Un cuore grande come il mare
Un cuore grande come il mare
Nessuno più scende all'arenile a raccattar gusci e conchiglie o per rastrellare quella bruna ruggine salmastra che si propaga sulla sabbia.
Nella piccola cala nessuno mostra di accorgersene, la vita prosegue nel tran tran di tutti i giorni e perfino le barche in rimessa, incuranti del rimestìo dell'aria, sembravano osservare indifferenti il tempo ormai cambiato in peggio.
Vengo su questa spiaggia da molti anni, non è un granché, ma è tranquilla ed ho imparato ad amarla. Vengo per dipingere e scrivere o almeno tento di farlo, ma soprattutto ne ho fatto il mio rifugio perché è lontana dal circuito turistico e c'è pochissima gente.
Venni anche lo scorso anno, ma non combinai nulla di buono, né scrissi né dipinsi un granché...e quando ormai mi ero deciso a mollare tutto per far ritorno in città, una sera...
...mentre al tramonto gruppi di giovani accompagnavano un'altra inutile serata verso il ciclo incalzante della marea, improvvisamente vi fu un movimento, un accenno d'interesse che vivacizzò la compagnia; l'arrivo di una ragazza che velocemente attraversò, in groppa di uno stallone nero, quel tratto di riviera.
Non la conoscevo, per la verità non ricordavo neppure di averne mai notata la presenza e sebbene a prima vista la cosa non sembrasse affliggermi più di tanto, dovetti, più tardi, convenire trattarsi innegabilmente di una giovane avvenente ragazza, agile, bionda, dagli occhi chiari su di un volto fine e serio.
Indossava pantaloncini di jeans, molto corti, una camicetta bianca che si schiudeva monella su di un seno immacolato. Ai piedi non indossava calzature.
Osservandola galoppare, illuminata dal riverbero ormai quasi spento del sole nell'acqua, dava l'impressione di una figura leggendaria.
In lei tutto appariva armonico, le movenze del corpo controllate, la posizione eretta del busto, i capelli, intrecciati in una lunga treccia oscillante sulle spalle nude e le forme assolutamente statuarie.
Una cosa però m'infastidì, quella ragazza non guardava nessuno; né uomini, né donne, né bambini festanti...passò veloce, seria, composta, lontana come se la Terra fosse deserta, dando l'impressione di volare con il suo stallone.
- È il fantasma della sera - Borbottò il vecchio Aurelio, un pescatore ormai in pensione che come ogni sera veniva a farsi una fumatina di pipa sotto la veranda dalla mia casupola.
Di solito si finiva per riempirci di chiacchiere fino a che l'umidità non si spingeva a lasciare la spiaggia, ma quella sera...
– Chi è? - Chiesi incuriosito
- Mah! E chi lo sa! È una francese venuta ad abitare in paese già dall'estate scorsa. Abita in casa di un'amica di mia moglie. Non si vede quasi mai in paese, se ne sta sempre con quel suo cavallo e la figlia della padrona di casa...la piccirilla...Nina, poverina, non ha avuto buona sorte
- Cos'ha? - chiesi
- Il cuore
- Quanti anni ha?
- Undici credo...Allora dottore cos'ha deciso, se ne torna in città?
- Non subito, forse tra qualche giorno - Risposi distrattamente intento com'ero ad osservare la ragazza e il suo cavallo
All'imbrunire del giorno successivo, durante un breve scroscio di pioggia e il mare che improvvisamente s'era messo a rumoreggiare, la vedemmo arrivare al galoppo, saltare di cavallo e correre in acqua con un passo ritmico di danza.
Si lasciava sollevare dai frangenti che giungevano uno dietro l'altro senza tregua, scomparendo a volte, per qualche istante nella schiuma livida, per poi ricomparire subito dopo alzando le braccia a ricevere un'altra ondata, mentre il suo destriero, incapace di raggiungerla, scalciava e nitriva per rivelare la sua presenza.
Fuori dell'acqua si mise a camminare tranquilla e indifferente, il cavallo alla mano, sotto la pioggia che in suo onore sembrava volesse scemare d'impeto.
Alcuni villeggianti, che come me e il vecchio Aurelio s'erano rifugiati sotto la veranda, sebbene simulassimo sguardi di finto dispetto, osservavamo affascinati quel corpo da sogno.
- Chissà cosa vorrà insegnarci quella ragazza? - borbottò il vecchio Aurelio
Nelle spavalderie senza scopo dei giovani, la gente di una certa età individua, spesso a torto, un'altezzosa lezione, quasi un rimprovero, ma quella ragazza non badava assolutamente a noi e sono certo che il suo intento non fosse quello d'umiliarci.
Lei si beava contenta solo di quella doccia tiepida che, tracciandone il corpo snello, le scorreva dagli omeri ai fianchi fin giù sulle tonde cosce ed oltre.
Quell'astratta indifferenza, quel suo considerarci inanimati al pari delle capanne allineate sulla spiaggia, mi regalarono un intollerabile senso d'irritazione.
Era evidente che a lei non interessassero i nostri giudizi e la sua disinvoltura sembrava renderla ancora più lontana.
