La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
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La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
Hai ragione, non avevo abilitato il sondaggio (né ricordavo di averlo mai fatto... Mi faccio vecchio, boh!)
Sì, è un racconto che ho voluto buttar giù per riunire quanto ho letto qui e là a proposito di Lucifero da alcune fonti "esoteriche" (chissà fino a che punto).
Grazie della generosa valutazione, e Buone Feste!
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Sono uno spaccato della religione cristiana, ma secondo il mio modesto parere è pur sempre mitologia.
Altre civiltà hanno le loro mitologie, c'è quella del nord Europa, quella Giapponese, quella Egizia e quella Greca, ma non so se il tema di Lucifero rientri anche in esse o, probabilmente è un tema universale.
Nella vita reale siamo noi che personifichiamo il bene e il male, siamo noi che possiamo essere Dio o il Diavolo. Tutto dipende dalle nostre scelte.
Del racconto mi piacciono i dettagli, è scritto bene e trascina il lettore in quegli istanti. Poi, il gran finale che sa tanto di riunificazione.
Bel racconto. Voto 5.
- Marino Maiorino
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
nella Bibbia cattolica non si menziona MAI nessun patto col diavolo, in quanto a Lucifero forse una volta sola, e forse nemmeno con quel nome. Questo ramo di quanto conosciamo sul Nemico viene dall'ebraismo o da altre versioni del cristianesimo che hanno ripescato tradizioni ebraiche (il concilio di Nicea nel IV secolo ha stabilito una serie di dogmi comuni a tutta la cristianità fino allo scisma d'Oriente, che di fatto non apportava nulla sotto il profilo che stiamo discutendo, e poi fino alle eresie protestanti, invece più pronte a recepire quanto era stato accantonato, in un tentativo di tornare a una "purezza" che è sfociata spesso in persecuzioni e fondamentalismi che farebbero rabbrividire il più perverso dei cattolici).
Quindi mitologia, sì, ma non cristiana in senso stretto; ci viene da prima, dall'ebraismo e, di fatto, attraverso quello, dalle religioni assiro-babilonesi (la cattività degli Ebrei a Babilonia è pesantemente influenzata dagli dei assiri, a partire da quel Baal-zebub che ritroviamo nel nome di Hanni-baal [Dono di Baal]). Tra parentesi, la vicinanza tra quei popoli ha lasciato molte più tracce, nei nomi, se il nome della madre di Maria, la nonna di Gesù, Anna, di fatto in ebraico significa ancora "il dono". Strane, tante somiglianze, per popoli che si odiavano a morte... Ma alla fine la storia la fa nemmeno chi vince, ma chi sopravvive.
Nella "mitologia" attuale, Lucifero avrebbe peccato di superbia, si sarebbe proposto uguale a Dio. Di fatto, il tema della superbia come peccato originale è quello portante di Ebraismo, Cristianesimo e Islam: i musulmani sono, di fatto, "coloro che obbediscono" (alla parola di Dio). Nel Cristianesimo, la stessa cacciata da Eden è frutto di superbia: il serpente tenta Eva dicendole che Dio non vuole che, mangiando dall'albero della conoscenza del bene e del male, l'uomo diventi uguale a Dio stesso. Dunque non è disobbedienza, ma autenticamente ripetere il peccato di ergersi a mettere in discussione il primato divino. La torre di Babele? Superbia! Il Faraone? Superbia! Le parole con le quali ci viene presentato il male inflitto agli Ebrei in Egitto non sono tanto di malvagità, quanto di superbia nel rifiutare la parola di Dio che suggeriva di lasciar libero il popolo eletto. La vita del figlio di Abramo viene risparmiata perché egli si dimostra totalmente dédito alla parola di Dio: la dedizione cieca è il contrario della superbia (come ci si aspetta da tanti bravi soldatini...). Giobbe viene tribolato in modi terribili ma, non mancandogli mai la fede, viene infine restaurato nel suo primitivo stato di pace con Dio (non senza aver prima fatto strage dei suoi figli...), eppure gli viene rimproverato quando si lamenta con Dio per le disgrazie inflittegli, e con parole che ne evidenziano la superbia: "Come osi mettere in discussione...?" Persino tra le tradizioni scomparse, seguiamo lo stesso precetto: Lilith, la prima sposa di Adamo, creata insieme a lui, PARI a lui (e non da una sua costola: "uomo E donna li creò"), fu cacciata perché voleva giacere SU Adamo (ovviamente, sta' a vedere che questa si crede pari all'uomo...)
In questo senso, le tre religioni di Abramo sono perfette per lo spirito del nostro tempo: l'oppio dei popoli, "state bboni", ma non è sempre stato così.
Il Lucifero del mio racconto era il più bello degli angeli, ma il suo peccato di superbia è di altro genere: egli ama Dio egoisticamente e vorrebbe solo per sé tutte le Sue attenzioni, anche per un solo momento. Il problema è che il solo sguardo di Dio può incenerire anche il più bello degli angeli. È una tradizione assai più umana, questa, ma che è circolata solo in certi ambienti, purtroppo.
Universale? Non è affatto necessario, anzi: alla fine, una mitologia detta i principi di una civiltà, il modo di pensare dei popoli, dà loro identità culturale; la dedizione al lavoro dei protestanti discende dai precetti calvinisti e luterani.
Noi siamo cattolici: agli occhi dei protestanti il perdono può sembrare un comodo escamotage per non pagare mai per i nostri misfatti, ma il perdono è un'altra cosa, è il modo per riammettere alla comunità chi ha sbagliato, e tra crimine/misfatto e sbaglio (che può essere involontario) c'è un abisso. Loro (i protestanti), che non sbagliano MAI (quando fanno qualcosa, SANNO cosa stanno facendo), ovviamente non possono condividere il senso del perdono (che noi cattolici, invece, abbiamo in comune con hindù, animisti africani e nativi americani).
Vero quello che dici sulle scelte: alla fine sono quelle che determinano il valore di un'azione, indipendentemente persino dal risultato finale. Ma noi non siamo Dio o il Diavolo, al limite, poveri diavoli.
Grazie per il passaggio, Roberto. Buone Feste, e a risentirci presto.
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
Buone feste anche a te.
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
come volertene a male? In fondo, non è ogni racconto un distillato di tutto ciò che c'è dietro (a volte senza che nemmeno ce ne rendiamo conto perché parte delle nostre esperienze), e che nel racconto non può trovar posto?
Non hai tutti i torti sul transumanesimo, ma peccato più grave, mi pare, sia l'ignavia di chi ha ricevuto l'umanità come dono e pensa che un frutto, un'idea della sua mente, possa superarla. È un pensiero assurdo: che umanità potrà esserci, se non ci sarà umanità? Ricambio i saluti, a presto!
