Il regalo di Romualdo
Il regalo di Romualdo
Mi sono seduto al tavolino accanto all'anziano ed ho ordinato allo svogliato cameriere un Campari. Che serata fredda! aveva esclamato il mio vicino, alzandosi il bavero di un consumato pastrano e rivolgendomi la parola, prima ancora che arrivasse il bitter alcolico. Già, avevo risposto rispettosamente, poi con questa nebbia e questa umidità. Dopo i convenevoli ci siamo presentati. Si chiamava Romualdo, era un ex libraio rimasto vedovo da 10 anni, abitava a 2 isolati dal bar in un vecchio e cadente condominio e soleva passare le serate in quel caffè a chiacchierare col barista e con gli avventori abituali ed occasionali. A tutti chiedeva con gentilezza che cosa facevano, aveva un tono di voce colloquiale e rispettoso, quando aveva saputo che ero un professore precario di italiano, divorziato e che da circa 10 giorni effettuavo una supplenza presso l'Istituto Tecnico Industriale della città, aveva cominciato a parlare delle sue preferenze nella letteratura e nella poesia.
Non avresti mai immaginato, caro lettore, che sotto i panni di un anziano dimesso e malandato si nascondesse una persona dalla vivida intelligenza, che poteva discorrere disinvoltamente delle opere di Proust così come della poesia di Garcia Lorca. La serata sembrava assumere un aspetto meno deprimente di quanto si poteva immaginare, Romualdo era un affabulatore di tutto rispetto e si percepiva, nel suo modo di esprimersi, un'autorevolezza e una conoscenza sorprendente e inaspettata, considerato il suo aspetto scialbo e la facilità ad ingurgitare alcolici.
Incuriosito gli ho chiesto se avesse studiato, se fosse laureato. Mi ha raccontato in pratica la sua storia. Aveva frequentato la facoltà di Magistero, prima di interrompere gli studi a seguito di un esaurimento nervoso mal curato. La morte prematura del papà l'aveva fatto tornare in città e la volontà di terminare gli studi universitari era definitivamente venuta meno. Dopo qualche anno, aveva conosciuto la figlia di un libraio, di cui si era innamorato e si erano subito sposati, lei aveva insegnato scienze nella locale scuola media e lui aveva portato avanti la libreria del suocero che pian piano si era ritirato dall'attività. La libreria piccola, ma ben fornita, indipendente, era divenuta un punto di riferimento per i lettori della città, ed egli era considerato un libraio competente e appassionato, leggeva molto ed era divenuto un ottimo consigliere.
Non avevano avuto figli, la sua vita coniugale era scivolata tra ardori giovanili e irrinunciabili abitudini della maturità, in un lento scolorirsi d'anni aveva detto con sensibilità poetica, sino alla morte di lei avvenuta quando lui aveva 70 anni, per una malattia incurabile dal rapido decorso.
La scomparsa della moglie lo aveva segnato, la sua attività di libraio aveva perso energia, nel frattempo una libreria di catena, ampia, moderna e attrattiva, aveva aperto i battenti in città, praticando una politica di sconti molto aggressiva. Dopo pochi mesi Romualdo aveva preso la sua decisione, era sempre stato affilato e deciso nelle sue scelte, e così aveva deciso di chiudere definitivamente la libreria. Qualche amico della distribuzione gli aveva piazzato un bel po' di volumi ricavandone una sommetta.
Aveva vissuto gli ultimi dieci anni da solo, senza parenti, per fortuna era autosufficiente, ma da molto tempo la sua solitudine aveva trovato la compagnia dell'alcol, liquori pregiati peraltro che pian piano gli stavano alleggerendo il portafoglio e aggravando la salute. Era riuscito sempre a controllarsi, ma qualche volta Renato, il barman, aveva dovuto accompagnarlo a casa in condizioni piuttosto precarie.
Abbiamo parlato della letteratura contemporanea italiana, io sono appassionato della narrativa breve e dei racconti, lui apprezzava molto Calvino e Pavese, autori molto amati anche da me e abbiamo passato una buona mezz'oretta parlando de "La luna e i falò" e de "Il barone rampante", opere che conosceva molto bene. Mi ha detto che aveva in casa qualcosa su questi autori e che voleva regalarmela, l'indomani me l'avrebbe portata. L'ho ringraziato, ma gli ho detto che domani partivo per rientrare a casa, e sarei tornato dopo l'Epifania, magari ci saremmo rivisti dopo le feste natalizie, ecco il libro poteva portarlo con calma al mio rientro, sicuramente l'avrei letto e poi glielo avrei reso. Dopo una calorosa stretta di mano e sotto la pressione di Renato che ci faceva segno che la serata volgeva al termine, ci siamo salutati, scambiati gli auguri e dato appuntamento all'incirca tra 20 giorni.
