L'ultimo volo del condor
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L'ultimo volo del condor
«Ehi, guarda che non sto morendo. Non ancora, per lo meno.» Anche se mi manca poco.
Gabriele lo scruta. Sa che il suo amico ha pochi mesi di vita. È condannato.
Per questo ha voluto venire qui. Per realizzare un sogno, prima di andarsene definitivamente da questo mondo.
«Però ti saresti potuto risparmiare questa faticaccia prendendo il bus ad Aguas Calientes.»
«Gabriele, come fai a non capire? Cosa c’è di più emozionante che entrare qui, un luogo magico, percorrendo la “carretera” di Bingham come si faceva una volta? E poi, per piacere, smettila di compatirmi. Te l’ho già detto altre volte.»
«Ok, scusami.»
La biglietteria si frappone fra loro e la città, impedendo la visuale. Pagano e passano oltre. Le mura sono a cento metri.
Marcelo si ferma ad ammirarle, commosso. «Guarda, Lele. Guarda che meraviglia.» Ha gli occhi lucidi.
L’amico gli sorride, poi lo incita: «Andiamo a toccare quelle pietre magiche.»
Si incamminano. A ogni passo vedono avvicinarsi qualcosa di unico e irripetibile. Non sono soli. C’è parecchia gente, come sempre a Machu Picchu, ma sono avvolti da una sensazione che li isola da tutto il resto.
Entrano nella città.
Le loro mani toccano pietre che hanno visto passare re, sacerdoti e semplici cittadini Inca, in un tempo che non tornerà. Un tempo avvolto ancora da parecchi veli di mistero, sotto molti aspetti.
Per gli dei, per quale assurdo motivo ho aspettato tanto per poter godere di queste emozioni?
«Questo è Intiwayrana, il Tempio del Sole. E quello laggiù è il Tempio del Condor. Ora li visiteremo.»
La voce giunge alle loro orecchie come un rumore improvviso che fa sobbalzare, spezzando l’incanto.
«Italiani dappertutto. Ovunque sia andato, li ho trovati» dice Gabriele.
«Sì, ma non aggreghiamoci, voglio essere indipendente, almeno per una volta. Voglio girare da solo le vie di questa favola sospesa nel tempo.»
«Certo, non ti preoccupare. Seguimi, ti mostro la Porta del Sole e la piazza principale, poi ti porto all’Intihuatana, “la pietra a cui si lega il sole”. Dopo puoi girare quanto vuoi, ma prima devi venire con me.»
Marcelo sorride. Sa che il suo amico è un esperto visitatore del luogo mentre per lui, figlio di una peruviana, è la prima volta. La madre gli ha parlato molto di Machu Picchu e degli Inca, facendolo innamorare, ma il suo tempo l’ha trascorso quasi tutto negli uffici, a Milano. Sempre dedito al lavoro. Talmente tanto da dimenticarsi di avere una vita da vivere. Fino a poche settimane fa.
«C’è una scalinata che ci porta alla pietra. Ce la fai?»
Lo sguardo è sufficiente, a Marcelo non serve parlare.
Gabriele comincia a scalare la piramide a gradoni, seguito dall’amico.
«Eccoci in cima. Quella è Intihuatana. Forse era un orologio, esattamente non si sa. Secondo me serviva per osservazioni astronomiche, i sacerdoti Inca erano eccezionali in questo.»
Marcelo si avvicina alla pietra. Nonostante l’altra gente, lui si trova nel silenzio più assoluto. È attratto da Intihuatana. La tocca e percepisce delle vibrazioni fortissime. Vi si siede e poi si sdraia.
«Marcelo, che fai?» Gabriele cerca di rialzarlo.
«Lasciami, sono solo stanco. E sento qualcosa di strano…»
«Un chaski è arrivato poco fa e ha portato la notizia che aspettavamo: il Qhapac Inca verrà per Intiraymi, festeggerà il Sole con noi.»
Ypanqi non è molto interessato, ha altri pensieri per la testa.
«Bene.»
«Come? Ti ho appena detto che l’Imperatore sarà presto tra noi. Non sei contento?»
Il giovane vede nel viso di sua madre una strana eccitazione.
«Perché sei così contenta? Non è certo la prima volta che viene.»
«Lo so, ma stavolta può essere diverso. Il giorno della festa verrà sacrificata al Sole una delle vergini e potrebbe essere tua sorella. È nell’Acllawasi da oltre un anno, ormai…»
«E tu ne saresti felice?»
«Certo. È un onore donare la propria vita a Inti.»
«Non pensi al fatto che poi non avrai più una figlia?»
«Ypanqi, ma che stai dicendo? Una vergine sacrificata a Inti, finisce nell’HananPacha, insieme agli dei.»
