Ci penso ancora un po'...
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Rendi benissimo la banalità dello scivolare poco a poco, mediante comportamenti apparentemente "civili" e "responsabili", verso quello che è uno dei peccati più gravi dell'uomo occidentale: l'irriconoscenza verso i propri padri.
Possiamo vederne molti aspetti, ma è tutta lì. Pensare di recludere perché di peso chi ti puliva il culetto non proprio odoroso più volte al giorno invece di averti buttato nel cassonetto per pensare alla propria carriera è una delle cifre della società nella quale viviamo.
Non lo comprendo, non ci riesco, nonostante sappia che è così, che accade.
Alle volte penso se non sarebbe tanto meglio avere tutti un po' meno per darci modo di riscoprire quali sono le cose che contano davvero.
Dovrei ammettere che il tuo racconto mi piace, al massimo grado? È scritto benissimo, strazia al punto giusto, è la storia che è di merda, ma è una storia "vera". -issimo.
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Ciao Marino e grazie per la tua bellissima e accurata recensione. Neppure io comprendo come si possa fare a compiere scelte del genere nei confronti di chi ci ha messo al mondo, eppure accade, anzi pare che le liste d'attesa, per entrare ad attendere la fine, siano lunghe. Che dire? Hai scritto "Che è uno dei peccati più gravi dell'uomo occidentale". Condivido, con grande tristezza, totalmente il tuo pensiero. Però dai, il finale del mio racconto non è triste, Lei l'anziana signora, ha scelto il suo destino e, dalla sua nuova destinazione, ha mandato un messaggio di incoraggiamento e di pace a tutti. Mi fa davvero piacere che il mio racconto, pur nella sua drammaticità, ti sia piaciuto, grazie molte anche per la massima valutazione assegnata. Ciao, alla prossima...Marino Maiorino ha scritto: ↑28/09/2022, 17:12 Laura, il tuo racconto è straziante, e spero (non ho esperienze simili) che certe cose accadano solo in condizioni estreme.
Rendi benissimo la banalità dello scivolare poco a poco, mediante comportamenti apparentemente "civili" e "responsabili", verso quello che è uno dei peccati più gravi dell'uomo occidentale: l'irriconoscenza verso i propri padri.
Possiamo vederne molti aspetti, ma è tutta lì. Pensare di recludere perché di peso chi ti puliva il culetto non proprio odoroso più volte al giorno invece di averti buttato nel cassonetto per pensare alla propria carriera è una delle cifre della società nella quale viviamo.
Non lo comprendo, non ci riesco, nonostante sappia che è così, che accade.
Alle volte penso se non sarebbe tanto meglio avere tutti un po' meno per darci modo di riscoprire quali sono le cose che contano davvero.
Dovrei ammettere che il tuo racconto mi piace, al massimo grado? È scritto benissimo, strazia al punto giusto, è la storia che è di merda, ma è una storia "vera". -issimo.
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Re: Commento
Grazie per esserti soffermata a leggere e a commentare il mio scritto. Circa il voto che gli hai assegnato, ossia 2, comprendo... e ovviamente rispetto la tua opinione, come quella di chiunque altro. Grazie ancora, ciaoFraFree ha scritto: ↑28/09/2022, 19:26 Mi è piaciuta la parte iniziale, quel raggio di sole che illumina la casa della signora anziana e tutti i ricordi che contiene. Il resto del racconto, dialoghi compresi, non mi ha dato quel trasporto verso il personaggio e il tema, che potenzialmente meriterebbero. Ha il sapore, per me, di trito e di luoghi comuni. Ma è solo un parere soggettivo.
