DNA

Una zona dedicata alle riflessioni e alle idee.
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Giancarlo Rizzo
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DNA

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DNA
Saggio Natura, Breve - per Tutti
di Carlocelenza

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Ogni individuo porta dentro di se un pacchetto di istruzioni, che sia uomo, pesce o insetto.
Più è grande il pacchetto maggiore è il numero di istruzioni in esso contenuto e questo è facilmente comprensibile ma oggi siamo ancora ben poco consapevoli di cosa ci portiamo dentro.
Un pollo porta dentro di se istruzioni che possono cambiare la sua forma anche di parecchio e in maniera anche poco credibile.
Un team di ricercatori sbloccando alcune parti del suo DNA gli ha fatto spuntare la coda come fosse un velociraptor.
Il suddetto volatile è un parente stretto dei dinosauri, che a quanto pare non si sono estinti affatto. Si sono adattati ma non sono stati loro a farlo bensì il pacchetto che si portano dentro.
Nel loro DNA ci sono informazioni in soprannumero che permettono un gran numero di adattamenti.
Detto così sembra un po' complicato ma in effetti quel che vediamo, animali, piante, batteri non sono che l'espressione delle infinite possibilità che quel pacchetto dati possiede per conservare se stesso.
La vita che vediamo non è che il tentativo continuo e inarrestabile di conservare qualcos'altro, il sistema gene.
Dal momento in cui ha cominciato a funzionare non ha fatto altro che conservare se stesso e aumentare le proprie possibilità di sopravvivenza.
Inizialmente era un sistema abbastanza limitato, una cellula si divideva in due metà uguali e ognuna di loro si ricostruiva tale e quale a quella che era ma in un particolare momento una di quelle metà si è unita a un'altra e da li è cominciato un processo di diversificazione inarrestabile.
Nel momento della riproduzione del suo patrimonio genetico ognuna di quelle cellule poteva fare errori di duplicazione e se due di loro, ognuna coi suoi errori, si accoppiavano ne nasceva qualcosa di diverso.
Il funzionamento del pacchetto dati era lo stesso ma le variazioni erano abbastanza frequenti e questo aumentava la possibilità di sopravvivenza del sistema.
Tutto ciò avviene da milioni di anni e la quantità di variabili possibili è smisurata.
Ogni essere vivente a tutt'oggi ha dentro di se informazioni accumulate in milioni di anni.
Molte di queste oggi sono inutili, come la coda del pollo, e quindi non vengono usate ma sono li pronte alla bisogna e se l'ambiente muta vengono a galla e modificano gli esseri viventi dandogli la possibilità di sopravvivere ma soprattutto di mantenere vivo dentro di loro quell'algoritmo, perché di questo si tratta, un sistema che protegge se stesso.
Faccio qualche esempio per spiegare meglio quel che dico. Nel pollo ci sono informazioni che possono farlo sopravvivere all'impatto di un asteroide ma le stesse informazioni con tutte le possibilità di adattamento che si porta dentro quell'algoritmo non servono a far sopravvivere il pollo ma il sistema in se.
La vita ci sembra un mistero ma in realtà è solo la reiterazione di un comportamento che con la vita in se non ha molto a che vedere.
Esistono comportamenti che definiamo istintivi come quello del cucciolo che si attacca alla mammella della madre ma in realtà sono solo comportamenti efficienti che sono stati selezionati nel tempo come i migliori per conservare la "vita" o meglio l'algoritmo.
Nell'infinito o quasi numero di possibili comportamenti determinati da quel pacchetto dati alcuni sopravvivono e altri no ma il sistema continua a funzionare e più tempo passa più le sue possibilità di sopravvivenza aumentano.
Non è mia intenzione scrivere un trattato in queste pagine ma solo aprire un forum di discussione. Se siete interessati a quel che ho scritto commentate, mandatemi a quel paese, datemi del pazzo ma parliamone, può essere interessante.
Giancarlo Rizzo
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Re: DNA

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Recensione o commento # 1, data 14:45:42, 31/07/2024

