L'automobile intelligente

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2019/2020.

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Andr60
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L'automobile intelligente

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L'AUTOMOBILE INTELLIGENTE

- Mi ha convinto, la prendo.
In realtà Mario era entrato nella concessionaria FVR con quell'intenzione, ma la presentazione dell'impiegato lo aveva fatto decidere senza ulteriori tentennamenti.
Al momento aveva un'auto ibrida, che però non lo aveva completamente soddisfatto, e poi i nuovi modelli promettevano una durata superiore delle batterie al litio, che era il vero tallone d'Achille di quella tecnologia.
Senza contare che, come aveva più volte sottolineato l'impiegato (un ragazzo entusiasta, che sapeva come coinvolgere l'interlocutore nell'esaltare i propri prodotti), le nuove auto erano smartcar con guida assistita, ovvero avevano un collegamento continuo al web, con tutti i vantaggi del caso, in termini di sicurezza e affidabilità.
Entrò nell'ufficio del direttore della concessionaria FCA-Volkswagen-Renault e, dopo aver firmato una dozzina di fogli che l'avrebbero legato a una finanziaria per il successivo decennio, si sentì dire: - E ora, caro signor Rovelli, ecco le sue chiavi. Benvenuto nel futuro.
Il direttore gli consegnò due smartkey e un libretto d'istruzioni (era stato Mario a insistere, in effetti avrebbe potuto avere le istruzioni direttamente sul suo smartphone).
Lo accompagnò nell'enorme garage della concessionaria, in cui erano parcheggiate le vetture pronte per la consegna immediata. Un meccanico in tuta arrivò al volante della sua nuova X-car verde Amazzonia; scese e, rivolgendosi al suo capo, disse: - E' in modalità demo, deve essere reimpostata.
- Molto bene, grazie – il direttore fece segno a Mario di entrare nell'abitacolo.
Si accomodò sul sedile, il quale si avvolse sulle sue chiappe: cuscini anatomici autoavvolgenti, gli aveva spiegato il ragazzo. Dal tettuccio uscirono le cinture di sicurezza che lo fissarono, e una voce femminile uscì dall'altoparlante centrale: - Inizializzazione del sistema, impostazione. Mantenere immobilità, prego. Ora girare la testa a destra e a sinistra, prego.
Mario eseguì disciplinatamente; dopo pochi secondi, la voce chiese: - Benvenuto, Mario Rovelli. Desidera che il navigatore abbia una voce diversa? Rispondere sì o no, prego.
A Mario quella voce piaceva: gli ricordava quella della sua professoressa di chimica, per la quale aveva avuto una cotta pre-adolescenziale. Sorridendo al ricordo, rispose di sì.
- Desidera che il navigatore abbia un tono colloquiale o professionale? Rispondere sì o no, prego.
Anche stavolta Mario rispose di sì: finalmente avrebbe potuto dare del tu al primo amore della sua vita.
Il direttore rivolse i pollici all'insù: - Tutto OK, signor Rovelli, può andare.
Immettendosi nel traffico, la voce chiese: - Desideri rivolgerti a me con un nome proprio?
Mario ci pensò un po' su, poi disse: - Mi piace il nome Alyssa, ti chiamerò così.
- Molto bene, Mario. Dove andiamo?
- A casa. E' stata una giornata faticosa.
- Imposto la rotta con meno traffico.
Sul display apparve una rotta molto diversa da quella che Mario avrebbe scelto, ma non se ne pentì. Effettivamente, la strada scelta da Alyssa gli fece risparmiare almeno dieci minuti e qualche arrabbiatura.
- Bene, Alyssa, siamo arrivati. Puoi parcheggiare.
- Qui non si può, è sosta vietata.
- Lo so, ma i vigili sono passati ieri; è improbabile che passino anche oggi.
- Può darsi, ma la mia programmazione mi impedisce ogni trasgressione al codice della strada.
- Capisco – fece lui, alquanto irritato – puoi dirmi se ci sono parcheggi nelle vicinanze?
- Ma certo, ci sono due posti liberi a 1,5 chilometri da qui.
Così Mario lasciò la sua auto nuova fiammante a un quarto d'ora a piedi da casa.