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Re: Commento
Ciao Andr60, certo hai ragione in merito al povero gatto, ma come ho spiegato, spero chiaramente, la sua sorte sarebbe stata ancora peggiore se fosse stato "abbandonato" dalla sua compagna di vita. Sono andati in cielo assieme così. In merito all'accettabilità di una simile opzione (ospizio) solo, ma solo, in casi di grave demenza accertata. Altrimenti no, non si può fare, dal mio punto di vista. Grazie molte per il tuo commento e per il bel voto assegnato al mio scritto. CiaoAndr60 ha scritto: ↑29/09/2022, 19:14 La signora si rende conto lucidamente che l'ospizio sarebbe stato come morire: per un anziano portato via non solo dalla propria casa ma soprattutto dai propri ricordi è così, ed è per questo che considero accettabile una simile opzione solo in casi particolari (ad esempio, la demenza), nei quali i soggetti siano obiettivamente non gestibili, se non in luoghi appositamente adibiti a ciò come cliniche o strutture protette. La signora dunque opera una scelta di libertà, l'unica possibile in quelle circostanze; l'unica cosa che non condivido è la sorte del povero gatto
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Re: L'ultimo raggio di sole
Avevo scritto una dettagliata risposta al commento di cui sopra... sparita durante l'invio. Peccato! Comunque scriverò di nuovo, molto più sinteticamente. La mia esperienza è assi diversa da quella da lei descritta, ho avuto a che fare con anziani ricoverati nelle strutture apposite e, lasciamo perdere... Poi tutte le sue opinioni, con esempi di parenti: figli, madre, zio, suocero... boh! Il mio è un racconto che può piacere o non piacere, ma ho letto nel suo dire una sorta di eccesso, in tutto. E poi come fa a sapere a che periodo mi rivolgevo nel mio raccontare? Indipendentemente da ciò, dal periodo di riferimento, le cose non sono molto cambiate. La cronaca frequentemente riporta casi di insospettabili strutture, edulcorate e rinomate, dove invece si sono rivelate degli autentici lager.BladeRunner ha scritto: ↑03/10/2022, 9:03 Buon giorno.
Contrariamente a quanto espresso da altre persone, trovo questo racconto non particolarmente piacevole.
Innanzitutto il contenuto.
In Italia un soggetto adulto, senziente e nel pieno delle proprie facoltà mentali non può essere "sbattuto" in una struttura per anziani. Per essere ammessi in una casa di riposo è necessario un consenso firmato dall'interessato oppure una interdizione da parte di medici specializzati, nel caso di incapacità cognitiva. Il cuore stesso del racconto, quindi, non si regge su nessun fondamento. La donna del racconto, senza dover scegliere un gesto tremendo avrebbe potuto, semplicemente, non firmare alcuna carta e rimanere dove stava, o, avendo la possibilità economica, di pagare di tasca sua una badante. Per quanto riguarda il povero gatto: esistono strutture che accettano e incoraggiano l'utilizzo di animali da compagnia, nell'ottica di una terapia emozionale.
Desidero, inoltre, spezzare una lancia a favore delle strutture per anziani, in generale: non sono dei lager da cui non si può più fuggire. Le persone autosufficienti sono libere di muoversi all'interno ed all'esterno della struttura. Una persona è, quindi, libera di proseguire una vita sociale anche al di fuori della struttura, se ne ha voglia.
Parlo per esperienza: alla fine degli anni ottanta un mio caro zio è stato ricoverato per diversi anni in una struttura che ospitava soprattutto persone non autosufficienti. Allora la struttura era molto simile a un ospedale, vero, ma le persone autosufficienti giravano per la città, andavano a bere il caffè al bar, a vedere la partita, a giocare a carte, a passeggiare e fare compere. Pochi anni fa anche mio suocero è stato colpito da demenza senile, in forma molto grave, tanto che si era dimostrato un pericolo per se stesso e per la moglie e necessitava di assistenza ventiquattro ore su ventiquattro. Nessuna badante ha accettato di prestare servizio in quelle condizioni e siamo riusciti a trovare in tempi brevi un posto in una delle poche strutture che accettano persone non autosufficienti. Le strutture per anziani sembrano oramai dei grandi condomini, non più degli ospedali. Sono ambienti sereni. Si vedono persone che escono a passeggio con il cane, amici che si danno appuntamento al bar, amiche che si ritrovano la sera per andare a teatro.
Questo racconto si basa su stereotipi che speravo fossero sorpassati.
