Il gioco
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Il gioco
Lo scopo del gioco era semplice: atterrare quanti più nemici possibile, e quella mattina Manu era determinato a battere il suo record di settanta punti.
Una volta, aveva perfino atterrato un bambino della sua età.
“Questi sono cinquanta punti” gli aveva detto orgoglioso suo zio.
Forse un giorno sarebbe diventato bravo come il suo papà, che era partito per partecipare ai campionati nazionali e che una volta, stando a quanto si raccontava al villaggio, era perfino apparso in televisione.
Suo zio gli aveva detto che se avesse totalizzato cento punti avrebbe vinto un paio di scarpette da calcio nuove di zecca. Manu se le immaginava già ai suoi piedi, mentre correva per il campo giù al fiume e infilava la porta come Ronaldo. Il suo amico Ibrahim gli aveva detto che un giorno aveva totalizzato duecento punti in una volta sola, ma Manu non sapeva se credergli. Di certo le scarpette di Ibrahim erano ancora rattoppate e logore.
Un raggio di luce inondò il letto, e Manu vide il telo che segnava il confine della sua stanza spostarsi delicatamente di lato. Dal buio comparve suo zio, portando con sé due fucili: uno era sicuramente per lui.
Si vestì di tutta fretta e uscirono insieme dalla camera.
“Non c’è tempo per la colazione, Manu. Gli altri ci stanno aspettando sul camion”, gli disse suo zio posandogli un braccio attorno alle spalle. Manu aveva fame, ma non poteva compromettere la missione della squadra: avrebbe mangiato più tardi.
Passando davanti alla cucina intravide sua madre, la testa raccolta tra le mani come tutte le volte che Manu andava a giocare con lo zio. Non appena lo vide, si asciugò gli occhi con il dorso della mano e corse verso di lui, baciandolo affettuosamente sulla fronte. Poi si alzò e sussurrò qualcosa all’orecchio del fratello.
“Sta’ tranquilla” le rispose lui, e si diresse verso l’uscita, portando Manu con sé.
“Oggi voglio fare almeno cento punti” esclamò Manu, uscendo dalla tenda con l’AK-47 in braccio.
- Ida Daneri
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Ben scritto e ben construito, ma non credo possa essere realistico, o, almeno, spero non lo sia.
A livello stilistico è buono, ma il contenuto non mi convince. Voto 2.
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Re: Commento
Grazie Ida per il commento,Ida-59 ha scritto: ↑21/06/2020, 19:36 Mamma mia, che botta il finale, anche se il dubbio che non fosse un gioco ce lo avevo e le lacrime della madre sono state la conferma.
Ben scritto e ben construito, ma non credo possa essere realistico, o, almeno, spero non lo sia.
A livello stilistico è buono, ma il contenuto non mi convince. Voto 2.
anch'io vorrei sperare che non sia realistico, ma purtroppo sono abbastanza convinto che lo sia. La tragica realtà dei bambini-soldato ormai penso sia, specie in un contesto di guerriglia in Paesi poveri (come vuole essere quello del racconto) un dato di fatto.
Un saluto.
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Re: Commento.
Grazie Laura, lusingato e contento che ti sia piaciutoLaura Traverso ha scritto: ↑21/06/2020, 21:55 Il tuo racconto triste mi è piaciuto. E scritto bene, in maniera sintetica ma efficace. Penso che rispecchi la realtà dei fatti e poi, che sia lo zio o chi altro ad averlo addestrato a quel "gioco" terribile ha poca importanza. Non viviamo su di una nuvola rosa pertanto sappiamo che queste mostruose realtà esistono. Bravo ad averne parlato. Voto alto quindi.
- Fausto Scatoli
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parlarne non fa mai male, sicuramente, anche perché molti fingono che il problema non sussista..
è scritto bene e le descrizioni sono buone.
l'unica cosa che non mi convince è proprio quella di averlo considerato un giorco in tutto e per tutto.
per quanto bambini, un po' di consapevolezza ce l'hanno.
positivo, comunque.