Raccolgo volentieri l'invito a commentare la tua idea di "algoritmo della vita".
Nel corso del tempo, la selezione naturale porta a un accumulo di variazioni favorevoli, dando origine a nuove specie e adattamenti. Questo "algoritmo" è in continua esecuzione sulla Terra da miliardi di anni, dando origine alla straordinaria diversità di forme di vita che conosciamo oggi.
Ma l'algoritmo di cui parli è solo una metafora.
Non esiste un singolo algoritmo nel senso strettamente informatico del termine che governi tutti gli aspetti della vita. La metafora è utile per sottolineare come l'evoluzione, guidata dalla selezione naturale, possa essere vista come un processo interattivo e basato su regole, simile a un algoritmo. La vita è un fenomeno molto più complesso di un semplice algoritmo. Interagiscono una miriade di fattori, dalle leggi della fisica alla chimica, alla genetica, all'ecologia. L'evoluzione è un processo influenzato da eventi casuali, come le mutazioni genetiche, e da fattori ambientali imprevedibili. Non si tratta di un semplice codice binario, ma di un sistema dinamico e interattivo che coinvolge una miriade di fattori, dall'ambiente genetico a quello sociale.
il discorso è lungo, ma mi sono permesso di aggiungere note al tuo saggio con uno mio che intitolo "La vita: Algoritmo o Omeostasi?"
Giancarlo Rizzo
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Re: DNA

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LA VITA: ALGORITMO O OMEOSTASI?
Saggio Natura, Breve - per Tutti
di Giancarlo Rizzo
Breve descrizione: Escluderei che il sistema sia fatto in modo da mantenere vivo un algoritmo che protegge se stesso e che quindi abbia uno scopo cosciente nell'essere vivo.

