Lo spirito dell'acqua
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Finalmente qualcuno posta un racconto dopo essersi presentato.
Il racconto è una fiaba, una rivisitazione, a mio parere, gradevole e con un tocco fantastico, de Il Principe Ranocchio, di cui possiede tutti gli elementi: la giovane ragazza, il lago o comunque l’acqua, lo spirito dell’acqua che è un bell’uomo trasformato in spirito, per una sorta di incantesimo. I due si salvano a vicenda, lei viene sottratta dalla sua paura, lui dal suo oblio centenario, così da ritrovarsi insieme.
Ben scritto. La struttura è valida, con un intreccio tra la storia di lui e di lei con due analessi. E poi, al tempo presente, il loro incontro a sciogliere i legami a cui entrambi erano avvinti. E il lago, l’acqua, che potenzialmente li divideva a unirli. L’acqua come comunione, come elemento comune alla fine.
Ho trovato molti refusi e imprecisioni, che ti indico.
"Da quando tempo ormai, aveva 30 anni? (Trenta lo scriverei a lettere.)
Una vita, forse due (metterei una virgola) e ne sarebbero passate ancora altre. Si sistemó la marsina, fu un gesto istintivo, una vecchia abitudine, perché in realtà nessuno l'avrebbe visto. Nessuno poteva vederlo. Lui ora apparteneva al mondo delle leggende, più o meno. Un po' come babbo natale o la befana. Ma il suo caso era diverso. Lui un tempo era esistito, esistito nel mondo vero, con tutte le sue problematiche. Aveva amato, aveva vissuto, fino a quando non era sparito. Com'era successo ormai non aveva importanza. Ma qualche volta ci pensava ancora, perché da qualche parte, in fondo al suo cuore (anche qui una virgola) era rimasta la speranza di tornare. Scacciò quegli stupidi pensieri, e si apprestò ad uscire. Cosa avrebbe fatto, (qui, invece, è di troppo, perché separa soggetto e oggetto) ancora non lo sapeva, in (manca lo spazio) fondo non aveva mai molto da fare, c'erano spiriti e leggende più impegnate di lui. Lui (Meglio egli, perché soggetto e perché eviti la ripetizione) era solo lo spirito dell'acqua. Lo era diventato tanti anni prima, salvando qualcuno che stava per annegare. Ormai aveva dimenticato chi avesse salvato, ma ricordava il fatto, come ricordava di non essere morto, non nel senso vero del termine, almeno. No, lui (virgola) per fortuna, sempre che fosse una fortuna quella, aveva continuato a vivere, mutando forma.
Gli spiriti come lui andavano e venivano, a seconda dei tempi e delle situazioni. Qualche volta tornavano nel mondo, altre volte morivano, perché nessuno più credeva in loro, e lasciavano il posto vuoto per un po'. Era accaduto allo spirito dell'acqua prima di lui e forse sarebbe capitato anche a lui. Ma per ora, per quanto sempre meno persone immaginavano la sua esistenza, lui ancora non era sparito. Chissà perché? (Sei sicura che sia una domanda?)
Era al lago con alcuni suoi amici. Non voleva essere lì. Le mancava l'aria e si sentiva persa. Odiava l'acqua e la temeva. Era così da quando era bambina. Giocando con i cugini, in un momento in cui gli adulti erano distratti, aveva rischiato di affogare, e da allora si teneva ben alla larga da tutto ciò che era più profondo di una pozzanghera. E i suoi amici lo sapevano, sapevano che l'acqua la faceva stare male, eppure l'avevano costretta ad andare lì. Aveva provato a rifiutare, a spiegare (tra virgole) per l'ennesima volta perché non poteva andare lì, ma non c'era stato nulla da fare.
«Mica devi bagnarti per forza?» (Anche qui: sei sicura sia una domanda?)
Aveva provato a spiegargli che anche (forse è meglio solo) vedere l'acqua la sgomentava, che la sua era più di una semplice paura. Cosa sarebbe successo se fosse finita in acqua (ripetizione. Suggerimento: ci fosse finita dentro) per sbaglio?
«E dai, mica sei una bambina!» Le avevano detto ridacchiando. No, lei non era una bambina ma loro, non volevano capire. Sicuramente avrebbe dovuto lasciarli perdere, ma (incidentale anche qui. Tra virgole) bene o male erano gli unici amici che aveva. Così, ora si trovava in un posto che non le piaceva, seduta da sola, mentre gli altri si divertivano in acqua.