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Re: Commento
Grazie Fausto,Fausto Scatoli ha scritto: ↑22/06/2020, 9:14 beh, il tema è tremendo e, purtroppo, attualissimo.
parlaarne non fa mai male, sicuramente, anche perché molti fingono che il problema non sussista..
è scritto bene e le descrizioni sono buone.
l'unca cosa che non mi convince è proprio quella di averlo considerato un giorco in tutto e per tutto.
per quanto bambini, un po' di consapevolezza ce l'hanno.
positivo, comunque.
hai ragione, anch'io credo che un po' di consapevolezza ce l'abbiano, e probabilmente nessun bambino sarebbe entusiasta di andare con lo zio al villaggio nemico, ma per loro "fare più punti" dei loro amici potrebbe essere anche più importante di una vita umana. Ho quindi voluto estremizzare il tutto proprio perché credo che i bambini vengano utilizzati, in questi contesti, soprattutto per il loro "non rendersi conto" della gravità dei gesti che compiono.
Un saluto.
- Teseo Tesei
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Ne ho viste tante, ma dubito sia reale.
I bambini cresciuti in determinati ambienti sviluppano una consapevolezza della realtà elevata.
Mai, in condizioni di lucidità, andrebbero a sparare ad un loro coetaneo per ... far punti.
Questo lo fanno i loro coetanei più fortunati molto, molto distanti da quelle realtà nei videogiochi.
I bambini soldato quando impiegati in operazioni militari o illegali, purtroppo in molte, troppe, zone del mondo spesso lo fanno in condizioni di poca lucidità (drogati) o perché costretti.
La loro partecipazione diretta nelle ostilità o in ruoli di supporto non è quasi mai volontaria.
A mente lucida, e di testa loro, per quanto odio e sete di vendetta possano aver accumulato o possa essere stata in loro inculcata non ucciderebbero mai un loro coetaneo ... di testa loro scapperebbero da tutto e tutti nascondendosi. E se potessero aiuterebbero quel loro coetaneo qualora lo vedessero in difficoltà. Questo in generale, poi casi particolari se ne trovano sempre.
Non credo proprio che Manu, salvo sia completamente idiota segua lo zio col fucile tutto felice di andare a far punti accoppando senza alcun problema.
Infine: la mamma. I bambini soldato vengono anzitutto separati dai loro cari.
Se così non fosse il loro impiego non sarebbe molto efficace in combattimento.
Oltretutto gli stessi genitori si opporrebbero con tutte le forze.
Quella mamma non si limiterebbe a piangere, ma si opporrebbe con tutte le sue forze a quanto descritto.
Per queste ragioni ti lascio un mi piace poco.
Non per come scritto, anzi ..
Piuttosto per come questo argomento, di cui ti riconosco il merito di aver sottolineato, non sia veritiero e sia molto distante dalla realtà. Sofferenza, disperazione, terrore ... non altro deve essere attribuito a queste piccole vittime. Cattiveria e quant'altro va attribuita ad altri.
Non è la natura dei bambini quella, non a caso distacco o estraneità dalla propria identità creano in essi traumi e problemi assai difficili da curare ad ostilità finite.
Alla prossima.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Re: Commento
Ciao Teseo,Teseo Tesei ha scritto: ↑22/06/2020, 21:20 Valerio quello che hai descritto è un crimine di guerra.
Ne ho viste tante, ma dubito sia reale.
I bambini cresciuti in determinati ambienti sviluppano una consapevolezza della realtà elevata.
Mai, in condizioni di lucidità, andrebbero a sparare ad un loro coetaneo per ... far punti.
Questo lo fanno i loro coetanei più fortunati molto, molto distanti da quelle realtà nei videogiochi.
I bambini soldato quando impiegati in operazioni militari o illegali, purtroppo in molte, troppe, zone del mondo spesso lo fanno in condizioni di poca lucidità (drogati) o perché costretti.
La loro partecipazione diretta nelle ostilità o in ruoli di supporto non è quasi mai volontaria.