Testo realizzato con l'aiuto di AI.
La vita: Algoritmo o omeostasi?
Quello che mi lascia perplesso è il ragionamento per cui noi, intendo la vita nel complesso, siamo arrivati nell'universo dopo miliardi di anni della sua esistenza e forse spariremo tra poco tempo rispetto al tempo di esistenza del tutto.
L'origine della vita sulla Terra è uno dei più grandi misteri della scienza. Non abbiamo una risposta definitiva e precisa, ma le ricerche e le scoperte degli ultimi decenni ci hanno permesso di inquadrare questo evento in un periodo molto ampio.
Le stime più accreditate collocano la comparsa delle prime forme di vita tra i 4, 4 e i 2, 7 miliardi di anni fa. Tuttavia, le tracce fossili più antiche e indiscutibili risalgono a circa 3, 7 miliardi di anni fa, quando sono state ritrovate strutture microbiche nelle rocce verdi di Isua, in Groenlandia.
La selezione naturale ha guidato l'evoluzione: una volta apparsa, la vita ha iniziato a diversificarsi e ad adattarsi ai cambiamenti ambientali, dando origine alla straordinaria varietà di organismi che popolano oggi il nostro pianeta.
il DNA può essere considerato come la memoria dell'evoluzione di una specie. Il DNA contiene le informazioni genetiche che vengono trasmesse di generazione in generazione, ed è proprio grazie a queste informazioni che gli organismi viventi si sviluppano e si adattano al loro ambiente. Quindi, il DNA è come un registro storico che conserva le tracce dei cambiamenti che si sono verificati negli esseri viventi nel corso di milioni di anni.
Ogni essere vivente è un archivio di informazioni che, anche se in gran parte inutili nel presente, costituiscono un prezioso bagaglio genetico pronto a essere "attivato" in caso di cambiamenti ambientali.
L'evoluzione agisce come un raffinato meccanismo di selezione, favorendo la sopravvivenza degli organismi che possiedono caratteristiche più adatte all'ambiente. In questo senso, l'algoritmo della vita è un sistema auto-protettivo che si adatta costantemente all'ambiente.
I comportamenti istintivi, come l'attaccamento del cucciolo alla madre, non sono altro che l'espressione di strategie evolutivamente vantaggiose, selezionate nel tempo per garantire la sopravvivenza della specie.
Tuttavia, è importante precisare che il DNA non è una memoria perfetta. Alcune informazioni possono andare perse o deformarsi nel tempo, e non tutti i cambiamenti genetici sono vantaggiosi per la sopravvivenza di una specie. Inoltre, il DNA non registra le esperienze individuali o le modifiche ambientali che non hanno avuto un impatto sul patrimonio genetico.
Quindi, mentre il DNA è uno strumento prezioso per comprendere l'evoluzione, è importante usarlo in combinazione con altre fonti di informazione per ottenere una visione completa della storia della vita sulla Terra.
Quando parliamo di Dna ed evoluzione occorre precisare che si tratta di modificazioni fisiche e non psicologiche. È facile per noi immaginare che la nostra civiltà sia direttamente il frutto della memoria contenuta nei geni del Dna. Nulla di più errato: siamo noi che forniamo l'ambiente in cui l'evoluzione psichica si svolge e a quello ci si deve riferire se parliamo di evoluzione della civiltà.
L'idea dell'algoritmo della vita:
In effetti la teoria dell'evoluzione di Charles Darwin ci fornisce una sorta di "algoritmo base" per comprendere l'origine e la diversità della vita. All'interno di una popolazione, gli individui presentano delle variazioni nelle loro caratteristiche. Alcune di queste variazioni sono ereditabili, ovvero possono essere trasmesse alla progenie. Gli individui con caratteristiche che li rendono più adatti all'ambiente hanno maggiori probabilità di sopravvivere e riprodursi, trasmettendo così i loro geni alle generazioni successive. Nel corso del tempo, la selezione naturale porta a un accumulo di variazioni favorevoli, dando origine a nuove specie e adattamenti. Questo "algoritmo" è in continua esecuzione sulla Terra da miliardi di anni, dando origine alla straordinaria diversità di forme di vita che conosciamo oggi.
Ma l'algoritmo di cui si parla è solo una metafora.
