La metrica del dolore
La metrica del dolore
2014. Fabrizio e Sara si erano scontrati sulle automobili del luna park, tra luci psichedeliche e i bassi della techno che rimbombavano nei diaframmi delle casse toraciche e nelle loro gole secche assetate di poesia.
Ragazzi difettati senza pezzi di ricambio, ingredienti del caos di un connubio di disgrazie. I due giovani scappati di casa, si erano ubriacati alla fonte di un dolce e lieve sentimento. Afferrandosi l’un l’altro con le dita intrecciate, si erano incamminati ingannati dalla speranza di un futuro differente dal passato. Prima ancora di cogliere appieno il significato della parola amore, si erano intrappolati nella tela di una trama o nella trama di una tela, dipinta egregiamente da un artista assai dotato di macabro genio. Colpevoli e complici di un sentimento travolgente si erano uniti in una perfetta sintonia d’intenti. Fabrizio proteggeva Sara con tanta volontà e poco successo, Sara lo sosteneva manifestando comprensione alle sue debolezze.
Appena diciottenni, grazie a una scelta posta al centro tra obbligata e intelligente, avevano bussato all’uscio della nonna di Fabrizio, che sinceramente lieta e allo stesso tempo commossa li aveva fatti entrare: tutti e tre.
Sara aveva smesso di fumare e di nuotare nella birra e nel contempo Fabrizio si era messo a lavorare.
2015. Il trenta di settembre la cicogna aveva portato un candido fagotto, che agitava le minuscole manine e che rubava a tutti quanti quel poco che avevano a disposizione. Letizia recava con se la beltà del proprio nome, donandola a coloro che ormai le appartenevano, totalmente disarmati dal suo incanto. La bimba era il cuore pulsante di una famiglia improvvisata, che nutriva dolcemente con i suoi sorrisi grandi e innocenti. Concepita forse per troppa leggerezza, la piccina sbatteva i suoi occhioni sulle facce dei presenti, come onde impazzite di acqua fresca che si infrangevano trascinando via con sé la sabbia cupa delle menti.
La mattina la mamma la svegliava avvolgendo il suo corpicino nel bozzolo di un tenero abbraccio. Il papà di consuetudine entrava nella sua stanza in punta di piedi quasi senza sfiorare il pavimento, per posarle un lieve bacio sulla fronte, poi usciva dalla casa con il chiaro del sole che sorgeva nel livido del cielo violaceo.
Quei due ragazzi ribelli che si cercavano bramanti un anno prima si erano improvvisamente vestiti di un immagine convenzionale e le macchie che portavano negli animi le avevano dissolte.
2016. Il trenta di settembre Letizia aveva compiuto il primo anno e simultaneamente il primo passo. Sara e la nonna si sostenevano a vicenda a crescere e invecchiare. Fabrizio portava a casa il pane ed era divenuto senza sforzo un uomo capace di amare e di proteggere i suoi cari. I trascorsi sconsiderati dei ragazzi non erano che ricordi sbiaditi e insignificanti, ombre del passato prive di valore. La strada intrapresa aveva imboccato la giusta direzione e correva veloce e senza rischio di deragliamento. Letizia era identica alla madre: occhi azzurri come il cielo che guardavano curiosi e vivaci i colori del giardino, soggetti a nuove sfumature giorno dopo giorno.
2017. Il trenta di settembre Letizia aveva compiuto due anni. La festa della vita si ripeteva trasformando le note di tristezza in gioia e la piccolina correva scalza attraverso le piaghe del tempo. I suoi occhietti color del mare brillavano come stelle dentro quelli della nonna, che giocava con lei senza tener conto del passare degli anni, ignara e indifferente di fronte alle leggi di madre natura. Letizia deliziava l’udito dell’anziana signora con frasi composte dall’arrangiamento di qualche parola, la sua vocina risuonava allegramente attraverso le stanze di quella umile dimora, conferendo a esse un aspetto regale.
2018. Il trenta di settembre Letizia aveva compiuto tre anni. Le foglie del giardino danzavano leggiadre nella brezza, prima di capitolare al suolo a formare un tappeto sulla tomba riempita delle sacre spoglie della nonna.