Esprimendo una opinione strettamente personale, poi, ritengo che pensare che i figli debbano portare assistenza ai genitori anziani sia molto egoistico: non ho generato prole nella speranza che sia il bastone della mia vecchiaia. Perché dovrei condizionare la vita di una persona adulta, sulla base dei miei problemi futuri? Tanto vale pensarci per tempo. Mia madre ha venduto la sua casa, si è trasferita in una abitazione più piccola, quando le forze hanno cominciato a venire meno e mi dice sempre che quando non se la sentirà più, venderà anche quella e si trasferirà in un istituto. Io e i miei genitori non abitiamo molto vicini, ma con telefono, whatsapp ecc le distanze non sono più un problema e lei mi dice che non cambierà nulla. Personalmente sono molto contento di come vede le cose mia madre. Io, sinceramente, per la mia vecchiaia, preferirei avere una massa critica finanziaria adeguata a concedermi la possibilità non di vivere in una casa per anziani, ma di avere una cabina tutta mia in una nave da crociera! Ma a parte questa battuta, anche io sto lavorando per poter pesare il meno possibile sulle spalle di mia figlia: non voglio che si senta obbligata a starmi vicino, voglio che sia libera di vivere la sua vita, anche andando dall'altra parte del mondo.
A parte questa divagazione strettamente personale, mi sembra che il testo ammicchi più ai sensi di colpa delle persone, piuttosto che a sentimenti più genuini. Mi sembra di vedere una accozzaglia di luoghi comuni che raccontano una realtà che non è quella in cui viviamo.
Dal punto di vista stilistico:
le aspettative, alla prima riga sono molto alte, con un incipit decisamente accattivante. Alla terza riga con "i quadri esaltano i loro colori", qualcosa comincia a stridere, alla quinta riga, con "L’intensa luminosità che la stanza assume richiama al trionfo della vita, alla bellezza, all’armonia del creato" devo fermarmi a rileggere la frase. Richiamare regge il complemento diretto (richiamo qualcosa, invece faccio un richiamo a qualcosa), quindi dovrebbe essere "il trionfo" e non "al trionfo" , "della vita" è complemento di specificazione, mentre "alla bellezza, all'armonia del creato" sono sempre riferiti a trionfo e dovrebbero essere dei complementi di specificazione oppure dovrebbero essere complemento oggetto al pari di trionfo?
I continui cambi di tempo mi lasciano perplesso, faccio difficoltà a capire i passaggi dall'imperfetto al presente indicativo quando descrivi la stessa giornata, ma forse non ho letto con la dovuta attenzione, riproverò a leggere stasera.
Auguro davvero che la sua battuta si trasformi in realtà, mi riferisco "alla cabina tutta per sé". C'è chi aspirava ad una stanza tutta per sé, perché mai non potrebbe lei avere una cabina?
Esperienze familiari di ricoveri presso strutture per anziani non ne ho perché tutti i miei avi, genitori per ultimi, hanno avuto la fortuna di morire nel loro letto.
Ha fatto una recensione/processo al mio scritto davvero degna di nota. Siamo su Bravi Autori dove la fantasia ha il diritto di "parlare"... Suvvia, cerchiamo di essere un po' più lievi, e perdoni la battuta (scherzosa ovviamente): gestisce forse un ricovero per anziani? Ultima cosa: il dramma degli animali rimasti soli dopo l'entrata dei propri compagni di vita nei luoghi di ricovero; ebbene non è affatto facile trovargli una buona sistemazione: appaiono appelli disperati ogni giorno su fb e non solo... Buona serata Blade (blade?) e, alla prossima...
