Dottor Jekyll e mister Hipe

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2024.

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Andr60
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Dottor Jekyll e mister Hipe

Messaggio da leggere da Andr60 »

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1.
Henry Jekyll entrò in sala operatoria bardato di tutto punto per l'ennesimo miracolo. Attese che si diffondesse nell'aria il secondo movimento della Sesta di Beethoven, e iniziò.
Uno spettatore profano sarebbe inorridito alla visione di una faccia che veniva tagliata da veloci colpi di bisturi, ma Jekyll sapeva il fatto suo.
Alla fine, dopo due ore di intervento, l'infermiera Goodall gli deterse il sudore e si complimentò: - Un eccellente lavoro, dottore.
- Grazie, Jane. E ora, le fasciature.
Il viso del paziente venne trasformato in breve in una mummia, in attesa che le ferite si rimarginassero.
Sempre sotto anestesia, venne trasportato in lettiga nella sua stanza, una suite al quinto piano del Jericho Memorial Hospital.
L'ospedale apparteneva a una fondazione privata finanziata con fondi apparentemente illimitati, comprensibile visto che il suo presidente era nientemeno che Robert Pick, amministratore delegato dell'omonima agenzia di consulenza sui fondi d’investimento.
Le suite del quinto piano erano riservate a clienti selezionati che preferivano la discrezione e odiavano la pubblicità, un grazioso eufemismo per dire che erano quasi tutti criminali che avevano urgente necessità di cambiare identità, a partire dai propri connotati.
Jekyll era un chirurgo plastico rinomato; si era formato a Chicago dove aveva iniziato a correggere nasi a gobba e orecchie a sventola, in seguito si era trasferito a Los Angeles e là era stato un trionfo di aumento della misura delle ghiandole mammarie di starlette e lifting di vecchie glorie, poi si era stufato e aveva accettato la proposta del Jericho, dalle parti di San Francisco.
Cambiare i connotati di qualcuno era un'idea che lo aveva affascinato da sempre, non per niente era un avido lettore di romanzi di spionaggio, oltre che un cultore di musica classica.

2.
Con delicatezza, tolse l'ultima benda dal volto del paziente; sì, poteva essere soddisfatto; gli porse uno specchio: - Signor Benitez, se volete ammirare il vostro nuovo volto...
Xavier si rimirò, girando la testa a destra e sinistra: - Mi avete fatto più bello di quanto ero prima, mia moglie sarà contenta. - considerò, come se parlasse a se stesso.
- L'importante è che non siate più riconoscibile dai membri della banda. - sorrise Jekyll.
- Già, altrimenti temo che il vostro lavoro sarà inutile, e sarebbe un vero peccato. - fece il messicano, continuando a guardarsi allo specchio.
Agenti della DEA lo stavano aspettando nel suo studio: - Allora, dottore, quando lo potete dimettere? - chiese uno dei due.
- Presto, se tutto va per il meglio tra una settimana.
- Molto bene; il cartello di Sinaloa ha avuto un colpo mortale, con la sua testimonianza. Ora Benitez sarà trasferito in una località segreta, e lì potrà iniziare una nuova vita, anche grazie a voi.
- Già, speriamo in bene. - rispose Jekyll, che non amava la piaggeria.

Jekyll aveva un interesse ulteriore, che non desiderava sbandierare; il motivo della sua scelta di lavorare al Jericho era anche un altro, ovvero le ricerche d'avanguardia sul cervello.
Aveva letto numerosi articoli che lo avevano affascinato, su lavori nei quali i ricercatori – tra i quali quelli che lavoravano lì – avevano indotto cambiamenti di comportamento nelle cavie, semplicemente iniettando loro dei preparati a base di lisati cerebrali.
Jekyll non si trovava bene con le altre persone, si sentiva impacciato e inadeguato, a volte impaurito dalle situazioni nuove; nonostante il successo professionale, la sua vita sentimentale era un disastro e non aveva amici né conoscenti coi quali passare una serata, solo colleghi invidiosi, ansiosi di carpire i suoi segreti tecnici.
La sua curiosità per le ricerche in quel campo dunque non era solo culturale, sperava che ci fossero rapidi sviluppi e, presto, anche applicazioni sugli esseri umani.
Una mattina il capo delle ricerche, il dottor Lanyon, lo chiamò e lo invitò ad assistere a un esperimento.
Gli assistenti presero dei topolini da un box che ne conteneva numerosi e iniettarono loro, direttamente nel cervello, un preparato.
Poi li sistemarono in un altro box, più piccolo; dopo pochi minuti, il dottor Lanyon inserì nel contenitore un peluche con le sembianze di un gatto – e anche il suo odore, come tenne a sottolineare.
I topolini, anziché scappare terrorizzati, si unirono a coorte e iniziarono a mostrarsi aggressivi; come controprova, Lanyon fece lo stesso nel box iniziale e i topolini non sottoposti all’iniezione scapparono via, in tutte le direzioni.
- Il preparato contiene cellule provenienti dal cervello di topi condizionati a non avere paura dei gatti. Questa è la dimostrazione che il coraggio – o l’incoscienza – è trasferibile, e viaggia in molecole biologiche. - sentenziò.
Jekyll osservava affascinato, e non poté fare a meno di chiedersi se e quando si sarebbe potuto ripetere l’esperimento, stavolta sugli umani.