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Racconto di genere "fantastico" con elementi di natura soprannaturale, mistici, musicali, psicologici, biografici/introspettivi, espressi in una certa nuance prettamente noir o gotica. Difatti, sembra di leggere qualcosa di abbastanza simile, pure nel proporsi in una sfera/dimensione surreale, a Edgar Allan Poe e affini, come pure ai poeti della Scapigliatura italiana del tardo Romanticismo (vedi Emilio Praga o i due Boito). Con questo non voglio dire che tu, Marino, abbia voluto scrivere un racconto sulla scia di Poe, ma si nota una certa influenza di quel genere letterario, che poi sfocerà nel giallo, crime story, anche romanzi thriller e non: di cui il massimo esponente attuale, non nel genere, ma nella sua evoluzione, è Stephen King, almeno come fama. Il tema/argomento del racconto è l'amore, ma non quello bello/sublime; quello che invece porta a soffrire, dolere, rodere dentro e stare molto male: "che porta alla follia", come tu dici. "Pazzo d'amore per te!" Tanto "folle e corrosivo" da sfociare, aiutato anche dalla musica, in una sorta di trance di sensazioni e visioni "aberranti". Ed ecco apparire, all'improvviso, alle spalle del nostro protagonista, tormentato di mancato amore e assordato di musica, "L'ennemi de l'homme": abbastanza somigliante nel racconto a "Il Genio del Male" (Le Génie du Mal o Lucifero), scultura di stile "classicheggiante" sita nella Cattedrale di Liegi, di cui non ricordo lo scultore, ma è poco importante saperlo nel contesto del commento. Come struttura, il racconto, fino a metà testo, ha una progressione abbastanza veloce, quasi sincrona con la musica citata: Vivaldi e Tartini (avevo scritto Tartina, scusa). Proseguendo, poi, diventa leggermente "acquietato": nel climax e nel suo continuare/avanzare. L'apparizione di Lucifero è molto coreografica/scenografica; essendo uno che conta, non può giustamente presentarsi "come un venditore della Folletto" bussando alla porta d'ingresso e dire: "Piacere, sono Lucifero!" Anche se, nel racconto, declama, sciorinando, diversi suoi nomi: aspetto un po' atipico per un demone, dato che per loro natura sono ingannatori, mistificatori, assumendo spesso connotati di natura contrapposta: quasi angelica e benigna. È molto difficile che un presunto demone possa presentarsi attraverso la sua vera forma/natura, sempre che ne abbia una, e non sia, come molti credono, soltanto la "personificazione" del male. A questo punto, si arriva alla scena da Faust, con baratto in cambio di una furtiva lacrima per preparare un "cocktail": tipo magia "rossa", come fanno le fattucchiere. (Esempio di fattura/filtro per far innamorare: aggiungere qualche goccina di sangue catameniale nel caffè, possibilmente; pratica ancora in uso, così sostengono molti, nella mia zona.) Ma la parte molto interessante del racconto è quella che avviene appena dopo: perché c'è come un'inversione/commistione dei ruoli tra l'autore e il demone. Essendo il demone una proiezione, forse onirica, del protagonista stesso. Perché è lui che si vede "come un povero diavolo derelitto", incapace di "conquistare" il suo amore: molto simile a un novello Cyrano de Bergerac alle prese con Rossella. Concludendo, c'è il raggio di luce, che mi ricorda molto la celebre poesia: "Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera", che come finale è davvero molto azzeccato e superbo.
Spero che il mio "commentare", caro Marino, ti sia gradito. Un caro saluto, auguri di un felice anno nuovo, e molti complimenti per un racconto un po' di nicchia per via della prosa "fastosa e un puntino decadente", che potrebbe non piacere a tutti, ma oltremodo eccellente nella sua realizzazione.
Antonio
P.S. Ti segnalo un refuso, "mormorio sommeso"… sommesso.
- Marino Maiorino
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
ohibò, e perché specificare che l'hai scritto prima di ricevere il mio commento? E dai, spero di poter scrivere quello che penso, anche (soprattutto) quando sbaglio, altrimenti non posso essere corretto!
Tu hai letto queste cose qui che, come osservi, sono su un altro punto di quella scala cromatica chiamata "amore" rispetto al tuo racconto, e in fin dei conti in ogni dato momento ci è dato UN punto di vista. La saggezza significa avere un punto di vista ampio perché arricchito dalle esperienze, ma alcune esperienze sono talmente forti da cancellare, stravolgere cose più "antiche", e torniamo a vedere il mondo con un punto di vista più ristretto. I nostri giudizi ne risentono, il mio...
Ora, io non so se a qualcuno è ancora venuto in mente di ascoltarlo, questo Allegro-Andante-Allegro che chiude l'opera di Tartini, ma sembra che fino ad ora non sia riuscito ad accendere la curiosità di leggere il mio racconto facendosi accompagnare da quella musica. Il che, come elemento di auto-valutazione del racconto, non depone bene...
Ma il racconto non cerca di fare nessun'inversione protagonista/diavolo. Nasce da un mio filo di pensieri (forse già accennato altrove): l'inferno dovrebbe essere la peggiore delle punizioni, e i santi tramandano che consiste nella privazione di Dio per l'eternità. Capisco il pistolotto teologico ma... Chi perde un amore? Un'anima all'inferno SA che Dio esiste! Ne è privata, ma sa che c'è! Ma chi perde un amore? Qui su questa Terra, non ci è dato sperare in un domani quando riabbracceremo qualcuno che ci è stato sottratto o si è alienato fisicamente: con le limitazioni che abbiamo, su questa Terra siamo peggio che all'inferno.
All'inversione protagonista/diavolo ci avevo pensato solo dopo aver scritto il racconto e, sebbene l'immagine che se ne ricaverebbe sarebbe quella di riuscire poi a rivedere l'amata (il tema del tuo racconto), il mio è davvero un racconto sulla figura del Lucifero di una certa tradizione esoterica.
Ho già citato a Roberto alcuni tratti di quella tradizione, ma che qualcosa non sia proprio come ce la raccontano lo si apprende ancora nel Libro di Giobbe, dove il diavolo deve ottenere il permesso di Dio per tormentare Giobbe. D'altronde, che le religioni di Abramo siano l'opposto del manicheismo, è noto: hanno affermato il principio che esiste un solo Dio, e ora devono rispondere affermativamente alla scomoda domanda "allora ha creato anche il male?" Eh sì, ragazzi: con queste leggi, è ciò che ci tocca assumere. Io, che nemmeno sono manicheo, ho però un punto di vista ancora diverso che in questo racconto non traspare.