Incuriosito l'osservai attentamente, ma non provai neppure la voglia di giudicarla, sebbene sapessi che in realtà mentivo a me stesso.
Avrei invece desiderato avere qualche anno in meno per prestarle eroici pensieri, avrei voluto che su quella spiaggia lei si esaltasse e lanciasse un grido ad un mondo così bello in cui la sua avvenenza risplendeva.
Lentamente il cielo di ponente tornò a proporre il disco ormai stinto del sole e mentre nel crepuscolo l'acqua assumeva un colore violaceo, striato di grigio e d'arancio tenue, la sua figurina si profilò quasi nera...solitaria e leggera sullo sfondo del mare.
Fu allora che mi resi conto di come può far male la fredda sfrontatezza dell'età, di null'altro preoccupata che della propria perizia d'amazzone.
L'indomani, al tramonto, la spiaggia fu ancora dominata da poche ragazze vestite di pareo di seta gialla o celeste.
Ragazze che avevano almeno un sorriso per tutti; per il mare che mandava un alito fresco e leggero e per i ragazzi che venivano ad offrire larghi sorrisi.
Quelle erano le nostre donne, con un così caldo languore negli occhi che i loro seni apparivano più affettuosi e materni.
La ragazza bionda, la dea, era troppo lontana.
Avrei desiderato che fosse stata come le altre donne e invece somigliava a qualcosa che non voleva amare la propria immagine.
Avrei voluto che si fosse animata, avesse esultato e magari mi avesse umiliato mostrando di se qualcosa di vivo
E la sera in cui il mare era mosso e ribolliva tutto in una schiuma fattasi rossa dal tramonto, la vidi raggiungere la riva in un galoppo sfrenato.
Sulla sabbia tenace il galoppo pareva un battito cadenzato di tamburo.
Il cavallo si lanciava avanti impetuoso, a testa alta, con quell'esile figurina tranquilla e ferma in groppa.
Mi era ormai talmente vicina che dovetti trattenere il respiro per l'emozione.
Con un'oscura sofferenza pensai che forse neppure quella volta avrebbe avuto un gesto di gioia per il mondo che la guardava incantato, ma lei dovette comprendere, poiché quando mi fu a ridosso, infine, esaltata dalla bellezza della propria immagine, alzò un braccio e con la piccola mano aperta salutò il cielo con un improvviso, fresco ed esile grido.
Poi, senza voltarsi agitò ancora la mano verso di me ed io balzai in piedi a risponderle, entusiasta e felice d'aver svegliato una dea.
Il vecchio Aurelio sorrise e le donne curvarono il capo, ma presto la leggiadra immagine scomparve nel buio, forse intimorita dal suo stesso gesto o incapace di sopportare la propria gloria.
Da quella sera scomparve dalla spiaggia ed io, qualche giorno più tardi, tornai al mio lavoro e alla mia vita.
#
Non vidi più la ragazza, ma lo scorso Dicembre, dopo aver trascorso un'intera notte in camera operatoria, uscendone ebbi l'impressione di riconoscerla in una giovane donna che attendeva un ascensore.
Fu un fulmine a ciel sereno, non avevo dimenticato quella sua distaccata bellezza e senza pensarci la raggiunsi.
- Mi perdoni, - mormorai in forte imbarazzo - mi era sembrato di riconoscere in lei una ragazza che ebbi modo d'incontrare la scorsa estate. Credo di doverle delle scuse, ma lei me ne ricorda le sembianze
- È probabile che abbiate conosciuto mia sorella Josianne - rispose lei accennando uno stanco sorriso
- Mi scusi, non volevo disturbarla, ma vi somigliate come due gocce d'acqua
- Si è vero, eravamo gemelle
- Eravamo? - Chiesi spinto da una controllabile impazienza
Lei mi guardò sorpresa prima di rispondere con un filo di voce
- Si, ora lei non c'è più, è morta lo scorso mese
- Mi dispiace! - Esclamai colpito dalla notizia - Ne sono veramente addolorato, com'è accaduto?
- Un tumore diagnosticato con troppo ritardo. - Sussurrò lei stringendosi nelle spalle - Ha detto d'averla conosciuta...forse sulla spiaggia?
- Si, in spiaggia, ma in realtà non ci siamo mai scambiati una parola...Intende dire che la scorsa estate sua sorella sapeva del suo stato?
- Oh si, certo! Ne fu messa al corrente non appena diagnosticarono il male. Ha vissuto gli ultimi diciotto mesi della sua vita nella consapevolezza della morte
- Avrei dovuto capirlo, ma lei non ce ne ha mai dato il modo, mi dispiace
- La capisco. Josì non è mai stata facile ai rapporti, il male e la certezza della morte avevano spento il suo entusiasmo per la vita.
- Noto che siete di nazionalità francese, perché scelse quel piccolo paesino siciliano? La vostra terra ha altrettante splendide spiagge.
- Per la verità ci sorprese non poco quando espresse il desiderio di trascorrere la sua ultima vacanza sul mare di Sicilia
- Un'ottima scelta, non c'è che dire
- Ne sono convinta, ma non fu il mare ad interessarla
- Non capisco...