3.
Henry non pensò più a quell'esperimento per mesi, era troppo impegnato col lavoro e le cose parevano andare bene anche sul piano sentimentale: Jane aveva accettato la sua corte dopo vari tentativi, e un orizzonte sereno sembrava spalancarsi davanti a lui.
Tutto cambiò una sera di novembre, quando tornando più presto del solito dall'ospedale, senza prima aver avvertito Jane, trovò lei e un suo collega chirurgo, quello stronzo di Carew, a letto insieme.
Henry non sapeva capacitarsi, aveva sempre considerato quel tipo un assoluto incapace nel suo lavoro, oltre che una persona mediocre in tutto, e non capiva come la sua Jane avesse potuto fargli una cosa del genere.
A meno che Jane non fosse mai stata “sua” come Henry aveva pensato fino a quel momento.
Un'altra botta alla propria autostima Jekyll l'ebbe quando scoprì che Carew era molto migliorato, professionalmente, da quando utilizzava la tecnica Goldstein sullo scollamento facciale. Henry aveva seguito uno stage – pagato da lui – molto impegnativo e custodiva gelosamente due CD nei quali veniva spiegata meticolosamente la procedura.
Questi CD erano chiusi in cassaforte, e solo Jane, oltre a lui, conosceva la combinazione; non ci voleva un genio per immaginare cosa fosse accaduto.
Henry passò così un periodo nero, di totale abbattimento; con questo stato d'animo tornò al laboratorio di Lanyon per sapere se c'erano novità.
Ebbene c'erano, eccome: - Jekyll, vi avrei cercato, ricordo che eravate interessato al nostro lavoro… - lo accolse il ricercatore, molto allegro.
Henry ebbe quasi un moto di fastidio a vedere qualcuno al quale la vita sorrideva; abbozzò anch'egli un viso gioviale, consolandosi di non avere fatto una visita a vuoto. In quei giorni stava molto meglio da solo.
- Venite, vi mostro ciò che abbiamo fatto in un breve video . - Lanyon non stava nella pelle, smanioso di condividere le sue scoperte.
Con enorme sorpresa, Jekyll vide che erano già passati alla sperimentazione sull'uomo; ne chiese ragione a Lanyon, che ribatté: - Sapete, le promesse di recupero da varie malattie comportamentali sono enormi, quindi la FDA ci ha rilasciato l'autorizzazione condizionata.
Lo scienziato continuò: - L'uomo che vedete era terrorizzato dagli insetti e dai ragni; ha ricevuto un'iniezione di un preparato ottenuto dal cervello di un entomologo perito tragicamente, qualche giorno prima; ovviamente il suo cervello era stato asportato e conservato in condizioni ottimali.
Jekyll vide che l'uomo stava giocherellando con una migale, un ragno amazzonico talmente grande che si ciba anche di topi; lui stesso, che non aveva fobie particolari, sarebbe scappato via terrorizzato, lontano da quel mostro.
- Incredibile, vero?
Jekyll richiuse la bocca, rimasta spalancata per qualche secondo, e disse: - Pazzesco… ma l'effetto è durevole?
Il sorriso di Lanyon svanì: - Questo è un punto dolente, purtroppo è temporaneo; sapete, la modifica è causata dalle proteine, e dopo quindici giorni decadono.
- E come pensate di rimediare all'inconveniente?
Lanyon si ringalluzzì: - Abbiamo pensato alla tecnica del mRNA racchiuso in nanovescicole: dovrebbe assicurare un effetto a lungo termine, e senza effetti avversi. Siamo a buon punto per le prime sperimentazioni.
- Sempre sull'aracnofobia?
Lanyon fece un largo sorriso: - Sarebbe troppo di nicchia, abbiamo pensato a comportamenti devianti più frequenti.
- E cioè?
- Timidezza, eccessive inibizioni sociali. Abbiamo già molti volontari, e selezionato vari cervelli i cui proteomi contengono pattern adatti.
Stavolta fu Jekyll a sorridere.