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Ciao Roberto e grazie per avere letto il mio racconto. Beh, certo, l'argomento non è allegro, ma non credo neppure che il metodo sia così infrequente (liste d'attesa lunghe per entrare...). E sì', ciò fa riflettere. Certo ogni famiglia ha una storia a sé. Però, forse, non occorre neppure chissà quale introspezione psicologica per capire che esistono persone, come le sorelle, ciniche. Ma poi no, non è, per fortuna, una regola assoluta la scelta di allontanare dalla propria casa i genitori. Per fortuna ci sono molte persone - come te stesso, e anche io - che mai farebbero andare i propri cari in strutture "per anziani" in attesa della fine. Grazie per la recensione e la valutazione, mi spiace averti rattristato, ma sei di ben altra "pasta" tu... Non ti rattristare. CiaoRobertoBecattini ha scritto: ↑21/10/2022, 17:53 Il racconto mi ha toccato personalmente, mia madre è vedova, ha 86 anni e sta perdendo gradatamente l'autosufficienza. Siamo due fratelli, lavoriamo, tempo ne abbiamo poco. Non ci è mai passato per la mente di sistemarla fuori da casa sua. Rispettiamo la sua volontà; al tempo stesso la depressione di cui soffre ormai da più di 30 anni, che non ha mai voluto curare, ha intaccato in parte anche noi. Per restarle vicino siamo dovuti andare noi dallo psicologo al posto suo. C'est la Vie. Dunque che dire: mi hai scatenato parecchie emozioni. Nel mio caso non era difficile. È scritto bene. C'è qualche frase qua e là che non scorre, ma poca roba. Mi è sembrato un po' stereotipato però. La parte che mi è piaciuta di più è stata la descrizione del punto di vista delle figlie, con la loro ragionevole, logica, ipocrita concretezza. Solo che insomma, i rapporti genitori-figli davvero non si possono semplificare così. manca qualcosa che renda il racconto più "personale", più "originale". Ogni famiglia è una storia a sé che merita di essere vissuta e raccontata, a me non piace l'idea (che traspare dopo la lettura) che invece si assomiglino un po' tutte. C'è forse un eccesso di pessimismo nel tuo racconto.
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Re: L'ultimo raggio di sole
Ciao Rosmary, mi ha fatto piacere leggere le tue parole perché la penso come te. C'è gente che difende queste strutture, mi domando come si possa fare... Amo anch'io molto gli animali, ho alcune care amiche gattare, e io stessa ho fatto per molto tempo volontariato nel canile municipale della mia città. C'è molto da imparare dagli animali, sono superiori a noi, loro sono anime pure. Ti comunico che non è stato registrato il tuo voto, se ti fa piacere metterlo, devi scrivere COMMENTO nello spazio sopra a quello dove hai scritto questa recensione (invece ora risulta esserci il titolo del mio racconto, ma ciò rende NON valido il sondaggio). Grazie per tutto, un caro salutoRosmary ha scritto: ↑25/10/2022, 4:44 Letto d'un fiato mi ha fatto scendere le lacrime.
Sono figlia non madre e non ho avuto la possibilità di crescere dei figli.
Sono gattara ho cresciuto mici ho vissuto con loro.
Sono dell'opinione che i cari non devono essere mesi in RSA che io vedo come gabbie...
Bello.
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Re: Commento
Ciao Egidio, mi fa veramente piacere che la storia, a tuo dire, sia ben raccontata. Grazie molte per la valutazione, il commento, e per aver letto il mio racconto. Grazie ancora. Ciao, a rileggerci volentieri.Egidio ha scritto: ↑31/10/2022, 8:52 Storia,ben raccontata, del suicidio di un'anziana, distinta signora, altrimenti indirizzata verso l'ospizio dalle due sue figlie. Il racconto descrive molto bene le ultime ore di questa donna. e dice che lei ha preferito la dimensione spirituale della vita dopo la morte, a un lento declino negli ultimi anni in ospizio.
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Commento L'ultimo raggio di sole
miei confronti. Già, ormai si usa così… E' la triste regola che vige nei confronti --- confronti … confronti
Commento al testo
Scegliendo tra i casi in cui, sempre a mio parere, si potrebbe rendere il testo più scorrevole ti faccio una proposta come esempio:
“Quella conversazione ritornava sovente nella memoria di quella donna che di anni ne aveva non pochi, è vero, i prossimi sarebbero stati 87.
Eppure, nonostante la conta non lasciasse dubbi, il suo cuore era ancora leggiadro e colmo di sogni.”
Proposta:
Quella conversazione ritornava sovente nella memoria di quella donna.
Aveva ottantasette anni, eppure, nonostante la conta non lasciasse dubbi, il suo cuore era ancora leggiadro e colmo di sogni.
