Voglio essere elogiato
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Voglio essere elogiato
Sto qui ritto sul cassero, carte gonfie come vele
dei miei vuoti pensieri - per sempre ricchi e inutili.
Inquieto del mio valore - con le mie stesse unghie
scorticato come un tronco - imploro un po' di gloria.
Non chiedo forse niente più che di essere elogiato.
Una sfumatura di supplica - mio lettore - di certo
non può esserti sfuggita - l'insistita acclamazione
è il compagno sospirato sul bordo dei mie versi.
Grigio sollievo alla coscienza l'insolente certezza
di una malattia universale - se Dio ne è indenne,
è perché alla Creazione mancarono dei testimoni.
L'adulazione - caro lettore - è il piatto infetto
che mi nutre. E questa vivanda fatale tu di sicuro
la conosci. Ipocrita lettore - mio simile - fratello!
------------------------------
Francisco Goya, "Saturno devorando a su hijo", 1821-1823, Olio su tela, Museo del Prado, Madrid
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Re: Commento
Grazie veramente per il tuo commento! Mi sembra che tu abbia colto il gioco ironico-provocatorio del mio componimento: da una parte il carattere autoreferenziale dei versi, che sembrano parlare di se stessi; e dall'altra il ribaltamento sul lettore, reso consapevole del suo stesso rapporto ambiguo con i versi. Niente più di Goya sa esprimere questo rapporto autodistruttivo della creazione artistica. Un abbraccio!Gabriele Pecci ha scritto: ↑29/09/2022, 20:06 Ottima come sempre Domenico, la trovo ironicamente colta sia nel linguaggio che nella forma, una verità sbattuta in faccia come uno sberleffo, la consapevolezza del proprio valore, ma anche, la superbia vanità, rivendicata, propria, riconosciuta e ricondotta sull'apprezzamento altrui, di e su ciò che si è stati capaci di proporre al pubblico; il pasto di cui nutre e si nutre, ogni forma d'arte, come nel quadro da te allegato, un mostro che divora, fagocita e restituisce, nient'altro che noi stessi; la nostra verità che mente è solo la nostra menzogna più vera. Voto 4.
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Re: Commento
Cara Fra! La capacità di autocritica è l'unica cosa che ci salva dal mostro della vanità che ci divora, come nel dipinto di Goya. Sia in positivo che in negativo: certe volte siamo noi a fare flop, ma altre sono i nostri critici. Una piena e onesta consapevolezza dello sforzo compiuto e del risultato a cui siamo giunti è il nostro saldo punto archimedeo. Un caro abbraccio!FraFree ha scritto: ↑30/09/2022, 19:49 Da scribacchina, più o meno onesta (perlomeno, ci provo), trovo che questa tua poesia menzognera dica una verità vera. Penso che in ognuno di noi ci sia quella sorta di vanità, pur sforzandosi di essere autocritici, che porta quasi sempre al desiderio di avere consensi e "gloria". Ma questo non significa che non si riesca a cogliere i propri limiti e a riconoscere i flop, quando si presentano. Piaciuta.
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Re: Commento
Grazie Gianpiero! Probabilmente è un errore mio. Cercavo solo di rendere l'idea dell'abbondanza dei pensieri, unita alla loro povertà di contenuto e inutilità pratica.Giampiero ha scritto: ↑09/10/2022, 7:14 Be’, dico la verità (la mia, ovviamente): quel “dei miei vuoti pensieri” mi ha d’acchito reso perplesso, anche perché poi i pensieri si trasformano in “ricchi e inutili”, che se voleva essere un ossimoro io non ne colgo però l’efficacia nel contesto della strofa che chiude con due allitterazioni. Magari non l’ho capita io.
Un abbraccio!
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Re: Commento
Cara Laura! Grazie per il tuo commento. Sì, siamo tutti un po' afflitti da questo male. In misura contenuta e modarata da una capacità autocritica la cosa è anche utile, perché può rafforzare la socialità. Ma spesso diventa eccesso.Laura Traverso ha scritto: ↑09/10/2022, 14:56 Hai sottolineato, con la tua poesia, una realtà che ritengo piuttosto assoluta, salvo forse rare eccezioni. Utile è, e sarebbe, un'autoanalisi, una comprensione dei propri limiti e dei propri pregi, ma non sempre è facile poterlo fare. Molto significativa è l'immagine del Goya allegata. Voto alto per questi tuoi versi veritieri e poetici. Ciao
Cmq, se noi siamo in questo forum, è probabilmente perché cerchiamo l'approvazione degli altri. Non sempre, però, arriva. Ed è a quel punto che dobbiamo capirò cosa vogliamo fare delle critiche.
