Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Il superamento di ogni bisogno, la conquista del cielo, sogno di ogni epoca umana era realtà.
Coloro che avevano visto il passato ricordavano con terrore quell’epoca e la cancellavano subito dalla mente.Tanto era forte il crampo che prendeva lo stomaco!
I nati nella nuova epoca, quando leggevano certi libri o vedevano certi film erano restii a credere che il mondo avesse visto realtà di quel tipo.
Non osavano immaginare che esseri umani potessero utilizzare, come schiavi o finti liberi, altri esseri umani per avere dei miseri pezzi di carta o dei pezzi di materiale ferroso.
Non osavano immaginare che tanta gente non avesse un lavoro, una casa;
che tante persone non mangiassero abbastanza e altre morissero addirittura di fame ;
che i bambini morissero per mancanza di cibo.
Non osavano immaginare che esseri umani uccidessero altri esseri umani per motivi futili e banali; che ci fossero le guerre;
che si distruggessero con le bombe tesori millenari, testimoni della storia dell’umanità;
che un liquido brutto e nero fosse così importante.
Non osavano immaginare che donne e uomini vendessero il loro corpo e, a volte, anche la loro anima per apparire in televisione, sui giornali;
che le persone non esprimessero quello che sentivano nei cuori, ma solo quello che conveniva ai loro interessi;
che un organo, chiamato Stato, imponesse tasse e decidesse sulle scelte delle persone in tema di rapporti d’amore e di vita, decidesse il giusto e l’ingiusto;
che si nascondesse la conoscenza e si diffondesse l’ignoranza;
che un malato dovesse pagare per essere curato;
che la scuola non insegnasse sapere, ma ideologie;
che un laureato non trovasse occupazione;
che non si lavorasse o si lavorasse a segmenti;
che l’informazione fosse solo al servizio di chi godeva del guadagno e nascondesse la verità;
che chi produceva era povero e chi non produceva era ricco;
che si andasse in pensione, orma,i vecchi e , dopo una vita di lavoro, fosse dura tirare avanti;
che non tutti avessero una casa e che le case fossero diverse da persona a persona;
che chi praticasse lo sport non lo facesse per passione e piacere, ma per denaro;
che la donna non fosse ritenuta pari all’uomo e vivesse una condizione, spesso, negativa;
che si dovessero pagare i trasporti e che i mezzi fossero così carenti;
che gli anziani fossero abbandonati al loro destino, perché, ormai, improduttivi.
Non riuscivano ad immaginare che ci fossero le armi;
che ci fossero gli eserciti, la polizia, le guardie varie;
che ci fossero le banche, le assicurazioni.
Non riuscivano ad immaginare una politica, fatta non per le esigenze comuni, ma per gl’interessi di comitati d’affare e, anche, di bande di criminali.
Non riuscivano ad immaginare che la stragrande maggioranza della popolazione, che viveva in condizioni precarie, non si ribellasse e, anzi, prendesse a modello proprio coloro, che avevano interesse a tenerli in quella situazione di sottomissione.
I figli della nuova epoca non osavano credere, studiando la storia dell’umanità, che potessero essere esistiti periodi così bui e tristi per l’umanità! “
Da “Il dolce sapore del cielo”
di Giuseppe Calocero
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Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Autore Massimo Calocero
In un pianeta denso di mutamenti economici, sociali e politici, con la Cina sempre più protagonista sulla scena mondiale, si ergono due esseri umani, di diversa età, Jonathan,in Italia e Hao nella terra del dragone, sognatori di libertà, intesa come soddisfazione delle necessità materiali e spirituali, di uguaglianza sociale, di fratellanza e di giustizia.
I loro animi trasudano amore per il genere umano, speranza di un mondo diverso e migliore, sogno per una vita, goduta da ogni persona, in tutto il suo splendore.
Il movimento “Le ali della libertà”, fondato da Hao, si pone come nuova frontiera per il mondo una nuova dimensione sociale con al centro le esigenze degli esseri umani.
La vecchia società, in lotta tra i vari interessi di area geografica, nazionali, particolari, ma unita contro chi vuole superarla, si oppone alle nuove istanze popolari ed usa ogni arma per bloccarle. La storia però non si ferma alle volontà di alcuno e fa il suo corso, basato su nuove realtà già radicate nel contesto economico-sociale, che si affermano con tutta la loro forza.
“Sulle ali della libertà” è uno sguardo al futuro nell’osservazione del presente, partendo dal passato, e prefigura una potenziale tappa storica , forse non lontana.
Jonathan e Hao, sulle ali della libertà, volano in alto, pieni di amore, nel cercare di realizzare il “sogno”, presente in ogni animo umano di una vita serena, tranquilla e felice.
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Ogni giorno che passa vede peggiorare le condizioni di vita di coloro che per vivere devono vendere la propria forza lavoro. Ogni luogo di lavoro somiglia sempre più ad una caserma. I diritti acquisiti con dure lotte vengono vanificati. Gli stipendi sono sempre più magri. La disoccupazione cresce ed ha raggiunto livelli altissimi. Questa realtà drammatica per milioni di esseri umani non è al primo posto nell’agenda dei governanti, al di là degli spot pubblicitari. L’azione dei “comitati d’affari della borghesia” è mirata in primo luogo al salvataggio delle banche e quindi dei profitti, portando come conseguenze ancora più sfruttamento e più miseria. La forma democratica, vendutaci come la migliore per realizzare la soddisfazione dei bisogni umani, si rivela ogni giorno di più un inganno e coerente solamente con l’ottica del profitto. Sorgono nuovi “profeti” politici, che si scagliano contro i vecchi. Nessuno di essi osa mettere in discussione il modo di produzione capitalistico, vera causa della realtà drammatica di milioni di esseri umani. Sono essi stessi il prodotto di nuovi inganni per chi spera in una vita migliore.
Il nodo non è tra Tizio, Caio, Sempronio o tra chi abbaia alla luna o alle stelle, ma tra produzione per la produzione, capitalismo, e produzione per il consumo. Tutti coloro che non mettono in discussione l’attuale sistema sono tutti vecchi e non porteranno nulla di nuovo per il genere umano, ma continueranno ad essere servitori di una dimensione di sfruttamento.
“I rapporti sociali sono intimamente connessi alle forze produttive. Impadronendosi di nuove forze produttive, gli uomini cambiano il loro modo di produzione, la maniera di guadagnarsi la vita, cambiano tutti i rapporti sociali… Quegli stessi uomini che stabiliscono i rapporti sociali conformemente alla loro produttività materiale, producono anche i principi, le idee, le categorie, conformemente ai loro rapporti sociali”
Marx
Chi parla di “eterne e naturali istituzioni” della società borghese, come gli economisti, è paragonabile ai teologi , per i quali la propria religione è una rivelazione di Dio, mentre ogni altra religione è un’invenzione umana.
La disoccupazione, la povertà, le disuguaglianze sono condizioni necessarie della vita nel capitalismo, poiché da esse viene determinato il profitto del capitale. Questa realtà non è riformabile lasciando intatto il modo di produzione. Chi dice il contrario o ignora la realtà o è in malafede, sapendo di esserlo. Il sistema economico non è un’ insieme di astratti ragionamenti, ma un complesso di fatti. Chi parla di riformare, lasciando intatto il sistema di produzione, che la classe dominante si è costruito, attraverso i secoli, con fatica, con la violenza, con l’astuzia, con l’ingegno, con la scienza, l’attuale realtà economico-sociale per far posto ad una maggiore giustizia sociale, ad una più presente uguaglianza, ad un’avvertita libertà, magari nel rispetto dell’ambiente, è preda dell’assurdo.
Chiedere allo Stato borghese, scudo del sistema, di garantire tutte le classi sociali è cadere nell’illogico. La storia non ammette l’errata corrige senza fondamentale mutazione della struttura elementare e generale della società stessa.
Dobbiamo convincerci che l’unico modo per avere la possibilità di vivere la vita in tutta la sua bellezza è nel superamento del capitalismo e del suo modo di produzione.
E’ vero. I partiti borghesi sono tutti uguali, poiché tutti sono a difesa dello “status quo” e del profitto, aiutati dalla burocrazia sindacale e da ideologie di ogni tipo. Questo non vuol dire però che nulla si può fare. Ci si può e si deve lavorare per organizzarsi per lottare oggi per la difesa minima degl’interessi della classe lavoratrice, domani per instaurare un “mondo nuovo”, in cui la produzione sia per il benessere di tutti e non di pochi.
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Il profitto nel capitalismo è determinato da una quota del lavoro non pagata al produttore. E’ il plusvalore. Il lavoro è creatore di valore e la forza lavorativa ha la proprietà di generare valore. La forza lavoro dell’essere umano diventa una merce. Il lavoratore vende la sua forza lavoro al proprietario della terra, della fabbrica, degli strumenti di produzione. Nella produzione di beni chi lavora impiega una parte della giornata per coprire le spese del suo mantenimento ( il salario), l’altra parte la lavora gratuitamente, creando il plusvalore, fonte del profitto, fonte della ricchezza dei capitalisti. Costoro comprano la forza lavoro ed acquisiscono il diritto di consumarla, ossia di obbligarla a lavorare per esempio per otto ore. In quattro ore (tempo di lavoro necessario) il lavoratore produce un prodotto bastante per le sue spese di mantenimento, nelle rimanenti crea un prodotto supplementare, non pagato, ossia il plusvalore. L’aumento del plusvalore è possibile grazie a due metodi fondamentali: il prolungamento della giornata lavorativa ( plusvalore assoluto) e la riduzione della giornata di lavoro necessaria ( plusvalore relativo).Nell’analisi della produzione del plusvalore relativo vi sono tre fasi storiche basilari nell’aumento della produttività del lavoro da parte del capitalismo: cooperazione semplice, divisione del lavoro e manifattura, macchine e grande industria. Questa realtà determina i rapporti di produzione e le classi sociali, che realisticamente vengono ad avere interessi distinti e contrapposti, che solo la massiccia propaganda ideologica della classe dominante, con l’aiuto delle credenze religiose, tende a nascondere. Nell’attuale situazione, per esempio, si cerca di propagandare che “bisogna salvare l’Italia”: In Portogallo, in Grecia, in Irlanda, in Spagna diranno la stessa cosa. Ma quale Italia? Quale Grecia? Quale Portogallo? Quale Irlanda? Quale Spagna? Quella del profitto e della rendita, di cui le banche sono un centro importante. Non certamente quella del salario e dei produttori. In questi anni sono stati dati alle banche migliaia di miliardi di euro e dollari. Per chi perde il lavoro o è disoccupato spesso non ci sono neanche le briciole. La volontà ultima del governo dei professori banchieri è quella di alzare la produttività aumentando l’orario di lavoro a costo zero. Questo obiettivo va nella direzione di elevare il livello di estrazione di plusvalore e di sfruttare ulteriormente i lavoratori, senza toccare i privilegi della rendita e quindi dell’evasione ed elusione fiscale, della corruzione, del lavoro nero. D’altronde in questi mesi dell’ultimo governo, al di là della propaganda, si è andati con l’accetta solo contro i lavoratori ed i pensionati. Per le altre categorie nulla è cambiato. Si vuole aumentare l’orario di lavoro, dopo aver elevato l’età pensionabile, e ci si riempie la bocca di pseudo misure per la lotta alla disoccupazione, specialmente giovanile, facendo tornare indietro negli anni anche i cinquantenni ed i sessantenni. Questi signori hanno “il sorriso sulla bocca ed il serpente tra le mani”. Si dimentica che la minor crescita della produttività italiana, che in valore assoluto è tra i primi posti nel mondo, è dipesa e dipende in primo luogo dalle piccole dimensioni delle unità produttive, dallo scarso livello tecnologico delle stesse e delle produzioni e dalla legalità. Non ci si piega altrimenti come il salario medio di un lavoratore tedesco sia più che il doppio del collega italiano e la produttività della Germania sia superiore. Voglio ancora ricordare che le ore lavorate in Italia sono superiori a quelle della Germania ed hanno una posizione primaria nella classifica mondiale. Al contrario in Italia vi sono piccoli negozi pari alla totalità della Francia e della Germania, vi sono il doppio dei distributori di benzina, vi sono meno taxi, vi sono innumerevoli leggi, vi è più corruzione, più evasione fiscale e contributiva. La spesa pubblica, finanziata per il 90% dai lavoratori dipendenti e pensionati , per la sanità è più bassa degli altri Paesi industrializzati, così pure la spesa per l’istruzione e per le pensioni, che hanno sempre visto in attivo la cassa dei lavoratori dipendenti. In Italia sulle spalle dei lavoratori vi è il profitto e tanta rendita, che solo lo storico livello dei salari bassi fa sì che la realtà non muti. Il governo dei professori banchieri non ha sciolto i nodi storici del capitalismo italiano. Come i governi precedenti ha operato per aumentare il plusvalore estratto, senza toccare le palle al piede del sistema italiano. Difatti, nonostante le manovre, la spesa pubblica è aumentata. Voler aumentare l’orario di lavoro ha un solo obiettivo: incrementare il plusvalore estratto. In questo modo il profitto e la rendita, nonostante la congiuntura negativa potranno continuare a vivere bene. E’ un ulteriore modo, dopo la riforma delle pensioni, per accrescere i disoccupati di qualsiasi età, al di là della propaganda e delle illusioni propinate dal governo, dai partiti, dai novelli demagoghi, dai mass-media. D’altronde “l’esercito di riserva” dei disoccupati è un cardine del sistema per tenere basso il salario e negare qualsiasi diritto, anche quello della salute, vedi Ilva. Se si vuole lottare per l’occupazione bisogna porsi come obiettivo la riduzione dell’orario di lavoro, che significherebbe meno plusvalore estratto e che porterebbe ad una riduzione di parte del profitto elargito alla rendita. Se si vuole garantire un minimo di qualità della vita a tutti, bisogna lottare per il reddito minimo, già presente in Francia e Germania, ove è, addirittura, superiore in quantità al salario italiano. I sindacati, diretti da individui collegati agl’interessi dei partiti, come sempre, faranno finta di opporsi e poi svenderanno gl’interessi dei lavoratori per il bene del Paese. Ma quale Paese? Quello del profitto e della rendita. D’altronde il loro ruolo è di “governare” il malessere, fare i pompieri del capitalismo. Solo un sindacato di classe farebbe gl’interessi dei lavoratori. E’ chiaro che, se non si è per il superamento dei rapporti di produzione e delle classi, che i demagoghi siano vecchi o giovani fa poca differenza per chi è costretto a vendere la propria forza lavoro.