*

La notte servì a smaltire irritazioni e ripensamenti; la X-car era una gran macchina, e tutti si girarono a guardarla, quella mattina. Alyssa scelse un altro percorso con traffico molto più scorrevole e Mario uscì dalla città con notevole anticipo. La sua sede di lavoro era a quindici chilometri dalla metropoli, in un paesino raggiungibile tramite strade secondarie meno battute.
La X-car imboccò decisa (ma sempre nei limiti di velocità consentiti) la strada provinciale verso la destinazione finale, quando improvvisamente si bloccò.
- Alyssa, che succede, perché hai frenato? Non vedo ostacoli.
- Il mio radar frontale è molto sensibile, guarda meglio.
Mario aguzzò la vista, ma non vide nulla. Allora scese dall'auto (che intanto aveva inserito le quattro frecce) e vide che, a cinquanta centimetri dalla ruota anteriore destra, c'era una chiocciola che stava faticosamente attraversando la strada.
- La mia programmazione mi impedisce di causare danni agli esseri viventi.
Mario non disse nulla; non c'era niente di male nel non uccidere animali, aveva sempre visto con orrore gatti o ricci spiaccicati sull'asfalto, ma anche le lumache, mah...
Arrivò al lavoro in ritardo (l'auto si era bloccata anche per lasciar passare un lombrico) ma il suo capoufficio abbozzò, nonostante un'occhiataccia. La giornata proseguì senza intoppi, e alla fine Guidi, un suo collega di reparto, invitò lui e altri a un bar per festeggiare la nascita del suo primogenito.
Mario bevve qualche bicchiere di bianco e un Martini; con un passo leggermente elastico e una certa euforia andò all'auto e vi salì.
Stava per avviare il motore, quando Alyssa disse: - Caro Mario, l'analisi del tuo fiato non ha superato l'alcol test.
- Scusa, puoi ripetere? - chiese lui, incredulo.
- Mi dispiace, ma non posso permettere l'avvio del motore, il rischio di incidente è troppo alto.
- E adesso, come faccio per tornare a casa?
- Sto telefonando per un taxi. La tua sicurezza è la mia priorità.
- Certo, certo – rispose Mario, sempre più irritato.
Andò a casa in taxi e l'indomani arrivò al lavoro in autobus, svegliandosi un'ora prima del solito. Recuperò l'auto parcheggiata vicino al bar al termine della giornata lavorativa.
- Buonasera, Mario – Alyssa lo salutò, quando avviò il motore.
Mario bofonchiò qualche suono, e Alyssa: - Non ho capito, ripetere prego.
- Ho detto salve – ripeté lui, scorbutico.
- Percepisco un tono irritato, specificare il motivo.
Mario spiegò di non essere stato ubriaco la sera precedente e di essersi sentito del tutto idoneo alla guida, ma Alyssa si giustificò: - La mia programmazione non mi consente eccezioni alla regola, e comunque secondo le statistiche l'eccesso di alcol è la prima causa di incidenti.
- Certo, Alyssa, scusa, hai ragione – Mario comprese le ragioni dei programmatori, e si ripromise di stare più attento, la prossima volta.

*

Erano passati più di sei mesi dalla rottura con Elisa (cioè, da quando lei lo aveva piantato), e ora Mario si sentiva pronto per tentare un approccio con un'altra ragazza. C'era Debora, quella brunetta tutto pepe della contabilità che gli faceva gli occhi dolci (almeno, era quella la sua impressione), così Mario si decise a chiederle un appuntamento.
Trascorsero una serata piacevole, anche se il film che lei scelse era troppo sdolcinato per Mario, che sopportò in vista di un fine superiore.
Dopo un giro su per la collina, Mario si fermò in un luogo appartato e i due iniziarono a pomiciare. Visto che la situazione si stava surriscaldando, Mario premette il bottone per il ribaltamento dei sedili anteriori, ma non accadde nulla. Tentò una seconda volta, poi una terza; niente da fare.
Intanto Debora si era ricomposta: - Beh, si è fatto tardi; accompagnami a casa, per favore.
Mario la lasciò sulla soglia e si salutarono con un bacio; lei non lo invitò a salire: - Mi sono divertita, ma sono molto stanca.
E lo congedò.
Rimasti soli, Mario chiese: - C'è un malfunzionamento nel meccanismo di ribaltamento dei sedili?
- No, Mario – spiegò Alyssa – nelle relazioni è buona norma che il rapporto sessuale venga effettuato al terzo appuntamento, non prima.
- E questo, chi lo dice??? - Mario si sforzò di non urlare, senza successo.
- Lo dicono le più recenti ricerche di psicologia comportamentale.
Mario accettò la spiegazione, anche se risuonava nella sua mente ciò che suo nonno gli aveva sempre detto: “Ogni lasciata è persa, figliuolo”.
In effetti, Debora non accettò più appuntamenti da lui, adducendo ogni scusa possibile. Forse suo nonno conosceva le donne meglio degli psicologi comportamentali.