Un abbraccio!
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Re: Commento a Voglio essere elogiato
Ciao Eleonora! Grazie mille del tuo commento. I versi non intendevano smuovere niente di profondo sull'esistenza. E' un gioco di specchi, in cui ognuno, alla fine, può riconoscere i suoi vizi e i suoi limiti, se vuole. Un abbraccio!
PS Attenta che hai scritto Commento a Voglio essere elogiato, invece di Commento
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Re: Commento
Caro Francesco! Come sempre grazie per il commento. Hai ragione sul fatto che Saturno simboleggia la lotta per il potere, ma in realtà può avere molti altri significati (vedi ad esempio "Saturno e la melanconia" di Panofsky). In particolare io qui lo uso proprio per intendere che il desiderio di gloria è qualcosa che ti può "divorare" come un mostro. L'opera di Goya si presta a questa interpretazione. Riguardo ai voti scelti alludono al mio desiderio di essere elogiato: nessuno può essere interpretato come una critica, anche se esiste - o almeno ho cercato di dare - un ordine crescente ai voti da Bravissimo a Genio (ma nessuno mi ha dato ancora del Genio, purtroppo ). Su Dio hai ragione: l'autoelogio è nella sua natura divina.Francesco Pino ha scritto: ↑13/10/2022, 14:40 Ciao Domenico. Il contorno alla tua poesia mi ha mandato un po' in confusione: Saturno che mangia i suoi figli simboleggia la competizione, la rivalità per il trono. I termini che hai scelto di dare ai voti alludono alla presuntuosita' . Nel tuo lavoro però io non vedo richiami né alla rivalità né alla presuntuosita'. C'è la voglia di essere elogiati ed è descritta in grande stile. Non è forse quello che vuole ogni artista? Senz'altro si, e ci mostri questa certezza inconfutabile. Nessun accenno alla competizione (quella si, dannosa) nei tuoi versi, nessun "io sono il più bravo". Non c'è nemmeno bisogno di far appello alla giusta autocritica e all'umiltà perché nella tua poesia non c'è traccia della loro mancanza. L'artista spera sempre nel consenso del pubblico, c'è chi ne fa un lavoro e con gli applausi ci campa. Dio ne è indenne? Non so, credo che in mancanza di pubblico si sia lodato da solo: "E vide che era cosa buona."
Mi è piaciuta particolarmente l'apertura dai richiami marinareschi.
Stupefacente
Grazie ancora e un abbraccio!
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Io non sono un poeta
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange"
Diceva Corazzini....
mentre tu "inquieto del tuo valore" sei alla ricerca di un po' di clamore e di adulazione
come negartelo!
Bel pezzo, snello ma pregno.
Un saluto Domenico.
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Re: Commento
Ciao Mauro! Molto bella la citazione di Corazzini. Ti ringrazio molto per il commento.Mauro Conti ha scritto: ↑13/10/2022, 16:08 "Perché tu mi dici: poeta?
Io non sono un poeta
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange"
Diceva Corazzini....
mentre tu "inquieto del tuo valore" sei alla ricerca di un po' di clamore e di adulazione
come negartelo!
Bel pezzo, snello ma pregno.
Un saluto Domenico.
Un abbraccio!
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Re: Commento
Grazie Rick! Sei stato adulatorio a sufficienzaBladeRunner ha scritto: ↑22/10/2022, 18:36 Ben giocata, bello stile. Si vede che sai rendere i versi fluidi, scioglierli e annodarli a tuo piacimento, da bravo uomo di mare, anche in mezzo a tempeste di incompetenza, che rischiano di affondare anche le navi più solide.
Metrica perfetta in un sonetto privo di rime.
Ho solo il dubbio che si riferisca a qualcosa di estremamente personale, qualcosa che mi sfugge...