4.
Da quel giorno, Jekyll ebbe solo un'idea fissa: doveva provare quel preparato, lui ne aveva bisogno più di tutti gli altri messi insieme.
Non fu difficile impadronirsene, bastò controllare i progressi di Lanyon poi, al momento buono, s'introdusse nottetempo nel laboratorio, che ormai conosceva come le sue tasche, e andò a colpo sicuro.
Per sua fortuna, Lanyon non era un maniaco della sicurezza e non c'erano serrature particolari né con codici segreti; portò via le provette che gli interessavano, e tanti saluti.
Il ricercatore sbraitò per un po' contro il destino avverso, poi si calmò e si mise di buona lena a preparare altro materiale. Non era un tipo sospettoso – o forse, era un mono-maniaco dedito al suo lavoro e basta – quindi non fece indagini né si chiese come mai Jekyll non si fosse più fatto vedere da quelle parti.
Dal canto suo, Henry teneva le provette nel suo congelatore, senza riuscire a decidersi; quando però reincontrò Carew e lo sentì vantarsi del proprio lavoro, capì che era giunto il momento.
Quella sera si iniettò la prima dose del preparato, che Lanyon aveva battezzato brazenin, e attese. Lì per lì non accadde nulla, in seguito sentì l'annebbiamento della mente, e svenne.
Si risvegliò il mattino dopo, coi vestiti tutti raffazzonati; il letto era intatto, quindi era stato fuori, anche se non ricordava assolutamente nulla dell'accaduto.
Si fece una doccia veloce, si cambiò e andò in ospedale: lo aspettava un'operazione di routine.
Ordinò che gli mettessero della musica che, come sempre, avrebbe conciliato il buon esito delle manovre chirurgiche – nel suo studio aveva una raccolta di CD con sinfonie e concerti da Beethoven, Bach e Mozart – e s'infilò guanti e mascherina, quando un rumore allucinante, stridulo e molesto, proruppe dagli altoparlanti.
- Che cos'è questo orrore? - domandò, sgomento.
- È uno dei vostri CD, dottore. - rispose prontamente la sua nuova capo infermiera, dopo che Jane aveva scelto l'equipe dello stronzo.
- Non dite assurdità, - fece Henry, infastidito – non ho mai posseduto roba del genere.
- Ehi, dottore, siete anche voi un fan di Ice cube. Chi l'avrebbe detto? - commentò il giovane assistente. Se Jekyll avesse avuto una pistola, l'avrebbe usata.
Si tolse tutto, guanti, mascherina e camice, e si fiondò nella sala attigua, in cui era sistemato il lettore CD. Estrasse il dischetto, ponendo fine allo strazio; lo rimise nella sua custodia, senza alcun segno di riconoscimento – sui suoi c'erano, ben visibili, le iniziali HJ – e lo buttò sul bancone: - Ovviamente non è mio, gran bello scherzo, chiunque sia stato. E ora riprendiamo a lavorare, e per questa mattina, niente musica, per favore.

5.
Tre giorni dopo, Henry si trovava in sala d’aspetto per accogliere un paziente importante che voleva essere rassicurato da colui che lo avrebbe operato, quando notò una ragazza con uno strano atteggiamento: ella infatti passava da osservare lui a guardare lo schermo del proprio smartphone.
La giovane improvvisamente si alzò dalla sedia e si diresse verso di lui, come se l’avesse riconosciuto. Infatti disse: - Se non sei tu, è qualcuno che ti somiglia moltissimo…
- Scusate, posso aiutarvi? - Henry mantenne un tono neutro, quella era una tipa strana, piena di piercing e tatuaggi, che il medico aveva sempre reputato repellenti, specialmente nelle donne.
Senza aggiungere altro, la ragazza gli mostrò il suo cellulare; era un video, di una festa in un bar, o qualcosa del genere.
Henry vide – e ascoltò – un tizio che cantava a squarciagola una canzone rap; erano entrambi orribili, e distolse lo sguardo.
- E allora? Cosa dovrei dire? - domandò alla ragazza, sinceramente stupito.
- Come, allora? Il cantante sei tu, o qualcuno quasi uguale a te.
Henry osservò con più attenzione: no, la giovane si sbagliava, quell’uomo era più giovane, aveva i capelli arruffati, si muoveva a scatti: - Sicuramente non sono io, e quel tipo non m'assomiglia per niente. Mi dispiace, vi siete sbagliata.
La ragazza abbassò il capo, sconsolata. - Eppure, ne ero sicura. Il mio Eddy, mi aveva giurato eterno amore… ma è scomparso, non è più tornato all'Unicorn.
- Sono certo che lo ritroverete, signorina. - Henry cercò di consolarla. Conoscete solo il suo nome?
- Mi ha detto di chiamarsi Edward Hipe, e che il suo nome d’arte era Maddy Eddy… non so altro.
- Se ha un nome d’arte, probabilmente tornerà, – Jekyll stava per aggiungere: sul luogo del delitto, ma si trattenne – così vi ritroverete. Ma perché siete qui?
- Dalla tasca di Eddy è caduto questo biglietto; l’ho raccolto, ma lui era già scomparso.
Jekyll lo prese e lo lesse: era uno di quelli che la portineria dell’ospedale distribuiva ai visitatori, coi numeri telefonici dell’ufficio informazioni. Lui stesso ne aveva diversi, in tasca.
- Facciamo così: se lo vedo, vi chiamo. - propose, nemmeno lui sapeva bene perché. - Il vostro numero?
Così si presentarono; la ragazza disse di chiamarsi Mary e glielo diede. Ringraziò e uscì.
Poco dopo entrò Carew; Jekyll aspettava quel momento da giorni – lo stronzo era in ferie – così, visto che il paziente era in ritardo, lo seguì fino agli spogliatoi dei medici e stava per affrontarlo, quando si sentì mancare. Si accasciò su una sedia e rimase lì, finché Carew, con gli indumenti ospedalieri e il camice, gli passò accanto senza nemmeno salutarlo.
Jekyll avrebbe voluto alzarsi in piedi e pestarlo di santa ragione, ma non riusciva a muovere nemmeno un muscolo; devo prendere un’altra dose di quella roba, si ripromise.