E non traspare perché credo che ciascuno debba fare il proprio percorso, in queste cose, quindi posso al limite parlarne con chi ne vuole parlare, ma dirigermi a una platea di (supposti) cattolici e buttare lì che Dio non è il bene assoluto e il diavolo non esegue il male, soprattutto dopo che un Papa recente ha detto che "il diavolo ha gioco facile se non si crede nella sua esistenza" (il che ha tutto il senso del mondo, usando quella logica)...
Sì, Antonio, il tuo commentare mi è molto gradito: parlare con gli altri stimola domande, e sono le domande, non le risposte, che ci fanno capire le cose. (E io sono uno che raramente capisce qualcosa)
Felice Anno Nuovo... già...
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C'è sempre qualcosa che non mi convince nel contenuto. Forse per il motivo che mi mancano le conoscenze di base. I tuoi testi fanno spesso riferimento ad argomenti di cui ammetto l'ignoranza. La mia concezione del mondo è più superficiale e semplicistica. Vedo l'amore in modo più universale e più influenzato dalla mia età.
Sei, per me, molto profondo nei contenuti e metti a disagio per questo motivo. La sostanza è che un discorso molto elaborato fa perdere il nocciolo del discorso e fatico, io personalmente, ad arrivare ad una conclusione, a fare mia un'interpretazione che ,per me, rappresenti il nucleo del discorso, Se non sono stata chiara, ti pregherei di dirmelo. Troppo rimane nella mia testa e non raggiungono la penna.
Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
l'ho postato dopo perché, adesso non lo so se lo fa ancora, mi si blocca LibreOffice Writer, su Ubuntu 24.10, senza la possibilità di recuperare poi quello che ho scritto. Giuro che è la verità! E quindi scrivere il commento è stato un po' faticoso, perché perdevo sempre il filo del ragionamento che intendevo fare. Difatti, a parte il divagare, è rimasto un commento "bozza" quello che ti ho inviato. Proprio vero che quando parli del diavolo spuntano le corna! Vediamo se ora riesco a mettere a fuoco una mia osservazione su un passaggio, diciamo quello più importante del testo, che mi ha lasciato leggermente disorientato. Riporto dal tuo racconto:
"Poi, d'improvviso, il ritmo si rompe, cade a strapiombo in mormorii slegati, incoerenti, dei quali comincio poco a poco a intendere una parola qua e là, poi due, poi una terza. Non può essere: il Nemico sta piangendo! «Amore! Amore! Mi avevi promesso amore, amore per l'eternità! Io sono il più bello! Guardami! Guardami, ti prego! No, non cacciarmi! Non cacciarmi lontano da te! Non farmi questo! No, non per l'eternità! Per l'eternità no! No, ti amo! Ti prego! No!» Mi rendo conto che quello che sta recitando non è più un maleficio, ma è il mio stesso intollerabile dolore ingigantito, moltiplicato per sempre fino alla follia, una follia che riconosco."
Nel mio precedente commento ti avevo scritto sinteticamente che c'è una specie di "inversione/commistione" dei ruoli, perché ho cercato una spiegazione più "psicologica", quella più facile, immaginando che "l'apparizione" potesse essere una proiezione, tipo allucinazione, del protagonista stesso. Ma mi sbagliavo, perché pur essendoci questa "inversione/commistione", sembra, in effetti, come tu mi ribatti, più dovuta a un senso di "empatia/immedesimazione" da parte del Nemico verso il protagonista. Diciamo che il tuo diavolo è molto empatico. Come se da Medico fosse poi diventato Paziente.
Entriamo più nei dettagli della questione: le persone molto crudeli non provano empatia verso il prossimo. Un serial killer, ad esempio, tipo Ted Bundy (lo cito, pur non dovendo, per rendere bene l'idea), non aveva nessuna considerazione, né riusciva a immedesimarsi nella sua vittima. Non pensava neanche tra sé: "Ma che cazzo sto facendo?". È solo una bestia che sfoga i propri istinti sadici che nascono da un animo molto malvagio. È vero che anche molti leader politici, militari e altro si sono macchiati, oggi come ieri, di crimini orrendi, ma per loro è diverso perché solitamente vivono "in un mondo tutto loro" e usano sempre strumenti interposti per farlo: cioè usano altri. Esempio scemo: se un tiranno condanna qualcuno a morte per motivi politici, non lo uccide lui, ma manda un boia a farlo. Perché sta nella fisicità dell'atto violento, fatto di propria mano, la vera soddisfazione di una persona davvero crudele.
Tu ora ti chiederai cosa c'entrano queste cose che ti sto scrivendo: perché mi parli di empatia e crudeltà? Perché, bene o male, sono caratteristiche di quella che gli specialisti della materia, quindi non io, chiamano "affettività". Voglio essere iperpreciso:
"In psicologia, con il termine affettività ‒ che deriva dal latino affectus, a sua volta da afficere "impressionare, influenzare" ‒ si intende l'insieme dei fenomeni affettivi (sentimenti, emozioni, passioni ecc.) che caratterizzano le reazioni psichiche di un individuo. L'affettività è alla base della comunicazione umana e il suo sviluppo è una discriminante essenziale del benessere oppure del disadattamento psicologico."
Dalla Treccani, ma poteva essere anche un testo più specifico al riguardo. Se noti, c'è scritto: "L'affettività è alla base della comunicazione umana…", non dei demoni. Tu descrivi il Nemico come dotato di "enormi poteri"; il potere più importante è l'intelligenza. E di sicuro il Nemico sarà molto intelligente. Ma essere intelligenti non significa necessariamente provare sentimenti "umani" per il semplice fatto che il Nemico non è un essere umano. Ammetto che è abbastanza logico pensare che possa esistere una somiglianza/similitudine "emotiva" tra esseri intelligenti ma diversi; però non è proprio detto che sia così. Porto un esempio, spero calzante: qualche anno fa, dalle mie parti, venne il circo e una tigre sbranò il domatore, non durante lo spettacolo ma nelle prove. Le tigri che stanno nei circhi sono molto diverse "caratterialmente" da quelle che vivono in cattività; di solito hanno una connessione molto viva/reale con il loro domatore, visto come un capobranco. Perché quella tigre in quella mattina d'estate decise di uccidere il suo "capobranco" che conosceva da cucciolo? Quali pensieri? Quali sentimenti? Quali ragioni? Non lo sapremo mai! Perché devi essere una tigre per provare le emozioni che prova una tigre e pensare come una tigre: e l'immedesimazione, per spiegarne le ragioni di quell'atto, non rende l'uomo una tigre. Ho scritto tutto questo "papiello" solo per dire che il tuo demone sembra molto umano per come è descritto nel racconto. Naturalmente la mia non è una critica, ma è fattuale la cosa.