Non esiste un singolo algoritmo nel senso strettamente informatico del termine che governi tutti gli aspetti della vita. La metafora è utile per sottolineare come l'evoluzione, guidata dalla selezione naturale, possa essere vista sì come un processo interattivo basato su una memoria ancestrale e su regole che la rendono simile a un algoritmo. Ma la vita è un fenomeno molto più complesso di un semplice algoritmo. Interagiscono una miriade di fattori, dalle leggi della fisica alla chimica, alla genetica, all'ecologia. L'evoluzione è un processo influenzato da eventi casuali, come le mutazioni genetiche, e da fattori ambientali imprevedibili. Non si tratta di un semplice codice binario, ma di un sistema dinamico e interattivo che coinvolge una miriade di fattori, dall'ambiente genetico a quello sociale. L'ambiente poi svolge un ruolo cruciale nella modulazione della vita. Cambiamenti climatici, inquinamento e altre pressioni ambientali possono accelerare o rallentare l'evoluzione, influenzando la selezione dei tratti favorevoli.
È un processo cieco e senza teleologia (la concezione per cui gli eventi avvengano in funzione di un fine o scopo); soprattutto non c'è una "volontà" cosciente: gli organismi non hanno una consapevolezza cosciente del loro desiderio di sopravvivere o di perpetuare la specie. Questi comportamenti sono guidati da meccanismi biologici e neurochimici. La selezione naturale non ha uno scopo predefinito. Gli organismi si adattano semplicemente alle condizioni ambientali, e ciò che sopravvive è ciò che risulta più adatto in quel momento.
Parlerei piuttosto di omeostasi.
L'omeostasi è un concetto fondamentale in biologia che descrive la capacità degli organismi viventi, dalle semplici cellule agli esseri umani complessi, di mantenere un equilibrio interno relativamente stabile nonostante le continue variazioni delle condizioni esterne. L'omeostasi è il risultato di una complessa rete di sistemi di controllo che lavorano in sinergia anche nelle cellule più semplici. Questi sistemi utilizzano dei meccanismi di feedback per rilevare eventuali variazioni dalle condizioni ottimali e innescare le risposte necessarie per ristabilire l'equilibrio. L'omeostasi è essenziale per la sopravvivenza di tutti gli organismi viventi. Le nostre cellule sono progettate per funzionare al meglio in un ambiente interno stabile. Se questo equilibrio viene compromesso, possono verificarsi malattie e, in casi estremi, la morte. L'omeostasi permette agli organismi di adattarsi a un'ampia gamma di condizioni ambientali. Grazie ai meccanismi omeostatici, possiamo vivere in ambienti molto diversi, dal deserto ai poli. L'omeostasi garantisce che tutti i processi biologici avvengano in modo efficiente.
Mentre i geni non memorizzano o trasmettono direttamente conoscenze comportamentali specifiche, possono influenzare la nostra predisposizione a sviluppare determinati comportamenti.
E a sua volta, l'evoluzione umana influenza lo stato dei geni del DNA in modo profondo e complesso, attraverso diversi meccanismi: mutazioni casuali si verificano continuamente nel DNA. Quelle benefiche, ad esempio, conferendo un vantaggio selettivo, tendono ad accumularsi nella popolazione nel corso delle generazioni, modificando la frequenza di determinate varianti di gene. Mutazioni indotte possono essere causate da fattori ambientali come radiazioni o sostanze chimiche. Anche queste possono influenzare l'evoluzione se conferiscono un vantaggio selettivo.
Esiste una "volontà" di sopravvivenza e di perpetuazione della specie negli esseri viventi?
La filosofia ha a lungo dibattuto sul concetto di "volontà" e sul libero arbitrio. Alcuni filosofi sostengono che gli esseri umani, in particolare, hanno una volontà libera che li rende capaci di prendere decisioni consapevoli sulla propria vita. Altri filosofi sostengono invece che il nostro comportamento sia determinato dai nostri geni e dal nostro ambiente, e che quindi non abbiamo un vero e proprio libero arbitrio.
Il comportamento umano non è determinato solo dai geni, ma anche dalla cultura. La cultura è un sistema di idee, comportamenti e prodotti condivisi da un gruppo di persone. La cultura può evolversi nel tempo, proprio come la biologia, e questo può influenzare il comportamento dei membri del gruppo.
Quindi, mentre l'idea di una memoria ancestrale trasmessa direttamente attraverso i geni non è supportata dalla scienza, l'evoluzione gioca comunque un ruolo importante nello sviluppo del comportamento umano. Questo avviene attraverso una varietà di meccanismi, tra cui adattamenti evolutivi, predisposizioni genetiche, vincoli di sviluppo e coevoluzione gene-cultura.
Tenendo conto che a tutt'oggi ogni essere vivente ha dentro di sé informazioni accumulate in milioni di anni e che l'ambiente crea mutazioni dandogli la possibilità di sopravvivere, escluderei che il sistema sia fatto in modo da mantenere vivo un algoritmo che protegge sé stesso e che quindi abbia uno scopo cosciente nell'essere vivo.
Giancarlo Rizzo
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Re: DNA