L’emancipazione delle classi lavoratrici deve essere effettuata dalle stesse classi lavoratrici!
“Ciò che conta non è che cosa questo o quel proletariato, o anche tutto il proletariato, si rappresenta temporaneamente come fine. Ciò che conta è che cosa esso è e che cosa esso sarà costretto storicamente a fare in conformità a questo suo essere…
Se l’uomo è formato dalle circostanze, si devono rendere umane le circostanze. Se l’uomo è sociale per natura, egli sviluppa la sua vera natura solo nella società, e la potenza della sua natura deve trovare la sua misura non nella potenza dell’individuo singolo, ma nella potenza della società”
Marx
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Si parla da alcuni anni tanto di politica ed antipolitica. Si presentano realtà inesistenti e vuote per ingannare ancora una volta i cittadini e perpetrare il dominio delle classi dominanti. La politica è l’azione per la difesa dei propri interessi di classe ed il capitale ha tutti i partiti parlamentari ed anche non parlamentari, insieme a i mass-media ed ad organizzazioni religiose, che portano avanti il suo tornaconto, camuffandolo per interessi generali. Chi fosse contro questa politica dovrebbe essere, di conseguenza, contro il sistema attuale e per il superamento delle divisioni in classe. Non è così. I cosiddetti “antipolitici” e “ rottamatori vari” propongono, giocando sulla legittima indignazione per realtà delinquenziali e corruttive, la prosecuzione del sistema capitalistico, che sia nella forma democratica, cosa poi ci sia di democratico nell’avere il governo dei professori banchieri qualcuno dovrebbe spiegarlo, sia nella forma dittatoriale perpetra un unico obiettivo: il profitto, l’estrazione di plusvalore, la divisione in classi, i bassi salari, la disoccupazione, la miseria, la povertà e la realtà di vita non vissuta per miliardi di esseri umani. In tanti casi gli antipolitici propongono o fandonie o frontiere peggiori di quelle presenti. E’ una farsa! E’ un modo per allontanare i cittadini dalla comprensione che il nocciolo del problema è nell’essenza della dimensione socio-economica in cui viviamo. E’ nei rapporti di produzione! Se non si superano questi, nulla potrà cambiare.
“Noi vogliamo cambiare il mondo, per questo siamo qui. Ne’ più ricchi né più poveri, ma un mondo di eguali. Noi vogliamo un mondo d’amore, di libertà, di uguaglianza, di fratellanza, un mondo dove la vita sia bella da vivere, perché non più sottomessi al bisogno, alla sopravvivenza. E lo faremo!
Lo faremo, e niente e nessuno ci potrà fermare. Le decisioni che il nuovo governo prenderà subito saranno le seguenti.
La revocabilità degli eletti a qualsiasi livello in qualsiasi momento, nel caso i suoi elettori lo ritengano necessario.
Stipendio per gli eletti, a qualsiasi livello, di duemila euro al mese adeguabili, nel caso di minor potere d’acquisto, ogni due mesi, così come per ogni altro lavoratore.
Abolizione delle tasse, poiché l’amministrazione statale provvederà alla sua funzione e alla gestione della sanità gratuita per tutti, alla gestione della scuola gratuita per tutti, alla gestione di strade ed autostrade gratuite per tutti, e a qualsiasi incombenza utile per la vita dei cittadini, con una percentuale sui risultati di produzione.
Le pensioni dovranno essere pari agli stipendi e l’età pensionabile sarà: cinquant’anni per le donne e cinquantacinque per gli uomini. Anch’esse saranno finanziate con una percentuale dei risultati del lavoro sociale.
La partecipazione all’attività produttiva non potrà iniziarsi prima del compimento di diciotto anni. Durante l’attività produttiva tutti dovranno seguire corsi di conoscenza di due ore al giorno, dal lunedì al venerdì. L’attività lavorativa non potrà superare le sei ore giornaliere, dal lunedì al venerdì. Il lavoro al sabato e alla domenica sarà consentito solo ove veramente necessario per l’interesse della società o delle persone, per esempio la sanità, i trasporti, e alcune attività ricreative.
Dobbiamo capovolgere la centralità dell’attività sociale, non più il profitto, il business, il denaro, ma l’essere umano, il suo benessere fisico e psichico.
Tutti devono partecipare al processo produttivo…
Tutti devono avere una casa…
Tutte le aziende saranno di proprietà sociale…
Ogni carica è elettiva e revocabile in qualsiasi momento. La nostra deve essere una vera democrazia dove il popolo governa.
Noi siamo per la conoscenza, ma lasceremo che ognuno possa esprimere le sue credenze religiose, trattandole come faccende private.
Ognuno sarà libero di vivere come vuole e con chi vuole…
Tutto ciò che divide deve essere cancellato dalla nostra realtà, mentre dobbiamo costruire sempre più elementi di partecipazione, di unione, di interessi comuni tra tutti noi, affinchè i nostri sguardi siano pieni d’amore verso il nostro prossimo.
Tutti devono sapere e rendersi conto che il mondo è cambiato, che “un nuovo mondo” è sorto e cammina spedito verso la felicità terrena, unica e sola conquistabile dagli esseri umani.”
“Il caldo respiro della speranza”
Giuseppe Calocero
Il superamento di ogni bisogno, la conquista del cielo, sogno di ogni epoca umana era realtà.
Coloro che avevano visto il passato ricordavano con terrore quell’epoca e la cancellavano subito dalla mente.Tanto era forte il crampo che prendeva lo stomaco!
I nati nella nuova epoca, quando leggevano certi libri o vedevano certi film erano restii a credere che il mondo avesse visto realtà di quel tipo.
Non osavano immaginare che esseri umani potessero utilizzare, come schiavi o finti liberi, altri esseri umani per avere dei miseri pezzi di carta o dei pezzi di materiale ferroso.
Non osavano immaginare che tanta gente non avesse un lavoro, una casa;
che tante persone non mangiassero abbastanza e altre morissero addirittura di fame ;
che i bambini morissero per mancanza di cibo.
Non osavano immaginare che esseri umani uccidessero altri esseri umani per motivi futili e banali; che ci fossero le guerre;
che si distruggessero con le bombe tesori millenari, testimoni della storia dell’umanità;
che un liquido brutto e nero fosse così importante.
Non osavano immaginare che donne e uomini vendessero il loro corpo e, a volte, anche la loro anima per apparire in televisione, sui giornali;
che le persone non esprimessero quello che sentivano nei cuori, ma solo quello che conveniva ai loro interessi;
che un organo, chiamato Stato, imponesse tasse e decidesse sulle scelte delle persone in tema di rapporti d’amore e di vita, decidesse il giusto e l’ingiusto;
che si nascondesse la conoscenza e si diffondesse l’ignoranza;
che un malato dovesse pagare per essere curato;
che la scuola non insegnasse sapere, ma ideologie;
che un laureato non trovasse occupazione;
che non si lavorasse o si lavorasse a segmenti;
che l’informazione fosse solo al servizio di chi godeva del guadagno e nascondesse la verità;
che chi produceva era povero e chi non produceva era ricco;
che si andasse in pensione, orma,i vecchi e , dopo una vita di lavoro, fosse dura tirare avanti;
che non tutti avessero una casa e che le case fossero diverse da persona a persona;
che chi praticasse lo sport non lo facesse per passione e piacere, ma per denaro;
che la donna non fosse ritenuta pari all’uomo e vivesse una condizione, spesso, negativa;
che si dovessero pagare i trasporti e che i mezzi fossero così carenti;
che gli anziani fossero abbandonati al loro destino, perché, ormai, improduttivi.
Non riuscivano ad immaginare che ci fossero le armi;
che ci fossero gli eserciti, la polizia, le guardie varie;
che ci fossero le banche, le assicurazioni.
Non riuscivano ad immaginare una politica, fatta non per le esigenze comuni, ma per gl’interessi di comitati d’affare e, anche, di bande di criminali.
Non riuscivano ad immaginare che la stragrande maggioranza della popolazione, che viveva in condizioni precarie, non si ribellasse e, anzi, prendesse a modello proprio coloro, che avevano interesse a tenerli in quella situazione di sottomissione.
I figli della nuova epoca non osavano credere, studiando la storia dell’umanità, che potessero essere esistiti periodi così bui e tristi per l’umanità! “
“Il dolce sapore del cielo”
di Giuseppe Calocero
Se ci ponessimo gli obiettivi de “Il caldo respiro della speranza” potremmo un giorno anche noi meravigliarci, come i nati della nuova epoca, che una realtà, come quella che stiamo vivendo, sia mai esistita.
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Ci hanno sempre detto capitalisti, politici borghesi, burocrati sindacali borghesi, pennivendoli e pugilatori a pagamento, con lingua degli schiavi al servizio della propria bocca che la democrazia rappresentava il miglior sistema per garantire la libertà, l’uguaglianza, la parità dei diritti, la fratellanza e la giustizia. Oggi che questo sistema, l’altra faccia della stessa medaglia del sistema fascista, si sta mostrando nei fatti per quello che è, i difensori del capitalismo democratico devono avere una bella faccia tosta a propagandare ancora le loro tesi e, se ancora qualcuno casca nelle loro ideologie fasulle, deve dimostrare una vera pochezza intellettiva. Gli ultimi avvenimenti da “giardino fiorito zambettante” mettono in risalto come il cittadino non conti nulla nel determinare governi e governanti. Lo stesso governo Monti ne è un esempio. I rappresentanti del cosiddetto “popolo” sono selezionati per volontà dei gruppi economici dominanti, dove vi sono con pieni “titoli finanziari” le organizzazioni delinquenziali. I rappresentanti dell’economia, della finanza, della politica, della burocrazia sindacale ed i mass-media tentano di far passare gli ultimi “scandali” come qualcosa al di fuori della morale capitalistica. Quello che accade è invece parte integrante del sistema, basato sul profitto, che è un furto legalizzato. Negli ultimi dieci anni, mentre si tagliava diritti, salari ed occupazione alla classe lavoratrice, la spesa degli enti locali è cresciuta di circa 80 miliardi di euro. Sono cresciuti i finti lavori ed i finti favori, le consulenze fasulle, le forniture gonfiate, i sussidi assurdi ed i privilegi per i “rappresentanti del popolo”. E’ aumentata l’evasione fiscale e contributiva, la corruzione, la possibilità di garanzia d’impunità. Determinati gruppi sociali si sono garantiti vantaggi enormi nella gestione dei loro affari e dei loro soldi con lo strumento della rappresentanza politica ad ogni livello, che a sua volta non è voluta rimanere a mani vuote. Tutto questo è avvenuto portando via alla classe lavoratrice centinaia di miliardi di euro, visto che la sua fetta sul P.I.L. è scesa negli ultimi quindici anni dal 42 % a meno del 25%. I soldi sottratti ai lavoratori hanno riempito le casse delle aziende ed hanno riempito le tasche del parassitismo in modo legale ed illegale. Il governo dei professori banchieri non ha affrontato il nodo dell’evasione fiscale e contributiva, della corruzione, la nuova legge è solo una foglia di fico, dell’enorme parassitismo. Ha continuato ad erodere quote di reddito alla classe lavoratrice per mantenere intatti i privilegi del profitto, della rendita, del parassitismo. Addirittura utilizza i nuovi scandali per colpire non le rendite parassitarie, ma ancora una volta la classe lavoratrice, vedi la legge di stabilità 2013. I partiti sono tutti d’accordo, anche se cercano di far sembrare alcune differenze. I burocrati sindacali che tanto hanno contribuito al peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori si apprestano a fare accordi sulla produttività puntando sull’aumento dell’orario di lavoro settimanale e sui bassi salari.