Per quanto riguarda il manicheismo, ti rispondo così:
Quando un cristiano si fa la croce, dice: Padre, Figlio, Spirito Santo. Molti credenti non sanno cosa sia lo Spirito Santo. Sintetizzando molto, diciamo che lo Spirito Santo è la Volontà di Dio. Togli lo Spirito Santo e metti il Nemico: sarebbe un abominio! Dio è uno solo e ogni cosa discende da Lui, e la dualità non può esistere. Se il Bene è Dio, il Male è la sua Ombra. Ma sempre di Dio stiamo parlando.
In riguardo a Tartini, l'ho ascoltato il suo "Trillo del diavolo", decisamente barocco, con molti virtuosismi. Difficile da eseguire: e anche per questo, suppongo, si chiama del diavolo.
Scritto per precisare… e non dire che sono uno "scassaballe!"
A presto!
P.S. Dice Vasco: Al diavolo non si vende… si REGALA!
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
Hai visto e scritto molte cose corrette: sono il tipo di persona che spende la vita verso la semplicità, mentre il resto del mondo forse nasce semplice. Il che significa che sono nato complicato e quello che sto vivendo è "pulizia di scorie".
Grazie per il riconoscimento del ruolo della musica. Sull'amore non corrisposto, forse davvero non ha ruolo, qui: è IL tema. Come commenterò ora rispondendo a Yakamoz (sarò sincero, mi sembra che lui sia più complicato di quanto non sia io, per la quantità di ricerche che si pena di fare per commentarmi ), l'elemento dell'universalità dell'amore è il nodo del ribaltamento tra protagonista e diavolo, altrimenti non si potrebbe passare dalla situazione faustiana a quella (eu)apocalittica.
Capisco che si fatichi ad arrivare a una conclusione leggendo i miei racconti: non sono cambiato molto dalle scuole medie (più di 40 anni fa), ma nemmeno io sono arrivato a una conclusione! Di fatto, il protagonista viene lasciato così, ad ammirare il ricongiungimento del Nemico col Creatore, ma non so che succede, dopo: il racconto non ha detto a me più di quello che ho messo su carta.
Troppo rimane nella testa che non riesci a scrivere? Eh, benvenuta! Così mi sento io ogni istante che passa! Scrivo cercando di fissare su carta quello che normalmente nascondo (purtroppo), sperando che un giorno riesca a inchiodare sul foglio quel punto nodale che mi risolverebbe l'esistenza (mi fornirebbe il punto di vista giusto per affrontarla in maniera adeguata a chi sono, e così prendere decisioni con equanimità).
Mi spiace indurre disagio in chi legge, mentre cerco di risolvere il mio, di disagio.
Condivido quello che dici dell'amore universale, sai? 1000%! Ma puoi trovarti in seri problemi, se chi hai intorno arriva "solo" al 99.999999...%, perché in fondo l'amore su questa Terra non è solo un sentimento spontaneo che appartiene solo a te e puoi farne quello che vuoi, ma implica sempre il rapporto tra due persone, comunque tu lo voglia caratterizzare. Ed è in questa implicazione che origina alle volte il suo fallimento, perché nel richiamare il sentimento dell'altro deve esserci un allineamento perfetto tra i due, una concordia di modi e/o ruoli.
Quando questa concordia non si produce... molti gettano l'acqua sporca (il rapporto) con tutto il pupo (il sentimento). Io il pupo me lo tengo stretto ma, sai, crescere un orfano è un po' più difficile.
Grazie, Eleonora2, per gli spunti di riflessione, più preziosi di qualunque voto.
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
io invece sono finalmente riuscito a passare alla 24.04.01 LTS (ho un portatile di 10 anni, e non rischio il sistema per andare dietro all'ultima versione).
Perché pensi che potrei dire che sei uno "scassaballe"? Fai qualcosa per 'sto complesso, prima che diventi un'orchestra (ok, rubata, ma ci sta).
Sollevi due punti, e comincio dal secondo: Dio=Bene/Diavolo=Ombra=Male. Ecco, io è proprio questa cosa, che metto in discussione. Nel mondo antico pagano politeista, né un dio era buono per definizione, né un daimon era cattivo per definizione. Nell'induismo è ancora così in molti punti (e l'induismo di oggi non è certamente quello anteriore all'arrivo degli inglesi nel subcontinente). Fatta quest'osservazione, non solo può esistere la dualità, ma anche la molteplicità, e l'abominio non ha ragion d'essere (nota che dico PUÒ, non che ESISTE). Ciò apre la via a miriadi di interpretazioni di Dio, del Diavolo, e del loro rapporto. Il mio racconto si inserisce (meglio, a lui piacerebbe) in una tradizione tra queste miriadi.
Da questa prima risposta torno al primo punto da te sollevato attraverso una domanda: chi detta il successo di una tradizione sull'altra? Noi che le pratichiamo, noi credenti, noi uomini, in modi più o meno concordati o socialmente accettati e organizzati. Dio (e il diavolo) in fondo sono all'atto pratico come noi vogliamo che siano (al di là di alcunché di ineffabile e, pertanto oltre questa discussione), quindi Dio è nostra creatura non meno di quanto noi siamo la sua. Ho pertanto tutto il diritto di attribuirgli sentimenti umani e, d'altronde, cos'è l'amore divino di Dio creatore per le sue creature se non una versione divinizzata dell'amore di un padre per i figli? O anche di un amante per l'amata? Noi abbiamo solo ingigantito attribuendo a un'entità astratta ciò che viviamo già dentro di noi.
Ma così come il crudele sa esprimersi in azioni di aberrante ripugnanza (è un diavolo, un indemoniato! Come se non fosse davvero responsabile dei misfatti compiuti, come se un ubriaco non fosse almeno minimamente cosciente del fatto di andare a 200 all'ora in autostrada), il santo sa che Dio è in noi: noi abbiamo in noi stessi tutto l'amore di cui abbiamo bisogno (come gli indù predicano), quindi sì, quest'empatia è non solo perfettamente lecita, ma anche perfettamente naturale!
D'altronde, abbandoniamo le mie eresie e accettiamo il cristiano punto di vista di un Dio e un diavolo superiori a noi. Come farebbe Dio a inviarci tribolazioni, se non sapesse che sono tribolazioni? E come farebbe il diavolo a pungerci nel vivo per tribolarci, se non sapesse qual è questo "vivo"? Dunque lo sanno, e se è da loro che deriviamo amore e odio, lo sentono, e se al contrario è da noi che sono diventati amore e odio, lo sentono lo stesso.
Come vedi, torniamo sempre alla mia solita massima (cavolo, mi scoprirò più semplice di quanto Eleonora2 sembra credere: tutto il mio arrovellato pensiero si centra in un pugno di massime): i racconti hanno come unico tema l'uomo e l'umanità. Il resto sono cronache, note tecniche o elucubrazioni.
Ok, l'hai ascoltato, ma non mentre leggevi il racconto. Come in un libretto musicale, ti dirò che l'Allegro-Andante-Allegro comincia nel mio racconto alle parole "Con mia sorpresa, ..."