“E poi, non è il caso di fare tanti drammi, il posto è molto bello, starai benissimo”.
commento
La frase: “non è il caso di fare tanti drammi” mi suona come un rimprovero, ma se le due figlie stanno cercando di presentarle la cosa come bellissima, forse era meglio non farglielo dire alla figlia.
il “che” ricorre 27 volte. Capisco che spesso sia un facile modo per togliersi dagli impicci, ma spesso rende il periodo “pesante”
esempio:
Adesso, nella nuova dimensione, un inedito percorso sta per iniziare. Sanno, con assoluta certezza, che ciò che gli umani chiamano morte altro non è che un passaggio verso qualcosa di straordinario e inimmaginabile, verso qualcosa che non si estinguerà mai.
Possibile versione alternativa:
Nella nuova dimensione, un inedito percorso sta per iniziare. Adesso lo sanno con assoluta certezza: la morte è solo un passaggio verso qualcosa di straordinario e inimmaginabile, che non si estinguerà mai.
Commento alla storia
L’argomento non è una novità, ma tu lo hai svolto dandogli un’impronta personale. Il finale è molto triste e mi fa temere una visione molto disincantata della vita, anche per l'autrice.
Voto 4
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Re: Commento L'ultimo raggio di sole
Ciao Alberto e grazie molte per i tuoi suggerimenti, per la recensione accuratissima e per la valutazione.Alberto Marcolli ha scritto: ↑04/11/2022, 11:59 accudire se stessa --- sé
miei confronti. Già, ormai si usa così… E' la triste regola che vige nei confronti --- confronti … confronti
Commento al testo
Scegliendo tra i casi in cui, sempre a mio parere, si potrebbe rendere il testo più scorrevole ti faccio una proposta come esempio:
“Quella conversazione ritornava sovente nella memoria di quella donna che di anni ne aveva non pochi, è vero, i prossimi sarebbero stati 87.
Eppure, nonostante la conta non lasciasse dubbi, il suo cuore era ancora leggiadro e colmo di sogni.”
Proposta:
Quella conversazione ritornava sovente nella memoria di quella donna.
Aveva ottantasette anni, eppure, nonostante la conta non lasciasse dubbi, il suo cuore era ancora leggiadro e colmo di sogni.
“E poi, non è il caso di fare tanti drammi, il posto è molto bello, starai benissimo”.
commento
La frase: “non è il caso di fare tanti drammi” mi suona come un rimprovero, ma se le due figlie stanno cercando di presentarle la cosa come bellissima, forse era meglio non farglielo dire alla figlia.
il “che” ricorre 27 volte. Capisco che spesso sia un facile modo per togliersi dagli impicci, ma spesso rende il periodo “pesante”
esempio:
Adesso, nella nuova dimensione, un inedito percorso sta per iniziare. Sanno, con assoluta certezza, che ciò che gli umani chiamano morte altro non è che un passaggio verso qualcosa di straordinario e inimmaginabile, verso qualcosa che non si estinguerà mai.
Possibile versione alternativa:
Nella nuova dimensione, un inedito percorso sta per iniziare. Adesso lo sanno con assoluta certezza: la morte è solo un passaggio verso qualcosa di straordinario e inimmaginabile, che non si estinguerà mai.
Commento alla storia
L’argomento non è una novità, ma tu lo hai svolto dandogli un’impronta personale. Il finale è molto triste e mi fa temere una visione molto disincantata della vita, anche per l'autrice.
Voto 4
In merito alla nota finale, posso dirti che è vero, in certi casi potrei avere una visione disincantata della vita, ma nello specifico di questo racconto non ho voluto, infine, inviare un messaggio negativo. O meglio negativo sì circa il cinismo delle figlie,(però esistono certi personaggi, credimi; sennò non sarebbero così prese d'assalto certe strutture). Sicuramente in merito alla cattiveria delle figlie ho anche voluto esagerare per dare un "tono" un po' diverso al narrato, ma è un racconto e come tale va inteso. Però il finale non è triste secondo me, l'anziana se ne è andata di sua volontà, ricongiungendosi col suo amato marito e portando con se il suo caro gatto. E poi la morte non è detto sia peggio della vita, io non credo, e ho certezza che si vada in una dimensione migliore soprattutto quando la propria esistenza potrebbe essere manipolata e diretta dagli altri contro la nostra volontà. Un grazie ancora, ciao (farò attenzione ai "che"...).
