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Potrei osservarla e ammirarla per ore, non mi stanca mai. Quando la sfioro con la punta delle dita mi dà un brivido, piacevole; la ruvida superficie e lo spessore, ... se chiudo gli occhi la posso immaginare come una radice che penetra e raggiunge gli strati più profondi della pelle.
Ciò che l’ha creata è impresso nei miei ricordi, come cucito, ricamato, ne posso osservare ogni punto, ogni sfumatura: amo veder fluire le immagini, proiettate sulla parte nascosta delle mie palpebre.
Una volta ero più attenta, sapevo di non dover esagerare; indulgere in questa sorta di meditazione mi fa perdere il senso della realtà e quando mi ritrovo nuovamente in mezzo alle persone faccio fatica a pensare ad altro.
Mi rendo conto che questa mia passione sta gradualmente prendendo possesso della mia vita. Tutto il tempo che trascorro in solitudine ne viene assorbito. Quasi non mangio più, dormire mi pare una cosa insensata. Le passo in rassegna tutte, una dopo l’altra, dalle più sottili a quelle più profonde e significative, per concludere immancabilmente con Lei.
Quando sono costretta ad uscire sembro ormai un automa, perché tutte le mie energie convergono nel desiderio di tornare a casa il prima possibile e ricominciare. Ancora e ancora.
Certo, lo so. Si avvicina il momento in cui tutto ciò non sarà più sostenibile. Ci sarà colui che deciderà per me, mi costringerà a smettere, mi strapperà a questa ossessione.
Sarà comunque un regalo per me, creerà un’altra, perfetta cicatrice. Un’altra ad aggiungersi alla mia collezione.
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Grazie Ida per il tuo commento e apprezzamento, mi fa in particolare piacere il fatto che ti sia presa il tempo di rileggerlo per comprenderlo ancor meglio.Ida-59 ha scritto: ↑21/06/2020, 10:59 Complimenti! Una brevissima storia scritta molto bene, con termini appropriati, studiati appositamente per evocare le immagini richiamate dal titolo, in un tripudio di aggettivazione che rallenta il ritmo. Davvero un ottimo stile, piacevole da leggere. Il finale è, volutamente, scioccante e induce a rileggere la storia che assume così tutto un altro significato.
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Re: Commento
Grazie Valerio, già aver scritto qualcosa di apprezzabile a livello stilistico è per me una soddisfazione. Riguardo il contenuto penso sia normale e comprensibile ciò che dici, leggere è un’attività molto personale, i gusti non si discutonoValerio Geraci ha scritto: ↑21/06/2020, 11:19 Il testo è scritto davvero molto bene, complimenti. Concordo con il commento precedente sul fatto che lo stile superi il contenuto, ma ho l'impressione che per apprezzarlo al 100% ci voglia una particolare sensibilità femminile che forse non ho. Voto 3 per me.
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finale a sorpresa ma non troppo, visto che dalla prima all'ultima riga lo prepari molto bene.
forse è breve, ma credo che più lungo sarebbe divenuto pesante.
bel lavoro, brava.
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Quanto al tema, quell'ossessione la conosco, ci sono passato con una persona cara anche se per lei si trattava di una compulsione. Adoperava cioè il dolore per sfuggire a un'ossessione.
A ogni modo, hai saputo rendere l'angoscia e il lento incedere verso la propria autodistruzione, come fosse un percorso ineluttabile.
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Al suo interno la pressione lentamente aumenta, poi cresce e cresce ancora e ancora più rapidamente.
Il rischio concreto è che continuando così la pentola esploda, invece d’un tratto qualcosa interviene.
Quando la pressione interna esercita sull’otturatore una spinta superiore al valore ritenuto pericoloso: si apre una valvola di sfogo.
Poco male, la pentola è salva e con lei la cena.
Questo sono quelle cicatrici.
Valvole di sfogo che fortunatamente evitano danni maggiori.
Sono anche un campanello d’allarme, molto chiaro.
Il soggetto non regge lo stress: questo vuole indicare quel campanello d'allarme.
Può esser, peraltro, anche segno premonitore di futuri tentativi di togliersi la vita.
Pare un controsenso: ci si procura del male per stare meglio.
Non tutti si procurano cicatrici solo con tagli o bruciature. Questo disagio induce nel farsi del male volontariamente anche con molteplici altre modalità più o meno subdole.
Ma perché?
Perché in definitiva ci si sente soli o morti dentro e per farla corta non in connessione con il proprio vero essere interiore. Così accade che il dolore fisico diventa nella testa del disagiato l’unico modo che trova per sentirsi vivo e percepire così tracce della presenza del proprio essere interiore.