Felice 2025
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
capisco quello che dici e hai perfettamente ragione.
Non sono nella condizione di applicare quanto dici: in questo momento non potrei né accettare, né propormi a chiunque. Questo non vuol dire che non possa sentire per alcuni in particolare (come sento), ma ho commesso già una volta uno sbaglio che non voglio ripetere. Il club è certamente immenso, ma non per me, ora. Ora devo capirmi e volermi bene, prima di.
Auguri di buon 2025, Eleonora2. Un ottimo 2025.
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Non deludi mai.
Idea brillante, esecuzione ottima.
Il mischiare patti demoniaci con amori perduti violini e violinisti e un tropo ben conosciuto, che aiuta a dare al lettore il giusto inquadramento senza dilungarsi, ma con il giusto pizzico di innovazione
- Eleonora2
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
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Inutili i corsivi, purtroppo, qui.
Ti segnalo soltanto: "ma che è degli amori negati?" Forse sarebbe meglio che ne è.
Per il resto, il testo è perfetto.
Apparentemente lasci il Mito, perchè in realtà che ne partecipi un'altro: quello biblico. Il tema non è quello faustiano, ma davvero incredibile, quello della ricomposizione, dell'unità ritrovata. Un amore negato e poi ritrovato, ma non per una donna. L'amore negato è quello per Dio.
Gli ebrei, lo scrivevo stamattina, vivevano tendendo alla Ruah, all'Alleanza. La vita dell'uomo è vera solo se vissuta nell'Alleanza con Dio. Nel tradimento, nella negazione, dell'Alleanza l'uomo si perde.
L'etimo di diavolo non è Baal. Molti epiteti satanici hanno quella provenienza, come Belzebù, ma non il nome per eccellenza.
Diavolo è dià bàllo. Ciò che divide. Ciò che divide l'uomo dall'Alleanza, ma anche, nel tuo racconto, ciò che divide l'uomo dall'amore eterno. Dall'amore della creatura per il suo Creatore. La divisione è frattura.
Il contrario di diavolo non è dunque Dio, un dio, gli dei. Ma il simbolo, siun bàllo. Ciò che unisce. Il simbolo raccorda, lega, raccoglie. Ecco, raccoglie, come léghein, da cui lògos. E qui mi fermo.
Quando il diavolo, ciò che divide, viene sconfitto, ecco che può restaurarsi l'identità, la corrispondenza, l'amore ritrovato, l'unione che vince la divisione.
Quindi, nel tuo metaforico racconto, l'amore trova la sua corrispondenza. Ognuno poi vorrà trovarci i significati che desidera, terreni o ultraterreni, letterali o metaforici.
Un caro saluto
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del passaggio e del commento.
Che come al solito mi offre un punto di vista ampio eppure dettagliato. "In 8K", come dicono i ragazzi.
"Ciò che unisce è il simbolo". Ovviamente, il simbolo non è un idolo. Basterebbe questo semplice accostamento di due parole per spiegare un mare di cose a certi integralisti che conosco io.
Ma quello che dici mi tocca anche in un modo più profondo nella mia personale interpretazione del racconto, un'interpretazione che, come suo scrittore (medium), tocca solo me: io sto realmente scrivendo per ritrovare. Tutto il mio affannarmi, a questo tende, come se i miei racconti fossero altrettanti simboli. È come se istintivamente stessi cercando di inventare, creare la mia forma di "magia bianca": creo simboli che mi permettano di ritrovare.
Un saluto!
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Il tema è un amore non corrisposto, ed il climax si ha quando il demonio fa suo il dolore dell'abbandono, lo rappresenta in modo melodrammatico, rendendolo evidente nei dettagli.
Così ciò che fa soffrire il protagonista si rivela essere, o quantomeno mi appare, una forma di amore egoista, una forma priva di virtù, e quindi destinata alla sofferenza.
Il finale è ancora più sorprendente, perchè l'esternazione del Demonio diventa una richiesta d'amore rivolta al Creatore, che si risolve con l'abbraccio del perdono.
Il fatto che la conclusione, che a me pare azzardata, possa fare discutere, a suo modo accresce la rilevanza del brano.
Se aggiungiamo che la prosa è sviluppata ammirabilmente, è da standing ovation.
- Marino Maiorino
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
Alcuni punti che avrei voluto fossero percepiti diversamente, che quindi dovrei rivedere e per i quali gradisco suggerimenti:
- il demonio non fa suo il dolore dell'abbandono. Il demonio SA cosa significa essere scacciato, ha il SUO proprio dolore che viene riacceso da quello del protagonista, ed è perciò che viene reso idiota dal dolore;
- sull'amore egoista sto rileggendo in questi giorni un brano cantato da Whitney Houston: lì mi pare (i greci avevano 12 termini per i diversi tipi di "amore", noi ci arrabattiamo, gli anglofoni "amano" anche i fan...) che si distinguono due concetti con lo stesso termine, il sentimento (sostantivo) e l'azione (verbo). Amare ricambiati è il secondo, ma sentire non è egoismo: se non ricambiato può essere penoso, ma perché egoista?
- Non avevo pensato a un perdono perché non credo che il demonio abbia mai realmente peccato, anzi, credo che, povero diavolo, faccia per amore ("quello che ho chiesto a te non potevo chiederlo a nessun altro") quello che Dio gli chiede. Però è un concetto che devo ancora chiarire a me stesso: è Dio unico o no? Quindi cerco di non affondare troppo in spiegazioni sperando di evitare (per il momento) bestialità.
Grazie per il gradimento, addirittura!?
A presto!
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
Eh, forse emergono (ma ci sta) punti di vista diversi.Marino Maiorino ha scritto: 25/01/2025, 21:42 Grazie Bobinsky, per il commento, e l'esserti lasciato trasportare nella scena.
Alcuni punti che avrei voluto fossero percepiti diversamente, che quindi dovrei rivedere e per i quali gradisco suggerimenti:
- il demonio non fa suo il dolore dell'abbandono. Il demonio SA cosa significa essere scacciato, ha il SUO proprio dolore che viene riacceso da quello del protagonista, ed è perciò che viene reso idiota dal dolore;
- sull'amore egoista sto rileggendo in questi giorni un brano cantato da Whitney Houston: lì mi pare (i greci avevano 12 termini per i diversi tipi di "amore", noi ci arrabattiamo, gli anglofoni "amano" anche i fan...) che si distinguono due concetti con lo stesso termine, il sentimento (sostantivo) e l'azione (verbo). Amare ricambiati è il secondo, ma sentire non è egoismo: se non ricambiato può essere penoso, ma perché egoista?