Fabrizio e Sara sopportavano gli stenti dei macigni della povertà, grazie alla leggerezza che Letizia dispensava. La bimba era la gioia spensierata che fungeva da coperta, seppur troppo corta, agli ostacoli della quotidianità. Nonostante la nonna avesse lasciato loro la propria casa, il pane non bastava a pascere il futuro di Letizia; e Sara decise di adeguarsi a lavorare in cambio di un po’ di denaro. Entrò in scena Maia: era una vecchia conoscenza di Sara, una brava ragazza con il piccolo vizio di rubare oggetti. Data la situazione che imponeva l’esigenza, barattando un tetto e un accenno di sostentamento, Maia si prestava ad accudire Letizia quando la mamma era assente. Fabrizio non approvava a prescindere la presenza di Maia, ma grazie a una decisione posta al centro tra obbligata e intelligente non vi aveva manifestato alcuna opposizione. Le scelte responsabili non bastavano a pagare la retta dell’asilo. Maia giocava volentieri con la bimba e provava sollievo ai sensi di colpa in sua compagnia. Lasciava fuori dall’uscio i cattivi esempi. La gratitudine verso la fiducia riposta in lei era sincera. Senza rendersene conto Maia era coinvolta in un processo di abbandono delle abitudini tossiche.
2019. Il trenta di settembre Letizia aveva compiuto quattro anni. La mamma quella mattina l’aveva agghindata con un abitino bianco e aveva posto una coroncina di margherite tra le ciocche dei suoi capelli biondi. Letizia si vantava esternando la sua gioia infantile che provava nell’immaginarsi principessa. La mamma e il papà nei giorni precedenti erano stati immersi nel turbinio dei preparativi per organizzare la festa di compleanno. La piccina in preda all’entusiasmo non stava più nella pelle e non vedeva l’ora che arrivasse quel momento, per calarsi nei panni di reginetta della festa.
Maia era andata a prenderla all’asilo con un palloncino rosso. Sara quel giorno era rimasta a casa a ultimare gli allestimenti per accogliere gli amichetti della figlia. La tavola era imbandita di leccornie variopinte, i festoni colorati e cangianti erano disposti con cura e da una parte all’altra della stanza, correva sospesa a un filo una serie di lettere di cartone rosse, riportante la scritta “Buon compleanno”.
Maia teneva la piccola mano della bimba riposta nella sua, allo stesso tempo reggeva il capo del filo del palloncino per evitare che volasse via. Letizia inciampava a destra e a manca per non distogliere gli occhi dal palloncino rosso a forma di cuore, così Maia per attraversare la strada decise di prenderla in braccio. Ma quel trenta di settembre anche Maia inciampava di continuo. Assorta totalmente nei propri pensieri che la rapivano senza darle tregua e affannavano il suo respiro con un prepotente senso di colpevolezza. Letizia gioiva innocente e Maia fingeva di assecondarla con tutte le sue forze. La ragazza aveva smesso di sottrarre oggetti, ma aveva commesso un atto assai peggiore: aveva rubato amore questa volta.
Il furto commesso andava ben oltre allo sconsiderato, in quanto la vittima di esso si era vista portar via il suo uomo, avvezzo a batterla e umiliarla a ogni occasione che si presentava. La donna aveva perso sia il bene che il male della propria esistenza in un istante e accecata da un odio malato non aveva perso tempo per presentare il conto. Dall’altra parte della strada la ripudiata sudicia di lacrime, tremava di rabbia nel puntare una pistola verso Maia. Ebbe l’occasione di sparare un solo colpo prima di essere bloccata a faccia a terra sulla strada. Il palloncino volò in cielo e il sorriso di Letizia si spense, mentre una macchia color porpora si diffondeva nel candore del suo abitino. Il cuoricino rosso era ormai sparito dietro la coltre di nuvole pannose, portando con se l’ultimo innocente respiro di Letizia.
Letizia era una bambina: un virgulto calpestato da un destino un po’ distratto.
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Re: La metrica del dolore
Buona continuazione.
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Re: La metrica del dolore
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Grazie di nuovo.
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Re: La metrica del dolore
Ci litigo continuamente, sono fuori allenamento. Grazie per avermelo fatto notare, vedrò di mettere ordine al mio testo.
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Re: La metrica del dolore
Evidentemente non l’ho revisionato a sufficienza. Provvederò al più presto.
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Re: La metrica del dolore
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Re: La metrica del dolore
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Re: La metrica del dolore
Spero che mi rileggerai.
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Re: La metrica del dolore
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la punteggiatura credo sia da rivedere in toto, spesso è errata.
ci sono delle d eufoniche da eliminare.
all'inizio ci sono tempi verbali diversi.
e poi in alcuni punti ho l'impressione che manchi una parola o più, ma forse è solo il tuo modo di scrivere.
però, ripeto, l'idea è meritevole.
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La frase "una decisione posta al centro tra obbligata ed intelligente" è troppo particolare per ripeterla due volte in un testo così breve.