6.
Appena a casa, tirò fuori dal congelatore un’altra provetta, attese il giusto e se la iniettò per via endovenosa; così, domani mattina, appena lo vedo lo sfondo di botte, Jekyll si ripromise di fare a Carew.
Dopo pochi minuti ebbe di nuovo la sensazione di nebbia nel cervello e, come guidato da un altro, uscì.
Si diresse verso quel locale, il karaoke bar Unicorn, e là venne accolto come se fosse stato un habitué.
- Ehi, Eddy, ti si rivede. Ma dov’eri stato? - gli chiese il barman.
- Niente, ho avuto da fare. - rispose Henry, meccanicamente, con una voce che neppure riconosceva come sua.
Dalla sala attigua, intanto, arrivavano le note di una famosa canzone rap, “Fuck the police”, cantata in modo pessimo da qualcuno; Henry/Eddy fece una smorfia di disappunto, si diresse deciso verso la postazione e strappò di mano il microfono all’improvvisato rapper.
- Dai qua, tu non ci sai fare. - Eddy sentenziò a quello, lasciandolo sbigottito.
Poi, però, il tizio si ribellò e gli riprese il microfono; non l’avesse mai fatto, Eddy gli diede un manrovescio che lo stese, tanto che due che avevano assistito alla scena trascinarono il malcapitato su una sedia e lo lasciarono là, ancora intontito.
Intanto la musica stava continuando, ed Eddy iniziò la sua interpretazione, facendo anche meglio di Ice Cube; alla fine venne sommerso dagli applausi, e una vecchia conoscenza gli saltò in braccio: - Eddy, finalmente! Ti ho cercato dappertutto, ma eri svanito. - Mary era raggiante, lo baciò appassionatamente e gli accarezzò i capelli.
- Scusa, baby, non scomparirò più. - promise.

***

Il mattino dopo si ritrovò a casa, coi vestiti tutti raffazzonati. Stavolta però ricordava, anche se confusamente, gli avvenimenti precedenti: al termine di una notte d’amore con Mary, era uscito furtivamente dall’appartamento di lei – non prima di averle scritto un biglietto – e ora, dopo una doccia veloce e un cambio d’abito, era pronto per una giornata di lavoro.
Stranamente non assonnato, non si sentiva neppure maldisposto verso Carew; che queste esperienze mi abbiano cambiato? Si chiese Henry. O, forse, è il brazenin ad avere un effetto di poche ore…

7.
Che fosse vera l’una o l’altra ipotesi, Henry andò avanti per qualche mese, dividendosi tra il medico professionale e inappuntabile di giorno e il rapper scatenato di notte, spesso in dolce compagnia fino al mattino.
Le cose si complicarono quando Mary cominciò a diventare troppo curiosa, sulla strana somiglianza di Eddy con quel medico del Jericho Hospital, gentile anche se troppo serio, almeno secondo lei.
Henry mentì spudoratamente: - È un mio lontano cugino, ci siamo reincontrati dopo anni.
- Ah, ma allora potremmo fare un’uscita a tre, se poi tuo cugino ha una ragazza potremmo andare a cena tutti insieme. - Mary lanciò la proposta, gettando nel panico il povero Henry.
- Sarà difficile, abbiamo orari diversi… - cercò di svicolare, terminando con la promessa che avrebbe provato a parlargliene.
Come se non fosse bastato, iniziarono strani fenomeni fisici; durante un’operazione delicata, Henry fu sorpreso a fischiettare “Beat the power”, gettando tutta l’équipe della sala nello sconcerto, visto che era ben conosciuta la passione di Jekyll per la musica sinfonica e viceversa la sua avversione per la musica contemporanea, in particolare per quella più in voga, dall'hip hop in poi.
La paura del medico era di non riuscire più a controllare la sua parte disinibita, e che questa avrebbe preso un giorno il sopravvento, con esiti imprevedibili.
Ne parlò con Lanyon; prima, naturalmente, confessò di essere stato lui l’autore del furto dei primi campioni di brazenin.
Lo scienziato si mostrò sorpreso: - Non avrei mai creduto che sareste arrivato a tanto, nonostante
il vostro interesse per la materia; certo non al punto di trasformare voi stesso in una cavia.
- Ma se avevate detto che c’erano molti volontari, per la sperimentazione… - protestò Jekyll.
- Certo, ma in condizioni controllate. Voi avete fatto di testa vostra, senza le minime misure di sicurezza. Sono davvero deluso. - Lanyon era sferzante, forse il tempo perso per sintetizzare altro brazenin l’aveva fatto infuriare.
- E che mi dite dei vostri volontari? - Henry cercò di cambiare discorso, il parlare della sua ricerca aveva il potere di calmare subito lo scienziato.
- Il sistema di somministrazione endovena con nanocapsule lipidiche contenenti mRNA, codificante le proteine che costituiscono il farmaco è efficace, però ci sono inconvenienti.
- Ad esempio?
- Le nanocapsule a volte non vanno direttamente nel cervello ma si fermano in vari organi, da dove vengono poi rilasciate con diverse velocità.
- Mi state dicendo che il tempo di dimezzamento del brazenin è molto variabile?
- Già, a quanto pare. Più sono le somministrazioni, più è probabile che le nanocapsule si accumulino negli organi da dove poi rilasciano il contenuto, a volte in modo improvviso.
- E per quanto riguarda le possibilità di inserzione degli mRNA nel genoma dell’ospite?
- È la seconda fase dello studio, su questo non abbiamo ancora dati. - concluse Lanyon, lasciando Jekyll con la sensazione di aver compiuto un atto davvero imprudente.