Il 7 gennaio era di mercoledì, sono andato al bar dopo aver cenato, il cameriere dopo avermi visto e senza che chiedessi nulla, mi ha dato un giornale. "Anziano solo trovato morto nel suo appartamento ad una settimana dal decesso" riportava il titolo. Una vicina che non lo sentiva dal giorno prima di Natale, dopo circa 1 settimana ed anche a seguito di un odore sgradevole proveniente dalla sua abitazione aveva telefonato ai carabinieri, i quali hanno avvisato i vigili del fuoco che sono entrati sfondando una finestra. L'ex libraio diceva il giornale era stato trovato riverso a terra in avanzato
stato di decomposizione ed il referto medico parlava di morte sopraggiunta per collasso cardiocircolatorio. L'articolo proseguiva con la solitudine, l'abbandono, la vecchiaia, l'indifferenza etc. Non ho voluto continuare la lettura.
Al funerale mi ha detto Renato, avevano partecipato un numero limitato di persone, pochi parenti venuti da fuori, i suoi vicini di casa e alcuni affezionati lettori suoi ex clienti, il vecchio Romualdo aveva lasciato un buon ricordo. Poi Renato ha tirato fuori un pacco avvolto in una carta patinata da pasticceria, questo è per lei ha detto.
Ho aperto il pacco, conteneva un libro, "I racconti di Italo Calvino", Renato mi ha raccontato che la sera dopo che ci eravamo conosciuti, era venuto con il libro avvolto in un foglio di giornale e mi aveva pregato di preparargli un pacco regalo con la carta patinata che usiamo per la pasticceria e di consegnarlo al professore quando sarebbe tornato al bar. Ho girato la copertina e sulla prima pagina c'era una dedica: "Al compagno del caffè conosciuto in una fredda serata. Romualdo".
- Alberto Marcolli
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Commento Il regalo di Romualdo
Avrei anche dato 5, ma considerato il tutto, chiedendo perdono all’autore, darò 4.
Elenco dei suggerimenti che mi sento di proporre:
rivedere l’uso della d eufonica
Rivedrei la punteggiatura, in particolare le virgole
“esaltante” – propongo: eccitante
“affianco all’anziano” - propongo: accanto all’anziano
“magari ci saremmo rivisti dopo le feste natalizie, ecco il libro poteva portarlo con calma al mio rientro, magari l’avrei letto e poi glielo avrei reso.”
Ci sono due “magari” – uno è da sostituire. Propongo – probabilmente
“divenuta un punto di riferimento per i lettori della città, ed egli era diventato un libraio”
diventato - propongo – considerato
“in esso era contenuto un libro” – propongo – conteneva un libro
“ivi qui il tuo racconto...” presumo sia una frase importante, cosa significa?
Aspetto qualche tuo commento agli altri racconti, altrimenti non ti fanno partecipare.
Re: Il regalo di Romualdo
ok commento vedo di commentare altri racconti
- Alberto Marcolli
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Re: Il regalo di Romualdo
Invece si può senza problemi sia al racconto che al commento relativo.
Buon lavoro.
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La storia mi sembra alquanto scontata, con personaggi letti e riletti e una trama molto prevedibile.
La scrittura invece scorre bene e va a coprire le lacune (secondo me!) della narrazione.
Buona l'ambientazione.
Il mio voto è 3, ma mi piacerebbe leggerti in qualcosa di più 'originalè: sicuramente sarà molto migliore.
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Una sola domanda: come mai si usa il passato prossimo anziché il passato remoto?
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Oltre alle cose già segnalate credo che ci sia qualcosa da sistemare nei tempi verbali (l'alternanza di passato e trapassato prossimo, per esempio), poi alcune cifre le avrei scritte in lettere piuttosto che in numeri.
Si parla di opere e autori che apprezzo molto e nel complesso l'ho trovata una lettura gradevole.
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Re: Commento Stefano
Stefano M. ha scritto: 05/10/2021, 11:29 Devo ammettere che, sarò sincero, la narrazione non mi ha fatto impazzire, specialmente per la parte centrale troppo lunga e un po' ripetitiva. Detto questo, però, ho trovato molto gradevole l'insieme in quanto la descrizione del bar e del personaggio riesce a mettere perfettamente a proprio agio nonostante lo squallore sostanziale che accompagna la sequenza.
Una sola domanda: come mai si usa il passato prossimo anziché il passato remoto?