Sono tutti a difesa del profitto, della rendita, del parassitismo!
Nessuno di loro affronta i nodi veri. Bassa concentrazione delle imprese, produzioni di scarso livello tecnologico con concorrenza con i Paesi emergenti, inefficienza delle leggi in materia di legalità, livello immenso di parassitismo sociale, evasione, corruzione.
Basterebbe affrontare seriamente questi temi per risolvere ogni problema di spread, che viene utilizzato anch’esso per portare avanti politiche contro chi lavora e produce.
Per uscire da questo labirinto bisogna che usciamo dalla prigione dell’ideologia borghese e prendiamo coscienza che gl’interessi del lavoratore non sono quelli del capitalista, del profitto e della rendita.
Le facce nuove con idee vecchissime servono ancora auna volta a cercare di turlupinare la nostra intelligenza. Nuovi e vecchi generali cercano di apparire dalla nostra parte, ma operano per la parte avversa.
“E’ un fatto che “ i partiti operai borghesi”, come fenomeno politico, sono già stati creati in tutti i paesi capitalistici progrediti, che senza una lotta decisa ed implacabile, su tutta la linea, contro questi partiti o, fa lo stesso, gruppi, correnti, non si può neanche parlare di lotta contro l’imperialismo, di marxismo, di movimento operaio socialista.”
Lenin
Il futuro è nelle nostre mani!
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Uno degli argomenti , cementato in vari luoghi comuni, che la borghesia e l’opportunismo portano avanti, è che la realtà economico-sociale è complessa, che non esistono classi, ma il bene comune, che vi sono borghesi “progressisti” e borghesi “reazionari”, i ceti medi, la politica delle alleanze, che la “crisi” attuale si supera insieme, unendo e non dividendo. La società è davvero complicata, ma la complessità dei fenomeni economici e sociali non elimina il nocciolo della questione, che il marxismo ha messo in evidenza e che per la classe operaia era ed è molto semplice: la società è divisa in classi e che gl’interessi sono conflittuali tra chi sfrutta e chi è sfruttato. Non si può essere per il proletariato e per la borghesia. O si è da una parte o dall’altra! Chi propaganda sulle possibilità e necessità di unione tra borghesia e proletariato ha un solo scopo: difendere il profitto ed il capitale.
“I democratici piccolo-borghesi, questi sedicenti socialisti che hanno sostituito alla lotta di classe le loro fantasticherie sull’intesa tra le classi hanno fatto della trasformazione socialista una specie di sogno; non si tratta per essi di abbattere il dominio della classe sfruttatrice, ma di sottomettere pacificamente la maggioranza alla minoranza cosciente dei suoi compiti. Quest’utopia del piccolo borghese, indissolubilmente legata all’ipotesi di uno stato al di sopra delle classi non ha portato ad altro che al tradimento de gl’interessi delle classi lavoratrici.”
Lenin
Lo stato non è un organismo al di sopra delle classi. Lo stato è sorto proprio dall’inconciliabilità degl’interessi delle classi, come strumento di dominio di una classe sull’altra. La democrazia è una forma di potere con il quale la borghesia tiene sottomessi i lavoratori. Il suffragio universale porrebbe, secondo borghesi ed opportunisti, alla pari borghese e proletario. La democrazia delle schede elettorali non tocca il potere reale dei capitalisti, liberi di sfruttare e di condizionare le elezioni con il potere dei mass-media. Le elezioni libere, eguali, democratiche, universali servono ad occultare il fatto che la proprietà dei mezzi di produzione ed il potere politico rimangono nelle mani degli sfruttatori e che quindi è impossibile parlare di vera libertà e di effettiva uguaglianza per la stragrande maggioranza della popolazione. Il vero potere nella democrazia non è nelle urne, ma nelle banche, nei consigli di amministrazione.
“Essi parlano di “maggioranza” pensando che l’uguaglianza delle schede elettorali significhi l’uguaglianza tra lo sfruttato e lo sfruttatore, tra l’operaio ed il capitalista, tra il povero ed il riccone, tra l’affamato e chi ha la pancia piena. Secondo loro i miti, nobili, pacifici capitalisti non impiegherebbero mai la forza della ricchezza, la forza del denaro, la potenza del capitale, il giogo della burocrazia e della dittatura militare, ma risolverebbero effettivamente gli affari secondo “la maggioranza”… In realtà proprio la borghesia è sempre stata ipocrita chiamando democrazia un’uguaglianza formale, mentre di fatto violentava i poveri, i lavoratori, i piccoli contadini, gli operai con infinite forme d’inganno e di oppressione.”
Lenin
I fatti degli ultimi anni sono emblematici. Con la scusa della crisi e dello spread il capitale, violentando anche l’idea di democrazia, il governo dei professori banchieri è esplicativo, ha tolto diritti, ridotto i salari, aumentato le tasse, espulso milioni di persone dai centri produttivi e negato una vita presente e futura a tanti uomini, donne, bambini, anziani. Non si può pensare di condizionare lo stato con il parlamento per il semplice fatto che le decisioni vere vengono prese in altri luoghi. Il parlamento serve solo ad illudere il popolo.
Il marxismo non è solo un metodo di analisi, ma , soprattutto, analisi scientifica della società, esposizione delle leggi dello sviluppo economico e sociale che individuano l’inevitabilità della fine del capitalismo per opera della classe operaia e nello stesso tempo indicazione pratica sulle azioni per portare a termine il compito della costruzione di un mondo nuovo dove ognuno possa respirare liberamente la vera libertà e l’effettiva uguaglianza.
“I signori opportunisti insegnano al popolo, facendo scempio della dottrina di Marx, che il proletariato deve dapprima ottenere la maggioranza per mezzo del suffragio universale, poi ottenere, in forza di tale maggioranza, sulla base delle votazioni, il potere statale… Ma noi, basandoci sulla dottrina di Marx e sull’esperienza della rivoluzione russa diciamo: il proletariato deve dapprima battere la borghesi e conquistare per se stesso il potere e poi adoperare il potere statale come arma della sua classe … Solo i mascalzoni e gli sciocchi possono pensare che il proletariato deve prima conquistare la maggioranza nelle elezioni, fatte sotto il giogo della borghesia, sotto il giogo della schiavitù salariata, e poi il potere. Questo è il colmo dell’ottusità e dell’ipocrisia: è la sostituzione delle votazioni, sotto il vecchio regime, sotto il vecchio potere, alla lotta di classe…”
Lenin
Nonostante la propaganda ideologica borghese cerchi di dire che Marx ed il marxismo siano superati, mentre fior di economisti borghesi ridotti a sibille di Cuma cercano di consigliarsi con Marx per capire qualcosa della situazione odierna, per essi indecifrabile, la dottrina de “Il Moro” si è impossessata di milioni di cuori per il semplice fatto che essa si basa sulle solide fondamenta del sapere umano accumulato nell’ epoca del capitalismo; perché, avendo studiato le leggi dello sviluppo sociale, Marx comprese l’inevitabilità dello sviluppo del capitalismo, che conduce al comunismo, e soprattutto lo dimostrò sulla base di analisi scientifiche.
Il comunismo è la frontiera dell’umanità, ma è anche una necessità per dare senso alla vita del genere umano.
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Con “tangentopoli” si disse che finiva la prima repubblica e nasceva la seconda. Essa si basava sul “maggioritario” e sulla personalizzazione del confronto politico. Si accettò la candidatura di Berlusconi, nonostante una legge del 1955 proibisse un ruolo politico per chi fosse in possesso di concessioni pubbliche. Si permise anche il nome del candidato presidente in spregio alle norme costituzionali vigenti. Il capitalismo senza capitali italiano ha appoggiato “il cavaliere”, ritenendolo utile per portare avanti una linea riformista senza riforme, che si è esplicata essenzialmente nell’attaccare le condizioni di vita e di lavoro del mondo lavorativo. Il ruolo della Lega è stato in questi anni, con l’ideologia del federalismo, di supporto all’azione del capitale economico-finanziario nella difesa del profitto e della rendita. La situazione nell’ultimo periodo ha visto emergere sempre più la necessità dell’unificazione economico-politica dell’Europa per poter reggere il confronto con le maggiori potenze del globo. Berlusconi e Bossi non servono più. Deve aprirsi la terza repubblica, che deve vedere sempre più una concentrazione di poteri a livello europeo ed una regionalizzazione delle nazioni appartenenti. Il governo dei professori banchieri rappresenta il commissariamento della politica italiana da parte dell’Europa ed un abbandono delle ideologie precedenti con un rafforzamento dello Stato centrale. Servono nuovi partiti e nuovi rappresentanti. Quello che sta succedendo è la conseguenza dell’obiettivo Europa unita. In questo processo la classe lavoratrice è stata assente, perché non rappresentata da alcun partito parlamentare e da dirigenti sindacali, che hanno utilizzato la nostra organizzazione per portare avanti interessi non nostri a supporto dei partiti parlamentari. Le conseguenze sono state catastrofiche. Riduzione degli stipendi, più disoccupazione, meno diritti, pensioni in punto di morte, qualità del lavoro e della vita peggiorate a livello del primo novecento. Purtroppo anche nel presente la voce di chi lavora e produce è assente. Questo dato porta a subire situazioni ancora peggiori degli anni precedenti. I Renzi, i Grillo, insieme ai Bersani, Casini, Alfano, ed alla dirigenza sindacale, di supporto al capitale senza capitali italiano, non hanno alcuna intenzione di cambiare registro nell’azione dei prossimi anni nei confronti di chi lavora, che dovrà scontare ancora situazioni pessime e vedersi negare il diritto alla vita ed alla serenità nel vivere i loro giorni. Se il futuro che ci prospetta questo sistema è questo, bisogna che ognuno lotti per conquistarsi il futuro! Viviamo in un periodo rappresentato da un’enorme produzione di beni ed una richiesta di questi scarsa, causa la disoccupazione ed i bassi stipendi in primo luogo. E’ un’ anomalia su cui riflettere. In altre epoche storiche si soffriva e si moriva per scarsità di beni. Oggi nel capitalismo si soffre e si muore perché c’è abbondanza di beni. Il problema è quindi nella distribuzione dei prodotti del lavoro, che ha come unico obiettivo di creare profitto e non di soddisfare i bisogni del genere umano. Se la produzione sociale avesse una distribuzione sociale ogni essere umano avrebbe beni oltre le sue necessità! I programmi dei nuovi e vecchi “ciarlatani” della politica e del mondo sindacale non vanno in alcun modo incontro alle esigenze delle persone, ma solo del capitale. Bisogna essere per la vita e non per la morte! Essere per la vita significa innanzitutto lottare per far sì che ogni essere umano soddisfi le sue necessità materiali e spirituali. Chi accetta che milioni di bambini ogni anno muoiano di fame, che miliardi di esseri umani siano sotto alimentati, che alcuni milioni di adulti cedano all’inedia, che miliardi di esseri umani non accedano alle bellezze della conoscenza non è per la vita, è per la morte, non soltanto con l’utilizzo delle guerre. Il capitalismo, i suoi apologeti, i suoi pugilatori a pagamento e gli schiavi con la propria bocca ciarlano solo per ingannare chi lavora e produce, ma nei fatti nulla fanno per la vita, per far assaporare ad ogni essere umano la libertà vera, che non potrà mai esserci senza liberazione dalla schiavitù dei bisogni. Comprendere la verità dell’attuale dimensione sociale come oppressione del genere umano è già iniziare ad essere liberi, perché “Nessuno è più schiavo di chi si crede libero senza esserlo”.