A mente lucida, e di testa loro, per quanto odio e sete di vendetta possano aver accumulato o possa essere stata in loro inculcata non ucciderebbero mai un loro coetaneo ... di testa loro scapperebbero da tutto e tutti nascondendosi. E se potessero aiuterebbero quel loro coetaneo qualora lo vedessero in difficoltà. Questo in generale, poi casi particolari se ne trovano sempre.
Non credo proprio che Manu, salvo sia completamente idiota segua lo zio col fucile tutto felice di andare a far punti accoppando senza alcun problema.
Infine: la mamma. I bambini soldato vengono anzitutto separati dai loro cari.
Se così non fosse il loro impiego non sarebbe molto efficace in combattimento.
Oltretutto gli stessi genitori si opporrebbero con tutte le forze.
Quella mamma non si limiterebbe a piangere, ma si opporrebbe con tutte le sue forze a quanto descritto.
Per queste ragioni ti lascio un mi piace poco.
Non per come scritto, anzi ..
Piuttosto per come questo argomento, di cui ti riconosco il merito di aver sottolineato, non sia veritiero e sia molto distante dalla realtà. Sofferenza, disperazione, terrore ... non altro deve essere attribuito a queste piccole vittime. Cattiveria e quant'altro va attribuita ad altri.
Non è la natura dei bambini quella, non a caso distacco o estraneità dalla propria identità creano in essi traumi e problemi assai difficili da curare ad ostilità finite.
Alla prossima.
innanzitutto ti ringrazio per il commento dettagliato.
Non metto in dubbio ciò che dici, anche perché mi sembra tu ne sappia abbastanza sull'argomento, ma, come ho scritto nel commento sopra, ho voluto estremizzare la realtà per denunciare lo sfruttamento che si fa (e questo è reale) dell'ingenuità dei bambini in contesti bellici.
Perché credo che nessun bambino sia contento di andare in guerra, o non si renda conto della situazione, ma sicuramente in molti casi non viene loro insegnato ad attribuire la giusta importanza alla vita umana, anzi, essi subiscono un "lavaggio del cervello" reso possibile proprio dalla loro innocenza e ingenuità.
L'unico personaggio "cattivo" del racconto semmai è lo zio, non certo il piccolo, anzi l'ultima cosa che volevo era far passare l'idea che a muovere quest'ultimo ci fosse la cattiveria.
Ripeto, l'unica cosa che mi interessava descrivere era lo sfruttamento dell'ingenuità infantile, in una situazione se vogliamo estremizzata e inverosimile.
Un saluto
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Re: Commento
Grazie Selene per il commento e le osservazioniSelene Barblan ha scritto: ↑23/06/2020, 17:17 Oltre alla violenza dell’atto in sé l’aspetto terribile dell’arruolamento di bambini per scopi bellici è, credo, l’annientamento della loro personalità. I bambini dovrebbero ricevere affetto, avere tempo di giocare e imparare giocando, ma non certo il tipo di gioco descritto nel racconto. Un tema importante da affrontare sicuramente. Trovo che sia caricato un po’ troppo l’aspetto dei punti e che le battute finali non siano così incisive rispetto al resto. Comunque “piacevole” da leggere (si fa per dire dato l’argomento).
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Re: commento
Grazie mille Piero per il tuo commento positivo!Macrelli Piero ha scritto: ↑27/06/2020, 17:32 Racconto alla R. Matheson o F. Brown, breve sintetico e colpo di scena finale. Meccanismo conosciuto, ma sempre piacevole se svolto bene e qui mi sembra che lo sia stato fatto e il meccanismo ha funzionato ed è scattato al momento giusto. Che l'argomento sia realistico o meno è ininfluente nell'economia del racconto.
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Re: Commento Il gioco
Grazie Lucia, sei riuscita a cogliere lo spirito del racconto e questo mi fa particolarmente piacereLucia De Falco ha scritto: ↑27/06/2020, 19:16 Questo brevissimo testo ha un tono inizalmente leggero, ma sottende e rivela, poi, nel finale, un tono crudo e realistico. Il bambino della storia potrebbe essere un bambino - soldato oppure potrebbe accompagnare un presunto zio in imprese camorristiche, in ogni caso, pur nella sua brevità,lancia un messaggio: non bisogna violare l'infanzia, non confondere i loro giochi con i cattivi "giochi" di un mondo spietato e crudele. Le lacrime della madre sono il simbolo di chi si è rassegnato a quella realtà.