8.
Quando Henry vide due uomini parlare col direttore dell’ospedale, capì che c’era in ballo qualcosa di grosso; infatti poco dopo il direttore lo avvicinò, con un’espressione grave sul volto: - Dottor Jekyll, la patria ha bisogno di voi.
Se Saul Beretovosky, ebreo ucraino emigrato con la famiglia in tenera età in USA, tirava fuori la patria era segno che la situazione era davvero delicata.
Henry aguzzò le orecchie; a quanto pareva, bisognava far scomparire a tempo di record da tutti i radar un trio di galantuomini, macchiatisi di numerosi crimini nella madre patria di Saul, che avevano però avuto il pregio di avallare tutte le peggiori porcherie contro i propri connazionali, ovviamente a tutto vantaggio di Washington.
Siccome però la situazione in Ucraina era cambiata, quei tre avevano dovuto svignarsela alla svelta, e c’era da scommettere che molti ucraini sarebbero stati felici di far loro la pelle, anche se il trio fosse scappato in Patagonia.
La soluzione dunque era una sola, e qui entrava in campo la maestria del dottor Jekyll, “il migliore e più affidabile chirurgo col quale abbia mai lavorato”, come gli disse il direttore, con una melensa sviolinata.
Dopo gli esami di rito, venne fissata l’operazione, che si preannunciava complessa, non tanto in sé quanto perché i tre avevano richiesto espressamente che fosse eseguita nello stesso momento, in modo da essere dimessi insieme.
Quasi come se non fidassero l’uno dell’altro, pensò Henry malignamente.
Due giorni dopo venne allestita a tempi di record una maxi-sala operatoria con tre équipes coordinate da Henry, incaricato della parte più delicata, ovvero la ricostruzione facciale di ognuno di loro.
Henry si sentiva stranamente allegro e per nulla teso, solo con un certo pizzicorino alla nuca, come se qualcuno si fosse divertito a fargli il solletico.
Iniziò l’operazione al suono del primo concerto brandeburghese poi, durante la ricostruzione del naso del primo paziente, gli venne voglia di ascoltare un rap; mesi prima ciò sarebbe stato inconcepibile, ora invece gli sembrava del tutto naturale.
Terminato il primo, passò al secondo paziente, poi al terzo; erano in perfetto orario, l’anestesista non avrebbe nemmeno dovuto modificare la dose di farmaco.
Henry aveva dovuto limare leggermente l’arcata sovraorbitale del terzo paziente, ma ora era okay. Gli aiuti ricucirono le ferite e le infermiere procedettero al bendaggio: un lavoro fatto a regola d’arte, Henry era molto soddisfatto. Intanto, il pizzicorino era decisamente aumentato, tanto che la capo infermiera gli chiese cosa avesse, visto che il chirurgo si muoveva a scatti; da dietro la mascherina, non poté notare che il viso di Jekyll era raggiante.
Dopo i complimenti del direttore, Henry incassò anche quelli del suo rivale Carew, che apprezzò in modo particolare; forse aveva fatto bene a rinunciare alla prospettiva di spaccargli il muso.
Stava per uscire, quando incrociò Mary: - Dottor Jekyll, vi stavo cercando… Penso che vostro cugino ve ne abbia parlato, volevo organizzare una cena. Ma mi sembrate diverso… Molto più somigliante a Eddy. Com’è possibile?
Henry l’accarezzò, dicendo: - Ci sono alcune cose che ti devo spiegare, Mary. Andiamo a casa mia, devo prepararmi. Abbiamo deciso di trasferirci a Miami, Eddy e io. Vuoi venire con noi?

***

Trascorsa una settimana, tolsero le bende ai pazienti. Jekyll si era dato malato, non si vedeva da giorni; strano, uno come lui ci tiene a vedere la propria opera, pensò Beretovosky, che aveva voluto presenziare, insieme ai due uomini che Henry aveva visto parlare col direttore, in realtà agenti della CIA.
Le ferite si erano rimarginate e i volti dei tre non erano più tumefatti, c’era un solo inconveniente: erano uguali!
Una delle infermiere, superando il silenzio glaciale che era calato, fece un’osservazione: - Quella faccia mi ricorda qualcuno… Ma certo, è Eminem!
Vittorio Felugo
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Messaggio da leggere da Vittorio Felugo »

Un bellissimo racconto, una versione moderna di un classico, anche se mi piacerebbe sapere come continua la storia di Jekyll e del suo alter ego Hipe. Per me che scrivo storie di supereroi e supercattivi, il tema della duplice identità o della trasformazione per reazione ai torti subiti mi è molto famigliare. I "miei" cattivi, spesso, nascono così… Ho apprezzato anche i dettagli scientifici: non so se sono reali, causa mia ignoranza in materia, ma di certo sono realistici e verosimili.
Voto 5.
Saluti
Vittorio
Andr60
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Re: Dottor Jekyll e mister Hipe

Messaggio da leggere da Andr60 »

Diciamo che la tecnica del mRNA è piuttosto versatile (come abbiamo scoperto negli ultimi anni...) e si potrebbe applicare anche in questo caso, anche se l'esperimento del racconto è del tutto teorico.
Sul fatto di ambientare dei racconti in un universo fittizio per varie esigenze, concordo che sia una ottima soluzione (adottata a volte pure da me) per vari motivi, non ultimi quelli di evitare denunce per diffamazione :)
Che ne sarà di Jekyll/Hipe? Chi lo sa, Miami è grande e ci sono molti bar...
Grazie del commento, saluti
Yakamoz
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Messaggio da leggere da Yakamoz »