Déjà vu - il rivissuto mancato
antologia poetica di AA.VV.
Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.
Contiene opere di: Alberto Barina, Angela Catalini, Enrico Arlandini, Enrico Teodorani, Fausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, Francesca Paolucci, Gabriella Pison, Gianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, Ida Dainese, Laura Usai, Massimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, Patrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, Silvia Ovis, Umberto Pasqui, Francesco Zanni Bertelli.
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Bagliori Cosmici
la Poesia nella Fantascienza
Il sonetto "Aspettativa" di H. P. Lovecraft è stato il faro che ha guidato decine di autori nella composizioni delle loro poesie fantascientifiche pubblicate in questo libro. Scoprirete che quel faro ha condotto i nostri poeti in molteplici luoghi; ognuno degli autori ha infatti accettato e interpretato quel punto fermo tracciando la propria rotta verso confini inimmaginabili.
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Sandro Battisti, Meth Sambiase, Antonella Taravella, Tullio Aragona, Serena M. Barbacetto, Francesco Bellia, Gabriele Beltrame, Mara Bomben, Luigi Brasili, Antonio Ciervo, Iunio Marcello Clementi, Diego Cocco, Vittorio Cotronei, Lorenzo Crescentini, Lorenzo Davia, Angela Di Salvo, Bruno Elpis, Carla de Falco, Claudio Fallani, Marco Ferrari, Antonella Jacoli, Maurizio Landini, Andrea Leonelli, Paolo Leoni, Lia Lo Bue, Sandra Ludovici, Matteo Mancini, Domenico Mastrapasqua, Roberto Monti, Daniele Moretti, Tamara Muresu, Alessandro Napolitano, Alex Panigada, Umberto Pasqui, Simone Pelatti, Alessandro Pedretta, Mattia Nicolò Scavo, Ser Stefano, Marco Signorelli, Salvatore Stefanelli, Alex Tonelli, Francesco Omar Zamboni.
Le radici del Terrore
Antologia di opere ispirate agli scritti e all'universo lovecraftiano
Questa antologia nasce dalla sinergia tra le associazioni culturali BraviAutori ed Electric Sheep Comics con lo scopo di rendere omaggio alle opere e all'universo immaginifico di Howard Phillips Lovecraft. Le ventitrì opere selezionate hanno come riferimento la narrativa "lovecraftiana" incentrata sui racconti del ciclo di Cthulhu, già fonte di ispirazione non solo per scrittori affermati come Stephen King, ma anche in produzioni cinematografiche, musicali e fumettistiche. Il motivo di tanto successo è da ricercare in quell'universo incredibile e "indicibile", fatto di personaggi e creature che trascendono il Tempo e sono una rappresentazione dell'Essere umano e delle paure che lo circondano: l'ignoto e l'infinito, entrambi letti come metafore dell'inconscio.
A cura di Massimo Baglione e Roberto Napolitano.
Copertina di Gino Andrea Carosini.
Contiene opere di: Silvano Calligari, Enrico Teodorani, Rona, Lellinux, Marcello Colombo, Sonja Radaelli, Pasquale Aversano, Adrio the boss, Benedetta Melandri, Roberta Lilliu, Umberto Pasqui, Eliseo Palumbo, Carmine Cantile, Andrea Casella, Elena Giannottu, Andrea Teodorani, Sandra Ludovici, Eva Bassa, Angela Catalini, Francesca Di Silvio, Anna Rita Foschini, Antonella Cavallo, Arianna Restelli.
Special guests: gli illustratori americani e spagnolo Harry O. Morris, Joe Vigil and Enrique Badìa Romero.
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La Gara 21 - Lasciate ogni speranza, oh voi ch'entrate.
A cura di Conrad.
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La Gara 46 - Non più in vita
A cura di Ser Stefano.
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La Gara 32 - MOM - Storie di Madri (e figli)
A cura di Mastronxo.
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