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Re: Il Gioco
Ti ringrazio molto Roberto per i complimenti e per il voto positivoRoberto Virdo' ha scritto: ↑06/07/2020, 10:09 Buongiorno Valerio. Ho letto il breve testo e i messaggi precedenti. Complimenti per la brevità innanzitutto, la reputo sempre un "valore aggiunto". Effettivamente forse l'unica pecca, ma perdonabile, è l'estrema estremizzazione -perdona il gioco di parole-. Ma in sé l'idea è valida e il messaggio chiaro. Poiché per il mio modestissimo parere hanno preminenza i contenuti, propendo per un voto alto più alto della media.
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Re: Commento
Grazie mille per l'apprezzamento!Andr60 ha scritto: ↑10/07/2020, 16:19 Pur con tutti i distinguo già evidenziati, da Teseo e altri, mi è piaciuto per lo svolgimento e la concisione, che non lascia il minimo spazio alla retorica. E poi l'idea del gioco "a punti" che ricorda molto "La vita è bella" (capovolgendone il significato) rientra molto anche nelle mie corde.
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Re: Commento
Ti ringrazio davvero, lusingato dalle tue parole!Simone_Non_é ha scritto: ↑04/08/2020, 2:34 Ciao Valerio! Davvero bello il racconto, sei riuscito a far trasparire un tema estremamente pesante attraverso gli occhi di un bambino, dove le atrocità delle guerra si mischiano all'ingenuità di un gioco. Anche per me il voto è alto
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Rispetto tutti i commenti, ci mancherebbe, questa è solo la mia opinione.
Il racconto è scritto bene, è conciso, mi ha trasportato per qualche minuto in quella realtà e per questi motivi prenderà il mio 5.
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Ciao Daniele,Daniele Missiroli ha scritto: ↑08/08/2020, 12:19 Io credo che in un contest vada giudicato il brano in sè, non quello che potrebbe far pensare l'argomento che tratta poiché ci sono davvero situazioni del genere. In realtà, tutti noi immaginiamo solamente che ci siano, a meno di non essere stati reporter inviati sul posto e aver parlato con i bambini con una qualifica di psicologo per capire realmente cosa provano. Ci sono racconti che parlano di killer, stupratori, violenze familiari e sappiamo tutti che accadono. Non per questo viene dato un voto a quei racconti in base a quanto siano verosimili. Almeno credo.
Rispetto tutti i commenti, ci mancherebbe, questa è solo la mia opinione.
Il racconto è scritto bene, è conciso, mi ha trasportato per qualche minuto in quella realtà e per questi motivi prenderà il mio 5.
ti ringrazio per il voto ma in particolar modo per le osservazioni! Un saluto.
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Grazie Edmondo per il giudizio positivo e per la condivisione della tua esperienza personale!Edmondo ha scritto: ↑15/08/2020, 17:53 La realtà più cruda riproposta nei videogiochi; questo sottende il racconto e il suo paradosso. Mi ricorda qualcuno giunto in famiglia coi segni invisibili che possono rimanere su un bambino di strada. Lo guardavo fare videogiochi dove distruggeva nemici fittizi, ma non era virtuale quello che si portava dentro e non l'ho potuto fermare quando si è perso. Per quel che ne so, purtroppo, i bambini soldato vengono strappati alla famiglia: madri, zii etc. Ma quella violenza poi se la portano dentro per sempre, rivolgendola contro gli altri se non contro se stessi. Ben scritto
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Ciao Andrepoz, grazie mille per i complimenti, l'accostamento a Brown e per i suggerimenti di valore, che possono diventare senza dubbio spunti interessanti. Un saluto!Andrepoz ha scritto: ↑14/08/2020, 11:45 Apologo fulminante, anche a me ha ricordato alcune cose di Brown, complimenti anche per il coraggio di toccare un tema tanto delicato e al tempo stesso, ahimè, troppo trascurato dall'opinione pubblica che ovviamente preferisce pensare che certe cose non accadano. L'unico limite io l'ho trovato nel finale, perchè capisco la rassegnazione della madre, ma non mi sembra del tutto credibile. Forse si poteva modificare qualcosa per rendere ancora più "violenta" la narrazione, ad esempio immaginando che i punti accumulati servano al bambino non tanto per prendere delle scarpe, ma proprio per poter riabbracciare la madre da cui è stato separato per costringerlo a prendere parte al "gioco". In ogni modo, ottima prova.