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
L’arma del terrore “Spread” sta dando ottimi frutti al profitto ed alla rendita. In nome di santo “Spread”si riduce l’occupazione, aumenta la disoccupazione; si riducono i salari, aumentano gli orari di lavoro; aumenta l’età pensionabile, si danno più possibilità di licenziare; si rivivono livelli di sfruttamento di un secolo fa , conta il profitto, non la salute dei lavoratori e dei cittadini. I Draghi e Monti fanno finta di piangere per la triste realtà di chi lavora, intanto colpiscono sempre più duramente con la complicità dell’opportunismo e del sindacalismo compiacente. Osano presentare certi provvedimenti come motori per l’occupazione e per un futuro migliore. Abbiamo visto cos’ha voluto dire la “restaurazione” sulle pensioni, sulle regole dei rapporti di lavoro, sul patto per la produttività: peggioramento delle condizioni di lavoro e di vita per i lavoratori, mantenimento dei privilegi per il profitto e la rendita. In questi giorni si parla tanto delle primarie del centrosinistra, di Bersani, Renzi, Vendola. Si fanno analisi di look di ogni tipo, ma nessuno dice che con questi signori, alla pari con i Berlusconi, Montezemolo, Casini, Fini, Monti, Grillo e compagnia cantante, la classe lavoratrice continuerà a dare il suo “sangue”, in tema di plusvalore, pur di salvare gl’interessi delle classi sfruttatrici. Nel dibattito politico sono presenti solo le esigenze della borghesia e piccola borghesia, quelle del mondo lavorativo sono assenti, non essendoci una forza politica in grado di organizzare le istanze della classe lavoratrice e porle in lotta con quelle delle altre classi. Non si parla di occupazione, di salari, di condizioni di lavoro e di vita, se non per portare ad un livello peggiore la situazione attuale, presentando realtà vecchie di secoli come nuove. I lavoratori, bombardati dai mass-media, vedono obiettivi non loro e si mettono o a trainare carri degli altri o ad assistere supinamente a ciò che accade. E’ il modo migliore per dare campo libero ai pugilatori a pagamento con lingua da schiavi del capitale che vendono fumo ai lavoratori ed arrosto ai loro “principi”. Pur di non svegliare il “gigante” che dorme le pagine dei quotidiani, i telegiornali, i radio giornali, danno più spazio al “pettegolezzaio” politicista interno, poco alla politica estera, poco all’economia se non al “terrorismo” dello spread, nulla alle lotte dei lavoratori in Cina ed in India, che in tanti casi sfidano la morte negli scontri con le forze dell’ordine, comandate a cercare di eliminare ogni forma di protesta. Il “gigante” dorme, ma non in ogni parte del mondo! Nella stessa Europa i lavoratori greci e spagnoli cercano di opporsi alla dittatura dello spread. Tutto ciò accade mentre la produzione mondiale cresce, mentre, per la prima volta nella storia dell’umanità, c’è tanta e tale abbondanza di prodotti da poter soddisfare il doppio della popolazione mondiale. Non mancano i prodotti, si produce troppo! Il capitalismo mostra la sua faccia crudele e riduce alla miseria miliardi di esseri umani pur di salvaguardare il profitto. Nessun governo, nessun uomo politico che non si ponga nell’ottica di eliminare lo scontro tra profitto e salario potrà eliminare questo stato di cose. Se promette un miglior futuro nel capitalismo, sarà un ingannatore; se fa intravedere un sogno, sta preparando un incubo. La realtà non è così complicata come i “pugilatori a pagamento” vogliono darci a bere. E’ semplice! Ci sono due classi : la borghesia o il proletariato. O si sta con l’una o si sta con l’altra. Terze vie non esistono!
Il marxismo viene declinato come superato, morto, non più attuale da ciarlatani che non riescono a fare un’analisi a due giorni .
“Se vi poneste il problema del perché la dottrina di Marx ha potuto impossessarsi di milioni di cuori della classe rivoluzionaria, ricevereste una sola risposta: ciò è successo perché Marx si basava sulle solide fondamenta del sapere umano accumulato nell’epoca del capitalismo; perché, avendo studiato le leggi dello sviluppo sociale, Marx comprese l’inevitabilità dello sviluppo del capitalismo, che conduce al comunismo e, soprattutto, lo dimostrò sulla base dello studio più esatto, più dettagliato e profondo della società capitalistica, mediante la completa assimilazione di tutto ciò che la scienza sino ad allora aveva apportato.”
Lenin
Il marxismo è vivo! Esso è un metodo scientifico di analisi del capitalismo, di tattica e di strategia politica, onde utilizzare le varie fasi del sistema attuale per organizzare il suo superamento in una nuova dimensione sociale.
Il primo passo sulla strada della libertà è prendere coscienza dell’oppressione capitalistica sull’essere umano, costretto a lottare per soddisfare le sue necessità materiali e spirituali senza, succede spesso, riuscirci; spinto alle guerre, comandato a dare la sua opera in luoghi simili a caserme.
Se vogliamo costruire un sogno, esso è nella realtà che stiamo vivendo. La produzione è già sociale. Rendendo anche l’appropriazione sociale, la realtà sarebbe nuova e diversa. Il nodo gordiano da sciogliere è tutto qua. L’unica classe che ha l’interesse di tagliare questo nodo è la classe lavoratrice.
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Il vademecum Monti, da quasi tutti i partiti condiviso in toto od in parte è il calendario del capitale industriale italiano ed europeo per i prossimi anni per aumentare lo sfruttamento della classe operaia nel confronto-scontro con le altre potenze capitalistiche, tutte unite nel voler aumentare il plusvalore estratto ai lavoratori e per consentire al profitto ed alla rendita di continuare a sguazzare nei privilegi. Più Europa o meno Europa vuol dire nulla per i lavoratori se non più concentrazione del capitale e la possibilità di unire le forze per contrastare le azioni contro i diritti ed salari. Per fare questo servirebbero sindacati dall’ottica internazionale e non chiusi nella loro bandiera nazionale o, addirittura, nell’azienda di appartenenza. Si parla di finanza pubbliche sane e si dimentica che il 90% delle tasse sono a carico dei lavoratori dipendenti e pensionati e che basterebbe una lotta seria all’evasione, alla corruzione, al lavoro nero per ridurre il debito di circa 600 milioni di euro. La riduzione del carico fiscale si può fare solo facendo pagare le tasse a tutti, compreso le imprese, che evadono centinaia di miliardi di euro di contributi mai versati all’INPS. Si accenna a voler “prendere sul serio, l’istruzione, la formazione professionale e la ricerca” , ma si fa di tutto per indebolire il ruolo della scuola pubblica e per renderla sempre più classista. S’intende sfruttare tutto il potenziale dell’economia verde, ma i fatti con il decreto “ILVA” hanno la testa dura. La politica agricola rientra nel piano per una crescita sostenibile, ma si dimentica che in una società industriale avanzata essa è costruita su grandi imprese con alte produzioni e produttività. Il turismo viene ritenuto importante. Quanto è nell’esempio dei crolli di Pompei, non ancora ricostruiti. Il succo del vademecum è nella politica del lavoro dove si prospettano meno diritti, bassi salari, pensioni prossime alla fine della vita. Si prevede il lavoratore come una bestia da soma, flessibile negli orari, nei salari, nel lavoro, al servizio del capitale. La promessa di voler aumentare in questo modo i tassi di occupazione giovanile e dei lavoratori anziani è una presa in giro. Non si aumenta l’occupazione con le pensioni a 70 anni, con la massima precarietà, con un’economia flessibile al massimo. Il paragrafo sulle donne è una perla, perché esse rientrano nel concetto di lavoro precario e flessibile. Lo stato sociale viene visto come protettore della persona, ma in realtà è solo, nell’ottica Montiana, al servizio dei ricchi. La famiglia come sempre viene propagandata come cuore pulsante della società italiana, a parole. Nei fatti i nonni che vanno in pensione più tardi con miseri assegni, i genitori o con lavoro non sicuro o disoccupati, i figli che spesso disertano la scuola mostrano che il concetto di difesa della famiglia è solo un’astrazione. Fa proprio ridere quanto scritto poi sulla lotta alla corruzione, all’evasione fiscale, all’economia sommersa, poiché l’azione dell’ultimo governo, come il precedente, si è distinta più per gli annunci che i fatti concreti, vedi la legge sulla corruzione. Il calendario della lotta alla criminalità organizzata è denso di buone intenzioni, ma scarso di contenuti reali. Monti, il commissario della finanza nazionale ed internazionale, famoso per essere serio e di parola, basta vedere quanto detto su una sua eventuale candidatura politica o sui punti in più di PIL nel 2012 per le decisioni governative, ancora una volta si mostra come il classico politico borghese, che cerca di accalappiare, come il suo predecessore, la buonafede dei cittadini. D’altronde è tutto il sistema capitalistico che inganna i lavoratori. I suoi servitori, i suoi pugilatori a pagamento con lingua da schiavi non possono comportarsi diversamente, che siano partiti, associazioni, organi religiosi, mass-media. Per sottrarsi agl’inganni ideologici borghesi l’unica via è nella conoscenza e nella coscienza di classe; nella determinazione di voler difendere gl’interessi immediati con la riduzione dell’orario di lavoro, con forme contrattuali a tempo indeterminato con poche e chiare deroghe, con il ritorno agli uffici di collocamento ed alle chiamate numeriche e non nominative, con reddito garantito nei periodi di disoccupazione, con contratti di lavoro nazionali ed anche europei, con pensioni a 55 anni per le donne e 60 anni per gli uomini, visto che vengono pagate con la capitalizzazione dei versamenti contributivi personali e non, altra falsità, con i contributi dei giovani e dato che la cassa dei lavoratori dipendenti è stata ed è da sempre in attivo; nello storico per il superamento del capitalismo e per una società senza classi, che metta al centro del processo produttivo e di consumo l’essere umano. La nuova frontiera dell’umanità non è il ritorno ai primi anni del ‘900, come nelle tesi Montiane, che, pur essendo nei fatti un conservatore ed un reazionario, si spaccia per innovatore, ma per un futuro non basato sull’accumulazione di denaro, ma sul benessere comune.
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
E’ iniziata la campagna elettorale. E’ cominciata la fiera delle promesse, delle illusioni, delle demagogie. Ogni partito, aspirante al parlamento, ha la sua agenda. In nessuna di queste vi sono al centro gl’interessi dei lavoratori: lavoro, salario, diritti, condizioni di lavoro e di vita. Tutti i programmi hanno, in ultima analisi, in primo piano obiettivi miranti a migliorare la produttività delle imprese e quindi i profitti. Il dopo elezioni, chiunque vada al governo, non vedrà migliorata la condizione di lavoro e di vita di chi vive offrendo l’opera delle proprie braccia o del proprio cervello. I candidati stessi, anche quando sono espressione della cosiddetta società civile, appartengono a categorie non proletarie. La “società civile” dei partiti parlamentari s’intende solo come rappresentanza del profitto e della rendita. Noi dovremmo essere presenti nella lotta politica con le nostre esigenze, ma questo può avvenire solo se forti di una nostra organizzazione. Al primo posto
c’è il lavoro, possibilità unica nel capitalismo per i lavoratori di essere in grado di soddisfare le minime necessità umane. L’unico modo nel sistema attuale di vedere aumentare l’occupazione è rivendicare la riduzione dell’orario di lavoro. I capitalisti ed i loro pugilatori a pagamento con lingua da schiavi direbbero, come sempre è accaduto nella storia, che ciò non è possibile, che è solo demagogia, che l’occupazione si aumenta con la maggiore produttività delle imprese, dimenticando che la disoccupazione nel capitalismo è una costante e che l’orario di lavoro fa rima con il plusvalore estratto a chi lavora;
insieme alla riduzione dell’orario di lavoro è necessario chiedere il reddito minimo garantito per i disoccupati, affinchè nessuno possa essere escluso dal soddisfare le minime necessità materiali;
la seconda rivendicazione deve vedere una richiesta di aumenti salariali, visto che quelli italiani sono tra i più bassi del mondo e che non permettono di vivere una vita decente;
l’età pensionabile dev’essere riportata a 55 anni per le donne e 60 anni per gli uomini, visto che la cassa dei lavoratori dipendenti è da sempre in attivo e che ogni essere umano ha il diritto di staccare dal lavoro dopo anni di sfruttamento;
le condizioni di lavoro devono essere rivendicate nel concetto che chi lavora non è uno schiavo ed ha diritto ad essere trattato da essere umano;
per migliorare le condizioni di vita è necessario che sia rivendicata una scuola veramente pubblica, una sanità al servizio della salute dei cittadini, un trasporto pubblico efficiente, una cura del territorio e dell’ambiente, servizi per l’infanzia efficienti;
che le tasse le paghino tutti e che siano ridotte sui salari e le pensioni.