- Non avevo pensato a un perdono perché non credo che il demonio abbia mai realmente peccato, anzi, credo che, povero diavolo, faccia per amore ("quello che ho chiesto a te non potevo chiederlo a nessun altro") quello che Dio gli chiede. Però è un concetto che devo ancora chiarire a me stesso: è Dio unico o no? Quindi cerco di non affondare troppo in spiegazioni sperando di evitare (per il momento) bestialità.
Grazie per il gradimento, addirittura!?
A presto!
Comincerei con l'amore. Concetto declinato in infiniti modi, ma nella sua essenza per me è una proprità originale della nostra componente trascendente (che chiamiamo spesso "anima").
In quella dimensione immateriale, atemporale, pace ed amore sono universali: non è concepibile ridurli ad una relazione tra due persone
E' ben descritto nel Paradiso dantesco
Ovviamente il nostro essere "veicolati" da un corpo, ci consente solo di intravedere quella forma di amore
Il "nostro" amore è qualcosa di molto limitato, da paure, debolezze, attaccamenti ... "sanskara".
Non ci sarebbe dolore d'abbandono se non ci fosse attaccamento
E lo scriviamo anche sui baci Perugina: l'amore vero non chiede nulla
Anche in alcune canzonette si canta di rapporti finiti, in cui lui l'ama al punto di gioire nel saperla felice con un altro.
In quel "Chi non vuole sentirsi amato?" borbottato da Demonio, c'è l'errore fondamentale: amare è dare, non ricevere.
Spero di aver chiarito cosa intendo per "egoista", e perchè lo considero destinato a portare dolore (ogni attaccamento prima o poi fa soffrire).
Provo anche a chiarire il "perdono".
Il demone chiede "Pietà". Soffre di una condanna: l'allontanamento. Il Creatore allora prova "Compassione". Decide di sospendere la condanna.
Questo l'ho riconosciuto come una forma di perdono. Che è una forma di oblio. Reset della memoria che giustificava l'allontanamento: l'abbraccio torna ad essere una opzione praticabile.
In effetti tutto questo con la colpa (cioè responsabilità, volontarietà) c'entra poco.
La situazione può derivare da un atroce destino, o un favore paradossale (come quello di Giuda negli apocrifi).
Resterebbe da risolvere la frase più sibillina «Perché mi hai amato più di ogni altro, quello che ho chiesto a te non potevo chiederlo a nessun altro, ma non puoi avvicinarti a un altro amore vero senza riconoscerlo e soffrire ancora» che francamente stento a comprendere
Ma l'ho presa per buona: saprà bene il Creatore quello che sta dicendo, no ? Mica si può comprendere tutto
Scherzi a parte, anche il termine "Nemico" mi ha un po' spiazzato. Il Creatore non ha nemici: sono i nostri comportamenti che ci allontanano dall'oceano di pace, ma quello resta a disposizione di chiunque
Purchè si liberi da tutto ciò che lo allontana.
E che lo chieda "con cuore puro"
Almeno, così al momento la vedo io (se me lo chiedevi cinquant'anni fa la risposta sarebbe stata diversa)
Spero di non aver incasinato troppo la questione
- Marino Maiorino
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
Sì, ritengo che l'amore sia una proprietà dell'anima, e il fatto di essere noi incarnati lo limiti, con l'attaccamento? Certo! Che si esprime mediante la ricerca della reciprocità. La ricerca non dovrebbe comportare l'imposizione. Quello è l'egoismo. Perciò trovo naturale il "chi non vuole sentirsi amato?" In fin dei conti, è chiedersi chi non vuole sentirsi amato dai propri genitori, dal proprio Dio, chi non vuole sentirsi frutto di una desiderata creazione? Noi impariamo ad amare e a essere amati dai nostri genitori, e ripetiamo le stesse impostazioni, riconosciamo e applichiamo gli stessi comportamenti in età adulta: se i genitori... meh, anche noi... bleah.
Hai ragione, l'attaccamento fa soffrire! Ma è un cammino da affrontare per trovarsi. Come potresti dire di amare qualcuno per cui non soffri? Se non te ne frega (al limite, "oh, sì, ho saputo che sta bene, mi fa piacere, me lo saluti") credo che manchi ciò che serve per chiamarlo amore in senso umano, che non è solo spirituale, o non ci avrebbero intrappolato in questo corpo di carne. Iperbole: è facile amare quando sei Dio, prova ad amare quando sei uomo! (Il che è il mio principale argomento per affermare che Cristo NON era Dio)
Sul "perdono", sì, Giuda negli Apocrifi è sulla stessa linea.
"Nemico" è termine del protagonista: il Nemico dell'umanità, non di Dio! Il suo compito è mettere alla prova gli uomini, e molti si perdono, ma non è nemico di Dio, mai!
Non mi va di entrare qui mella mia particolare credenza di una divinità né buona né cattiva, chiamala Natura, alla quale diamo del "buono" o del "cattivo" a seconda del vantaggio di ciò che ci capita. Chissà se riuscirò mai a terminare di elaborare questo pensiero.
Sì, credo che siamo molto più vicini di quel che sembri credere.
Namastè (etimologicamente, beninteso)
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
Esiste un aneddoto (cunto) antico dove vivo io, che riguarda Aitaniello (Gaetano). È un racconto che fanno le persone anziane, tipo un centouno anni. La storia ha molte varianti, ma sinteticamente si può ridurre a questa:
Aitaniello aveva moglie e figli, ma non era appagato e si fece l'amante. Per via dell'amante trascurava la moglie e i figli. Anche durante le feste importanti, come Natale, Pasqua e Ferragosto, appena c'era l'occasione andava dall'amante. Capitò un Natale, più esattamente la Vigilia, e Aitaniello, invece di stare a casa sua con moglie e prole, andò, come al solito, dall'amante. La madre di Aitaniello, che sapeva tutto e credeva nel valore della famiglia e che il figlio stesse sbagliando a comportarsi in quel modo, andò sotto casa dell'amante del figlio, dove c'era pure lui in quel momento, e dalla strada, urlando verso il balcone, disse:
"Aitanjé, che fai loc n'copp? Va' addò mugliereta e j' criature, oggi è a' Vigilia, t'aspettano! Lascia a' perdere a 'sta zoccola! J' t'aspett' abbascio fin a quand nun scinne!"
Traduco:
"Gaetano, che fai lassù? Torna da tua moglie e i tuoi figli, oggi è la Vigilia, ti aspettano! Lasciala perdere a questa cattiva donna! Io rimango giù finché non scendi!"
A questo punto della storia, l'amante, cioè la zoccola, disse una frase che suona un po' come una sentenza (cercava una prova estrema d'amore da parte di Aitaniello?) e disse:
"Aitaniello, si me vulisse bene, 'sti parole e mammeta nun t'avissa tene!", risentita molto perché l'aveva chiamata "zoccola".
