Aurora

[Esposito Okami]

Wes alzò lo sguardo. Le prime stelle iniziavano a brillare in un cielo viola e azzurro. Un’aria gelida iniziava ad invadere quei paesaggi ostili.​ Ma il rifugio era vicino, presto l'avrebbe raggiunto. I cani che lo seguivano latrarono docilmente. Anningan era un grosso maschio di Alaskan Malamute, Malina una splendida femmina di Groenlandese e Amarok un grande e grosso Samoiedo dall'aria sempre imbronciata.
Il tragitto da percorrere per la baita non fu lungo. Una volta dentro, provvide subito ad accendere il fuoco del camino. Era stato previdente, aveva lasciato una buona scorta di legna.​ Subito i tre cani si accucciarono accanto a lui, per godersi il tepore della fiamma.​ Per Wes, notti come quella erano rare. Amava ritirarsi in mezzo alla natura, solo a eccezione dei tre cani che portava sempre con sé; per questo, ogni volta che poteva mollare il lavoro gli amici la civiltà ne approfittava. E quando era con i suoi cani non aveva paura della solitudine nè dei pericoli che potevano esserci nella foresta, perché era con i suoi migliori amici che lo avrebbero sempre protetto. Si strinse ad Amarok, inebriandosi del suo profumo e del calore del suo pelo, così come per gli altri due cani che erano vicini.
Più tardi si svegliò da solo. La sua attenzione fu catturata da un fascio di luce multicolore che si proiettava sul pavimento ondulando come se stava danzando. Guardò fuori dalla finestra da cui proveniva quella luce e capì che cosa stava succedendo: l'aurora boreale! Si alzò in piedi e immediatamente anche i cani si svegliarono, lo seguirono docilmente fino alla finestra. Rimasero lì a lungo, a osservare quello spettacolo di luci nel cielo notturno. Alla fine si addormentarono ancora, sotto la finestra, abbracciato ai suoi cani.
Quando il giorno dopo tornò giù in città, sentì di essere reduce di un'esperienza indimenticabile.

[Stefano Giraldi Ceneda]

Racconto scritto indubbiamente bene, con padronanza del mezzo espressivo e conoscenza della sintassi. La tematica affrontata non mi appassiona e la brevità del testo (che non sempre è una virtù dello scrittore) non facilita il coinvolgimento del lettore nei confronti della storia. Non esprimo voto perché la pubblicazione del racconto a ridosso della chiusura della gara non consente una riflessione idonea sulla qualità del testo.

[Marco Daniele]

E' un testo che mi lascia perplesso... non tanto per la brevità, quanto per l'asciuttezza. Come dire, la trama c'è, ma forse qualche descrizione in più, qualche azione in più, qualche sensazione del protagonista in più non avrebbero affatto guastato. E' scritto comunque bene, linguisticamente parlando.

[Roberto Bonfanti]

Il senso del racconto è racchiuso nella frase finale, in effetti è la descrizione dell’incontro dell’uomo con il miracolo della natura, sicuramente indimenticabile per chi lo vive.
Forse un po’ di questo stupore si perde nell’asciuttezza della narrazione che fa risultare la storia leggermente asettica.
Comunque non mi dispiace.
Segnalo solo un “né” con l’accento invertito.