Animali
- carlocelenza
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Animali
Vi racconto una storia, purtroppo vera, che appresi quando ancora facevo il liceo, epoca Guerre Puniche per intenderci.
Ricordo bene il fatto perché mi fece riflettere allora e lo fa ancora.
Durante una primavera insolitamente mite una delle elefantesse dello zoo di londra rifiutò il cibo.
Corsero veterinari e dirigenti, mantenere in buona salute un animale africano abituato al caldo, nel cupo clima londinese non è cosa da poco e con la consueta loro puntigliosità non fu tralasciata nessuna ipotesi ma non si arrivò a nulla di conclusivo.
All'epoca non esistevano ecografie, tac o metodi innovativi di diagnosi ma per quei tempi si fece di tutto e in fretta per arrivare al più presto a una diagnosi.
Lo zoo di londra ha sempre avuto elefanti da mostrare al pubblico, famoso quello che nei primi del novecento era talmente grande che sotto il suo ventre passava una carrozza, le antiche foto sono reperibili su internet se volete vederle e quel gigantesco elefante era così socievole che portava in giro per lo zoo anche venti bambini alla volta.
Con una tradizione tanto radicata la malattia dell'elefantessa divenne un fatto importante e tutti si chiedevano cosa gli fosse successo.
Mentre i giorni passavano le condizioni del povero animale continuarono a peggiorare e la cosa più strana e pericolosa era che neanche beveva.
Ogni tentativo di farla mangiare la faceva infuriare e rendeva le cose ancora più incomprensibili e angoscianti.
Anche quando ormai non riusciva più a reggersi sulle zampe rifiutava cibo e veterinari agitando violentemente la proboscide e nessuno più riusciva a avvicinarsi a lei.
Quando ormai a stento riusciva a muoversi qualcuno si ricordò che l'uomo che solitamente la accudiva era andato in viaggio di nozze e la lampadina si accese nella testa di qualcuno dei dirigenti che fece di tutto per richiamare a Londra l'inserviente.
Non c'erano i telefonini a quei tempi ma alla fine dopo qualche giorno l'uomo giunse trafelato allo zoo e in massa lo accompagnarono dall'elefantessa.
Quando lui si avvicinò lei respirava appena ma lo riconobbe subito e lo sfiorò debolmente con la proboscide.
Pochi minuti dopo morì.
Animali, continuiamo a chiamarli così, ma se sono capaci di suicidarsi se perdono una persona cara forse non saranno intelligenti come noi ma sentimenti e sensibilità ne hanno e da vendere.
La loro vita non è poi tanto bella quando sono in libertà, non hanno avuto la nostra fortuna ma noi umani con loro siamo veramente disumani.
Quando coccoliamo il gatto di casa o il cane o vezzeggiamo il canarino in gabbia pensiamo per una volta di andare in una stalla dove vivono vacche e vitelli, di carezzarne uno e di guardarlo bene negli occhi.
Se qualcuno di voi è capace di dirgli sorridendo " Che tesoro che sei, così calmo, rilassato e simpatico, sai che domani un tizio con un grembiule di gomma ti sparerà in testa una punta d'acciaio e tu diventerai una bella bistecca o un bel mucchio di Hamburger. Sei felice? " .
Una volta non potevamo fare alrimenti, ma oggi possiamo clonare un singolo muscolo da una singola cellula,senza il bisogno di spezzare una vita, una coscienza e forse un amore in un ANIMALE.
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se posso, segnalo che "se perdono una persona " riferito a un animale, stona. robabilmente è meglio scrivere "se perdono un compagno".
poi anche "riusciva a avvicinarsi", mi suona meglio "riusciva ad avvicinarsi".
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Londra è in minuscolo per due volte.
"si chiedevano cosa LE fosse successo", e non GLI
"fare altrimenti", manca la T.