In questa frase "dipinta egregiamente da un’artista assai dotato di macabro genio" c'è un apostrofo che proprio non doveva esserci, mentre in "portando con se l’ultimo innocente" il sé riflessivo va accentato.
L'idea della storia in sé non è male ma è inficiata da errori e imperfezioni stilistiche che abbassano il voto.
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Re: La metrica del dolore
Grazie comunque, trovo sempre costruttive le critiche.
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Re: La metrica del dolore
Mi fa piacere che tu abbia tratto anche un risvolto positivo.
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Re: La metrica del dolore
Sono felice che tu abbia apprezzato il mio racconto.
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A volte, però, l'eccessiva generosità verso chi è inaffidabile (o ha un passato pesante) intercetta il Destino, che ti presenta il conto.
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Re: La metrica del dolore
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Re: La metrica del dolore
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Ho cominciato a leggere il racconto e subito mi ha appassionato. Devo ammettere che nel corpo centrale il mio interesse si stava sopendo (non è il mio genere di racconti), ma poi mi hai ripreso.
Anzi, verso la fine il phatos si insinua e rimaniamo con l'oscuro sospetto che qualcosa di terribile stia per accadere.
Sarà che Maia non la conta giusta... o forse che la bambina inciampa un po' troppo spesso... Cominciamo a temere per la piccola, ma invece è ad altri che il destino sta per rivelare un'amara sorpresa.
Ma come spesso accade, non è chi scompare a pagare il prezzo maggiore.
Unica pecca? Forse non tutta la vita dei genitori di Letizia è utile ai fini della narrazione e può distogliere l'attenzione dal elemento centrale (che poi è il finale) del racconto. Ma resta comunque ben scritta ed interessante per gli amanti degli spaccati di vita moderna (forse un po'meno per i vagabondi letterari).
Ti ho letto con sincero piacere e voterò questo racconto come merita. Brava!
Gara d'Estate 2021 Sorriso di Rondine
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Re: La metrica del dolore
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
I sogni di Titano
Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (203,77 KB scaricato 96 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Paura fa 90
90 racconti da 666 parole
Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Maria Arca, Pia Barletta, Ariase Barretta, Cristiana Bartolini, Eva Bassa, Maria Cristina Biasoli, Patrizia Birtolo, Andrea Borla, Michele Campagna, Massimiliano Campo, Claudio Candia, Carmine Cantile, Riccardo Carli Ballola, Matteo Carriero, Polissena Cerolini, Tommaso Chimenti, Leonardo Colombi, Alessandro M. Colombo, Lorenzo Coltellacci, Lorenzo Crescentini, Igor De Amicis, Diego Di Dio, Angela Di Salvo, Stefano di Stasio, Bruno Elpis, Valeria Esposito, Dante Esti, Greta Fantini, Emilio Floretto Sergi, Caterina Franciosi, Mario Frigerio, Riccardo Fumagalli, Franco Fusè, Matteo Gambaro, Roberto Gatto, Gianluca Gendusa, Giorgia Rebecca Gironi, Vincenza Giubilei, Emiliano Gotelli, Fabio Granella, Mauro Gualtieri, Roberto Guarnieri, Giuseppe Guerrini, Joshi Spawnbrød, Margherita Lamatrice, Igor Lampis, Tania Maffei, Giuseppe Mallozzi, Stefano Mallus, Matteo Mancini, Claudia Mancosu, Azzurra Mangani, Andrea Marà, Manuela Mariani, Lorenzo Marone, Marco Marulli, Miriam Mastrovito, Elisa Matteini, Raffaella Munno, Alessandro Napolitano, Roberto Napolitano, Giuseppe Novellino, Sergio Oricci, Amigdala Pala, Alex Panigada, Federico Pergolini, Maria Lidia Petrulli, Daniele Picciuti, Sonia Piras, Gian Filippo Pizzo, Lorenzo Pompeo, Massimiliano Prandini, Marco Ricciardi, Tiziana Ritacco, Angelo Rosselli, Filippo Santaniello, Gianluca Santini, Emma Saponaro, Francesco Scardone, Giacomo Scotti, Ser Stefano, Antonella Spennacchio, Ilaria Spes, Antonietta Terzano, Angela Maria Tiberi, Anna Toro, Alberto Tristano, Giuseppe Troccoli, Cosimo Vitiello, Alain Voudì, Danilo Arona.
La Gara 21 - Lasciate ogni speranza, oh voi ch'entrate.
A cura di Conrad.
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La Gara 48 - Stelle
A cura di Marina Paolucci (con la supervisione di Lodovico Ferrari).
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La Gara 63 - Treni e stazioni
A cura di Ida Dainese.
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