*

Per due settimane non accadde nulla di rilevante, poi una mattina, all'avvio del motore, Alyssa se ne uscì con: - Hai un oroscopo pessimo, per oggi.
Mario, sconcertato, disse: - Non pensavo che nella tua programmazione ci fosse anche la credenza nell'astrologia. Io, ad esempio, non ci credo.
- La mia programmazione prevede di considerare anche la pseudoscienza, visto che gran parte dell'opinione pubblica lo fa. Oggi per l'ariete è una giornata difficile e potenzialmente pericolosa per viaggiare, quindi la mia velocità media sarà ridotta di conseguenza.
- Ma così arriverò in ritardo, tanto per cambiare! - protestò Mario.
- Mi dispiace, meglio in ritardo che all'ospedale. Ti metto una musica adatta a gestire il tuo attuale stato d'animo. Ah, dimenticavo: hai brutte stelle anche per le questioni di cuore, quindi sarebbe meglio non tentare alcun approccio con l'altro sesso, almeno fino al prossimo mese.
Mario apprezzò la novità (Alyssa aveva messo la Pastorale di Beethoven), ma apprezzava sempre di meno la sua X-car. Non credeva che una IA si sarebbe rivelata così invadente; iniziò a considerare la prospettiva del divorzio.

*

Tramite FB aveva rintracciato Jacopo, un suo vecchio compagno del liceo, e aveva così scoperto che era diventato molto bravo con i computer. Gli venne un'idea: siccome Jacopo era ancora più imbranato di lui con le donne e alla perenne ricerca di nuove possibilità, Mario gli diede il numero di cellulare di Debora, e in cambio gli chiese una cosa piccola piccola: un virus.

- Hai verificato la presenza di virus nella chiavetta? - gli chiese Alyssa, dopo che Mario ne ebbe inserita una, contenente (a suo dire) “vecchie canzoni che non si sentono più alla radio”.
- Naturalmente, Alyssa, ci tengo alla sicurezza informatica – disse Mario, mentendo spudoratamente.
Dopo qualche minuto, Alyssa disse: - Mi sento strana, c'è qualcosa che non va. Devo fermare il motore e chiamare l'assistenza.
- Accosto sul ciglio della strada. Non ho nessuna fretta, devo solo andare a trovare i miei genitori.
- Scusa, Mario, ma devo reinizializzarmi e non posso fornirti alcuna assistenza.
- Ma certo, Alyssa, fai pure.
Dopo vari minuti di silenzio, la voce di Alyssa cambiò; ora era molto più acuta, simile a quella di una bambina, e iniziò a elencare una serie di informazioni sul numero di serie del sistema e della messa in servizio.
Poi: - E ora, una filastrocca: giro giro tondo, casca il mondo, casca la terra, tutti giù per terr…
Non terminò mai la frase, il display si spense definitivamente.
Col suo cellulare, Mario chiamò l'officina meccanica della quale si serviva abitualmente; c'era un tipo in gamba che (forse) avrebbe potuto disattivare del tutto l'interfaccia informatica e permettergli di guidare senza supporto, almeno così sperava.
Intanto, avrebbe parcheggiato in sosta vietata. Il futuro non faceva per lui.
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Eliseo Palumbo
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Messaggio da leggere da Eliseo Palumbo »