La storia dell'elefantessa è come una favola triste e delicata ma è dall'intero racconto che si capisce quanto ti addolori il comportamento di certi "umani". Il tuo pensiero diventa evidente soprattutto nelle riflessioni finali, nelle considerazioni a proposito dei vitellini. Da questo punto di vista riesci a toccare la coscienza di chi ti legge ma, considerando l'intero racconto, avverto un tono un po' frettoloso particolarmente verso la fine. Le frasi hanno una sfumatura di rimprovero che non armonizza bene con il tono dell'inizio, come se avessi voluto raccontare una storia e poi commentare con una morale o un insegnamento. Scusami se non riesco a spiegarmi, ho quest'impressione che le due parti non si fondano bene insieme. Il titolo invece è azzeccato, nel doppio senso buono di creature non umane, e cattivo di "uomini" indegni.
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Il racconto dell’Animale che si lascia morire di stenti perché la sua esistenza ha perso senso senza l'Umano che si prendeva cura di lei, vira bruscamente verso una considerazione amara sulla scarsa attenzione e sensibilità che le persone mostrano verso quelle che chiamano “bestie”. Sensibilità che per fortuna non manca all'autore, ma il testo merita di essere trattato con la stessa profondità dell'Uomo che ha pensato di scriverlo.
Mi spiace se ho fatto la maestrina, ma penso che la forma di ciò che si scrive non abbia meno importanza del suo contenuto, soprattutto se è portatore di un significato importante come il tuo.
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ma a parte questo, devo a mia volta segnalare che una revisione sarebbe davvero necessaria.
soprattutto a livello di punteggiatura, ma anche, come segnalato da altri, per le maiuscole, gli avverbi, ecc.
a rileggerti
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In tutti i sensi, trattandosi di un elefante.
Una storia del genere ricordo di averla letta tanti anni fa.
E ho letto anche di cani che si sono suicidati dopo la morte del padrone.
Il racconto è buono, ma richiede una fase di editing.
Qualche punto e diverse virgole lo renderanno più scorrevole.
- Roberto Bonfanti
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In definitiva si fa leggere ma non mi lascia un segno particolare.
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"Con la loro consueta puntigliosità", piuttosto che "Con la consueta loro puntigliosità".
"Diagnosi" è ripetuto quasi due volte di fila (quando si parla di tac), consiglio di rivedere quel punto.
Londra con la minuscola? Errore.
Ho trovato altri refusi, ma elencarli tutti toglierebbe solo tempo, sono piccoli e relativi alla forma e facendo una revisione complessiva della sintassi e dell'ortografia ti accorgerai di dov'è necessario fare modifiche. In alcuni punti ho poi notato che la consecutio temporum non fila come dovrebbe e ci sono incisi (quello delle foto su internet) che puoi eliminare tranquillamente, perché non tolgono nulla alla storia.
Proseguendo oltre gli errori di forma, ho trovato l'anima del racconto molto bella. Come ha già segnalato Roberto, il finale è un po' retorico ed è un peccato - a mio avviso la storia in sé è abbastanza forte per concludersi da sola senza eccessi didascalici. Questo perché è narrata come un aneddoto, che già di suo possiede uno specifico modo di raccontarsi ai lettori. Concordo poi con chi ti ha detto che la forma è importante esattamente quanto il contenuto, quindi il consiglio che posso darti è quello di prenderti più tempo per rivedere il testo e intervenire dove c'è qualcosa che oggettivamente non "fila" nel verso giusto.
Al tuo prossimo lavoro, Carlo
- carlocelenza
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Re: Animali
Parlerei per ore dei nostri vicini di casa, potrei raccontarti mari di storie in cui i loro sentimenti sono evidenti e commoventi. Odio, realmente, la violenza, essere carnivori e cacciatori per necessità lo capisco ma ora che potremmo fare un salto di qualità nessuno sembra parlarne.