Letto pure io, Andr60. Tu sei bravo a dare vivacità ai tuoi personaggi; poi hai una bella prosa: da scrittore vero. E quando ti leggo, non mi sento mai a disagio, perché riesci ad avvolgere bene il lettore. Malgrado "Jekyll e Mister Hyde" sia un topos classico e abusato, sia in letteratura che nei film, la dualità, che poi non è vera dualità, perché esistono sempre più persone dentro di noi. Tranquillo! Non sono posseduto dal diavolo, anche se 5 minuti fa, stranamente, parlavo ungherese. Si dice che l'ungherese (o magiaro) sia la lingua del diavolo, avendo 18 casi. E poi mi dicono che l'italiano è difficile come lingua! Ah! Sei pure bravo a intrecciare la parte narrativa con quella dialogica e, cosa più importante di tutte, NON SEI MAI NOIOSO! Hai mai pensato a scrivere un testo lungo? Le capacità le hai anche per un testo lungo, pure un 150 pagine (tipo romanzo breve).

Che posso aggiungere di più al mio commento?

Aggiungo solo questo: voto 5/5

Tante belle cose, caro Andr60

Antonio
Andr60
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Re: Dottor Jekyll e mister Hipe

Messaggio da leggere da Andr60 »

Troppo buono, Antonio/Yakamoz. Ti ringrazio per voto e commento. Per quanto riguarda la vicenda, ho preso spunto da uno dei libri dei Bravi Autori: A Modo Mio era una raccolta in cui bisognava scrivere racconti prendendo spunto da film o romanzi noti, rielaborandoli secondo il proprio gusto ed estro del momento (in quella raccolta, avevo scritto una storia ispirata a M.me Bovary).
Negli ultimi mesi mi è venuta voglia di scriverne altri, e Vi prometto che arriveranno... :)
Effettivamente ho scritto anche romanzi brevi, e un elenco incompleto è scritto nella pagina di questo sito riservata a ciascun autore, se avrai la curiosità di andare là. Saluti, e in bocca al lupo per la gara
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Messaggio da leggere da Eleonora2 »

Voto 3. La rivisitazione non ha incontrato i miei gusti, avendola trovata ovvia e prevedibile, anche se scritta bene.
Parere personale. Obiezioni sono lecite e so di provocare il ma di stomaco perciò sono pronta ad espiare qualunque penalità, anche corporale. Scusa, non son capace di aggiungere l'emoticon che strizza l'occhio!
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Re: Dottor Jekyll e mister Hipe

Messaggio da leggere da Andr60 »

Cara Eleonora, le gare sono fatte apposta per esprimere giudizi sulle opere altrui, quindi accetto il tuo senza problemi. Ho cercato di essere originale nella rivisitazione del noto romanzo inserendo la discordanza musica classica/musica rap-hip hop per alleggerire il tema e renderlo comico-grottesco, visto che quello Bene/Male era stato ampiamente sfruttato. Dolente che tu l' abbia trovato ovvio nonostante tutto, e a questo punto il fatto che io abbia già scritto altre rivisitazioni più che una promessa è una minaccia. Saluti
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Intanto inizio complimentandomi per avere così sapientemente mescolato politica e fantasia. Tra esse si riconoscono molti aspetti che ci riguardano da vicino, o meglio che ci hanno riguardato nel recentissimo passato, e ci riguardano circa il presente: gli effetti sono sotto gli occhi di tutti coloro che hanno la capacità di vedere... (mRNA). Il racconto è scritto benissimo, molto particolareggiato e hai avuto il merito di riportare la famosa doppiezza del secolo scorso ai tempi nostri e in chiave musicale. Sinceramente sono stata un po' disturbata dalle spiegazioni inerenti i poveri topini di laboratorio, e dalle altre descrizioni macabre (sono ipersensibile e certe "immagini" mi fanno rabbrividire) ma mi rendo conto che forse ciò fosse necessario ai fini della storia. Bravo, voto 4
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Re: Dottor Jekyll e mister Hipe

Messaggio da leggere da Andr60 »

Cara Laura, il dr. Jekyll è un chirurgo plastico e non può essere molto impressionabile, altrimenti non sarebbe così bravo nel suo lavoro... Immagino che la serie TV Nip/Tuck non fosse tra le tue preferite:) Grazie del commento, saluti
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Re: Dottor Jekyll e mister Hipe