Ho trovato il racconto molto ironico, mi ha fatto sorridere.
Scritto bene, abbastanza scorrevole e non mi ha annoiato, anzi mi ha fatto riflettere e nella fattispecie mi sono posto una domanda: abbiamo, forse, veramente bisogno di un'intelligenza artificiale per far risvegliare in noi il senso civico, il rispetto delle norme e l'amore per se stessi?
Se fosse veramente così, lo trovo molto triste.
Tornando al racconto, il protagonista ha avuto una sua coerenza per tutto il tempo, un uomo a cui piace forse apparire, cercando il modello più evoluto di auto, un uomo a tratti arrivista, disposto a tutto pur di raggiungere il suo scopo, e anche caparbio.
Per me è bello.
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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Andr60
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Eliseo Palumbo ha scritto: 13/01/2020, 20:51 Ho trovato il racconto molto ironico, mi ha fatto sorridere.
Scritto bene, abbastanza scorrevole e non mi ha annoiato, anzi mi ha fatto riflettere e nella fattispecie mi sono posto una domanda: abbiamo, forse, veramente bisogno di un'intelligenza artificiale per far risvegliare in noi il senso civico, il rispetto delle norme e l'amore per se stessi?
Se fosse veramente così, lo trovo molto triste.
Tornando al racconto, il protagonista ha avuto una sua coerenza per tutto il tempo, un uomo a cui piace forse apparire, cercando il modello più evoluto di auto, un uomo a tratti arrivista, disposto a tutto pur di raggiungere il suo scopo, e anche caparbio.
Per me è bello.
Con la X-car, autisti drogati e/o ubriachi smetterebbero di fare danni. C'è, come sempre , il risvolto della medaglia: siamo disposti a cedere tutta (o una parte) della nostra libertà in cambio della comodità? Le multinazionali del settore risponderebbero un "sì" entusiastico, peccato che ci sia un non piccolo conflitto d'interessi, visto che sono in ballo miliardi di dollari per lo sviluppo dell'IOT (Internet Of Things).
Grazie del commento e un saluto.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Complimenti! Il racconto è bello, originale e molto divertente. Appena ho visto la lunghezza del testo ho pensato di passare oltre... poi ho iniziato a leggere ed è stato un piacere: nonostante la lunghezza scorre molto bene. Mi è dispiaciuto molto per Alyssa, così incompresa al punto da essere annullata da quel lui abituato a trasgredire. Quindi, in maniera molto soft, l'autore ha sottolineato quanto poco rispettoso di norme e regole sia, mediamente, l'uomo. E poi, basta guardarsi attorno...
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Da protagonista della Storia il povero Mario si ritrova a essere un semplice passeggero, anzi un virtuale sottoposto, della Macchina. L'unica cosa che può fare è assecondarla e far finta di niente. Non so se consapevolmente o meno, ma il tuo racconto è una metafora del rapporto tra l'Uomo e la Società della Tecnica e di un dibattito filosofico, e poi sociologico, lungo secoli.
Dove l'uomo non è più il protagonista della Storia e il dominatore delle Tecniche, ma subisce la Storia in quanto funzionario della Tecnica.
Il finale è utopico. Non possiamo disinserire le macchine, non possiamo farne a meno. La loro presenza è necessaria e ci è socialmente imposta.
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Namio Intile ha scritto: 15/01/2020, 15:05 Da protagonista della Storia il povero Mario si ritrova a essere un semplice passeggero, anzi un virtuale sottoposto, della Macchina. L'unica cosa che può fare è assecondarla e far finta di niente. Non so se consapevolmente o meno, ma il tuo racconto è una metafora del rapporto tra l'Uomo e la Società della Tecnica e di un dibattito filosofico, e poi sociologico, lungo secoli.
Dove l'uomo non è più il protagonista della Storia e il dominatore delle Tecniche, ma subisce la Storia in quanto funzionario della Tecnica.
Il finale è utopico. Non possiamo disinserire le macchine, non possiamo farne a meno. La loro presenza è necessaria e ci è socialmente imposta.
L'applicazione dell'informatica agli oggetti di uso comune (automobile, televisore, elettrodomestici) seguirà lo stesso andamento degli smartphone: sarà venduta come un'opportunità di avere una vita più facile, finché non ci sarà più nessuna scelta alternativa. L'ultimo atto di libertà è allora la disattivazione, finché sarà possibile, come in "2001: odissea nello spazio".
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Laura Traverso ha scritto: 14/01/2020, 18:06 Complimenti! Il racconto è bello, originale e molto divertente. Appena ho visto la lunghezza del testo ho pensato di passare oltre... poi ho iniziato a leggere ed è stato un piacere: nonostante la lunghezza scorre molto bene. Mi è dispiaciuto molto per Alyssa, così incompresa al punto da essere annullata da quel lui abituato a trasgredire. Quindi, in maniera molto soft, l'autore ha sottolineato quanto poco rispettoso di norme e regole sia, mediamente, l'uomo. E poi, basta guardarsi attorno...
Il tuo è un punto di vista femminile, che io avevo trascurato: è vero, Alyssa fa rispettare le regole ma... (lo dico sottovoce) è una gran rompiscatole. Grazie a lei Mario non provoca un incidente stradale, e lui anziché ringraziarla le rimprovera la castità forzata: gli uomini, che mascalzoni!
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Messaggio da leggere da Roberto Ballardini »

Concordo sul fatto che il racconto scorre molto bene e la lettura risulta alla fine quanto mai piacevole. Secondo me è anche ben definito dal punto di vista stilistico. Seguendo il mio gusto avrei optato ovviamente per una fine cruenta, tipo un incidente mortale o una ribellione letale di Alyssa, ma la parte obiettiva di me rileva che così com'è risulta ben equilibrato. Mi sarebbe piaciuto un lavoro diverso sui nomi (Alyssa OK, Mario mi fa un po' troppo italiano medio, X-Car un po' scontato) ma sono questioni di gusto. Un buon lavoro.
Namio Intile
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Re: L'automobile intelligente

Messaggio da leggere da Namio Intile »