Traduco:
"Gaetano, se mi vuoi bene, queste parole di tua madre, dette verso di me, non dovresti accettarle!"
E lui si affacciò dal balcone e rispose alla madre:
"Ma', arretirete a casa! Pecché s'j scengo, t'accire!"
"Mamma, torna a casa, perché se scendo, ti uccido!"
La madre rispose soltanto:
"Scinne, Aitanjé!"
Traduco, ma è facile qui:
"Scendi, Gaetano!"
E Gaetano scese, uccise la madre e poi andò in galera, perdendo, oltre alla madre, anche l'amante, la moglie e i figli.
Apparentemente questo "cunto delle mie parti" (ma forse esiste anche da te) c'entra poco col tuo "Trillo". Ma sempre di amore parla, no? "Aitaniello, pazzo d'amore "malato" per una donna: lo diventa sul serio? Tanto pazzo da decidere di perdere tutto?" È questa la morale?
Ciao, Marino Maiorino,
Antonio
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
Jo vulesse capi' che strani percorsi ha fatto la capa tua: come si lega il tuo "cunto" col mio sul trillo?
Il mio protagonista è pazzo per amore, questo sì. Ama ma non ha un'amante, vorrebbe ricevere l'amore contraccambiato e si rivolge al Nemico.
Questo passo faustiano è un topico già visto (tra l'altro, in totale contrasto con le mie personali credenze, perché un amore estorto con qualunque mezzo non ha alcun valore), che io uso solo come iperbole del deliquio amoroso, e come accidente per introdurre l'autentico tema del racconto (un'esplicita preghiera, se vuoi): se c'è un Dio, non permette che, alla lunga, un amore autentico resti per sempre disconosciuto. La mia morale è dunque questa, è un invito a restare fedeli a ciò che si crede, anche contro le avversità più forti. Nel caso precipuo, all'altro mondo, quando il nostro corpo già non sarà, gli amanti rifiutati saranno consolati ("beati i poveri di spirito, perché di essi sarà il Regno dei Cieli", una cosa del genere). Parlo ovviamente di amanti sinceri e non di amanti come quelli del tuo "cunto" che, ti faccio osservare, sono adulteri. È una differenza grossa come una casa.
Infatti, Dio si presenta e abbraccia il Nemico, ma il protagonista non viene liberato dal suo stato tormentato, né gli viene concesso ciò che ha chiesto. La mia morale contiene dunque un avvertimento: l'amante non riconosciuto può anche decidere di perdere tutto (l'anima, se è a questo che fai riferimento col tuo "cunto"), ma resta solo in questa sua scelta, è un cammino in solitaria. Forse, questo è l'unico parallelo tra il protagonista che nel mio trillo resta solo nella stanza, e che nel tuo cunto finisce in carcere, ma al mio gli ho fatto vedere che all'altro mondo sarà consolato (ammesso che sia di cuore integro), tu lo condanni (giustamente) senz'appello!
Evidentemente, per proporre la storia di Gaetaniello, la morale l'ho lasciata all'interpretazione del lettore. Posso così correggere quanto Emanuela2 sembra credere sul fatto che le mie storie siano "a senso unico". Vai un bel po' oltre, utilizzando una serie di elementi circostanziali (Gaetaniello è "inappagato"... dalle nostre parti siamo più crudi: "s'è scucciato d'a mugliera e va' truvanno 'a carna fresca". Quale "ammmore" è chisto? Tiene moglie, figli, c'è la madre, l'amante infida e manipolatrice, il matricidio; il mio racconto resta invece estremamente astratto: una persona sola in una stanza) che mi turbano: elementi forti come quelli del tuo cunto, tra l'altro, con quello che significa per noi la famiglia, Anto', col tradimento del quale parli, stravolgono ovviamente tutto l'impianto e il senso. Come potrebbero avere i due racconti la stessa morale?
Mo' aggi'a capi' che ttiene 'int'a capa!
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Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
1) Amore e Follia:
"Nel tuo "Trillo", l'amore non corrisposto porta il protagonista a una spirale di dolore e follia, mentre nel "cunto", l'amore di Aitaniello per l'amante lo porta a compiere un atto estremo e violento, uccidendo la madre."
2) Scelte e Conseguenze:
"Il protagonista del "Trillo" si confronta con il dolore dell'amore non corrisposto e la tentazione di cercare conforto in modi discutibili, mentre Aitaniello sceglie di ignorare la sua famiglia per seguire la sua passione, portando a una catastrofe finale."
3) Solitudine e Desolazione:
"Nel "Trillo", il protagonista si sente solo e abbandonato nel suo dolore, mentre nel "cunto", Aitaniello, nonostante la sua relazione con l'amante, si ritrova isolato e alla fine perde tutto."
4) Riflessione sul Dolore:
Entrambi, il "Trillo" e il "cunto", parlano di dolore che l'amore può causare. Nel "Trillo", il dolore è espresso attraverso la musica e la visione di un'entità che incarna la sofferenza, mentre nel "cunto", il dolore si manifesta attraverso l'atto violento di Aitaniello.
Ci sono quattro "analogie". Ma il tuo è un racconto più sublime. Il mio è solo un "cunto". In quanto alla morale, mi riferivo alla morale del "cunto" e non del tuo racconto.
Ho risposto brevemente! (scritto a tempo record) Vuoi un "papiello" più lungo?
Ci sono le analogie "come ingredienti" (elementi) poi il risultato è diverso: e questo è evidente.
Ciao, Caro Marino Maiorino,
Antonio
P.S. Non mi giudicare male! "Sfuculeo con correttezza!" Però le "analogie" ci sono!
Volevo solo far capire che, quando i temi "sono troppo complessi in poco spazio", è parimenti difficile… Spiegazioni a posteriori non mi piacciono! L'autore che spiega "troppo" mi dà tanto l'impressione di guardare un film a occhi chiusi. Sa di antologia di Liceo! È una mia idea, e non una polemica e neppure una critica, però accettala!
Nel "cunto" non c'è scritto che l'amante era carne fresca e magari era più vecchia della moglie.
Altra analogia, la quinta: nei testi non troppi lunghi, la mente compensa le parti mancanti con convenzioni logiche, ma non è detto che le convenzioni poi siano la verità. Spero di essere stato capito, grazie per la tua attenzione, Marino.
Spiego meglio:
Apparentemente questo "cunto delle mie parti" (ma forse esiste anche da te) c'entra poco col tuo "Trillo". Ma sempre di amore parla, no? "Aitaniello, pazzo d'amore "malato" per una donna: lo diventa sul serio? Tanto pazzo da decidere di perdere tutto?" È questa la morale?
"È questa la morale?", non è una domanda vera, ma una interrogativa retorica. Era per mettere in discussione l'idea stessa di una "morale" unica e definita per una qualsiasi storia, ma era riferita più al "cunto" che portavo come esempio di piccolissima storia."