Comunque che dire: impeccabile. Sarà adulazione?
Non c'è nulla di meno personale di quello che è veramente personale. In qualche modo i "nostri" peccati sono i peccati di tutti; altrimenti, se non sapessimo che gli altri sono capaci di riconoscerli - e di confessarli -, non sarebbero più peccati.
Un abbraccio!
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Re: Commento
Grazie Rosmary! Mi spiace non aver soddisfatto i tuoi gusti. D'altra parte la mia poesia intendeva far riflettere, piuttosto che suscitare emozioni. Un abbraccio!
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che mi nutre. E questa vivanda fatale tu di sicuro
la conosci. Ipocrita lettore - mio simile - fratello!" Meritevole di 4.
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Re: Commento
Grazie mille Giuseppe! Soprattutto per aver colto l'ironia, che è la cosa più importante quando si parla di vizi.Giuseppe Gianpaolo Casarini ha scritto: ↑01/11/2022, 9:21 Ironica e spiritosa introspezione ben costruita meritevole di 4.
Un abbraccio!
PS Se ti va di allungare un poco il commento, il tuo voto risulterà valido. Grazie!
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Re: Commento
Sì, hai ragione. La terzina finale funziona benissimo, ma non per merito mio, essendo quasi un plagio da BaudelaireGiuseppe Gianpaolo Casarini ha scritto: ↑01/11/2022, 9:21 Ironica e spiritosa introspezione ben costruita a partire dalla ammiccante e quasi istrionesca quartina iniziale nonché dalla lapidaria e significativa terzina finale, "L'adulazione - caro lettore - è il piatto infetto
che mi nutre. E questa vivanda fatale tu di sicuro
la conosci. Ipocrita lettore - mio simile - fratello!" Meritevole di 4.
Grazie ancora!
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Re: Commento
Grazie mille, caro Egidio! Doverosa citazione di un poeta che ha fatto dei vizi umani un'analisi spietata e bellissima. Un abbraccio!
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Re: Voglio essere elogiato
Non so se abbia funzionato o meno il dar dell'ipocrita a chi ti legge, seppure accomunato all'autore che compone. Mal comune...
Credo che nel linguaggio poetico vada celebrata in primo luogo l'estetica dei versi, e i tuoi quasi liberi (per il tentativo di contenerli entro determinati paletti) a mio avviso centrano l'obiettivo. L'oggetto componimento poetico costuito con strofe e versi è bello a vedersi come a leggersi. Sul senso in poesia sono tollerante, perché non penso sia essenziale, pure se Heidegger scrive che i poeti sono i veri dicenti mentre gli scrittori si limitano a enumerare concetti.
Tra Dire ed esprimere concetti, servirsi della lingua e servire il linguaggio, passa un universo infinito. Eppure tutti si affannano a trovercelo un senso in una poesia, come se fosse essenziale, anzi dirimente.
Come se quel Sempre caro mi fu quell'ermo colle debba per forza avere un riferimento reale, debba voler significare per forza qualcosa che il poeta voleva farci capire, con tanto di note a piè pagina.
Ma il poeta ha cercato significati altrove e in altre opere, non aveva bisogno di esprimere senso lì, ma di dire e basta
Il colle è come un dipinto, un'immagine, che dice di per sé.
Dunque, il senso e l'ironia valgono e non valgono. Dunque, vale quello star ritto sul cassero, con carte gonfie come vele, inquieto del tuo valore e scorticato come un tronco. E quest'immagine dice più di quanto significa.
A rileggerti
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Re: Voglio essere elogiato
Ciao Namio! Lascio a chi è più bravo di dipanare il groviglio tra forma e contenuto. Heidegger aveva una visione quasi mistica e profetica della poesia: il portare alla luce e rivelare l'ente della poesia di Hölderlin. Non ho questa pretesa, ma non cerco solo la forma. Le dediche a Cioran e Baudelaire svelano l'intento ironico e provocatorio: il gioco di specchi che c'è tra confessore e penitente. Come nel romanzo La caduta di Camus, dove il protagonista fa il mestiere del "giudice-penitente" mettendo a nudo la sua duplicità e il marciume dietro la sua apparentemente irreprensibile esistenza. E così facendo svela al suo interlocutore l'orrore che l'altro si porta dentro e lo costringe a confessarsi. Il mio lettore è il mio penitente. Non credo di essere tanto bravo da aver raggiunto l'intento, ma tanto valeva sperimentare.Namio Intile ha scritto: ↑22/11/2022, 11:47 Ciao, Domenico.