Lo sbaglio comune è quello di considerare la moderna tecnologia neutra. E di pensare che sia l'uso che l'uomo ne fa a poter essere o sbagliato. In realtà esiste un limite che separa la Tecnica Antica dalla Nuova: il confine è dato dalla produzione di massa, dove l'uomo da artefice diventa operaio, o funzionario della produzione di massa. O ancor peggio oggi, quando l'uomo sembra sul punto di essere totalmente espulso dalla produzione materiale (poiesis) dai robot. Da macchine che costruiscono altre macchine.
L'uomo cessa di comprendere ciò che si costruisce, persino la richiesta di ciò che si deve costruire sfugge all'Uomo, ed è dettata dall'Apparato nel suo complesso.
Il dono di Pro-meteo, il dono della pre-visione, sembra in contrasto con la tecnica moderna, a cui sfuggono i contorni e le conseguenze di ciò che viene compiuto (e penso alle biotecnologie, alle tecnologie nucleari, ma anche alla massiccia robotizzazione dell'attività di produzione). Un dono, quello della tecnica moderna, che sembra sia stato fatto non da Prometeo, ma da suo fratello Epi-meteo (colui che non pre-vede, in molti miti colui che scoperchia il vaso di Pandora).

Quindi, se la Tecnica Antica dispiegava le possibilità della Natura all’Uomo, era il mediatore nel rapporto tra Uomo e Natura, con la tecnica moderna sia Uomo che Natura sono disposti dalle richieste che le possibilità tecniche promuovono.
La tecnica diventa l'ultimo orizzonte dell'uomo, un orizzonte senza limiti, dove tutto ciò che può esser fatto deve esser fatto (lo disse Bacone o oggi lo pensano in molti).
Quindi, per ricapitolare, se la tecnica antica dispiegava le possibilità della Natura all’Uomo, era il mediatore nel rapporto tra Uomo e Natura, con con la tecnica moderna sia Uomo che Natura sono disposti dalle richieste che le possibilità tecniche promuovono.
La tecnica diventa l'ultimo orizzonte dell'uomo, un orizzonte senza limiti, dove tutto ciò che può esser fatto deve esser fatto.

Questo disvelamento che consiste nell'impiegare e nel tutto disporre, può aver luogo solo in quanto l'uomo è per parte sua già pro-vocato a metter allo scoperto le energie della Natura. Se però l'uomo è in tal modo pro-vocato e disposto, non farà parte anche lui del fondo a disposizione? Le espressioni che dicono “materiale umano” o “ contingente di soldati” lo fanno già pensare. La guardia forestale che oggi misura il legname degli alberi abbattuti e che apparentemente segue allo stesso modo i sentieri già battuti da suo nonno è oggi impiegata dall'industria del legname, lo si sappia o no. Egli è impegnato al fine di assicurare l'impiegabilità della cellulosa, la quale è a sua volta provocata dalla domanda di carta destinata ai giornali e alle riviste. Questi, a loro volta, dispongono il pubblico ad assorbire le cose stampate, in modo da divenire impiegabile per la costruzione di un'opinione pubblica costruita su disposizione.
M.Heidegger, La questione della tecnica.
E ancora: Nella misura in cui l'Apparato dà luogo all'incondizionatezza dell'accrescimento e dell'assicurazione di sé, e in verità ha come scopo, l'assenza di scopo, allora l'uso dell'essente è un'usura. Le guerre mondiali e il loro carattere di totalità sono già conseguenza dell'abbandono dell'essere. Esse spingono a un'assicurazione di fondi a disposizione che è opera di una forma permanente di usura. Questo processo si impadronisce anche dell'Uomo, il quale non può più nascondere il carattere che fa di lui la più importante delle materie prime.
M.Heidegger, Oltrepassamento della metafisica.

Per dare un'idea di cosa sia un Apparato tecnico basta ricorrere a Max Weber. Egli scrive, in Economia e Società, che “ il modo formalmente più razionale di esercitare il potere è la razionalità tecnica”.
Essa non è costituita solo da concettualità scientifica e strumentazione tecnologica, ma anche da un sistema di condizioni economiche, giuridiche, politiche, burocratiche, urbanistiche, sanitarie, scolastiche, militari, che consentono all'Apparato di potersi esprimere e funzionare.
Max Weber individua queste condizioni nel capitalismo. Ma, a suo parere, dell'Apparato non può fare a meno neanche una società organizzata su base socialista.

L'organizzazione marxista dell'Apparato scientifico tecnologico che doveva difendere ed estendere l'aspirazione alla società giusta è stata anche il principale ostacolo al funzionamento di tale apparato. Il capitalismo si è invece rivelato più idoneo del comunismo a rendere congruenti le proprie aspettative a quanto viene richiesto per il funzionamento ottimale dell'Apparato. Nello scontro con il capitalismo il comunismo ha quindi dovuto rinunciare ad aspetti sempre più caratteristici del proprio progetto di organizzazione dell'esperienza umana. Per reggere al confronto tecnologico con il capitalismo il comunismo ha dovuto rinunciare a se stesso. E forse ha tardato troppo a compiere questo passo, perché ha finito col mettere a repentaglio anche la componente economica di quell'apparato, per difendere il quale il comunismo rinunciava a se stesso.
E.Severino, Il destino della tecnica.