Queste rivendicazioni concrete migliorerebbero di molto le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, anche se non risolverebbero le angherie del capitalismo. Non andrebbero certamente ad intaccare il profitto, ma innescherebbero un processo vero di lotta alla rendita, al parassitismo, al clientelismo, all’evasione.
Coscienti che, per dare all’essere umano una dimensione nuova e diversa, l’unica frontiera sia il superamento della società divisa in classi per una società senza classi, dove sia tutto in comune e la produzione veda come meta non il profitto, ma il benessere dell’umanità.
Tutti coloro che si frappongono a questi obiettivi sono per non cambiare nulla, per mantenere lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Sono per il profitto e la rendita e per aumentare l’estrazione di plusvalore da chi lavora.
Questi più parlano di cambiamento e più vogliono conservare. Sono reazionari, travestiti da riformatori ed innovatori, sono guardiani del capitale!
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
La società in cui viviamo è dominata dall’ottica del profitto e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dove l’autonomia, l’emancipazione, la libertà sono dovute allo “schiavo giallo”, il denaro, così battezzato da Shakespeare. “Questa prodigiosa materia capace di rendere nero il bianco, bello il brutto, diritto il torto, nobile il basso, giovane il vecchio, valoroso il codardo.” Una dimensione socio-economica che nega la libertà a miliardi di esseri umani, essendo essa innanzitutto soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali. Se non vi è questa libertà, non vi può essere uguaglianza e giustizia sociale, né tantomeno civiltà, poiché essa, essendo la libertà materiale e spirituale intimamente legate, presuppone esseri umani liberi, poiché soltanto da tali persone può essere concepita e realizzata. Eppure nel sistema attuale la parola “libertà” è tra le più utilizzate. Addirittura si fanno guerre nel nome di questa parola. Quale libertà ha il disoccupato, il cassintegrato, il lavoratore in mobilità, chi ha un lavoro precario, chi lavora ed è costretto a sopravvivere con 1200 € al mese, il pensionato con 600 € al mese, il giovane che dedica anni della sua vita allo studio per un futuro senza futuro? La parola libertà, non collegata alla soddisfazione dei bisogni, è una parola vuota.
Senza cibo per la mente e per la pancia non vi può essere libertà!
L’essere umano ha necessità di mangiare, bere, vestirsi, avere una casa, allo stesso modo del bisogno di conoscere ed esplorare ogni campo della cognizione umana.
La realtà di sfruttamento e miseria del proletariato nel capitalismo non sono problemi contingenti, ma strutturali al sistema.
Secondo il rapporto Unicef oggi nel mondo muoiono 10 milioni di bambini sotto i cinque anni. Questi infanti non riescono a diventare giovani!
Nel 2011 la spesa militare è stata di 1204 miliardi di dollari, ma non vi sono soldi per salvare la vita di questi bambini. Il progetto di ridurre le morti a 9000 unità al giorno è stato presentato come un obiettivo molto ambizioso.
Secondo il Tribunale permanente contro i crimini dell’umanità, istituito da un Trattato internazionale e ratificato da 106 Stati, mancanti la Cina e gli U.S.A, sarebbero 300.000 i bambini presenti in formazioni militari, dopo che solo poco tempo fa sono state accertate le dimensioni del massacro nella guerra Iran-Iraq di 30 anni orsono, quando masse di ragazzi furono utilizzati per sminare le strade.
La verità che questo sistema sociale in qualsiasi fase è fame, miseria, guerra, sfruttamento, morte per milioni di esseri umani. Che piova o ci sia il sole chi vive offrendo al mercato capitalistico braccia o cervello avrà una vita sempre dura da vivere sia che sia giovane sia che sia anziano, sia che appartenga al sesso femminile sia che appartenga a quello maschile!
“Nella società borghese il lavoro vivo è soltanto un mezzo per aumentare il lavoro accumulato. Nella società comunista il lavoro accumulato è soltanto un mezzo per rendere più largo, più ricco, più progredito il ritmo di vita…”
K.Marx- F. Engels
Il manifesto del partito comunista.
Negli ultimi anni i mass-media hanno dedicato ampio spazio alla presunta “crisi”. I pseudo economisti, pseudo centri studi e pseudo organismi di controllo si sono dilettati a fare previsioni sulla durata e sull’intensità. Erano gli stessi che poco tempo fa facevano previsioni sul petrolio a 200 dollari al barile, si sollazzavano sulle stime di crescita e che alzavano i tassi d’interesse per tenere sotto controllo l’inflazione. In alcune aree del globo, tra cui l’Europa, la “crisi” è stata utilizzata per una politica economica di rigore, che ha significato colpire la classe lavoratrice nei posti di lavoro, nei salari, nei diritti, facendo passare il ritorno a condizioni del primo novecento come nuove riforme, salvaguardando però il profitto e la rendita. Eppure l’economia mondiale è cresciuta negli ultimi anni di circa il 4 % e le previsioni per l’anno in corso sono di una crescita vicina al 3%. La situazione attuale vede una realtà di sovrapproduzione in determinate aree. Si produce troppo rispetto alla domanda! E’ assurdo che, mentre tanti prodotti giacciono in magazzino, miliardi di esseri umani debbano vivere nella miseria o, addirittura, morire d’inedia!
E’ il capitalismo! Pochi ricchi, molti poveri.
La dimensione dell’attuale realtà mostra ancora una volta che il capitalismo ha finito la sua opera progressista ed ha assunto una forma conservatrice e reazionaria ed è solo un freno allo sviluppo dell’umanità.
Nell’attuale società la miseria e la povertà, non sono accidenti, ma sono insite nel processo di produzione e distribuzione del sistema, nel quale il capitale è un prodotto comune e può essere messo in moto solo dall’attività comune dei membri della società, ma l’appropriazione è oligarchica.
Se il capitale è un prodotto sociale, basterebbe trasformare la proprietà oligarchica in comune per avere una società nuova.
La dimensione nuova del carattere sociale della proprietà sarebbe la nascita di un mondo nuovo in cui ogni essere umano si appropria dei beni prodotti e della vita stessa, che può essere goduta in tutto il suo splendore solo nella soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali.
Essere per la vita vuol dire essere per l’eliminazione del dissidio tra produzione sociale ed appropriazione di pochi.
Dire di essere per la vita e per la libertà, mentre si accettano condizioni di miseria, di sfruttamento, milioni di morti per fame, miliardi in condizione di sottoalimentazione è pura ipocrisia.
“L’economia borghese non può né in genere impedire le crisi, né garantire il singolo capitalista da perdite, cattivi debitori e fallimenti e neppure garantire il singolo operaio dalla disoccupazione e dalla miseria.”
F. Engels
Antidhuring
La differenza tra chi vuole veramente una realtà socio-economica nuova, ove al centro vi sia l’essere umano ed i suoi bisogni, e chi non la vuole, anche se, ipocritamente, cerca di far sembrare il contrario, è nel superamento dei rapporti di produzione, dell’ottica del plusvalore e del profitto.
La nuova frontiera per l’umanità è una società comunista, che si basi sul concetto di Marx “Da ognuno secondo le sue capacità, ad ognuno secondo le sue necessità”.
Per giungere a questo obiettivo è necessario che ognuno prenda in mano il proprio destino e lotti quotidianamente per questa meta, scrollandosi di dosso la fiera delle illusioni del parlamentarismo, orchestrata dai “pugilatori a pagamento con lingua da schiavi”.
“Noi ci chiamiamo comunisti. Che cos’è un comunista? Comunista è una parola latina. Comunista deriva dalla parola comune. La società comunista significa: tutto in comune, la terra, le fabbriche, il lavoro. Ecco cos’è il comunismo.”
Lenin
“I compiti delle associazioni giovanili” 1920
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
“Nella società borghese, in definitiva, il passato domina sul presente, in quella comunista il presente domina sul passato. Nella società borghese il capitale è indipendente e personale, mentre per l’individuo attivo è dipendente e impersonale. E la borghesia definisce abolizione della personalità e della libertà l’abolizione di simili rapporti. Si tratta, infatti, di abolire la personalità, l’indipendenza e la libertà del borghese. Entro gli attuali rapporti di produzione borghesi per libertà s’intende il libero commercio, la libera compravendita. Ma una volta scomparso il traffico, sparisce anche il libero traffico. La fraseologia sul libero traffico, come tutte le altre bravate liberali della nostra borghesia, ha un qualche significato, in genere, solo in rapporto al traffico vincolato e al cittadino asservito del medioevo, ma non ha senso di fronte all’abolizione comunista del traffico, dei rapporti di produzione e della borghesia stessa. Vi spaventate del fatto che noi intendiamo abolire la proprietà privata. Ma nella vostra attuale società la proprietà privata non esiste per nove decimi dei suoi membri; essa esiste proprio in quanto per quei nove decimi non esiste. Ci rimproverate in conclusione di voler distruggere una proprietà che presuppone come condizione indispensabile la mancanza di proprietà della stragrande maggioranza della popolazione. Insomma ci rimproverate di voler distruggere la vostra proprietà. Certo, questo è il nostro proposito. Dal momento in cui il lavoro non può essere più trasformato in capitale, denaro, rendita fondiaria,, in breve in una potenza monopolizzabile, ossia dal momento in cui la proprietà personale non può più convertirsi in proprietà borghese, da quel momento voi dichiarate che è stata abolita la persona. Voi ammettete dunque che per persona voi non intendete se non il borghese, il proprietario borghese. E questa persona senz’altro deve essere abolita. Il comunismo non priva nessuno della facoltà di appropriarsi dei prodotti sociali, esso solo non consente di usarne per asservire lavoro altrui. Si è obiettato che, una volta tolta di mezzo la proprietà privata, verrebbe meno ogni attività, mentre trionferebbe una generale pigrizia. Se ciò fosse vero, già da parecchio la società borghese sarebbe stata rovinata dalla pigrizia; in essa infatti chi lavora non guadagna e chi guadagna non lavora. Tutta la questione si riduce a questa tautologia, che una volta sparito il capitale, cessa di esistere il lavoro salariato…Abolizione della famiglia! Anche i più radicali inorridiscono di fronte a tanto vergognoso disegno dei comunisti. Qual è il fondamento della famiglia di oggi, della famiglia borghese? Il capitale, il guadagno privato. Una famiglia interamente sviluppata non esiste per la borghesia; essa tuttavia trova il suo complemento nella forzata mancanza di famiglia dei proletari e nella prostituzione pubblica. La famiglia del borghese scompare naturalmente con lo scomparire di questo suo complemento, ed entrambe vengono meno una volta distrutto il capitale… Ma voi dite che rimpiazzando l’educazione familiare con quella sociale noi distruggiamo i rapporti più cari. E non è forse determinata anche la vostra educazione dalla società? Da rapporti sociali nel cui ambito voi educate, dall’interferenza, diretta o indiretta che sia, della società tramite la scuola, ecc.? I comunisti non hanno inventato l’influenza della società sull’educazione, essi hanno solo trasformato il suo carattere, sottraendo l’educazione all’influenza della classe dominante. La fraseologia borghese sulla famiglia e sull’educazione, sui rapporti affettuosi tra genitori e figli, appare tanto più disgustosa, quanto più, a causa della grande industria, viene a mancare ai proletari ogni legame familiare ed i bambini divengono semplici articoli di commercio e di lavoro. Ma voi comunisti intendete adottare la comunanza delle donne, ci grida in coro tutta la borghesia. Il borghese non vede nella propria moglie che uno strumento di produzione. Ode che gli strumenti di produzione debbono essere sfruttati in comune e naturalmente si sente autorizzato a credere che la medesima sorte toccherà anche alle donne. Non pensa minimamente che la questione sta proprio in ciò; abolire la posizione della donna come semplice strumento di produzione. D’altra parte non v’è nulla di più ridicolo di questo orrore altamente morale che provano i nostri borghesi per la pretesa comunanza ufficiale delle donne nel comunismo. I comunisti non hanno bisogno d’introdurre la comunanza delle donne, essa è quasi sempre esistita. I nostri borghesi, non paghi di poter disporre delle mogli e delle figlie dei loro proletari, per non parlare della prostituzione ufficiale, considerano il sedursi reciprocamente le mogli uno dei divertimenti più piacevoli. Il matrimonio borghese è in pratica la comunanza delle mogli… D’altra parte va da se che, una volta scomparsi gli attuali rapporti di produzione, viene meno anche la corrispondente comunanza delle donne, cioè la prostituzione ufficiale e non ufficiale. Inoltre si rimprovera ai comunisti di voler abolire la patria, la nazionalità. Gli operai non hanno patria. Non possono essere privati di ciò che non hanno…Le separazioni e gli antagonismi dei popoli vanno sempre più scomparendo con lo sviluppo della borghesia, con la libertà di commercio, col mercato mondiale, con l’uniformità della produzione industriale e delle corrispondenti condizioni di vita. Col dominio del proletariato essi scompariranno ancora di più…Nella stessa misura in cui viene abolito lo sfruttamento di un individuo da parte di un altro, viene abolito anche lo sfruttamento di una nazione da parte di un’altra. Scomparendo l’antagonismo tra le classi all’interno di una nazione scompare anche la posizione di reciproca ostilità tra l nazioni stesse. Non meritano d’essere esaminate dettagliatamente le accuse al comunismo che muovono in generale da presupposti religiosi, filosofici ed ideologici. Occorre avere acuta intuizione per comprendere che, mutando le condizioni di vita degli uomini, le loro relazioni sociali, la loro esistenza sociale, cambiano in essi anche opinioni, punti di vista ed idee, insomma cambia anche la loro coscienza? Cos’altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione intellettuale si trasforma di pari passo con quella materiale? Le idee dominanti di un’epoca sono sempre state unicamente le idee della classe dominante. Si parla di idee che rivoluzionano tutta una società; con ciò si riferisce soltanto al fatto che all’interno della vecchia società si sono formati gli elementi di una nuova, che la dissoluzione delle vecchie idee avanza parallelamente alla dissoluzione dei vecchi rapporti di vita. Sul decadere del mondo antico le vecchie religioni vennero sconfitte dalla religione cristiana. Quando nel secolo VXIII le idee cristiane soggiacquero alle idee dell’illuminismo, la società feudale si trovò impegnata in una lotta mortale con la borghesia, a quei tempi rivoluzionaria. Le idee di libertà di coscienza e di libertà di religione non furono che l’espressione del dominio della libera concorrenza nel campo della coscienza…La storia di tutta la società sinora esistita s’è svolta tra antagonismi di classe, che nelle varie epoche hanno preso aspetti differenti. Ma qualunque aspetto essi abbiano assunto, lo sfruttamento di una porzione della società da parte dell’altra è un dato comune a tutti i secoli passati. Non v’è da stupirsi, quindi, che la coscienza sociale di tutti i secoli si rinnovi, malgrado ogni molteplicità e diversità, in certe forme comuni, forme di coscienza che scompaiono completamente solo con la sparizione totale dell’antagonismo di classe. La rivoluzione comunista è la rottura più radicale con i rapporti di proprietà tradizionali; non ci si deve meravigliare che nel corso del suo sviluppo si giunga alla rottura più radicale con le idee tradizionali…Al posto della vecchia società borghese con le sue classi e i suoi antagonismi di classe subentra un’associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione per il libero sviluppo di tutti.”