Alla fine aveva pensato di andare al lago. Era il posto dove tutto era cominciato, ma era anche un posto tranquillo, dove si sentiva in pace. Le sue speranze di tranquillità e pace però, andarono subito in frantumi. Al lago c'erano dei ragazzi. La musica che ascoltavano, (virgola di troppo, separi soggetto e predicato) era un rumore perforante che gli faceva dolere le orecchie. Non si sarebbe mai abituato. Dov'erano i violini? Il suono celestiale dell'arpa? Perfino il Valzer, (anche qui dividi soggetto e predicato) gli sembrava una musica sublime, in confronto. Doveva andarsene di lì, nessuno avrebbe avuto bisogno di lui, e lui non aveva bisogno di quello. Ma non si risolse. Una ragazza attrasse la sua attenzione. Sembrava triste e sola. Se ne stava sulla riva, ben lontana dall'acqua. Le altre ragazze indossavano succinti costumi, lei no. Perché? Per quello che lo riguardava gli sembrava più consono il vestiario della ragazza, pantaloni e maglietta, che quello delle altre, ma in quei due secoli di vita, ne aveva viste troppe per sorprendersi di qualcosa ormai. Ma quando si sarebbe arrestata la caduta della morale? (Qui l’autore entra a gamba tesa: l’avrei evitato)
La ragazza aveva degli strani aggeggi nelle orecchie, e lui aveva imparato che servivano per la musica. Perché gli (una g di troppo) usava? Non le piaceva quello che stavano ascoltando i suoi amici, da quelle strane scatolette piatte? (Secondo me l’ucronia non ci sta. Vive tra noi quindi sa tutto)
I suoi amici la chiamarono. Se ne accorse dai gesti che facevano per attirare la sua attenzione. A malincuore mise via le cuffie. Preferiva la musica classica, (virgola di troppo) alla trap (qui va la virgola, il ma avversativo) ma se lo avesse detto, l'avrebbero presa in giro anche per quello. Non capiva quello che le dicevano. Si avvicinò di qualche passo, restando il più possibile lontano dall'acqua. I suoi amici erano tutti in acqua. Se le volevano parlare perché non si avvicinavano loro? Poi uno di loro si spostò un poco verso la riva, ma c'era un poco di vento e lui stava parlando a voce troppo bassa. Si avvicinò ancora (qui la virgola la metterei) in fondo lui era quasi uscito dall'acqua.
« (Qui va il maiuscolo) allora cosa c'è di così importante da avermi fatto arrivare fin qui?»
« (Anche qui)unisciti a noi!» Fu la risposta. Gli (anche qui la g è di troppo) avrebbe mandati al diavolo, volentieri. Ma successe tutto in fretta. Un altro amico si era avvicinato (incidentale tra virgole) e prima che lei potesse accorgersene era finita in acqua. Lei annaspava, mentre la corrente faceva come voleva. I suoi amici ridevano. Sarebbe morta. In quel tratto il lago era abbastanza profondo, gli altri ridevano. La corrente era troppo forte per lei, e la paura le impediva di ragionare. Il tessuto dei pantaloni stava facendosi pesante.
Poi qualcosa l'afferrò. Una voce gentile le disse di non preoccuparsi. Stava morendo? Sicuramente sì.
Ma non morì. Venne portata a riva. La voce gentile era ancora vicino a lei, ma lei non vedeva nessuno. I suoi amici le si avvicinarono. Stavano ancora ridendo.
« (Maiuscolo) tutto bene?» la canzonarono.
«No che non sto bene! Sono quasi morta!»
« (Maiuscolo)esagerata!» Poi il gruppetto si girò verso il lago ridendo.
«L'acqua è cattiva...» disse la ragazza.
«No. L'acqua non è cattiva, può essere pericolosa, ma mai cattiva. Io posso esserlo.» Disse la voce gentile, che ad un tratto sembrava arrabbiata.
Lui aveva assistito a tutta la scena. Aveva ascoltato i discorsi degli altri ragazzi, e aveva sentito che volevano fare uno scherzo all'amica paurosa. Inizialmente aveva pensato di farsi gli affari suoi, ma quando aveva capito la natura dello scherzo e le conseguenze che avrebbe potuto avere, si era buttato in acqua senza pensarci.