- È una storia come tante...Quando Josì seppe del suo male e della impossibilità di guarire, scelse di donare il suo cuore alla figlia di una nostra cugina italiana, ed è voluta star loro accanto il più a lungo possibile. Per questo motivo ha trascorso quell'ultimo anno in Sicilia
- Nina! - esclamai sussultando!
Sentii un tuffo al cuore e un immenso, incommensurabile dolore che mi amareggiò per l'ingiusta immagine che mi ero fatta di lei.
Avrei desiderato dirle qualche parola di conforto, ma non ne fui capace, riuscii soltanto ad annuire mostrando gli occhi che improvvisamente si erano fatti lucidi. Poi le baciai la mano e l'osservai scomparire oltre le porte automatiche dell'ascensore.
#
Anche quest'anno sulla spiaggia vi sono nuove alghe, canne, sugheri e poveri relitti di vecchie disfatte.
Il sole, ormai sulla linea dell'orizzonte, non scalda più l'aria che s'è fatta fresca. Già si sente il primo soffio di vento autunnale che coglierà le foglie una ad una dai rami come un bimbo, che distratto e lento finisce un grappolo d'uva.
Probabilmente domani partiranno anche gli ospiti più ostinati.
Rimarranno soltanto pochi intimi a farmi compagnia nell'osservare il lento e tranquillo trotterellare di uno stallone nero sulla spiaggia, sulla cui schiena, aggrappata alla criniera, c'è uno scricciolo biondo con un cuore nuovo e grande come il mare.
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però il testo è pieno di refusi e ci sono delle incongruenze (es. se porta una camicetta come fa ad avere le spalle nude?).
segnalo anche parecchie d eufoniche e mi permetto di consigliare una revisione, visto che all'inizio c'è qualche problema anche nei tempi verbali.
in ogni caso, ripeto, la lettura è piacevole.
a rileggerti
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Suggestive le descrizioni della spiaggia, del mare, della ragazza misteriosa e delle sensazioni del protagonista, una bella prosa che sfuma nella poesia.
Il finale è a effetto, forse un po’ strappalacrime ma funziona, il mio giudizio è positivo.
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P.S. Esprimerò il voto dopo attenta rilettura.
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Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Maria Arca, Pia Barletta, Ariase Barretta, Cristiana Bartolini, Eva Bassa, Maria Cristina Biasoli, Patrizia Birtolo, Andrea Borla, Michele Campagna, Massimiliano Campo, Claudio Candia, Carmine Cantile, Riccardo Carli Ballola, Matteo Carriero, Polissena Cerolini, Tommaso Chimenti, Leonardo Colombi, Alessandro M. Colombo, Lorenzo Coltellacci, Lorenzo Crescentini, Igor De Amicis, Diego Di Dio, Angela Di Salvo, Stefano di Stasio, Bruno Elpis, Valeria Esposito, Dante Esti, Greta Fantini, Emilio Floretto Sergi, Caterina Franciosi, Mario Frigerio, Riccardo Fumagalli, Franco Fusè, Matteo Gambaro, Roberto Gatto, Gianluca Gendusa, Giorgia Rebecca Gironi, Vincenza Giubilei, Emiliano Gotelli, Fabio Granella, Mauro Gualtieri, Roberto Guarnieri, Giuseppe Guerrini, Joshi Spawnbrød, Margherita Lamatrice, Igor Lampis, Tania Maffei, Giuseppe Mallozzi, Stefano Mallus, Matteo Mancini, Claudia Mancosu, Azzurra Mangani, Andrea Marà, Manuela Mariani, Lorenzo Marone, Marco Marulli, Miriam Mastrovito, Elisa Matteini, Raffaella Munno, Alessandro Napolitano, Roberto Napolitano, Giuseppe Novellino, Sergio Oricci, Amigdala Pala, Alex Panigada, Federico Pergolini, Maria Lidia Petrulli, Daniele Picciuti, Sonia Piras, Gian Filippo Pizzo, Lorenzo Pompeo, Massimiliano Prandini, Marco Ricciardi, Tiziana Ritacco, Angelo Rosselli, Filippo Santaniello, Gianluca Santini, Emma Saponaro, Francesco Scardone, Giacomo Scotti, Ser Stefano, Antonella Spennacchio, Ilaria Spes, Antonietta Terzano, Angela Maria Tiberi, Anna Toro, Alberto Tristano, Giuseppe Troccoli, Cosimo Vitiello, Alain Voudì, Danilo Arona.
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Un passo indietro
Il titolo di questo libro vuole sintetizzare ciò che spesso la Natura è costretta a fare quando utilizza il suo strumento primario: la Selezione naturale. Non sempre, infatti, "evoluzione" è sinonimo di "passo avanti", talvolta occorre rendersi conto che fare un passettino indietro consentirà in futuro di ottenere migliori risultati. Un passo indietro, in sostanza, per compierne uno più grande in avanti.
Di Massimo Baglione.
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La Gara 55 - La capsula del Tempo
A cura di Skyla74.
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La Gara 23 - Pochi istanti prima del sogno
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