Da “ Il manifesto del partito comunista”
K.Marx
F.Engels
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
La fase elettorale è terminata. La fiera delle promesse e delle illusioni ha ceduto il passo alla realtà. Disoccupazione, precarietà del lavoro e della vita, bassi salari, pensioni da fame, miseria crescente in contrapposizione all’aumento del profitto e della rendita di pochi, presente e futuro sempre più incerto per milioni di persone sono parte della vita quotidiana. Il balletto dei partiti o movimenti parlamentari fissato su obiettivi propagandistici non affronta la speranza di tanti esseri umani di vivere una vita decente. Il futuro capitalistico si presenta ancora più nero per tante persone e non saranno certamente i vecchi e giovani rappresentanti della borghesia in parlamento a far cambiare la rotta. In Grecia, in Spagna, in Portogallo lotte spontanee cercano di opporsi a questo destino macabro, ma senza una strategia rimangono solo forme di esibizione del malcontento crescente. In Italia sembra che gli strumenti di controllo sociale, partiti, movimenti, dirigenza sindacale, mass-media, organizzazioni religiose abbiano avvolto lo scontento sociale in una cappa di piombo e che non vi siano reazioni alla povertà crescente, tanto che alcuni “pugilatori a pagamento con lingua da schiavi” arrivano a vantarsi di questa situazione diversa da altri Paesi. Eppure… “non c’è niente di nuovo alla luce del sole”. La classe lavoratrice non consapevole della dimensione sociale in cui vive, la stessa che ha nel suo grembo sfruttamento, miseria per molti e ricchezza per pochi, disoccupazione, bassi salari, è portata o a chiudersi nella sua delusione ed apatia o a seguire i capipopolo dell’ultima moda, i quali nulla faranno per mutare la realtà capitalistica, perché nessuno di essi mette in discussione la radice di ogni male: i rapporti di produzione e la produzione sociale in contrapposizione all’appropriazione oligarchica. Il nodo gordiano da sciogliere è questo, solo questo. Altre strade per sognare un mondo diverso sono solo palliativi ed illusioni. Tutti i servitori della borghesia e la stessa borghesia dicono di volersi impegnare per risolvere il problema della disoccupazione, per affrontare il tema della povertà, per dare un futuro migliore ai giovani ed un presente sereno agli anziani. Sanno che sono solo parole. Il sistema economico non è una fila o una sequela di astratti ragionamenti; ma anzi è un connesso ed un complesso di fatti, in cui si genera una complicata tessitura di rapporti. La disoccupazione, la povertà, la precarietà di vita ad ogni età sono parte integrante del sistema. Par abolirle bisogna che si superi il sistema stesso. Pretendere che questa realtà di fatti, che la classe borghese si è costituita a gran fatica, attraverso i secoli, con la violenza, con l’astuzia, con l’ingegno, con la scienza ceda le armi, ripieghi, si attenui per far posto ai reclami dei poveri è folle. Chiedere a questa società di essere diversa e che rovesci il suo diritto, che è la sua difesa, è domandare l’assurdo. Chiedere a questo stato, che esso cessi di essere lo scudo ed il baluardo di questa società, è volere l’illogico. Queste ideologie partono dal preconcetto che la storia ammetta l’errata corrige senza la fondamentale mutazione della struttura elementare e generale della società. Fin quando esistono le classi ogni discorso sulla libertà e l’uguaglianza è un modo per ingannare se stessi e la classe lavoratrice. La parola d’ordine della libertà e dell’uguaglianza è una menzogna ed un’ipocrisia della società borghese, che dietro il riconoscimento formale della libertà e dell’uguaglianza nasconde di fatto l’illibertà e la disuguaglianza economiche per tutti i lavoratori.
“ La borghesia non può esistere senza rivoluzionare di continuo gli strumenti di produzione, quindi i rapporti di produzione, quindi tutto l’insieme dei rapporti sociali. Prima condizione di esistenza di tutte le classi industriali precedenti era invece l’immutata conservazione dell’antico modo di produzione. Il continuo rivoluzionamento della produzione, l’incessante scuotimento di tutte le condizioni sociali, l’incertezza e il movimento eterni contraddistinguono l’epoca borghese da tutte le altre. Tutte le stabili e arrugginite condizioni di vita, con il loro seguito di opinioni e credenze rese venerabili dall’età, si dissolvono e le nuove invecchiano prima ancora di aver potuto fare le ossa. Tutto ciò che vi era stabilito e di rispondente ai vari ordini sociali si svapora, ogni cosa sacra viene sconsacrata e gli uomini sono finalmente costretti a considerare con occhi liberi da ogni illusione la loro posizione nella vita, i loro rapporti reciproci…”
K.Marx
Dobbiamo considerare con occhi liberi da illusioni la nostra posizione nella vita ed i nostri rapporti con le altre classi e vedremmo come solo una distribuzione sociale, pari alla produzione già sociale, superando i rapporti di produzione, possa essere fonte di vero cambiamento. Soltanto liberandoci di pochi usurpatori potremo ambire ad una proprietà sociale dei mezzi di produzione e dei prodotti stessi ed instaurare un’economia di consumo sociale contrapposta ad un’economia di profitto, un’economia basata sull’abbondanza e sul soddisfacimento dei bisogni collettivi ed individuali.
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Ogni giorno che passa nel mondo capitalistico crescono i ricchi di pari passo con un aumento vertiginoso della massa di poveri, comprendente anche chi un lavoro ce l’ha, ma retribuito con un salario da fame. La “crisi”, intesa come calo di domanda in certe aree del globo, che non inficia la crescita mondiale intorno al 3.8 %, è servita e serve a peggiorare le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori in ogni settore. Con essa sono passate leggi che hanno aumentato la precarietà, l’età pensionabile, la disoccupazione, la miseria e lo sfruttamento, pur di salvaguardare i profitti e le rendite. E si continua su questa strada! A parole si dice di cercare di mettere al primo posto il lavoro, nei fatti lo si precarizza ancora di più e si accentua al massimo la flessibilità nei luoghi di lavoro. A parole si racconta di voler spingere la domanda, in realtà si riducono ancora di più gli stipendi. A parole si grida di puntare a sconfiggere l’evasione fiscale e contributiva, in concreto la si favorisce creando condizioni tali che i più benestanti possano non pagare o contribuire in modo minimo all’uso della sanità pubblica, della scuola e di altri servizi pubblici. A parole si afferma che “nessuno sarà lasciato indietro” , nei fatti milioni di persone vivono nella miseria più nera ed altri milioni fanno fatica ad arrivare a fine mese. In questo balletto miserevole partecipano tutti i partiti o movimenti parlamentari e non, comprese le dirigenze-burocrati sindacali, divenute per lo più uffici statistici e non luoghi di organizzazione degl’interessi dei lavoratori, i mass-media, sempre più pugilatori a pagamento con lingua da schiavi, i pseudo economisti, i vari gruppi religiosi in nome della democrazia, dell’unità, della compattezza . Dimenticano o fanno finta di dimenticare che la democrazia fa a pugni con unità e compattezza, anche se etimologicamente significa “governo del popolo”, poiché in realtà da il potere ad una maggioranza, rappresentante di interessi ben distinti, ma non certo di quelli della minoranza. La democrazia è divisione non unità e la maggioranza politica va di pari passo con chi detiene il potere economico e finanziario. Da molti anni poi bisogna notare che, al di là dei falsi ideologismi, le maggioranze e minoranze parlamentari rappresentano unite il potere economico e finanziario. Di conseguenza per loro è semplice unirsi in nome del Paese! Rappresentano gli stessi interessi! E’ più difficile farlo nella realtà tra chi è ricco e chi è povero, tra il capitalista ed il disoccupato, tra lo sfruttato e lo sfruttatore. Ci sono gruppi politici oggi in Italia, fatti sorgere per cercare d’incanalare il malcontento crescente, che discutono più di diarie e scontrini che di lotta per il diritto alla sussistenza di ogni cittadino. Questa visione della realtà socio-economica capitalistica mostra sempre più che questo sistema non è riformabile e che vive sulla contrapposizione d’interessi. Chi dice il contrario lo fa in malafede e per suoi interessi. Il diritto alla sussistenza deve essere rivendicato da ogni essere umano, poiché solo con esso la persona acquisisce le prime basi della libertà spirituale e materiale, solo con esso può iniziare a sentirsi membro di una comunità. Se una società non è in grado di soddisfare questo diritto, ed insieme una necessità, non è una società, ma un sistema per garantire i più forti contro i più deboli. E’ il diritto alla vita, tanto sbandierato da alcuni gruppi politici e religiosi, che non si limita all’ambito del diritto alla nascita. Il diritto alla sussistenza ed alla vita significa che ogni essere umano possa mangiare, bere, vestirsi, avere una casa, usufruire dei beni della produzione sociale. Questo diritto, cancellato dalla prosopopea e dalla realtà economico-sociale del sistema capitalistico, grida che il capitalismo ha finito ormai il suo corso positivo nella storia e che cederà a nuove frontiere che sappiano unire produzione sociale ed appropriazione sociale e dire “basta con il sistema del salario”.