Diciamo le stesse cose ma non ci capiamo. Magari sbaglio io a scrivere, io non lo so questo.
Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
Ultima cosa: soffro di tinnitus da dieci anni a sinistra, a causa di un'otite mal curata. Perché "fisiologicamente" avverto poco dolore e spesso non mi accorgo di avere problemi. Il mio acufene è di tipo misto, con diverse frequenze. Di solito è molto basso e non compromette la mia capacità uditiva; anzi, sono iperacusico e riesco a sentire anche il volo delle zanzare, quasi come se avessi dei superpoteri. Ma a volte è davvero un "trillo del Diavolo". In realtà, ricorda il frinire delle cicale. Ironizzando tra me, mi definisco "Il Signore delle Cicale", un titolo che potrebbe benissimo rappresentare un nuovo tipo di demone. Insomma, ho una certa familiarità con le "cose che trillano". Comunque, il mio modo di scrivere mi fa sembrare più grande, ma sono giovane e magari prima o poi mi passa!
"Ancora una cosa: ho fatto pure l'università: Giurisprudenza! E si nota! Perché scrivo a schemi! Prometto che non darò più fastidio: perché spesso vengo "frainteso". Quod erat demonstrandum."
Buona gara
Re: La Sonata in sol minore di Giuseppe Tartini - Allegro - Andante - Allegro
Sei sotto bombardamento..!Marino Maiorino ha scritto: 26/01/2025, 0:15 Ciao Bobinsky, e grazie per tornare a chiarire il tuo commento. Credo che allora siamo più vicini di quanto avessi paventato in un primo momento.
Sì, ritengo che l'amore sia una proprietà dell'anima, e il fatto di essere noi incarnati lo limiti, con l'attaccamento? Certo! Che si esprime mediante la ricerca della reciprocità. La ricerca non dovrebbe comportare l'imposizione. Quello è l'egoismo. Perciò trovo naturale il "chi non vuole sentirsi amato?" In fin dei conti, è chiedersi chi non vuole sentirsi amato dai propri genitori, dal proprio Dio, chi non vuole sentirsi frutto di una desiderata creazione? Noi impariamo ad amare e a essere amati dai nostri genitori, e ripetiamo le stesse impostazioni, riconosciamo e applichiamo gli stessi comportamenti in età adulta: se i genitori... meh, anche noi... bleah.
Hai ragione, l'attaccamento fa soffrire! Ma è un cammino da affrontare per trovarsi. Come potresti dire di amare qualcuno per cui non soffri? Se non te ne frega (al limite, "oh, sì, ho saputo che sta bene, mi fa piacere, me lo saluti") credo che manchi ciò che serve per chiamarlo amore in senso umano, che non è solo spirituale, o non ci avrebbero intrappolato in questo corpo di carne. Iperbole: è facile amare quando sei Dio, prova ad amare quando sei uomo! (Il che è il mio principale argomento per affermare che Cristo NON era Dio)
Sul "perdono", sì, Giuda negli Apocrifi è sulla stessa linea.
"Nemico" è termine del protagonista: il Nemico dell'umanità, non di Dio! Il suo compito è mettere alla prova gli uomini, e molti si perdono, ma non è nemico di Dio, mai!
Non mi va di entrare qui mella mia particolare credenza di una divinità né buona né cattiva, chiamala Natura, alla quale diamo del "buono" o del "cattivo" a seconda del vantaggio di ciò che ci capita. Chissà se riuscirò mai a terminare di elaborare questo pensiero.
Sì, credo che siamo molto più vicini di quel che sembri credere.
Namastè (etimologicamente, beninteso)
Beh, però noi sei obbligato a rispondermi...
Io invece sarei tentato di provare a confrontarci su questo tema del bene e del male, così centrale nel tuo racconto.
Nella mia risposta avevo usato il termine "Creatore" non trovando di meglio.
Ma credo sia un termine fuorviante ed ingenuo. Siamo tutti d'accordo che nel trascendente non c'è spazio e non c'è tempo, e allora come può esserci azione ? Creare è un atto: implica un prima e un dopo. È come dire che una goccia d'acqua è creata dall'oceano, perché è da lì che viene. È vero che senza l'oceano non avremmo la goccia, ma non c'è una volontà creatrice; semplicemente esistono assieme. Una cosa implica l'altra.
Cosi forse il "Supremo" di cui saremmo figli, potrebbe essere null'altro che l'insieme di tutte le anime, e noi "apparteniamo" a quell' insieme, ereditandone le caratteristiche.
L'insieme delle anime dei viventi è un sistema estremamente complesso che implica l'emersione di fenomeni non immaginabili nel singolo individuo.
Primo fra tutti la comunicazione.
Ma è solo l'esempio più evidente.
Andrebbero approfonditi tutti gli aspetti.
Ad esempio, il fatto che ogni singola anima aneli la pace, ma l'insieme dimostri aggressività è piuttosto bizzarro. Argomenti di tipo evolutivo li trovo poco convincenti: altre specie trovano equilibrio e stabilità (pace), noi no.
Insomma, bene e male non sarebbero atteggiamenti attribuibili al Creatore, o all' ipotetico antagonista, ma proprietà emergenti dall' interazione delle nostre componenti trascendenti.
Questo si aggancia ad una tua risposta "Dio è nostra creatura non meno di quanto noi siamo la sua". Lo dicevi come a giustificare l'empatia tra demone e Dio, ma penso che vada oltre.
Limitarsi a considerare Dio una nostra rappresentazione non centra il nocciolo della questione, anzi, spalanca le porte del relativismo. Quello che è interessante, piuttosto, è capire come questa rappresentazione può orientare positivamente i nostri comportamenti.
Bene, io credo che applicare a questi insiemi le conclusioni della scienza psicologica (come mi pare si è accennato in alcune risposte precedenti) possa essere un metodo arbitrario.
Non abbiamo veramente una giustificazione scientifica per farlo. E' un procedere per analogia, non molto diverso dal tirare a caso.
Mi fiderei di più del metodo empirico.
Ad esempio, tornando al tuo racconto, questa visione del demonio che mima il dolore dell' abbandono, per me ha un finale catartico.
Io mi vedo la scena sfumare il protagonista tornare lentamente al reale. Alleggerito dall' aver osservato il dramma come "altro da se".
Spostare il lettore su Vivaldi, e finalmente godere dell'immersione nella natura.
Che è quello che talvolta sperimentiamo.
Ma sarebbe un' altra storia...era solo un esempio
Se ti sei stufato sei pienamente giustificato. Se invece no, quando ti va, mi piacerebbe sapere come la pensi
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Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2014 - (a colori)
A cura di Tullio Aragona.
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