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Re: Commento
Ti ringrazio per il commento e per i complimenti. Sulla questione della verosimiglianza ti invito a leggere i commenti precedenti in cui se ne discute abbastanza dettagliatamente.Il Bardo Blu ha scritto: ↑31/08/2020, 13:02 Racconto scritto bene, scorrevole e di veloce lettura. Lo trovo però poco realistico. Immaginavo un finale meno tragico forse. Fino alla fine sembra trattarsi di un videogioco e forse speravo che lo fosse.
Un saluto!
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Non è però molto credibile, non è realistico.
Non ne so molto, ma immagino non si servano di quei poveri bambini facendogli credere che è tutto un gioco, Penso piuttosto che a questi fanciulli vengano fatte subire violenze inenarrabili, verranno sicuramente caricati di odio, forse anche drogati o manipolati, per renderli più docili e obbedienti. Lì si cresce in fretta e si impara subito che la vita non è un gioco.
Rispetto allo stile niente da dire è ben scritto.
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Re: commento
Ciao Stefyp, ti ringrazio molto per i complimenti sullo stile; per quanto riguarda invece le critiche invito anche te a leggere i commenti precedenti nei quali il tema è ampiamente affrontato.Stefyp ha scritto: ↑15/09/2020, 18:56 Hai toccato un argomento delicatissimo e non facile. Che non si trattasse di un gioco non l'ho capito subito e questo" gioca" a tuo favore.
Non è però molto credibile, non è realistico.
Non ne so molto, ma immagino non si servano di quei poveri bambini facendogli credere che è tutto un gioco, Penso piuttosto che a questi fanciulli vengano fatte subire violenze inenarrabili, verranno sicuramente caricati di odio, forse anche drogati o manipolati, per renderli più docili e obbedienti. Lì si cresce in fretta e si impara subito che la vita non è un gioco.
Rispetto allo stile niente da dire è ben scritto.
Un saluto!
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la Poesia nella Fantascienza
Il sonetto "Aspettativa" di H. P. Lovecraft è stato il faro che ha guidato decine di autori nella composizioni delle loro poesie fantascientifiche pubblicate in questo libro. Scoprirete che quel faro ha condotto i nostri poeti in molteplici luoghi; ognuno degli autori ha infatti accettato e interpretato quel punto fermo tracciando la propria rotta verso confini inimmaginabili.
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Sandro Battisti, Meth Sambiase, Antonella Taravella, Tullio Aragona, Serena M. Barbacetto, Francesco Bellia, Gabriele Beltrame, Mara Bomben, Luigi Brasili, Antonio Ciervo, Iunio Marcello Clementi, Diego Cocco, Vittorio Cotronei, Lorenzo Crescentini, Lorenzo Davia, Angela Di Salvo, Bruno Elpis, Carla de Falco, Claudio Fallani, Marco Ferrari, Antonella Jacoli, Maurizio Landini, Andrea Leonelli, Paolo Leoni, Lia Lo Bue, Sandra Ludovici, Matteo Mancini, Domenico Mastrapasqua, Roberto Monti, Daniele Moretti, Tamara Muresu, Alessandro Napolitano, Alex Panigada, Umberto Pasqui, Simone Pelatti, Alessandro Pedretta, Mattia Nicolò Scavo, Ser Stefano, Marco Signorelli, Salvatore Stefanelli, Alex Tonelli, Francesco Omar Zamboni.
I sogni di Titano
Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
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