Re: Commento
Roberto Bonfanti ha scritto: 05/10/2021, 18:49 Un racconto malinconico, una storia di solitudine dove spicca la figura del vecchio libraio e del suo regalo, una sorta di riconoscimento per aver trovato un'anima affine, in quella particolare sintonia che, talvolta, si instaura anche fra sconosciuti.
Oltre alle cose già segnalate credo che ci sia qualcosa da sistemare nei tempi verbali (l'alternanza di passato e trapassato prossimo, per esempio), poi alcune cifre le avrei scritte in lettere piuttosto che in numeri.
Si parla di opere e autori che apprezzo molto e nel complesso l'ho trovata una lettura gradevole.
Re: Commento
Temistocle ha scritto: 04/10/2021, 10:07 Divido in due il mio commento.
La storia mi sembra alquanto scontata, con personaggi letti e riletti e una trama molto prevedibile.
La scrittura invece scorre bene e va a coprire le lacune (secondo me!) della narrazione.
Buona l'ambientazione.
Il mio voto è 3, ma mi piacerebbe leggerti in qualcosa di più 'originalè: sicuramente sarà molto migliore.
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Poi il racconto l'ho letto e lo trovo lineare senza gloria e senza infamia come tutti i lavori ben svolti Il che significa che non è un capolavoro. E non è una colpa.
Quando leggo i racconti cerco sempre di applicare le teorie della scrittura immersiva, del flusso di coscienza, del "show don't tell", mostra non raccontare. Quindi pochi aggettivi, pochi. Dimenticarsi degli avverbi specialmente quelli che terminano in "mente". La teoria e bella, ma non so se funziona sempre; e poi a me aggettivare e avverbiare piace. Quindi? Non lo so. Però mi piacerebbe rileggere questa storia come se l'avesse scritta Carver.
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Come già rimarcato, attenzione a non mischiare i tempi verbali: io preferisco usare sempre il passato poiché l'uso del presente è insidioso, è molto facile volgere al passato delle frasi composte quasi senza accorgersene.
Re: Commento
RobertoBecattini ha scritto: 10/10/2021, 23:34 Storia malinconica, ben scritta, che coinvolge soprattutto nella seconda parte, proprio perché fa presagire un finale amaro. A suo modo commovente, l'incontro di due solitudini, una più giovane quindi ancora speranzosa, l'altra più in là con gli anni e inevitabilmente rassegnata. Niente male.
Re: Commento
Selene Barblan ha scritto: 07/10/2021, 13:03 A parere mio in questo racconto c’è un potenziale che non viene completamente espresso; la struttura/la trama ci sono ma nell’esposizione manca qualcosa che renda più partecipe il lettore. Provo a spiegarmi meglio, le descrizioni mi sembrano un po’ a “elenco”, “lui è così, così e così”, “è successo così, così e così”, e così via… A livello formale mi sembra che scorra abbastanza agevolmente, eviterei i numeri in cifre e alcune ripetizioni. Detto questo è una lettura che scorre ma che non mi ha coinvolto come il tema potrebbe far sperare. Voto 3 calante.
Re: commento
Macrelli Piero ha scritto: 08/10/2021, 18:49 Pensa che ho saltato più volte la lettura di questo racconto perché il nome Romualdo mi faceva pensare a un racconto sul calcio. Quindi io cambierei il nome del protagonista (risata allegra).
Poi il racconto l'ho letto e lo trovo lineare senza gloria e senza infamia come tutti i lavori ben svolti Il che significa che non è un capolavoro. E non è una colpa.
Quando leggo i racconti cerco sempre di applicare le teorie della scrittura immersiva, del flusso di coscienza, del "show don't tell", mostra non raccontare. Quindi pochi aggettivi, pochi. Dimenticarsi degli avverbi specialmente quelli che terminano in "mente". La teoria e bella, ma non so se funziona sempre; e poi a me aggettivare e avverbiare piace. Quindi? Non lo so. Però mi piacerebbe rileggere questa storia come se l'avesse scritta Carver.
Re: Commento
Andr60 ha scritto: 11/10/2021, 17:55 Un racconto malinconico che parla dell'incontro di due solitudini ma che diventa commovente nel finale, con l'ultimo regalo, postumo, del libraio che riconosce nell'avventore incontrato per caso in un bar una persona meritevole di condividere delle piacevoli letture.
Come già rimarcato, attenzione a non mischiare i tempi verbali: io preferisco usare sempre il passato poiché l'uso del presente è insidioso, è molto facile volgere al passato delle frasi composte quasi senza accorgersene.