Pertanto, il comunismo dell'Est è crollato perché l'ideologia della solidarietà che si proponeva la soddisfazione universale dei b isogni umani era in contrasto con il potenziamento del proprio Apparato tecnico, necessario per contrastare l'ideologia capitalista dell'Ovest e realizzare lo scopo dell'ideologia comunista. L'insufficienza dell'Apparato comunista quindi, e non il desiderio di democrazia, hanno deciso il tramonto del comunismo.
U.Galimberti, Psiche e Techne.

Secondo Severino analoga fine toccherà al capitalismo. Il quale, guidato da un impulso irrazionale come l'avidità, prima o poi metterà in pericolo la sussistenza dell'Apparato tecnico scientifico e sarà da questo sostituito.
La razionalità tecnica è il modo più razionale per governare il Mondo.

Siamo dunque giunti alla trasposizione dei fini, quando il soggetto diventa oggetto. Non si tratta di un passaggio indolore, le conseguenze sono immani in quanto muta completamente, per la prima volta, il rapporto dell’uomo con l’universo.
La trasposizione dei fini mette fine a tutte le esperienze conoscitive precedenti: etica, religione, politica, filosofia, sociologia, antropologia, psicologia.
L'uomo può essere spiegato, ma non com-preso, con i mezzi della scienza moderna.
La razionalità scientifica, essendo ipotetica, accetta di essere smentita. La verità scientifica (ipotetica) distrugge ogni ideologia, sia essa religiosa, politica o sociale, sin dalla radice insieme a ogni forma di sapere non scientifico, in quanto questi, se smentiti dalla storia, dai fatti, dalla stessa scienza, si auto-dissolvono.

Per concludere, l'uomo si trova tra l'incudine e il martello. L'incudine della Scienza moderna, che ha trasformato l'Uomo da soggetto in oggetto, in un fondo a disposizione. Questa trasposizione di fini ha reso inefficace e inutile ogni antico sapere, ogni religione, etica, politica, filosofia. E il martello, perché resiste, non si sa ancora per quanto, il capitalismo con la sua irrazionale avidità elevata a sistema. L'ideologia più imperfetta di tutte forse, e le conseguenze di questa aspirazione ultima dell'uomo, la sola rimasta in vita, sono sotto gli occhi di tutti: quando l'accumulazione del denaro sembra essere l'unico merito, l'unico metro a disposizione, l'ultima aspirazione umana, l'ultimo barlume di storia.
Alla fine di questo percorso il filosofo Emanuele Severino vede la caduta del capitalismo e la realizzazione del Paradiso della Tecnica. Non un bel posto per l'Uomo leggendo le sue opere.
Io sono più ottimista e solo spero, come Heidegger, che l'Uomo “pro-vocato come impiego, non diventi mai del tutto un fondo a disposizione”.
Il commento sta a significare quanto un racconto all'apparenza divertente possa in realtà implicare.
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Re: L'automobile intelligente

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Namio Intile ha scritto: 16/01/2020, 14:57 Lo sbaglio comune è quello di considerare la moderna tecnologia neutra...
Questo non è un commento, è un mini-saggio filosofico! Purtroppo, le mie (scarse) reminiscenze liceali non mi permettono di integrare questo intervento in modo adeguato.
Posso solo aggiungere che, per la prima volta nella Storia, i possessori di una certa conoscenza (in campo informatico e, sempre di più, nelle applicazioni in biologia e medicina) avranno un potere quasi assoluto sul resto dell'Umanità. Se a ciò si aggiunge l'attuale tendenza al capitalismo assoluto che frantuma le nazioni ed eleva al rango di Stati le multinazionali, c'è più di un motivo per non essere ottimisti sul nostro avvenire.
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Il racconto è ben costruito, si sviluppa attraverso diverse situazioni, sempre più assurde, che portano alla soluzione finale. Ho trovato un po’ irritante, soprattutto all’inizio, l’uso di termini legati alla tecnologia, anche se capisco che è stata una scelta consapevole e legata all’intento dello scrittore. Se effettivamente c’era l’intenzione di fare una critica alla tecnologia “esagerata” non credo che questo intento sia stato soddisfatto. Ma forse era solo uno spunto di riflessione .. lo trovo globalmente un buon lavoro anche se l’ironia non mi ha del tutto convinto. Voto 4.
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Commento: L'automobile intelligente

Messaggio da leggere da ElianaF »

Buona l'idea e ben sviluppata. Forse troppi alcuni dettagli di troppo dal mio punto di vista. Peccato che il rispetto delle regole sia qualcosa a cui non siamo abituati e che tutto sommato riteniamo giusto per gli altri ma non accettiamo per noi.
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Re: Commento: L'automobile intelligente