Ora pensava che sarebbe stato lui a divertirsi. La ragazza tremava e sembrava ancora più triste e angosciata di prima. E lui non lo sopportava. Scatenò il lago. Le correnti aumentarono a dismisura e i ragazzi non riuscirono a fronteggiarle. Sarebbero morti, tutti. Ma non era questo il suo obbiettivo. Il lago si calmò d'improvviso. I ragazzi spaventati corsero fuori dall'acqua, presero le loro cose e scapparono via chi in motorino, chi in macchina.
Lei era scocciata.
« (Maiuscolo) sei stato tu?» (Maiuscolo) chiese rivolta all'uomo che non vedeva.
« Sì. Quei mascalzoni meritavano una punizione.»
«Hai uno strano modo di parlare...e comunque mi è sembrato esagerato » (manca il punto fermo)
«Vi prego di perdonarmi, ma il linguaggio moderno, (virgola di troppo) non lo comprendo. E comunque no, non ho esagerato. Sapevo bene quel che facevo» (e manca il punto)
« Sarebbero potuti morire.»
« (Maiuscolo? E poi sotto in tutti i discorsi diretti dopo il punto fermo) ora lo sanno anche loro. Non gli avrei mai uccisi. Ho solo giocato loro lo stesso scherzo che hanno giocato a voi.»
«chi sei?» era pazza. Doveva essere impazzita. Sicuramente mentre era in acqua doveva aver battuto la testa, e adesso stava parlando da sola.
« sono lo spirito dell'acqua.»
«chi sei?»
«Siete libera di non credermi. Piuttosto ditemi perché vi spaventa tanto l'acqua. »
Lei gli rispose. Ed in breve tempo, si ritrovarono entrambi a parlare del loro passato. Lei gli spiegò come mai non si era mai ripresa dallo shock vissuto tanti anni prima, lui le raccontò la sua esistenza e cosa significasse essere una leggenda.
Lei non poteva vederlo, ma riusciva ad aprirsi a lui come non aveva mai fatto con nessuno. Lui, sentiva che lei era speciale, e qualcosa mai davvero provato prima, gli stava crescendo nel petto, insieme ad una speranza che non aveva nome.
Continuavano a parlare incuranti dello scorrere del tempo. Il pomeriggio si fece sera, la sera divenne notte e loro stavano ancora parlando.
Lei si sentiva strana, e anche se ormai credeva di essere impazzita, le piaceva quella strana follia. Con lui si sentiva se stessa e libera finalmente, e non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe sentita così. Non voleva che il tempo passasse, sarebbe voluta stare lì in eterno. Qualsiasi cosa fosse quella che stava vivendo non voleva rinunciarci per nulla al mondo. Lui le aveva detto che aveva bisogno di trovare qualcuno che credesse in lui, lei voleva credergli, con tutta se stessa. Ma sarebbe bastato per non farlo sparire? E sarebbe servito per tenerlo accanto a sé, come amico almeno? Anche se in petto le si agitavano mille emozioni, che sospettava essere ben diverse dalla sola amicizia.
Lui era in pace con se stesso. Per la prima volta, in quei due secoli, non gli pesava la sua forma. Ne era quasi lieto. Lei era una ragazza bellissima e giovane, e di sicuro non avrebbe mai trovato attraente un uomo come egli (Questo è un errore. Egli in italiano si adopera solo come soggetto, Come lui). Nel suo vecchio mondo andava bene, seguiva la moda e il gentil sesso non aveva mai mostrato spregio della sua compagnia, ma quel mondo era morto, con tutte le sue usanze. Eppure una parte di lui avrebbe voluto tornare ad essere reale. C'era qualcosa che aveva messo radici nel suo cuore, senza che lui potesse impedirlo e questo qualcosa era legato, indissolubilmente, allo sguardo della ragazza.