E’ sempre bene interpretare questi comportamenti come una richiesta di aiuto che se trascurata può evolvere in qualcosa di assai peggio.
Il dono della fede aiuta molto a sintonizzarsi con il proprio essere interiore.
Anche passeggiare tra i boschi, navigare per diporto ad esempio può aiutare.
Scaricare periodicamente tutta la propria aggressività in allenamento o in certi contesti aiuta, specie se dopo averlo fatto cerchiamo un leale contatto con il nostro essere interiore.
In determinati ambiti lavorativi certi fenomeni vengono monitorati in continuo.
Ogni operatore riporta immediatamente qualsiasi segnale, che possa indicare anche solo lontanamente un simile disagio. Oltretutto i controlli medici sono settimanali e talvolta anche più ravvicinati.
Pur avendo a che fare con soggetti forti, selezionati ed in grado di resistere ad elevati livelli di stress.
Il coraggio non deve mai lasciare spazio ad incoscienza, questa può infatti mettere in pericolo tutti.
Eppure può capitare che la risposta psicofisica a compiti, di natura emotiva, cognitiva o professionale eccessivi, secondo lo stesso criterio delle cicatrici, possa sfogare in un agire poco lucido ed autolesionista, assai pericoloso sia per sé stessi che per i propri colleghi. Da qui l'esigenza di un controllo continuo.
Ciò premesso, dunque con i sensi allenati a scandagliare in continuo la propria mente, e quella dei colleghi, ho letto lo scritto.
Il racconto descrive fin troppo bene questi segnali.
Ora, considerato che la scorsa stagione il racconto, a mio sentire, trattava di suicidi, sale naturale un tremendo dubbio. Tuttavia, spero di averne intuito la tranquillizzante ragione.
Probabilmente una valvola di sfogo personale riguardo disagi che toccano altri, così da mettere in guardia il prossimo da patologie che possono facilmente interessare chiunque.
Alla luce di questo ritengo il pezzo scritto bene. Descrive altrimenti bene gli stati d’animo ed i contorti pensieri della disagiata protagonista.
A dire il vero l’argomento mi piace ben poco, pur essendo utile a tutti sviscerare il processo per cui un essere umano riesca ad arrivare a tanto. Comunque per come scritto e per come riesce a descrivere lo stato d’animo della protagonista e le dinamiche che regolano certi pensieri malati il mio voto è 4.
Il male alla radice di tutto questo a mio vedere rimane, come sempre, la lontananza più o meno volontaria da Dio. Chi si trova dentro o vicino a queste situazioni, meglio farebbe a tenerne conto.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Re: commento
Grazie per il tuo commento e per la lettura!Macrelli Piero ha scritto: ↑22/06/2020, 10:21 La brevità e sintesi sono due aspetti di questo racconto che lo valorizzano lasciandoti con il piacevole dolore di non potere sapere di più. Cicatrice come innesto e ibridazione di cui purtroppo non ne vedremo la fioritura come ci preannuncia il finale.
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Re: Commento
Grazie Letylety per l’apprezzamento e per le tue parole.
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Re: Commento
Wow grazie Namio, mi fa molto piacere leggere queste tue parole.Namio Intile ha scritto: ↑23/06/2020, 18:25 Ogni racconto sempre più bello del precedente, Selene. La brevità in questo caso è un dono e nonostante la brevità sei riuscita a sostenere il climax e la chiave interpretativa del racconto fino alla fine. Che dirti di più? Continua così.
Quanto al tema, quell'ossessione la conosco, ci sono passato con una persona cara anche se per lei si trattava di una compulsione. Adoperava cioè il dolore per sfuggire a un'ossessione.
A ogni modo, hai saputo rendere l'angoscia e il lento incedere verso la propria autodistruzione, come fosse un percorso ineluttabile.
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Re: Commento
Ciao, grazie per il tuo commento; riguardo la brevità capisco il tuo punto di vista, ne prendo atto.Francesco Pino ha scritto: ↑24/06/2020, 8:46 Per i miei gusti è eccessivamente corto. Mi sarebbe piaciuto leggere un accenno di storia alle spalle della cicatrice e forse anche la descrizione di una seconda per dar più forza al concetto di collezione. Su quel che invece è scritto il moi giudizio è senz'altro positivo.
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Re: Commento
Ciao, capisco, ... quando si legge anche il lettore ha un ruolo importante, coi propri gusti e aspettative. È normale quindi che ci siano persone a cui un testo del genere non piace troppo, sono comunque felice che l’hai trovato ben scritto.
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Re: Commento
Ciao Teseo, che dire, i tuoi commenti fanno quasi impressione per la sensibilità e attenzione che impieghi.Teseo Tesei ha scritto: ↑27/06/2020, 1:01 Una pentola a pressione è sul fuoco.