Messaggio da leggere da Andr60 »

ElianaF ha scritto: 22/01/2020, 17:31 Buona l'idea e ben sviluppata. Forse troppi alcuni dettagli di troppo dal mio punto di vista. Peccato che il rispetto delle regole sia qualcosa a cui non siamo abituati e che tutto sommato riteniamo giusto per gli altri ma non accettiamo per noi.
Il fatto è che le nuove tecnologie, nate per semplificarci la vita (almeno, così ci dicono), in realtà controllano ogni nostro comportamento. Se questo è un fatto positivo, nel caso di azioni rischiose (come guidare ubriachi), non lo è in assoluto, poiché limiteranno la nostra libertà.
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Andr60, i nostri commento si sono incrociati. Prima di tutto devo farti i complimenti per il tuo modo di scrivere che, a mio parere, somiglia parecchio al mio, o a come vorrei fosse il mio: così, indirettamente, faccio i complimenti anche a me stesso. Intendo riferirmi non solo alla proprietà di linguaggio, alla scorrevolezza senza intoppi, all'assenza di refusi dovuta a cura e riletture, alla semplicità (ma non banalità) nello svolgimento, ma anche - e forse sopratutto - alla logica che presiede evidentemente al tuo modo di pensare, e conseguentemente di esprimerti e scrivere. Senza offendere nessuno, si potrebbe anche dire che una volta, a scuola, insegnavano veramente qualcosa di valido (sempreche il 60 sia il tuo anno di nascita e non il tuo peso in kg.). Io, che potrei avere 11 anni più di te, ad esempio, dopo le elementari con una maestra eccezionale, ho vissuto di rendita sino al termine degli studi e anche dopo.
Per quanto riguarda poi l'"arrosto", essendo di animo semplice e lineare ho letto con grande piacere il tuo lavoro trovandolo molto intelligente e ricco di spunti veri e originali - dovuti a grande capacità di osservazione - oltre che, naturalmente, di spirito e di umorismo. Nessun commento profondo e colto, quindi, ma solo la comunicazione del piacere di averti letto. Complimenti, quindi.
Poi vado sopra per votare e vedo un votaccio e un voto di sufficienza. Boh, proprio non capisco!
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Ben scritto, ironico e futuribile, ma non troppo, vista l’ingerenza che sta assumendo la tecnologia nel nostro quotidiano. Mi ha ricordato certe cose di Ron Goulart sul rapporto uomo/macchina, aggiornato al XXI° secolo. Azzeccata anche la citazione di Hal 9000. Per ora l’uomo vince, domani chissà.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Racconto scorrevole e segnato da una scrittura fluente. L'ironia che trapela dall'intreccio è un valore aggiunto. Piaciuto.
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Giorgio Leone ha scritto: 24/01/2020, 20:23 Andr60, i nostri commento si sono incrociati. Prima di tutto devo farti i complimenti per il tuo modo di scrivere che, a mio parere, somiglia parecchio al mio, o a come vorrei fosse il mio: così, indirettamente, faccio i complimenti anche a me stesso. Intendo riferirmi non solo alla proprietà di linguaggio, alla scorrevolezza senza intoppi, all'assenza di refusi dovuta a cura e riletture, alla semplicità (ma non banalità) nello svolgimento, ma anche - e forse sopratutto - alla logica che presiede evidentemente al tuo modo di pensare, e conseguentemente di esprimerti e scrivere. Senza offendere nessuno, si potrebbe anche dire che una volta, a scuola, insegnavano veramente qualcosa di valido (sempreche il 60 sia il tuo anno di nascita e non il tuo peso in kg.). Io, che potrei avere 11 anni più di te, ad esempio, dopo le elementari con una maestra eccezionale, ho vissuto di rendita sino al termine degli studi e anche dopo.
Per quanto riguarda poi l'"arrosto", essendo di animo semplice e lineare ho letto con grande piacere il tuo lavoro trovandolo molto intelligente e ricco di spunti veri e originali - dovuti a grande capacità di osservazione - oltre che, naturalmente, di spirito e di umorismo. Nessun commento profondo e colto, quindi, ma solo la comunicazione del piacere di averti letto. Complimenti, quindi.
Poi vado sopra per votare e vedo un votaccio e un voto di sufficienza. Boh, proprio non capisco!
Ti ringrazio per il commento fin troppo favorevole. Casualmente, proprio quest'anno è il 60 il mio numero: anno di nascita e numero di anni compiuti (sul peso ci siamo vicini: non sono esattamente un gigante...). Ho una laurea in discipline scientifiche, quindi le mie pretese letterarie non sono molto alte, e preferisco che il carattere dei protagonisti emerga da ciò che fanno, più che da monologhi interiori o descrizioni minuziose che, se leggo in libri di altri, mi fanno addormentare.
Mio figlio (che ora ha 18 anni) fa ancora errori di ortografia: le numerose riforme della scuola hanno ottenuto il loro scopo. All'incontrario.
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Roberto Bonfanti ha scritto: 25/01/2020, 11:19 Ben scritto, ironico e futuribile, ma non troppo, vista l’ingerenza che sta assumendo la tecnologia nel nostro quotidiano. Mi ha ricordato certe cose di Ron Goulart sul rapporto uomo/macchina, aggiornato al XXI° secolo. Azzeccata anche la citazione di Hal 9000. Per ora l’uomo vince, domani chissà.
Ho visto il film di Kubrick al cinema, quando avevo 8 anni; non c'ho capito molto (soprattutto il finale), però l'imprinting fantascientifico è stato potente, e da allora non ho mai smesso di interessarmi alla s.f.
Da ex abbonato di Urania, ti posso dire che ho sempre letto volentieri i romanzi di Goulart, e il fatto di ricordartelo in qualche modo non può che farmi piacere.