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DNA 2
Saggio Natura, Breve - per Tutti
di Carlocelenza
Breve descrizione: Saggio sul DNA

Visto che nessuno mi ha mandato a quel paese io contino a parlare del DNA.
Oggi mi dedico al capitolo "Evoluzione" che è parte integrante del sistema di au*to protezione dell'algoritmo DNA.
Torniamo indietro nel tempo fino alla comparsa dei primi batteri e chiediamoci come mai sono nati.
Il Dna è un sistema di codifica dati tale e quale a un programma di computer, replica se stesso all'infinito e si tiene vivo ma non c'è un determinismo nella sua attività, è tutto legato al caso.
Perché è nato?
La risposta è semplicissima, era possibile, e come dice la legge di Murphy se una cosa può andare storta ci va.
Tutto quel che è possibile prima o poi avviene e la sua nascita è solo il frutto del caso e non di un disegno superiore.
Le possibili combinazioni di elementi di chimica organica sono praticamente infinite e in un tempo lunghissimo, miliardi di anni, si sono verificate le situazioni necessarie a che questo accadesse.
Le rocce restano quel che sono, non interagiscono tra di loro ma altre cose lo fanno e creano un infinito numero di possibili situazioni, tanto infinito che quel che sembra impossibile alla fine diventa reale.
Anticamente si diceva " omne vivum e vivo" ma all'inizio non fu così.
La terra, il nostro pianeta, ha attraversato periodi molto tumultuosi in cui le condizioni sulla sua superficie erano veramente estreme e con quei parametri di pressione e temperatura poteva succedere di tutto.
Certo è possibile che quelle molecole organiche indispensabili per la formazione del DNA siano arrivate sulla Terra con gli asteroidi o con le comete, ma la sostanza del discorso non cambia, da qualche parte si erano formate e la risposta è sempre la stessa, il caso.
Da dove vengano la cosa fondamentale è che esistono e in qualche modo si sono formate, qui da noi o altrove probabilmente non lo sapremo mai ma resta il fatto che il loro comportamento non è mai cambiato.
Le rocce sono assolutamente passive e indifferenti alla loro sopravvivenza ma le sostanze organiche interagiscono tra loro continuamente e le possibili combinazioni che si creano sono praticamente infinite.
Come dice il protagonista di una serie televisiva a me molto cara " Il caso governa il mondo." e non ci sono disegni superiori a cui appellarsi per giustificare la vita. Era possibile che nascesse e quindi era inevitabile che prima o poi lo facesse.
Ma allontanandoci da problemi che lasciano il tempo che trovano dedichiamoci a quelli che possono cambiarci la vita.
L'evoluzione è la dimostrazione di come questo programma protegga se stesso.
Recentemente è stato scoperto un verme che è rimasto congelato nel permafrost per circa quarantamila anni e quando è stato riportato a condizioni climatiche normali ha ricominciato a muoversi e nutrirsi.
Probabilmente niente gli avrebbe impedito di rimanere in quello stato per altri centomila anni conservando al suo interno quell'algoritmo nella sua piena funzionalità.
Tempo fa ho scritto che la natura le prova tutte ma avrei dovuto dire che è il DNA a farlo.
Nella sua estrema capacità di cambiamento e adattamento alle più varie condizioni climatiche conserva la possibilità di resistere a qualunque cambiamento del nostro pianeta.
Una buona parte dei geni contenuti nelle catene degli esseri viventi non è funzionante ma resta li come una memoria storica ad assicurare la possibilità di una mutazione, sempre casuale e non deterministica, che proteggerà il sistema da ogni pericolo come ha già fatto in passato e come farà in futuro.
Normalmente gli errori nel sistema di duplicazione delle catene sono una costante e la forma e le dimensioni degli esseri viventi cambiano così come cambia il nostro pianeta. Certe volte queste mutazioni incontrano un ambiente favorevole quindi sopravvivono e si riproducono creando nuove specie, ma sarebbe meglio dire nuove forme, quindi resta sempre la possibilità di una evoluzione o meglio di un adattamento al cambiamento.
Un esempio particolare sono i virus che di per sé non sono neanche vivi, infatti non respirano e non mangiano ma in un ambiente favorevole possono riprodursi e non necessariamente infettando un animale ma anche una pianta o addirittura un batterio diffondendo il sistema Dna ovunque.
Non c'è determinismo in questo ma solo una casualità praticamente infinita ma la cosa più impressionante di questo fenomeno è la nascita del cervello.
Noi ne abbiamo tre, quelli più conosciuti, il più antico è quello che abbiamo in comune coi rettili, poi è nato il cervelletto, molto utile a controllare il movimento e infine la corteccia cerebrale ma ne abbiamo anche di periferici.
Se tocchiamo un ferro rovente prima ritiriamo la mano e poi strilliamo di dolore e questa è l'opera di un particolare meccanismo chiamato arco riflesso che agisce prima che la corteccia cerebrale si accorga di quello che è successo. Ne abbiamo anche altri, come i recettori del Golgi ma questo in realtà vale solo per confermare che l'autoconservazione è una presenza costante negli esseri viventi e anche in questo modo il programma conserva se stesso e la sua capacità di evolversi.
Ci sono organismi, i Tardigradi, che non muoiono neanche se esposti al vuoto dello spazio interplanetario e alle sue radiazioni da cui la terra è protetta e anche questa è l'espressione della volontà di conservare se stesso di quell'algoritmo.
Il sistema è sempre quello, il Feed Back, una sorta di meccanismo premio punizione che ormai funziona da miliardi di anni. C'è un disegno in questo? Direi proprio di no finora, è solo una casualità ma ora che il nostro cervello ha maturato una cultura storica anche lui fa la stessa cosa, protegge se stesso come specie e non sappiamo dove potrà arrivare ma qui si che c'è un determinismo che però può diventare pericoloso.
A questo punto cosa dire di più? Impariamo dalla realtà, accettiamola senza coprirla di mistificazioni e rendiamoci conto di quel che siamo e potremmo essere.
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Re: DNA

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Culture
Recensione o commento # 1, data 18:49:35, 31/07/2024