Al suo interno la pressione lentamente aumenta, poi cresce e cresce ancora e ancora più rapidamente.
Il rischio concreto è che continuando così la pentola esploda, invece d’un tratto qualcosa interviene.
Quando la pressione interna esercita sull’otturatore una spinta superiore al valore ritenuto pericoloso: si apre una valvola di sfogo.
Poco male, la pentola è salva e con lei la cena.
Questo sono quelle cicatrici.
Valvole di sfogo che fortunatamente evitano danni maggiori.
Sono anche un campanello d’allarme, molto chiaro.
Il soggetto non regge lo stress: questo vuole indicare quel campanello d'allarme.
Può esser, peraltro, anche segno premonitore di futuri tentativi di togliersi la vita.
Pare un controsenso: ci si procura del male per stare meglio.
Non tutti si procurano cicatrici solo con tagli o bruciature. Questo disagio induce nel farsi del male volontariamente anche con molteplici altre modalità più o meno subdole.
Ma perché?
Perché in definitiva ci si sente soli o morti dentro e per farla corta non in connessione con il proprio vero essere interiore. Così accade che il dolore fisico diventa nella testa del disagiato l’unico modo che trova per sentirsi vivo e percepire così tracce della presenza del proprio essere interiore.
E’ sempre bene interpretare questi comportamenti come una richiesta di aiuto che se trascurata può evolvere in qualcosa di assai peggio.
Il dono della fede aiuta molto a sintonizzarsi con il proprio essere interiore.
Anche passeggiare tra i boschi, navigare per diporto ad esempio può aiutare.
Scaricare periodicamente tutta la propria aggressività in allenamento o in certi contesti aiuta, specie se dopo averlo fatto cerchiamo un leale contatto con il nostro essere interiore.
In determinati ambiti lavorativi certi fenomeni vengono monitorati in continuo.
Ogni operatore riporta immediatamente qualsiasi segnale, che possa indicare anche solo lontanamente un simile disagio. Oltretutto i controlli medici sono settimanali e talvolta anche più ravvicinati.
Pur avendo a che fare con soggetti forti, selezionati ed in grado di resistere ad elevati livelli di stress.
Il coraggio non deve mai lasciare spazio ad incoscienza, questa può infatti mettere in pericolo tutti.
Eppure può capitare che la risposta psicofisica a compiti, di natura emotiva, cognitiva o professionale eccessivi, secondo lo stesso criterio delle cicatrici, possa sfogare in un agire poco lucido ed autolesionista, assai pericoloso sia per sé stessi che per i propri colleghi. Da qui l'esigenza di un controllo continuo.
Ciò premesso, dunque con i sensi allenati a scandagliare in continuo la propria mente, e quella dei colleghi, ho letto lo scritto.
Il racconto descrive fin troppo bene questi segnali.
Ora, considerato che la scorsa stagione il racconto, a mio sentire, trattava di suicidi, sale naturale un tremendo dubbio. Tuttavia, spero di averne intuito la tranquillizzante ragione.
Probabilmente una valvola di sfogo personale riguardo disagi che toccano altri, così da mettere in guardia il prossimo da patologie che possono facilmente interessare chiunque.
Alla luce di questo ritengo il pezzo scritto bene. Descrive altrimenti bene gli stati d’animo ed i contorti pensieri della disagiata protagonista.
A dire il vero l’argomento mi piace ben poco, pur essendo utile a tutti sviscerare il processo per cui un essere umano riesca ad arrivare a tanto. Comunque per come scritto e per come riesce a descrivere lo stato d’animo della protagonista e le dinamiche che regolano certi pensieri malati il mio voto è 4.
Il male alla radice di tutto questo a mio vedere rimane, come sempre, la lontananza più o meno volontaria da Dio. Chi si trova dentro o vicino a queste situazioni, meglio farebbe a tenerne conto.
Ti ringrazio per il giudizio positivo nonostante l’argomento.
Ho però una domanda: quando parli del tema “suicidio” nel racconto della stagione precedente cosa intendi? Ognuno giustamente interpreta a proprio modo ciò che legge ma né in questo né nel mio precedente racconto si tratta/trattava di questo argomento.
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Re: Commento
Grazie Lucia per l’attenta lettura e per il tuo commento!Lucia De Falco ha scritto: ↑27/06/2020, 19:20 Questo testo ha uno stile che crea un senso di curiosità e di attesa. Il ritmo è incalzante, anche per il susseguirsi di aggettivi, sempre più precisi nella descrizione, sia della cicatrice che dello stato d'animo della voce narrante. Questo ritmo ben riproduce il senso di ossessione della donna che esprime le sue emozioni, come in un vortice.