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Alcune cose sono inutili e appesantiscono, ad un esempio: "praticando una politica di sconti molto aggressiva", bastava dire che aveva aperto una libreria di catena senza aggiungere altro, chi legge sa sicuramente cosa succede ad una piccola libreria quando ne arriva una grande.
"per una malattia incurabile dal rapido decorso." lascerei malattia incurabile, il resto sa di necrologio.
Hai la tendenza a voler puntualizzare e descrivere ogni particolare, non è necessario, qualcosina il lettore dovrà immaginarsela. Taglia e sfoltisci e vedrai che alla fine filerà meglio.
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Sulla tecnica (punteggiatura, consecutio temporum, coerenza di stile), devo dire che va curata di più: stai raccontando un fatterello o narrando una storia? È un passato prossimo o remoto? E se prossimo, quanto prossimo? La coerenza dei tempi serve anche a dare un'idea del quando senza dover usare una sola volta un avverbio di tempo. Qui definisci date e luoghi "con precisione", ma ci si perde lo stesso! E virgolette, caporali o quel che sia, indicherebbero meglio i dialoghi. Tra l'altro, il regolamento dà suggerimenti su come organizzare questi dettagli puramente tecnici.
Però c'è sugo, c'è messaggio, e alla fine è questo che merita: anche i quadri non vanno giudicati dalla cornice.


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tanti errori e refusicoronano un modo di esporre il testo che non mi prende.
la storia in sé, pur se trita e ritrita, potenzialmente è interessante, ma lo sviluppo lascia a desiderare.
rivedrei un poco anche i tempi verbali, che non mi sembrano del tutto corretti

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Personalmente avrei preferito entrare meglio nella psiche dei personaggi, percepire le loro intenzioni e i loro sentimenti per avere una maggiore possibilità di calarmi nella storia.
Sottolineo anche io che il discorso diretto senza virgolette o caporali che siano è meglio evitarlo o al massimo sostituirlo con un discorso indiretto, nel caso in cui non si vogliano usare segni di punteggiatura di quel tipo.
Penso però che la base sia buona, ritoccandolo con qualche accorgimento potrebbe essere molto promettente.
La Gara 53 - Metamorfosi





A cura di Laura Chi (con la supervisione di Giorgio Leone).
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Gara di primavera 2020 - Tre capitani, e gli altri racconti














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Dentro la birra
antologia di racconti luppolati
Complice di serate e di risate, veicolo per vecchie e nuove amicizie, la birra ci accompagna e ha accompagnato la nostra storia. "Dentro la birra", abbiamo scelto questo titolo perché crediamo sia interessante sapere che cosa ci sia di così attraente nella bevanda gialla, gasata e amarognola. Perchè piace così tanto? Che emozioni fa provare? Abbiamo affidato questa "indagine" a Braviautori, affinché trovasse, tramite l'associazione e il portale internet, scrittori capaci di esprimere tali sensazioni. E infatti sono arrivati numerosi racconti: la commissione ne ha scelti 33. Nemmeno a farlo apposta, 33 è la quantità di centilitri di un gran numero di bottiglie (e lattine) di birra; una misura nota a chi se n'intende.
A cura di Umberto Pasqui e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Andrea Andreoni,
Tullio Aragona, Enrico Arlandini, Beril, Enrico Billi,
Luigi Bonaro, Vittorio Cotronei, Emanuele Crocetti,
Bruno Elpis, Daniela Esposito, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Livio Fortis, Valerio Franchina, Luisa Gasbarri, Oliviero Giberti, Elena Girotti, Concita Imperatrice, Carlotta Invrea, Fabrizio Leo, Sandra Ludovici, Micaela Ivana Maccan, Cristina Marziali, Stefano Masetti, Maurizio Mequio,
Simone Pelatti, Antonella Provenzano, Maria Stella Rossi, Giuseppe Sciara,
Salvatore Stefanelli,
Ser Stefano,
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A modo mio
antologia AA.VV. di opere ispirate a storie famose, ma rimaneggiate dai nostri autori
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Susanna Boccalari,
Remo Badoer,
Franco Giori,
Ida Daneri,
Enrico Teodorani, Il Babbano,
Florindo Di Monaco, Xarabass, Andrea Perina, Stefania Paganelli, Mike Vignali, Mario Malgieri,
Nicolandrea Riccio, Francesco Cau, Eliana Farotto.
Vedi ANTEPRIMA (1,22 MB scaricato 60 volte).
Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone,
Enrico Teodorani,
Cristina Giuntini,
Maria Rosaria Spirito,
Francesco Zanni Bertelli,
Serena Barsottelli,
Alberto Tivoli,
Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi,
Angela Catalini.
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