Venne l'alba e loro ancora parlavano. Lei aveva lo sguardo al lago. Per tutto quel tempo aveva preferito guardare l'acqua, per quanto le facesse paura, pur di avere un contatto con qualcosa di visibile e reale. Poi lui si mise (smise?) di parlare, e lei d'istinto su voltò verso di lui. Le mancò il fiato. Un uomo, con i capelli scuri e gli occhi verdi (virgola) le stava accanto. Indossava abiti antichi, aveva le basette ed i baffi. Ed era bello. Il cuore le martellava nel petto. Cosa era accaduto? Era tornato lui? Se ne era andata lei? Era impazzita, o forse era… (spazio) in coma? Succedevano cose strane alla gente in coma, lo aveva letto, da qualche parte. Ma in quel momento era troppo felice e non voleva pensarci. Gli toccò il volto.
«mi vedete?» chiese lui stupito dal gesto. Lei annuì.
«Sei bello, anche se sembri uscito da un romanzo!» Chi o cosa gli aveva dato il coraggio di dire quella frase, non lo avrebbe saputo dire. Lui sorrise. L'attimo dopo si chinò a baciarla. Era tornato nel mondo reale, quasi non ci credeva, non era più lo spirito dell'acqua. Era un sogno? Ma quel bacio era reale, lo sentiva. Lo sentivano entrambi. Quello che sarebbe successo poi, lo avrebbero affrontato insieme, in un modo o nell'altro."
Un buon lavoro, a rileggerti
Re: Lo spirito dell'acqua
Su molte cose sono stata d'accordo, su altre un po' meno, ma capisco il suo punto di vista. Per esempio la frase "Ma quando si sarebbe arrestata la caduta della morale?" Non è un mio giudizio, quanto quello di un uomo di due secoli fa, che non si è ancora del tutto abituato ai tempi nuovi. Così come il commento sui cellulari ("strane scatolette piatte "), è vero che vive tra noi, ma non per questo ha la stessa conoscenza su ogni cosa. Avevo mio nonno (classe 1910) che usava e capiva alcuni oggetti "moderni" ma faceva molta fatica a comprenderne altri. C'è da considerare anche il fatto che lui sia invisibile, e che quindi non può interagire al 100% col nostro mondo, e che il "contatto" con la ragazza è stato il primo.
Comunque ancora grazie, ho davvero apprezzato il suo commento. In realtà, temevo che anche questo racconto restasse senza commenti. È il terzo che pubblico sul sito, gli altri due sono estranei alla gara. Buona serata.
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Re: Lo spirito dell'acqua
Ciao, Marirosa. Senza dubbio mi sono spiegato male. Il racconto ha un io narrante che coincide con il protagonista: lo spirito dell'acqua. Quindi il breve brano che ho sottolineato è espresso dalla voce narrante. Ora, a mio avviso, mio bada bene, se il discorso lo introduci così, con una domanda secca (Ma quando...), l'impressione mia, di lettore, è che non sia più il narratore a parlare. E se non è il narratore, dato che non può essere il protagonista, non rimane che l'autore. E quindi sembra che l'autore voglia dire quel che in realtà dovrebbe essere un pensiero del protagonista. Non so se mi sono spiegato. Secondo me si può ovviare all'inconveniente ricorrendo a un banale Si domandò quando... o Si era chiesto tante volte quando...
È un accorgimento per evitare anche l'effetto autore/narratore/protagonista che mi racconta di quando le cose andavano meglio.
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Re: Lo spirito dell'acqua
Mi sarebbe piaciuto capire di più i reali motivi che hanno spinto una ragazzina moderna (immagino molto più giovane del protagonista) ad essere attratta da un uomo così "maturo" come lo spirito dell'acqua, oltre al fatto che lo ritiene bello e uscito da un romanzo.
Nel complesso mi è piaciuto tanto, l'ho riletto più volte per piacere personale!
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La lettura sarebbe molto più piacevole se correggessi i refusi che Namio Intile ha messo in evidenza.
Randagia, che ora cerca di capire come si vota
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Re: Lo spirito dell'acqua
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
- Maria Spanu
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A presto.
Bagliori Cosmici
la Poesia nella Fantascienza
Il sonetto "Aspettativa" di H. P. Lovecraft è stato il faro che ha guidato decine di autori nella composizioni delle loro poesie fantascientifiche pubblicate in questo libro. Scoprirete che quel faro ha condotto i nostri poeti in molteplici luoghi; ognuno degli autori ha infatti accettato e interpretato quel punto fermo tracciando la propria rotta verso confini inimmaginabili.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
L'anno della Luce
antologia ispirata all'Anno della Luce proclamato dall'ONU
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