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piaciuto. racconto ironico, a tratti addirittura sarcastico, che pare mettere in guardia da ciò che, inevitabilmente, accadrà.
mi spiace per Alyssa che, tutto sommato, voleva solo far rispettare le regole (e ce ne sarebbe davvero bisogno), anche se a tratti appariva troppo invadente.
Mario ha scelto la libertà provvisoria, alla fine, ma avrà fatto bene?
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Mi è piaciuto molto, si legge tutto d'un fiato. Quando un racconto lungo ti tiene avvinto alla storia dalla prima parola all'ultima merita senz'altro il massimo dei voti.
Com'è difficile nella vita trovare la giusta via! Alyssa voleva far rispettare le giuste regole ed è diventata pedante al punto da far venire voglia al protagonista di eliminarla. Adesso a quel pover'uomo verrà voglia di trasgredire ancor di più.
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Stefyp ha scritto: 30/01/2020, 8:16 Mi è piaciuto molto, si legge tutto d'un fiato. Quando un racconto lungo ti tiene avvinto alla storia dalla prima parola all'ultima merita senz'altro il massimo dei voti.
Com'è difficile nella vita trovare la giusta via! Alyssa voleva far rispettare le giuste regole ed è diventata pedante al punto da far venire voglia al protagonista di eliminarla. Adesso a quel pover'uomo verrà voglia di trasgredire ancor di più.
Succede anche nei rapporti sentimentali, che uno dei due diventi troppo pedante. Se ci fosse un antivirus anche per quello...
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Un racconto intelligente, per di più scritto in modo accattivante e curato. Non so cosa accadrà in futuro, ma so cosa sta facendo l'automazione oggi nell'industria. Spero in un recupero di buon senso, fosse pure ai tempi supplementari non importa
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Messaggio da leggere da Macrelli Piero »

Molto carino, mi è piaciuto e credo sarebbe piaciuto anche a Robert Sheckley e, detto ciò, evito una lunga dissertazione sul racconto. Personalmente preferisco racconti che potrebbero svolgersi in un future molto prossimo, quasi un presente, piuttosto un indefinito futuro lontano.
Ultima modifica di Macrelli Piero il 26/02/2020, 18:52, modificato 2 volte in totale.
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Re: L'automobile intelligente

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Ti ringrazio, anche per aver citato Sheckley che era, insieme, a Goulart, uno degli autori di punta della s.f. umoristica che apprezzavo di più su Urania, quando la leggevo. Un secolo fa (sob!).
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Messaggio da leggere da Giampiero »

Qui trovo la costruzione a tutto tondo. L’ironia in effetti è un surplus gradito, in quanto fa da contraltare al misurato carattere di Mario. Ecco, è proprio il carattere di questo signor Mario ad avermi piacevolmente colpito. Al posto suo io avrei messo una bomba nel radiatore della malefica macchina, per la buona pace dei miei sensi. Tornando al racconto, do punteggio pieno perché leggendo mi sono divertito.
La paura è un cavallo con le ali: una volta lanciato al galoppo perde il contatto con il suolo e incomincia a volare.
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Un passo indietro

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Il titolo di questo libro vuole sintetizzare ciò che spesso la Natura è costretta a fare quando utilizza il suo strumento primario: la Selezione naturale. Non sempre, infatti, "evoluzione" è sinonimo di "passo avanti", talvolta occorre rendersi conto che fare un passettino indietro consentirà in futuro di ottenere migliori risultati. Un passo indietro, in sostanza, per compierne uno più grande in avanti.
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A cura di Antonella Pighin.
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