«Certo, certo… e comunque non sarei così sicuro della sua verginità.»
Se ne va, lasciando la madre ammutolita a rimuginare sulle proprie parole.
Attraversa la città e giunge nei pressi del santuario dove vive Coyllur, la sorella, insieme alle altre prescelte.
Yahuar lo sta aspettando. Devono andare in cerca di harakkehama, l’erba rossa che leviga la pietra, e lui sa dove trovarla.
«Dal viso che hai, direi che non è una bellissima giornata. E non credo sia l’aria gelida» dice, sistemandosi l’awaska per ripararsi.
«Lasciamo perdere» risponde Ypanqi, «andiamo. Ti racconto per strada.»
«Marcelo, come ti senti?»
La voce è preoccupata. Marcelo apre gli occhi e sorride: «Lele, lasciami riposare. Poi ti racconterò una storia, ma ora la devo vedere.»
Gabriele teme per l’amico. Sta delirando.
Decide di lasciarlo fare. Ancora un po’, almeno. Ha pochi mesi di vita, meglio si diverta in ogni modo.
Rientrano, infreddoliti e stanchi, ma con i sacchi colmi di erba rossa. Per qualche tempo potranno lavorare la pietra tranquillamente, vista la scorta che stanno portando in città.
Yupanqi è tranquillo. Si è sfogato con l’amico, ma un’amara sorpresa lo attende.
Mentre si avvicina alla sua casa, nota un drappello di soldati a lato della stessa. Non lo sfiora il pensiero che sono lì per lui, non ne esiste motivo. Infatti sorride, visto che li conosce, e non capisce come mai non contraccambino.
Uno di loro gli si para davanti mentre sta per entrare.
«Yupanqi, sei in arresto.»
Sbalordito, il ragazzo lascia cadere il sacco. «Perché?»
«Per avere abusato di tua sorella.»
«State scherzando? Come potete pensare che io…» vede sua madre. «Madre, sei stata tu? Cos’hai raccontato? Non puoi avere fatto questo!»
La donna china il capo e torna in casa.
«Seguici. Se stai tranquillo non ti leghiamo.»
«Ma non ho fatto nulla. Non ho mai toccato mia sorella…»
«Dovrai dimostrarlo, altrimenti sai cosa ti aspetta. Che Apu sia con te.»
D’improvviso si getta di lato, tentando la fuga, ma non è veloce a sufficienza.
«Ti avevo detto di stare buono. Ora Supay è sulle tue spalle, non irritarlo.»
Yupanqi si dimena e grida, ma viene trascinato verso le prigioni del palazzo del Tukuyrikuq.
È disperato e sa che l’unica persona in grado di salvarlo era lei, Coyllur. Solo lei poteva confessare che l’autore della violenza sul suo corpo è loro padre, morto poche settimane fa in uno scontro con gli Ayarmacas.
Coyllur si è tolta la vita, sopraffatta dalla vergogna. Lui vorrebbe poter fare lo stesso; conosce il suo destino.
Sono innocente e non lo posso dimostrare. E mia madre, come ha potuto pensare questo.
Sua madre. È il pensiero più ricorrente e terribile.
«Non è giusto, non ha fatto niente.» La voce esce flebile, triste. Marcelo apre gli occhi e vede il volto di Gabriele chino su di lui. Non è solo, ci sono altre persone lì accanto.
«Non so di che parli, Marcelo, ma stai tranquillo. Ora ti portiamo giù.»
Si scuote, alza un braccio.
«No, Lele, ti prego. Lasciami qui ancora un poco. Ora credo di avere capito il motivo di questo viaggio. Tra poco ti spiego tutto, ma lasciami qui.»
Richiude gli occhi e pare addormentarsi, incurante del freddo e del luogo.
Cammina verso la morte, sospinto dalle guardie. Ha sempre considerato assurdo uccidere per fare un piacere agli Dei, ora tocca a lui la parte peggiore.
Oggi è Intiraymi e al Sole verrà sacrificato.
Si fermano ai piedi della piramide, dove gli Amautas stavano aspettando.
Yupanqi si guarda intorno, in silenzio. C’è anche il Qhapaq Inca, sulla portantina. Assisterà all’evento.
Uno dei Sacerdoti estrae un pugnale con la lama d’oro e comincia a salire i gradini, subito seguito dalle guardie con Yupanqi.
Sono in cima, davanti all’Intihuatana.
«Sapevi che avere rapporti con una Aqqla significa la morte, eppure lo hai fatto. Era la prescelta per la festa di oggi, quindi il Qhapaq ha deciso di sacrificarti al suo posto. Avrai l’onore di dare la tua vita a Inti tramite questa lama, creata con le sue lacrime e il suo sudore. Vuoi dire qualcosa?»
Il giovane scuote la testa.