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Re: Commento
Il presente racconto non tratta infatti, in modo diretto, di quell'argomento.Selene Barblan ha scritto: ↑28/06/2020, 19:03 Ho però una domanda: quando parli del tema “suicidio” nel racconto della stagione precedente cosa intendi? Ognuno giustamente interpreta a proprio modo ciò che legge ma né in questo né nel mio precedente racconto si tratta/trattava di questo argomento.
Come specificato certi segnali possono essere avvisaglie che poi, non per forza, possono trasformasi proprio in quel crimine.
Nel racconto precedente Fosco, causa il suo comportamento, per una serie di figure retoriche impiegate, per certe descrizioni, e causa alcuni indizi, oltre che per tante altre ragioni mi pareva indicare proprio quell'argomento in modalità "subconscio".
Felice di essermi sbagliato, se non è così.
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Re: La collezione
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Il racconto, seppur breve, lo descrive bene e merita un voto superiore alla media.
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Re: La collezione
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Re: La collezione
Grazie Mariangela per aver letto e commentato il mio racconto!Mariangela ha scritto: ↑14/07/2020, 14:24 Argomento veramente tosto, che colpisce il lettore non appena capisce di cosa si tratta. Non sembra esserci nessun compiacimento da parte dell'autrice che procede spedita nella narrazione. Come sempre in questi casi, la brevità aggiunge drammaticità ed incisività al testo
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Re: Commento
Grazie Andr60 per le tue parole e per il favorevole riscontro; riguardo l’interpretazione... trovo interessante lasciare il più possibile la libertà al lettore di darsi un significato, quello da te esposto è sicuramente pertinente.Andr60 ha scritto: ↑14/07/2020, 15:25 Se ho capito bene (ma c'è il rischio concreto che non sia così), la protagonista è una seguace della moda Emo, nella quale ci si tagliuzza braccia, gambe, ecc., per manifestare il proprio disagio psicologico.
Il racconto, seppur breve, lo descrive bene e merita un voto superiore alla media.
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Re: Commento
Grazie Roberto, le tue parole mi fanno molto piacereRoberto Virdo' ha scritto: ↑04/07/2020, 18:54 Meraviglioso scritto, a mio parere. Uno stile raffinato per dei contenuti estremamente profondi. L'autrice ha conquistato la mia ammirazione per aver sviscerato delle sensazioni tanto intime quanto complesse da rappresentare. Permettetemi una menzione sull'unica "divagazione" del racconto (se non erro il solo inciso e per questo ancor più bella): odio tutto ciò che emula la perfezione. Piccola perla in un forziere pieno di monete d'oro.
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Re: Commento
Wow, grazie per l’apprezzamento sono felice di leggere le tue parole.Lodovico ha scritto: ↑16/07/2020, 20:20 Non posso permettermi di dare un voto inferiore al massimo a questo racconto che, per quanto mi riguarda, rappresenta l'essenza del racconto brevissimo che vuole far cadere in fallo il lettore, di cui sono un assoluto estimatore. Poche parole pochi fronzoli, ma un mistero: che sarà questa collezione? E lo si scopre, come da copione solo all'ultima riga, all'ultima frase per stupire il lettore come d'obbligo. Se posso darti un solo consiglio scarseggia ancora di più con gli indizi che permettano di intuire quale sia l'argomento del racconto, avrei forse evitato " si assottiglia fino a scomparire nel solco formato dai seni." un po' troppo esplicita. Comunque bravissima! (p:s: spero che il racconto sia di pura fantasia e non legato a storie di vita vissuta)
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Human Takeaway
(english version)
What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
I sette vizi capitali
antologia AA.VV. di opere ispirate alle inclinazioni profonde, morali e comportamentali dell'anima umana
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Marco Bertoli, Federico Mauri, Emilia Pietropaolo, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Umberto Pasqui, Lidia Napoli, Alessandro Mazzi, Monica Galli, Andrea Teodorani, Laura Traverso, Nicolandrea Riccio, F. T. Leo, Francesco Pino, Franco Giori, Valentino Poppi, Stefania Paganelli, Selene Barblan, Caterina Petrini, Fausto Scatoli, Andr60, Eliana Farotto.
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Mai Più
Antologia di opere grafiche e letterarie aventi per tema il concetto del MAI PIÙ in memoria del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, di AA.VV.
Nel 2018 cade il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, perciò abbiamo voluto celebrare quella follia del Genere umano con un'antologia di opere grafiche e letterarie di genere libero aventi per tema il concetto del "mai più".
Copertina di Pierluigi Sferrella.
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