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- Nunzio Campanelli
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Re: Animali
I vantaggi di un tale metodo sarebbero quelli di non dover sostenere una catena alimentare dedicata agli animali da macello non dovendo quindi coltivare milioni di ettari a mais o fieno, Senza contare che i maggiori produttori di metano al mondo sono proprio loro. Far sviluppare un animale completo comprende il dargli una coscienza che è proprio quello che non vorrei mai fare. Mi piace la carne, non lo nego, ma se avessi la possibilità economica di costruirmi una linea produttiva solo per me lo farei subito. Una cellula muscolare non ha coscienza di se e neanche memoria, quindi potrei gustarmi una bella bistecca senza essere assalito dai sensi di colpa. Per qualcuno potrà sembrare esagerato, ma io come qualcuno di voi sa sono un convertito. Ho praticato per circa cinquanta anni la pesca subacquea da apneista e tra spigole ,cefali e saraghi ho ucciso migliaia di pesci. Poi ho smesso, il pesce mi piaceva tanto, ma non ce l'ho fatta più a sentirli agitarsi mentre morivano. Mi sono fatto schifo e ho smesso, pure pescare le cozze mi da fastidio, pensate vede uccidere un agnellino rimasto legato a terra per ore prima di essere scannato. Scusate la violenza delle mie parole ma che mi siano testimoni di quanto sento questo argomento.
Per me si tratta di una grave omissione non dire nulla al riguardo essendo l'unica cosa che posso fare ora come ora.
Un abbraccio caro Nunzio.
Downgrade
Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
L'Altro
antologia AA.VV. sulle diversità del Genere Umano
Attraverso il concorso "L'Altro - antologia sulle diversità del Genere Umano", gli autori erano stati chiamati a esprimersi sulle contrapposizioni fra identità, in conflitto o meno, estendibili anche a quelle diversità in antitesi fra di loro come il terreste e l'alieno, l'Uomo e l'animale, l'Uomo e la macchina, il normale e il diversamente abile, il cristiano e il musulmano, l'uomo e la donna, il buono e il cattivo, il bianco e il nero eccetera. La redazione cercava testi provocatori (purché nei limiti etici del bando), senza falsi moralismi, variegati, indagatori e introspettivi. Ebbene, eccoli qua! La selezione è stata dura e laboriosa, ma alla fine il risultato è questo ottimo libro.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Furio Bomben.
Contiene opere di: Furio Bomben, Antonio Mattera, Maria Letizia Amato, Massimo Tivoli, Vespina Fortuna, Thomas M. Pitt, Laura Massarotto, Pasquale Aversano, Ida Dainese, Iunio Marcello Clementi, Federico Pavan, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Giorgio Leone, Giovanna Evangelista, Alberto Tivoli, Anna Rita Foschini, Francesco Zanni Bertelli, Gabriele Ludovici, Laura Traverso, Luca Valmont, Massimo Melis, Abraham Tiberius Wayne, Stefania Fiorin.
Vedi ANTEPRIMA (312,10 KB scaricato 118 volte).
Blue Bull
Poliziesco ambientato a Chicago e Nuovo Messico
Un poliziesco vecchio stile, cazzuto, ambientato un po' a Chicago e un po' in New Mexico, dove un poliziotto scopre di avere un figlio già adulto e, una volta deciso di conoscerlo, si accorgerà che non sarà così semplice. Una storia dura e forse anche vera.
Frank Malick, attempato sergente della polizia di Chicago, posto finalmente di fronte alle conseguenze d'una sua mancanza commessa molti anni prima, intraprende un viaggio fino in Nuovo Messico alla ricerca di qualcosa a metà tra il perdono delle persone che aveva fatto soffrire e la speranza di un'improbabile redenzione.
Di Massimo Baglione e Cataldo Balducci.
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La Gara 68 - La gelosia
A cura di Alberto Tivoli.
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La Gara 27 - Io, frammenti di autobiografie
A cura di Ser Stefano.
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Haiku - il giro del mondo in 17 sillabe
A cura di Lorenzo Pompeo.
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