Repubblica fondata sul lavoro

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2024.

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Lodovico
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Repubblica fondata sul lavoro

Messaggio da leggere da Lodovico »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Ergon: la parola greca che indica il lavoro. Era stato paradossale vedere sulla carta intestata della ditta Ergon S.r.l., l’annuncio che per lui il lavoro non c’era più.
“Licenziamento per riduzione del personale”. Il proprietario, il signor Mazza, gli aveva spiegato che, con le nuove tasse imposte dal governo, aveva dovuto tagliare drasticamente i posti di lavoro. In tutto lo Stato le aziende licenziavano. Niente stipendio, niente soldi per la famiglia. Era finita.

Le sue mani decomposte riuscirono finalmente ad aprire la bara. Sentiva ancora in bocca il sapore acre del vomito che lo aveva soffocato la notte in cui, per la disperazione, aveva bevuto una bottiglia di whisky e ingoiato una scatola di sonniferi.
Il responsabile della sua morte l’avrebbe pagata. Pochi metri e si unì a lui il suo collega ragioniere del secondo piano, con il cuore spezzato in due da un infarto per il dolore dell'impiego perso. E la segretaria del capo, imputridita sul fondo del lago insieme alla sua auto dopo il licenziamento.

I suoi occhi dalle palpebre grigie e ormai marcite riconobbero il suo ex datore di lavoro, il signor Mazza, a pochi metri da loro. Con un impressionante buco nella scatola cranica. Se lo era fatto col suo fucile da caccia quando la Ergon S.r.l. era fallita. Si unì a loro.
La strada che li avrebbe portati a Roma era lunga. Da ogni cimitero qualche cadavere in giacca e cravatta o in tuta da operaio si metteva a marciare verso la capitale. Erano migliaia. Svegli per vendicarsi.

Quando il ministro delle finanze sentì scuotere la porta ebbe un brivido.
Un brivido di piacere.
Davvero quei cervelli marci pensavano di coglierlo di sorpresa?
Terminò senza fretta il bicchiere di cognac Hennessy XO, visibilmente divertito. La stessa cosa fece il ministro della difesa seduto di fronte, poi quest'ultimo prese il cellulare.
– Generale, tocca a lei.
I bagliori dei lanciafiamme dell'esercito illuminarono il salotto a giorno.
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Yakamoz
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Messaggio da leggere da Yakamoz »

Magari fosse così! Ma manco da morti protestano gli italiani! Sempre molto attenuati e attenti più ai loro problemi individuali, io compreso, piuttosto che a problematiche/questioni di carattere collettivo/sociale. Non esistendo forze aggreganti convincenti in Italia per fare proteste e scioperi, ma surroghiamo abbastanza bene col "populismo" che fa contento il "popolino"; e poi ci si lamenta che esiste gente che neppure vota.

Il tuo è un microracconto: scritto con una buona prosa, e abbastanza originale, anche surreale, nell'introdurre elementi alla Carpenter, infatti la scena dei morti che resuscitano mi ha ricordato il film (e similari) "Essi vivono", horror/splatter di molti annetti fa. Diciamo che il racconto non è male, per come è scritto e per quello che intende comunicare, manca però, forse per la brevità della trama, qualcosa di incalzante/appassionante (pathos) che riesca a dargli la giusta luce. Cioè, e scusami se te lo dico, non mi ha convinto molto: per via del finale troppo vago e aperto, un po' da games/sparatutto e per la poca profondità emotiva (malgrado la bella prosa) che il testo trasmette.

Voto 4/5, ma solo per la prosa, perché il contenuto (nel mio valutare soggettivo il contenente e il contenuto) non mi ha convinto molto e tu potevi sicuramente fare di più, avendo letto già cose tue in precedenza.

Tante belle cose, Lodovico

Antonio

P.S. 4 (che non è Pleistescion 4 ma il voto) perché cmq il racconto è divertente e ironico, meritevole sotto questo aspetto, e ad altri potrebbe sicuramente piacere, essendo il mio, e qui mi ripeto, solo un giudizio personale.

P.P.S. In precedenza mi hai scritto che non riesci ad andare altre un certo limite di battute, il che non è un male. Io noto che hai una scrittura abbastanza "Punk", ma magari mi sbaglio, ed è questo il motivo. È un fatto di stile, tecnica di scrittura, io sono più "arcaico" come scrittura, uso molti aggettivi, avverbi, disloco molto, uso frasi gemelle e altro. Con questo non voglio dire che sono più bravo, ma farti capire che con una scrittura più moderna, tipo Chuck Palahniuk volendo estremizzare molto il concetto di "Cultura Punk", è molto più difficile essere estesi: per via di un mindset narrativo molto differente.
Giovanni p
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Buongiorno

ho letto con piacere la tua proposta, l'idea è ottima, mi sono sentito coinvolto per varie ragioni con la quali non intendo annoiarti.
Dare un voto è difficile, è un ottima idea ma non può definirsi racconto, sembra quasi più un incipit.
Comunque sia un voto lo devo dare e l'idea merita, quindi 4.
In bocca al lupo per la gara!
Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Mi associo a quanto detto da Antonio/Yakamoz; il racconto è piacevole (beh, per modo di dire, visto il tema :)) ma, essendo molto breve, forse sarebbe stata preferibile una trovata finale più convincente. Per quanto riguarda il contenuto: gli italiani in grande maggioranza hanno dimostrato di saper accettare tutto, e non c'è motivo di pensare che in futuro sarà diverso. E poi, per quanto riguarda la crisi economica, i guardiani del giardino europeo hanno già pronta la soluzione: produrre armi, bombe e pallottole. Per il nostro bene, naturalmente.
Culture
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Messaggio da leggere da Culture »

Un softhorror sociopsicologico che descrive bene gli stati d'animo dei maltrattati in una forma drammatizzata ma anche divertente.
Tolta la natura e quel che resta di buono sul pianeta, il resto si rivela poco più che niente.
Ho letto oggi del gran galà dei capi di Stato al vertice Nato.
Ho guardato le mises delle Signore e i soliti incravattamenti da migliaia di Euro dei Signori.
Insomma, più horror di così...
Marirosa
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Re: Repubblica fondata sul lavoro

Messaggio da leggere da Marirosa »

Ho letto il racconto, non è per nulla il mio genere, zombie, ambientazione, ma c'è un bel ma: è scritto davvero bene. Il mio voto per questo è 4.
Non lo reputo un incipit, ma senza dubbio non ha la struttura "classica " del racconto, soprattutto manca un finale "circolare", ma personalmente non mi dispiace. I miei complimenti!
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Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.

Contiene opere di: Alberto Barina, nwAngela Catalini, Enrico Arlandini, nwEnrico Teodorani, nwFausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, nwFrancesca Paolucci, nwGabriella Pison, nwGianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, nwIda Dainese, nwLaura Usai, nwMassimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, nwPatrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, nwSilvia Ovis, nwUmberto Pasqui, nwFrancesco Zanni Bertelli.

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A cura di Mastronxo e Ser Stefano.
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Autori partecipanti: nwSkyla74, nwSer Stefano, nwLodovico, nwMastronxo, Paride Buastello, nwWilliam Munny, nwMonica Porta may bee, nwPolly Russell, Luca Fadda, nwMarino Maiorino, nwIsabella Galeotti, Colosio Giacomo,
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