Non so se abbia funzionato o meno il dar dell'ipocrita a chi ti legge, seppure accomunato all'autore che compone. Mal comune...
Credo che nel linguaggio poetico vada celebrata in primo luogo l'estetica dei versi, e i tuoi quasi liberi (per il tentativo di contenerli entro determinati paletti) a mio avviso centrano l'obiettivo. L'oggetto componimento poetico costuito con strofe e versi è bello a vedersi come a leggersi. Sul senso in poesia sono tollerante, perché non penso sia essenziale, pure se Heidegger scrive che i poeti sono i veri dicenti mentre gli scrittori si limitano a enumerare concetti.
Tra Dire ed esprimere concetti, servirsi della lingua e servire il linguaggio, passa un universo infinito. Eppure tutti si affannano a trovercelo un senso in una poesia, come se fosse essenziale, anzi dirimente.
Come se quel Sempre caro mi fu quell'ermo colle debba per forza avere un riferimento reale, debba voler significare per forza qualcosa che il poeta voleva farci capire, con tanto di note a piè pagina.
Ma il poeta ha cercato significati altrove e in altre opere, non aveva bisogno di esprimere senso lì, ma di dire e basta
Il colle è come un dipinto, un'immagine, che dice di per sé.
Dunque, il senso e l'ironia valgono e non valgono. Dunque, vale quello star ritto sul cassero, con carte gonfie come vele, inquieto del tuo valore e scorticato come un tronco. E quest'immagine dice più di quanto significa.
A rileggerti
Un abbraccio forte!
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ho gradito il gioco che crei col lettore e che, qui su BA, trova la sua cornice naturale, come negarlo?
Lo chiamo "gioco" perché questo deve restare, e come tale lo apprezzo. Ti prego, non fare che vada oltre!
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Re: Commento
Ciao Marino! Ci mancherebbe! E' un modo di scherzare sulle nostre debolezze di autori. E magari così alleggerire il peso della competizione. Un abbraccio!Marino Maiorino ha scritto: ↑03/12/2022, 9:33 Domenico,
ho gradito il gioco che crei col lettore e che, qui su BA, trova la sua cornice naturale, come negarlo?
Lo chiamo "gioco" perché questo deve restare, e come tale lo apprezzo. Ti prego, non fare che vada oltre!
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Perdona il gioco di parole ma il tono ironico della tua "implorazione" mi ha ispirato. Le lodi piacciono a tutti, è inutile fare l'ipocrita, lo dici chiaro e tondo anche tu nel finale, basta che non diventino un bisogno patologico, non è il tuo caso, ne sono certo.
Comunque il mio elogio lo prendi lo stesso, vedi di non montarti la testa, eh!
Ciao Domenico, alla prossima.
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Re: Commento
Caspita! Mi hai preso sul serio. Bella anche la tua riflessione sul rapporto distorto tra l'artista e il cibo. Molto appropriata. Grazie mille e un abbraccio!Paola Tassinari ha scritto: ↑09/12/2022, 17:57 Mi ero ripromessa di dare valutazioni anche tecniche, ma poi con la tua poesia salta tutto, ma proprio tutto. Adulazione non è altro che voler essere amati, un poeta, un'artista il più delle volte non si è sentito amato, (per Freud tutto accade nell'infanzia a Leopardi si appaia l'anafettività della madre, del padre e il vivere in un angusto paese senza avere con chi parlare e confrontarsi ma io vado oltre e penso che ci sia anche qualcosa di innato e Dio dà i talenti che devono essere restituiti, quindi l'artista vuol essere accarezzato, ne ha bisogno più che del cibo e infatti bulimia e anoressia imperano) perciò alla tua poesia dò 5 e avrei voluto dare 6 perchè il tema è nuovo, fresco e vero oggi più che mai, perché ben pochi sono sinceri come te… chapeau
Gara di primavera 2024 - La cantautrice calva - e gli altri racconti
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Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
A cura di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (2,50 MB scaricato 289 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.