“Nei paesi industriali più progrediti noi abbiamo domato le forze naturali e le abbiamo costrette al servizio degli uomini; abbiamo così moltiplicato all’infinito la produzione, tanto che un fanciullo oggi produce più di quello che producevano cento adulti. E quali sono i risultati? Crescente sopralavoro a miseria crescente delle masse, e una grande crisi ogni dieci anni. Darwin non sapeva quale amara satira scrivesse sugli uomini, ed in particolare sui suoi compatrioti, quando dimostrava che la libera concorrenza, la lotta per l’esistenza, che gli economisti esaltano come il più alto prodotto storico, sono lo STATO DEL REGNO ANIMALE. Solo un’organizzazione cosciente della produzione sociale nella quale si produce e si ripartisce secondo un piano può sollevare gli uomini al di sopra del restante mondo animale sotto l’aspetto sociale di tanto, quanto la produzione in generale lo ha fatto per l’uomo come specie. L’evoluzione storica rende ogni giorno più indispensabile, ma anche ogni giorno più realizzabile, una tale organizzazione. Essa segnerà la data iniziale di una nuova epoca storica nella quale l’umanità stessa, e con essa tutti i rami della sua attività, in particolare la scienza della natura, prenderanno uno slancio tale da lasciare in una fonda ombra tutto ciò che c’è stato prima.”
Introduzione a “Dialettica della natura”.
F. Engels
Se vogliamo andare al di sopra del mondo animale e passare da regno della necessità al regno della libertà bisogna prendere coscienza della necessità del superamento del dissidio produzione sociale ed appropriazione oligarchica.
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
L’attenzione politica, socio-economica e mediatica in Italia è concentrata tutta sul pregiudicato B. e sulle sue sorti. La disoccupazione crescente, le ore di C.I.G. in aumento, la precarietà dilagante, la miseria galoppante per milioni di cittadini non sono all’ordine del giorno dei centri finanziari ed economici, politici, mediatici, se non per riempirsi la bocca ogni tanto di frasi fatte ed inconcludenti. Ogni volta si sente affermare, quando le scelte riguardano la salvaguardia della dignità delle persone, che per vivere devono lavorare e che, giustamente, devono usufruire dei servizi scolastici, sanitari, pensionistici, di trasporto:”
Non ci sono i soldi!”
Invece i soldi ci sono per finanziare l’abolizione dell’IMU anche per i miliardari, per le grandi immobiliari, per la chiesa. Ci sono per dare soldi a fondo perduto alle imprese, alle banche, a tanti enti inutili, per gli F35.
In tutto il mondo capitalistico dell’occidente dal 2008 al 2012 alle banche sono stati dati circa 1800 md. di dollari, una cifra pari quasi al P.I.L. italiano. Con questa cifra quante imprese e quanti lavoratori sarebbero entrati nella produzione? Forse non ci sarebbe il livello di disoccupazione attuale in Europa e nel mondo.
“I soldi ci sono!”
In Italia l’evasione fiscale e contributiva, il lavoro nero, la corruzione sottraggono allo Stato circa 400md. ogni anno. Tutti affermano di voler lottare contro queste illegalità, ma in pratica fanno di tutto per non affrontarle. Il furto di questi miliardi allo Stato aggrava il peso del fisco sui lavoratori dipendenti e pensionati, che coprono le entrate dirette del fisco per circa il 95 %. La cura della salute ha un costo ulteriore annuale sia in termini di attesa ed, in caso di urgenze, per la costrizione a scegliere il privato sia per i ticket, sempre più esorbitanti, sia perché i “ladri “, di cui sopra, usufruiscono dei servizi sanitari in posizione di esenzione per quantità di reddito. Difatti la quota di non paganti risulta essere del 50% a livello nazionale e dell’80% nel sud.
Lo stesso discorso vale per la scuola ad esempio nel campo delle tasse universitarie e del godimento del servizio mensa.
Perché allora tutti i partiti parlamentari, compreso il M5S, ed i burocrati del sindacato non tengono conto di questa realtà e la pongono come prioritaria nel percorso politico?
Perché, quando devono tartassare ulteriormente, i lavoratori ed i pensionati portano esempi, spesso fasulli, per colpire condizioni di lavoro, stipendi e pensioni?
Perché non prendono esempio da altri Paesi nella lotta all’evasione, dove, pur esistendo, non ha i livelli italiani?
Il motivo è semplice. Essi sono tutti rappresentanti di queste classi sociali e difendono questi interessi. Gli avvocati in parlamento sono tantissimi, i lavoratori dipendenti ed i pensionati inesistenti. Difendono, oltre al profitto, la rendita, in molti casi, parassitaria. Nel capitalismo e, di conseguenza, nelle nazioni più avanzate la rendita va insieme al profitto, ma in percentuali più coerenti con il sistema e tenendo sotto controllo quella parassitaria. In Italia ha raggiunto proporzioni enormi e, per giunta, è quasi tutta parassitaria. Un esempio chiaro è il costo del lavoro che non vede la situazione italiana molto distante dalle realtà di altri Paesi, la differenza è nella tassazione delle buste paga e delle pensioni che è molto più alta in Italia e che costringe a dare al fisco mediamente il 40% del proprio stipendio o propria pensione. I sacrifici che ci hanno fatto fare e che continuiamo a fare sono finalizzati a mantenere queste situazioni di privilegio in una società che relega i lavoratori all’ultimo posto della scala sociale.
“Basta!”
Per dire ad alta voce questa parola bisogna togliere ogni fiducia a vecchi e nuovi ciarlatani borghesi e piccolo borghesi della politica. Essi, quando parlano, usano parole come riforme, cambiamento, futuro, speranza, felicità, ma non dicono mai il modo ed il come arrivare ad una vita migliore. La società che offrono è la stessa che stiamo vivendo con il profitto e la rendita, le disuguaglianza sociali, le ingiustizie, la schiavitù materiale e morale di non essere liberi di soddisfare i propri bisogni.
Non è con Renzi o Grillo che si cambia!
Essi sono solo i nuovi attori di una commedia già conosciuta. Sono i nuovi suonatori di una nuova orchestra, ma la musica per chi lavora non cambia. Senza contare chi per interessi personali, dimostrato dalle condanne per sottrazione agl’italiani di una certa quantità di milioni di euro, fa di tutto per continuare a vendere illusioni e fumo, sempre per salvare la sua persona ed i suoi interessi finanziari.
Dire basta vuol dire unirsi ed organizzarsi per portare avanti un’idea di una società senza classi dove tutti siano produttori e consumatori, dove tutto sia in comune e tutti siano “obbligati” a lavorare il tempo sociale per produrre i beni per la comunità.
Lavorare per superare questa realtà sociale è impegnarsi per il benessere proprio in un interesse comune.
Re: Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
La produzione di tutti i beni è generata dall’opera della classe lavoratrice, che crea i presupposti per il benessere sociale. Solo una minima frazione del valore prodotto va a chi, tramite la sua opera, lo produce. La gran parte va al capitale, che, insieme alla rendita, gode della fatica dei lavoratori. Mentre i salari perdono sempre più in potere d’acquisto, la precarietà e lo sfruttamento aumentano, la disoccupazione raggiunge livelli enormi, nonostante le “riforme” che in questi anni ci hanno propinato come propedeutiche alla maggiore occupazione, mentre erano solo un mezzo per aumentare lo sfruttamento, la povertà di sempre più larghi strati sociali cresce, si nota un aumento della ricchezza per alcuni strati della società che vivono di profitto e rendita. Tutti si riempiono la bocca di voler “cambiare”, creare una società più giusta, lottare la disoccupazione e la miseria, dare un futuro ai giovani ed ai meno giovani, far sì che le donne abbiano pari opportunità di lavoro e di vita, ma, in realtà, proseguono sulla strada dell’aumento dell’ sfruttamento per i lavoratori. L’ultimo esempio è la legge di stabilità, di cui si sta discutendo in parlamento, che non affronta i problemi della disoccupazione e della miseria, dello sfruttamento nei luoghi di lavoro, dei licenziamenti; che continua a rodere gli stipendi dando da una parte, e non a tutti, briciole e togliendo dall’altra grosse fette di pane. Eppure se solo si volesse… I crediti dello Stato nei confronti d’imprese e cittadini in libera professione o nel lavoro autonomo, accertati con azioni fiscali, superano i 500 miliardi di euro. Si parla solo dei crediti delle aziende nei confronti dell’amministrazione statale, ma non si parla di quanto capitale e rendita devono allo Stato! Se a questi miliardi aggiungiamo l’evasione fiscale e contributiva, che annualmente è di circa 300 miliardi, se aggiungiamo la corruzione, che si stima sui 60 miliardi, avremo una cifra enorme per abbattere il debito e rilanciare produzione e consumo. Potremmo non assistere ad una scuola pubblica dove i genitori devono contribuire finanziariamente e materialmente per farla andare avanti, mentre, nel contempo, si continua a foraggiare la scuola privata. Potremmo finalmente mettere in sicurezza l’edilizia scolastica. Potremmo avere una sanità dove non bisognerebbe aspettare 6-8 mesi per una visita oculistica e, magari, senza costi aggiuntivi per chi già contribuisce con la tassazione. Potremmo avere una rete di trasporto pubblico più efficiente e vicino ai bisogni dei cittadini. Si potrebbero aprire tanti cantieri di opere pubbliche e di salvaguardia del territorio. Si potrebbe porre fine all’imbroglio all’età della pensione ritardata perché si sarebbe ancora giovani, ma si è vecchi per poter avere un lavoro già intorno ai 45-50 anni. Tutto il castello di chiacchiere e di prese in giro dei vari vecchi B. e giovani B., unitamente ai loro seguaci in tutti i partiti parlamentari, cadrebbe. L’arrampicarsi sui muri scivolosi dei vari dirigenti sindacali, supini alla linea dell’aumento dello sfruttamento per i lavoratori, sarebbe chiaro. Invece continuano a dire che “ i soldi non ci sono” “le capacità di spesa sono poche” per non toccare profitto e rendita, i ricchi, e continuare a salassare la classe lavoratrice attiva e pensionata. Ogni volta c’è un novello ciarlatano che dice di vedere la luce in fondo al tunnel. In realtà loro non hanno mai visto il buio del licenziamento, della disoccupazione, dello sfruttamento, della miseria, della perdita di dignità umana nell’impossibilità di soddisfare i bisogni materiali e spirituali. Fidarsi dei capitalisti e dei loro servitori è come fidarsi del lupo che vuol mangiarsi l’agnello. Pensare che una società migliore possa venire per un’elezione in più od in meno e per mano dei vecchi e nuovi illusionisti è pura demagogia.
“ Il grido di battaglia non è affatto tra monarchia o repubblica, ma tra dominio della classe operaia o dominio della borghesia”
Marx
Sta a noi lavoratori prendere in mano il nostro futuro e conquistarcelo.