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Andr60 ha scritto: 05/10/2024, 17:56 Cara Laura, il dr. Jekyll è un chirurgo plastico e non può essere molto impressionabile, altrimenti non sarebbe così bravo nel suo lavoro... Immagino che la serie TV Nip/Tuck non fosse tra le tue preferite:) Grazie del commento, saluti
Certo si, non so neppure cosa sia il programma che citi. Me li evito... :-)
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Ciao, Andr.
Il tema è quello del doppio, o del bisogno del doppio. L'antinomia Jekyll Hipe in realtà qui sembra vivere in perfetto equilibrio, instaurando una sorta di nuovo ritmo circadiano, dove la veglia di Jekyll è una specie di sonno della vitalità e della emotività, che invece si ritrova nella veglia di Hipe (notturna) che può definirsi come il suo contrappasso, ossia la veglia della ragione. Fin qui il richiamo a Stevenson, romanzone dai toni cupi e drammatici diviso tra bene e male.
Ma secondo me il tuo racconto ha parentele più recenti. Mi è sembrato di intravedere, per molti versi, il Dov'è Mario di Corrado Guzzanti. In cui l'integerrimo professor Mario Bambea, illustre letterato e professore e scrittore, di fede rigorosamente piddina, ma ahimè solitario (a parte qualche altro professore pari suo che non lo vede ma lo sente e una consorte non pervenuta anzi stronza), il quale, dicevo, cede il posto la notte al cabarettista battutista frequentatore di teatri notturni Bizio, di fede opposta. E proprio Bizio riesce a essere ricercato dalle persone, persino amato, osannato dal popolo (per come il popolo osanna il cretino di turno suo pari) e ambito tra le donne, tra cui la sua manager, interpretata dalla bravissima Fanelli, che si danna per lui, come invece la moglie di Bambea non è mai riuscita a fare interessata solo a una certa vita sociale e al denaro. Anche in Dov'è Mario il professore viene superato dall'attore comico sgrammaticato, almeno come capacità di apprezzare la vita, di relazionarsi. Vi è quasi un contrasto tra l'autentico, Bizio, e l'inautentico, Bambea. L'uno vivo e nazional popolare, l'altro ingessato e citato dalle élite. Ed è come se per Guzzanti la destra popolar rimminchionita sia in grado di decifrare e rappresentare il popolo, mentre la sinistra della ZTL si sia rintanata nei salotti a compilar saggi che nessuno legge e a preoccuparsi unicamente del conto in banca. Ma mentre in Guzzanti il contrasto tra i due assume toni quasi drammatici, una crasi forte e irrisolvibile, nel tuo racconto la partizione viene accettata dai due protagonisti, come una cosa sana e giusta, anzi portatrice di vantaggi per entrambi. In pratica operi una sintesi sincretica delle due anime. E direi che ci può stare, anche alla luce degli ultimi anni, dall'ascesa pentastellata e dai vari Bonaccini, Renzi e Schlein che non mi sembrano proprio di sinistra e si confondono con il trio quartetto Meloni Tajani Salvini Vannacci. Il duo Jekyll Hipe mi è sembrato dunque una metafora della realtà italiana, che tutto mischia e tutto digerisce ed elabora non buttando via niente. Oggi governano i gattopardi, diceva don Fabrizio Salina (non Bizio) e domani toccherà agli sciacalli, anzi alle iene ridens.
Anche il dramma, accennato in Guzzanti, qui sparisce perché il tono del tuo racconto è umoristico, e ne è la prova la battuta finale. Li ha fatti tutti uguali e somigliano a Eminem. Che è un gran finale e una pietra tombale, come dicevo, ma anche l'indizio, insieme alla musica, che segna lo sconfinamento di Hipe, la sua vittoria, sul lungo periodo, rispetto al compassato Jekyll. Niente più Beethoven o Schubert, ma Eminem (già troppo intellettuale) meglio il tatuato mafioso Fedez e compagnia cantante. Oddio, non so proprio se canti questo.
Insomma, la mia impressione, per metafora, è che per te raccontare il nostro paese sia possibile esclusivamente con un racconto umoristico dove il Fedez pensiero ha già la meglio su tutto il resto. Non il dramma e tantomeno la tragedia, ma neanche la farsa, che pure ha una sua dignità, ma la dimensione dell'umorismo, dove una battuta scioglie qualsiasi situazione.
La scrittura è la tua solita, ma già dirlo è riduttivo. Perfetta, senza sbavature, scorrevole, accattivante. E il finale è un colpo da maestro. E la politica, la società, se tu non hai voluto farla entrare dalla porta io gliel'ho fatta passare dal finestrone.
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Andr60
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Re: Dottor Jekyll e mister Hipe

Messaggio da leggere da Andr60 »

Caro Namio, il tuo commento è ben più interessante del racconto in sé :) La storia di Stevenson ha avuto talmente tante versioni, drammatiche o umoristiche/parodistiche, che ho quasi perso il conto. Io mi sono rifatto, più che a Guzzanti (che adoro, ma la sua versione non l'ho vista) alle "Folli notti del dr. Jerryl" o, più di recente, al "Professore matto" di Eddy Murphy. Vero, il dramma non mi appartiene, preferisco sottolineare i risvolti comico/grotteschi della realtà e, all'occorrenza, inserire argomenti seri ma visti sempre da quell'angolazione, per quanto possibile. Se vuoi il dramma basta accendere la tv, ma senza audio, visto che giornalisti e intellettuali, rigorosamente di regime, recitano un solo copione, e guai a chi se ne discosta. Ognuno ha un ruolo, ben definito e immutabile (vabbè, dipende anche dagli ordini di scuderia). Ci sarà un motivo, se il nostro paese ha conosciuto la Commedia dell'arte invece di Shakespeare :)
Un caro saluto
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Messaggio da leggere da Culture »

Un buon racconto con due difetti: remake e argomento.
Sul piano del remake hai rischiato coraggiosamente e quindi apprezzo
Il problema dei remake di qualsiasi livello è… l'originale!
Detto questo, due parole sull'argomento: non esistenziale ma formale.
Il dramma di Stevenson è esistenziale, secondo me inimitabile come è stato scritto.
Ascolta, se tu avessi dato una piega più ironica e parodistico al tuo racconto secondo me, avresti ben centrato l'opera!
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Re: Dottor Jekyll e mister Hipe

Messaggio da leggere da Andr60 »

Il racconto di Stevenson ha avuto anche molte versioni comiche, e ho preso spunto da loro. Da questo di vista, mi pareva che la presente versione offrisse spunti sia ironici che parodistici, ma è naturale e quasi inevitabile che non tutti siano d'accordo, come nel tuo caso.
Grazie comunque del commento
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Messaggio da leggere da Ombrone »

L'idea è piacevole e divertente con una conclusione che fa sorridere in allegria.