Un buon articolo.
Queste le mie idee:
Il DNA è un Acido tenuto insieme da 4 Basi.
Disposto come due serpenti incrociati dentro una pressa.
È presente in ogni cellula del corpo umano e di ogni essere vivente.
Sembra complicato, viene idealizzato fino a diventare il Deus ex machina della vita.
In realtà, è informazione incarnata che opera insieme alla "carne". Essendo fatto di due elementi chimici diversi e complementari, (cioè?) per lo meno in questo caso, funziona come un codice binario con un linguaggio digitale.
Non ha niente di quantistico se non la capacità di lavorare a enorme velocità utilizzando un numero enorme di informazioni.
Per il resto origina e gestisce bene tutto quanto vive.
Alcuni pensano che il DNA da solo non riuscirebbe a fare quello che fa a meno che non peschi informazioni da qualche parte ma non si sa dove.
Ad esempio, nel caso dell'uomo, il cervello funziona molto con una intuizione di fondo di cui non siamo consapevoli.
Molti premi Nobel hanno detto che nel loro lavoro contava più spesso intuire che pensare logicamente. Intuendo, capivano cose che con la ragione non avrebbero mai capito dato che mancavano loro i dati per capire.
Da dove arrivano i dati?
Watson e Crick erano disperati perché non riuscivano a capire come ci potesse stare il DNA dentro una cellula.
Finalmente, una notte, uno dei due sognò due serpenti che danzavano intrecciati allungando e restringendo i corpi. La mattina dopo, avevano finalmente capito!
Chi fu il regista del sogno?
Doveva essere uno che conosceva benissimo il DNA e la sua collocazione nella cellula, il suo essere intrecciato, avvolto e pressato ma non fisso.
In pratica un laureato in genetica nucleare.
A proposito di sogni, guardate che i sogni non sono "privati" e "chiusi" come si pensa, se lo fossero ce li ricorderemmo tutti o quasi…
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Re: DNA

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Recensione o commento # 3, data 22:46:23, 31/07/2024
di Rizzo Giancarlo

"Le rocce restano quel che sono, non interagiscono tra di loro ma altre cose lo fanno e creano un infinito numero di possibili situazioni, tanto infinito che quel che sembra impossibile alla fine diventa reale".
"Certo è possibile che quelle molecole organiche indispensabili per la formazione del DNA siano arrivate sulla Terra con gli asteroidi o con le comete, ma la sostanza del discorso non cambia, da qualche parte si erano formate e la risposta è sempre la stessa, il caso."
"Come dice il protagonista di una serie televisiva a me molto cara " Il caso governa il mondo." e non ci sono disegni superiori a cui appellarsi per giustificare la vita. Era possibile che nascesse e quindi era inevitabile che prima o poi lo facesse."

I tuoi brani che ho riportato sottolineano il tuo convincimento sul ruolo del caso nell'origine della vita e nell'evoluzione come unico fattore.
Tuttavia, la complessità degli organismi viventi e l'apparente "progettualità" di molti processi biologici possono far sorgere dubbi sulla sufficienza del "caso" come unica spiegazione. Certo semplifica ma non risolve i problemi.
Potrebbe essere utile esplorare ulteriormente il concetto di "necessità" in biologia, ovvero le condizioni che hanno reso possibile l'emergere della vita e la sua evoluzione. La scienza può fornire spiegazioni causali per molti fenomeni naturali, ma non può rispondere a tutte le domande come dimostrare con certezza che la vita sia nata per un serie di condizioni favorevoli uniche. Sarebbe possibile creare la vita e invece possiamo solo replicarla. Ci sono aspetti della realtà che sfuggono alla nostra comprensione attuale e che potrebbero richiedere approcci interdisciplinari o nuove teorie.
La comparsa della coscienza e della mente umana inoltre rappresenta una sfida per una spiegazione puramente materialistica dell'evoluzione. Come si è passati dalla materia inanimata alla coscienza? Qual è il rapporto tra mente e il corpo? Queste domande sostengono un dibattito filosofico e scientifico ancora aperto che non si può liquidare semplicemente con "il caso".
Piccoli esempi:
Se è vero che non c'è determinismo in questo, ma solo una casualità praticamente infinita, cosa significa "l'espressione della volontà di conservare sé stesso di quell'algoritmo"?
Dici che il sistema è sempre quello, il Feed Back, una sorta di meccanismo premio-punizione che ormai funziona da miliardi di anni. Eppure la coerenza con il piacere o dispiacere e il loro significato non è chiara. Come fa la cellula a capire che uno stimolo essendo piacevole è anche utile? Come fa a conoscere la coerenza tra piacere e utilità?
Poi ammetti che nonostante non ci sia un disegno e che è solo una casualità, "ora che il nostro cervello ha maturato una cultura storica anche lui fa la stessa cosa e protegge sé stesso come specie e non sappiamo dove potrà arrivare; ma qui sì che c'è un determinismo che può diventare pericoloso.
Infatti la cosa che cambia tutto è la consapevolezza di esistere che introduce il libero arbitrio.
A questo punto cosa dire di più? Tu dici: impariamo dalla realtà, accettiamola senza coprirla di mistificazioni e rendiamoci conto di quel che siamo e potremmo essere.
Sono perfettamente d'accordo.
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