Re: Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Negli ultimi anni una delle ideologie più propagandate è stata ed è che la “crisi”, presunta tale per il capitale e la rendita, sia responsabilità delle precedenti generazioni e che con nuove nei posti di governo si possa cambiare la realtà. Si “piange” sulla situazione dei giovani, immersi nel precariato e senza futuro, nascondendo la realtà che la percentuale di disoccupati tra i 45 e 65 anni sia la stessa di coloro tra i 18 ed i 35 anni. Ci si addolora per il fatto che tanti lavoratori debbano, stante la situazione attuale, andare in pensione a 70 anni. Si soffre per le donne che hanno poche opportunità di lavoro e di diritti. Ci si dispiace per gli stipendi sempre più magri e le pensioni da fame. Escludendo chi si trova in queste situazioni e che vorrebbe, giustamente, una vita diversa e migliore, coloro che in TV, sui giornali, nella rete, lamentano più fortemente questa realtà sono quelli che l’hanno voluta e creata. E’ B. ed i suoi accoliti, è il PD, è Monti, Casini, la Lega, è la dirigenza sindacale, sono i nuovi illusionisti della politica borghese, Grillo e Renzi, addirittura la BCE e il FMI. Tutti costoro hanno lottato per precarizzare il lavoro, per aumentare l’età pensionabile, per tenere bassi gli stipendi, per ridimensionare le tutele per i licenziati ed i disoccupati. Oltretutto, mentre strillano contro la disoccupazione, la perdita del potere d’acquisto degli stipendi e delle pensioni, contro le poche opportunità per le donne, contro il precariato, preparano altri colpi di mano per aumentare lo sfruttamento dei lavoratori ed asservirli all’interesse del capitale e della rendita. Giocando sulla riduzione dei debiti pubblici, cresciuti negli ultimi anni per effetto dei miliardi di dollari ed euro donati alle banche e non certo per un miglioramento dello Stato sociale, essi camuffano la realtà e fanno passare i lavoratori colpevoli di anni lussuosi, è ridicolo, pur di non dire che le banche hanno aumentato i debiti pubblici. I lavoratori giovani ed anziani sono tutti preda dei rapporti di produzione ieri ed oggi e, se attualmente più forte è l’attacco alle condizioni di lavoro e di vita di chi lavora, lo si deve alla debolezza della classe lavoratrice senza alcuna rappresentanza politica e sindacale, nella parte dirigenziale, nel panorama politico-sindacale borghese. Prendere consapevolezza degl’inganni mediatici e materiali che ogni giorno vengono perpetrati nei confronti dei lavoratori è il primo passo verso la coscienza della propria dimensione e degl’interessi di classe. Il capitalismo non potrà mai garantire piena occupazione, uguali diritti, una vita degna di essere vissuta da esseri umani nella soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali. I suonatori che cambiano servono solo ad illudere che la musica sarà diversa, ma essa non cambia mai! Il capitalismo ha le sue leggi e la prima è fare profitto. Ciò comporta sfruttamento e miseria per miliardi di persone ed agi e privilegi per una minoranza di individui. Il capitalismo eleva l’interesse a vincolo dell’umanità. L’interesse soggettivo ed egoistico determina la dispersione universale, la concentrazione degl’individui su se stessi, l’isolamento, la trasformazione dell’umanità in un aggregato di atomi che si respingono a vicenda. La proprietà privata è la principale estraneazione e fa sì che l’interesse debba essere, giocoforza particolare. Il dominio del capitale si concentra nel dominio della proprietà privata. La proprietà, l’elemento naturale e privo di spirito che si contrappone all’elemento umano e spirituale, viene così elevata sul trono e, in ultima istanza, onde portare a compimento codesta estraneazione, il denaro, questa astrazione vuota ed estraniata dalla proprietà, è stato fatto il signore del mondo. Con il capitalismo l’essere umano ha cessato di essere schiavo dell’uomo ed è divenuto schiavo della cosa. E’ necessario di conseguenza attrezzarsi ed organizzarsi per lottare nell’immediato per la difesa del lavoro, dello stipendio, dei diritti, nello storico per superare una dimensione sociale che è contro la socialità dell’essere umano.
“Il proletariato esegue la condanna che la proprietà privata pronuncia su se stessa producendo il proletariato, così come esegue la condanna che il lavoro salariato pronuncia su se stesso producendo la ricchezza altrui e la propria miseria. Se vince, il proletariato non diventa perciò il lato assoluto della società; infatti esso vince solo togliendo se stesso ed il suo opposto. Allora scompare sia il proletariato sia l’opposto che lo condiziona, la proprietà privata…Ciò che conta non è che cosa questo o quel proletario, o anche tutto il proletariato si rappresenta temporaneamente come fine. Ciò che conta è che cosa esso sia costretto a fare storicamente in conformità a questo suo essere”
K.Marx, F. Engels “La sacra famiglia”.
“ Il comunismo per noi non è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente. Le condizioni di questo movimento risultano dal presupposto ora esistente.”
K.Marx, F.Engels, “L’ideologia tedesca”.
Il comunismo si distingue da ogni movimento finora esistito in quanto rovescia la base di tutti i rapporti di produzione e le forme di relazione finora esistite. Per la prima volta tratta coscientemente tutti i presupposti naturali come creazione degli uomini finora esistiti. La sua organizzazione è quindi essenzialmente economica, è la creazione materiale delle condizioni dell’unione degli esseri umani e dei loro interessi comuni e fa delle condizioni esistenti le condizioni dell’unione.
“Nella società borghese il lavoro vivo è soltanto un mezzo per aumentare il lavoro accumulato. Nella società comunista il lavoro accumulato è soltanto un mezzo per rendere più largo, più ricco, più progredito il ritmo di vita degli esseri umani.”
K. Marx, F.Engels, “ Il manifesto del partito comunista”.
Il futuro è nelle nostre mani e lo possiamo realizzare liberando il proletariato e l’umanità intera dal giogo capitalistico.
Re: Il dolce sapore del cielo - Giuseppe Calocero
Renzi ha affermato pochi giorni fa che non ci deve essere contrapposizione tra sinistra e destra. Grillo scrive che il suo movimento non è né di destra né di sinistra. Tutti i politicanti borghesi gridano che va messo al primo posto l’interesse del Paese e superato il concetto di destra e sinistra. Sono parole che nascondono una realtà vera: sinistra o destra sono affermazioni vuote. La contrapposizione nel capitalismo è tra borghesia e proletariato e chi sta con l’una non può collocarsi con l’altro. Sinistra e destra si riducono essenzialmente alla posizione occupata in parlamento. O si è per il profitto e per i rapporti di produzione o si è per il salario e per il superamento delle classi. Non vi è via di mezzo, non vi è terza via. Coloro che non mettono in discussione il dominio del capitale e propagandano la ricerca di soluzioni al problema della miseria, della disoccupazione, dei bassi salari, dell’asservimento di esseri umani ad altri esseri, della mancanza di diritti, coloro che vedono negli “Stati Uniti d’Europa” o in un’Italia autarchica un fine strategico non fanno altro che portare avanti l’interesse del capitale e della rendita nelle sue varianti, ma compatto nell’aumento dello sfruttamento dei lavoratori. Nell’attuale situazione tutti i partiti dell’ “arco costituzionale” ed i nuovi movimenti , negl’interessi e nelle ideologie vicini alla rendita ed alla piccola borghesia, rappresentano la volontà con nuovi slogan e vecchi inganni di costringere i lavoratori ad uno sfruttamento massiccio per difendere i profitti e le rendite, per coprire i deficit bancari e per far accettare supinamente condizioni di lavoro e di vita sempre peggiori. Pur di distrarre l’attenzione dei lavoratori dai loro problemi veri e reali, disoccupazione, perdita di diritti, bassi salari e basse pensioni, precarietà del lavoro, aumento dello sfruttamento, aumento della povertà, che sono proprio del sistema capitalistico e possono essere superati solo andando oltre questo sistema sociale, mettono in risalto sui mass-media, oltre ai temi soliti, l’azione del governo inefficiente ed inefficace, i privilegi dei parlamentari, la corruzione, lo sperpero di denaro pubblico, che sono anch’essi parte del sistema. I governi in ogni latitudine del sistema capitalistico governano, ma chi comanda sono i poteri economico-finanziari. Di conseguenza i vari governi rappresentano gl’interessi di questi poteri. I vantaggi dei parlamentari sono concessioni fatte a chi è destinato a servire il sistema. La corruzione non è un’anomalia in una dimensione sociale che si basa sull’appropriazione indebita di ciò che viene prodotto dalla classe lavoratrice. D’altronde le leggi vecchie e nuove sono solo una finzione nel contrasto. Lo sperpero di denaro pubblico, inteso come soldi dei lavoratori dipendenti e pensionati, che contribuiscono alle entrate dello Stato per circa il 90%, sono parte della gestione corruttela e clientelare del sistema stesso. Certo in Italia determinati fenomeni sono presenti in misura maggiore causa la più diffusa presenza di organizzazioni criminali, che, con il loro potere economico, sono in grado di assumere un ruolo politico, ma non sono assenti in alcun Paese del mondo capitalistico. Nessun partito o movimento di destra, di centro, di sinistra, porta avanti una decisa lotta all’evasione fiscale e contributiva ed alla corruzione, nonostante l’enorme massa di denaro sottratta allo Stato e che è quasi pari a quanto si spende per lo Stato sociale, circa 500 miliardi di euro. Con questa somma tutti i problemi sarebbero risolti e non ci sarebbe bisogno di allungare l’età pensionabile, bloccare stipendi e pensioni, annullare la sanità pubblica, ridicolizzare il senso della scuola pubblica, avere una rete di trasporti in molti casi da secondo dopoguerra. Si potrebbero avviare inoltre piani d’industrializzazione e di opere pubbliche, cominciando dalla sicurezza degli edifici scolastici, che darebbero impulso a nuovi posti di lavoro. Perché lo fanno o non lo fanno? Perché Renzi, Grillo, B., la Lega e tutti gli altri continuano a discutere di tagli alle pensioni ed agli stipendi, di nuovi leggi sul lavoro, nonostante tutte le leggi approvate negli ultimi 15 anni, che dovevano liberare il mercato “ingessato” e creare più occupazione, nel segno della precarietà e della liberalizzazione, abbiano contribuito all’aumento della disoccupazione, alla riduzione dei salari, alla crescita dello sfruttamento? Perché essi, tutti, rappresentano gl’interessi del profitto e della rendita e gridano di voler cambiare per non cambiare nulla nei fatti. In Italia la presenza della media e piccola borghesia è predominante, basta osservare gli addetti per unità produttiva. La grande borghesia si riduce a poche imprese private ed ad alcune statali ed, avendo difficoltà ad indebolire il peso della media e piccola, si accoda ad istanze, che servono in modo predominante alla piccola impresa. Ridimensionare lo Stato sociale, incentivare con finanziamenti le imprese, rendere flessibile in entrata ed in uscita il mercato del lavoro, che già in Italia è il più flessibile del mondo occidentale, sono gli slogan primeggianti. La legge elettorale, la riforma delle istituzioni, la riduzione delle tasse, che pagano solo i lavoratori dipendenti ed i pensionati, sono da mesi sulle prime pagine dei giornali. Non vi sono l’evasione fiscale, la corruzione, l’occupazione, la miseria dilagante se non come propaganda per accettare sempre più sacrifici e modelli di vita escludente l’essenza dell’essere umano nella soddisfazione dei bisogni materiali e spirituali. Dire basta a questa realtà misera non vuol dire votare per Renzi, Grillo, B. e compagnia cantante. Con loro non cambierà mai nulla, non mettendo in discussione essi i rapporti di produzione. Dire basta significa porre la parola fine al sistema capitalistico ed instaurare una società nuova in cui ogni essere umano possa “dare secondo le sue capacità ed avere secondo i suoi bisogni”.
Nel lavoro non condizionato dal rapporto mercantile risiede l’essenza della libertà…la libertà comunista.
GrandPrix d'inverno 2023/2024 - Terrazze d'aprile - e le altre poesie
A cura di Massimo Baglione.
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Giudizio Ardito - A.D. - Apocalypse Day
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Gara d'estate 2023 - La passe - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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B.A.L.I.A.
Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità
Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Paura fa 90
90 racconti da 666 parole
Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Maria Arca, Pia Barletta, Ariase Barretta, Cristiana Bartolini, Eva Bassa, Maria Cristina Biasoli, Patrizia Birtolo, Andrea Borla, Michele Campagna, Massimiliano Campo, Claudio Candia, Carmine Cantile, Riccardo Carli Ballola, Matteo Carriero, Polissena Cerolini, Tommaso Chimenti, Leonardo Colombi, Alessandro M. Colombo, Lorenzo Coltellacci, Lorenzo Crescentini, Igor De Amicis, Diego Di Dio, Angela Di Salvo, Stefano di Stasio, Bruno Elpis, Valeria Esposito, Dante Esti, Greta Fantini, Emilio Floretto Sergi, Caterina Franciosi, Mario Frigerio, Riccardo Fumagalli, Franco Fusè, Matteo Gambaro, Roberto Gatto, Gianluca Gendusa, Giorgia Rebecca Gironi, Vincenza Giubilei, Emiliano Gotelli, Fabio Granella, Mauro Gualtieri, Roberto Guarnieri, Giuseppe Guerrini, Joshi Spawnbrød, Margherita Lamatrice, Igor Lampis, Tania Maffei, Giuseppe Mallozzi, Stefano Mallus, Matteo Mancini, Claudia Mancosu, Azzurra Mangani, Andrea Marà, Manuela Mariani, Lorenzo Marone, Marco Marulli, Miriam Mastrovito, Elisa Matteini, Raffaella Munno, Alessandro Napolitano, Roberto Napolitano, Giuseppe Novellino, Sergio Oricci, Amigdala Pala, Alex Panigada, Federico Pergolini, Maria Lidia Petrulli, Daniele Picciuti, Sonia Piras, Gian Filippo Pizzo, Lorenzo Pompeo, Massimiliano Prandini, Marco Ricciardi, Tiziana Ritacco, Angelo Rosselli, Filippo Santaniello, Gianluca Santini, Emma Saponaro, Francesco Scardone, Giacomo Scotti, Ser Stefano, Antonella Spennacchio, Ilaria Spes, Antonietta Terzano, Angela Maria Tiberi, Anna Toro, Alberto Tristano, Giuseppe Troccoli, Cosimo Vitiello, Alain Voudì, Danilo Arona.