Ma se devo essere sincero vedo un po' di opportunità sprecate, sarebbe stato molto ma molto più piacevole e divertente fossi rimasto più interno del protagonista, con meno racconto e più flusso di pensieri ed emozioni.

Tipo il dolore di quando si trova tradito o il cambio di personalità dopo l'iniezione.

Gli avrebbe dato molto molto più calore
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Re: Dottor Jekyll e mister Hipe

Messaggio da leggere da Andr60 »

Vero, ho preferito dare la precedenza alle azioni del protagonista sdoppiato più che a descrivere in dettaglio come si sentissero le due personalità. Questo per rendere più fluido il racconto, fino all'operazione finale; capisco che possa non essere una soluzione condivisa da tutti.
Grazie del commento, saluti
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Messaggio da leggere da Terradipoeti »

Il testo esplora la discesa di Henry Jekyll in un abisso di doppie vite, con una riflessione sul desiderio di cambiamento e sull'incapacità di gestirlo. Il suo coinvolgimento nella ricerca sul cervello, insieme alla sua frustrazione personale e professionale, lo porta a sperimentare con la propria identità, simboleggiata dalla trasformazione fisica e psicologica che subisce. L'uso del brazenin, la sostanza che altera il comportamento, diventa il suo strumento di evasione da una realtà che non riesce a controllare. Il contrasto tra l'uomo pubblico e quello nascosto, tra il dottore serio e il rapper disinibito, rende Jekyll un personaggio tragico, intrappolato tra il desiderio di potere e il rischio di perdere il controllo su se stesso.
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Re: Dottor Jekyll e mister Hipe

Messaggio da leggere da Andr60 »

Il tono del racconto è tragicomico, più che tragico, e ne è prova lo scherzetto finale ai tre criminali. A differenza del racconto originale, in cui l'intrappolamento tra le due versioni della personalità ha un finale tragico, qui invece è lasciato nel dubbio: cosa farà, a Miami, il dottore? Continuerà a fare il chirurgo plastico di giorno e il rapper di notte, oppure le due personalità si mischieranno definitivamente con esiti imprevedibili? Forse solo l'amore di Mary lo salverà :)
Grazie del commento, saluti
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Andr60,
e complimenti per la trama! Tutto molto avvincente, davvero, però non capisco proprio il finale.
Era un modo per chiudere il racconto in qualunque modo? C'è un brano di Eminem che dovrei conoscere per capire il senso del finale? Ok, Hype, un rapper, ha dato la faccia di Eminem a tre disgraziati. Vuoi dire qualcosa su Eminem (tipo che è un nazista/sionista)? Mi spiace, mi manca la conoscenza del personaggio, dal momento che non ne ascolto volentieri le 90 sillabe al minuto (i miei ragazzi citano il dato confrontandolo con altri rapper, come se il virtuosismo tecnico fosse l'unico metro di giudizio nel rap).
Per il resto, il racconto mi è piaciuto moltissimo. A presto!
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Messaggio da leggere da Andr60 »

Marino Maiorino ha scritto: 15/12/2024, 8:02 Ciao Andr60,
e complimenti per la trama! Tutto molto avvincente, davvero, però non capisco proprio il finale.
Era un modo per chiudere il racconto in qualunque modo? C'è un brano di Eminem che dovrei conoscere per capire il senso del finale? Ok, Hype, un rapper, ha dato la faccia di Eminem a tre disgraziati. Vuoi dire qualcosa su Eminem (tipo che è un nazista/sionista)? Mi spiace, mi manca la conoscenza del personaggio, dal momento che non ne ascolto volentieri le 90 sillabe al minuto (i miei ragazzi citano il dato confrontandolo con altri rapper, come se il virtuosismo tecnico fosse l'unico metro di giudizio nel rap).
Per il resto, il racconto mi è piaciuto moltissimo. A presto!
Siccome la maggior parte dei rapper americani sono neri, ho scelto Eminem. Ah, già, l' altro motivo è che è l' unico rapper bianco che conosco :) Sul finale: è un racconto in tono satirico, ho pensato a quella conclusione ancora prima di iniziare a scriverlo. Che dici, si sarà capito che detesto il rap? Ciao, Marino e grazie del commento
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Déjà vu - il rivissuto mancato

Déjà vu - il rivissuto mancato

antologia poetica di AA.VV.

Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.

Contiene opere di: Alberto Barina, nwAngela Catalini, Enrico Arlandini, nwEnrico Teodorani, nwFausto Scatoli, Federico Caruso, Francesca Rosaria Riso, Francesca Gabriel, nwFrancesca Paolucci, nwGabriella Pison, nwGianluigi Redaelli, Giovanni Teresi, Giuseppe Patti, nwIda Dainese, nwLaura Usai, nwMassimo Baglione, Massimo Tivoli, Pasquale Aversano, nwPatrizia Benetti, Pietro Antonio Sanzeri, nwSilvia Ovis, nwUmberto Pasqui, nwFrancesco Zanni Bertelli.

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