«Sdraiatelo sulla pietra» dice alle guardie, che eseguono immediatamente.
Gli occhi di Yupanqi vedono il cielo. Un condor volteggia. Apu Kantu.
«Il mio sangue laverà questa pietra, ma la mia anima vi rimarrà imprigionata fino a quando Apu Kantu tornerà a prenderla.»
«Non dovevi parlare» ribatte il Sacerdote.
Alza la mano armata sul petto del giovane e colpisce. Nemmeno un rantolo esce dalla bocca della vittima.
La folla ai piedi della piramide lancia grida di giubilo quando viene mostrato il cuore del sacrificato. Il Qhapaq Inca annuisce e sorride.
Gli occhi si riaprono. C’è parecchia gente, tutto intorno.
«Finalmente, Marcelo! Stavolta ho preso paura. Ogni tanto facevi delle smorfie tremende, hai avuto un incubo? Ora ce ne andiamo.»
«Aspetta, Lele, ormai sto per lasciare questo corpo.»
«Ma cosa dici? Stai scherzando? O sei ancora in delirio?»
«No, sto parlando seriamente. Dimmi, c’è qualche uccello nel cielo sopra di noi?»
Gabriele solleva lo sguardo. Solo qualche nube, niente altro.
«No.»
«Arriverà, vedrai. E in quel momento io e Yupanqi saremo liberi.»
«Chi è Yupanqi? Marcelo, stai delirando…»
«Un Inca, morto su questa pietra tanto tempo fa. Io sono venuto qui per salvarlo. Ho risposto alla sua chiamata.»
Gabriele non sa più cosa fare. L’amico lo guarda e sorride: «Tranquillo, Lele. È tutto nella norma. Sento che sta arrivando.»
«Chi?»
«Apu Kantu, il condor sacro.»
Un’ombra passa sopra di loro. Alzano tutti il viso al cielo e vedono un condor volteggiare.
«Ciao, Gabriele. Ci rivedremo.»
«No, Marcelo, non puoi andare così…»
Vede gli occhi dell’amico chiudersi per l’ultima volta, mentre un sorriso addolcisce quel volto sofferente, rendendolo sereno. Lo abbraccia piangendo, mentre alcuni dei nativi presenti si inginocchiano.
Si stacca e alza lo sguardo. Il condor compie un cerchio sopra le loro teste e poi si allontana.
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Commento
Il racconto è perfettamente autocontenuto. Ha realtà e fantasia insieme, si regge bene, è profondo grazie anche a una ricerca che sa di minuzioso, ha pathos... Ha tutto, e tutto al posto giusto.
Un'unico dubbio mi sovviene, che non inficia assolutamente la tenuta del racconto, però vorrei un chiarimento: i sacrifici li ricordavo attribuiti ai Maya (vedi Apocalypto), non alle popolazioni andine. Sarebbe per me un'offesa abbastanza grave alla storia se, per ottenere tutto il pathos che trasuda, si è attribuito un tratto così negativo a una civiltà che era estranea a tali pratiche. Potresti cortesemente chiarire il dubbio?
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Re: Commento
inrtanto grazie per le belle parole.Marino Maiorino ha scritto: ↑15/11/2021, 7:14 Mi piace moltissimo.
Il racconto è perfettamente autocontenuto. Ha realtà e fantasia insieme, si regge bene, è profondo grazie anche a una ricerca che sa di minuzioso, ha pathos... Ha tutto, e tutto al posto giusto.
Un'unico dubbio mi sovviene, che non inficia assolutamente la tenuta del racconto, però vorrei un chiarimento: i sacrifici li ricordavo attribuiti ai Maya (vedi Apocalypto), non alle popolazioni andine. Sarebbe per me un'offesa abbastanza grave alla storia se, per ottenere tutto il pathos che trasuda, si è attribuito un tratto così negativo a una civiltà che era estranea a tali pratiche. Potresti cortesemente chiarire il dubbio?
per quanto riguarda i sacrifici, purtroppo anche gli Inca ci sono dentro.
non come Maya o altri popoli, ma sacrificavano comunque fanciulli e fanciulle, essenzialmente di bell'aspetto per dare piacere al dio del sole.
erano radi, per fortuna, ma c'erano
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Commento : L'ultimo volo del condor
Detto questo veniamo al racconto. Io di refusi non ne ho trovati. La scrittura è scorrevole, direi molto competente e appropriata. Anche l’idea dell’amico peruviano che morendo libera lo spirito dell’antica vittima sacrificale mi è sembrata originale, almeno per me che certo non sono un appassionato lettore di questo genere letterario.
Concludendo voto 5
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Re: Commento : L'ultimo volo del condor
ti ringrazio per l'apprezzamento.Alberto Marcolli ha scritto: ↑15/11/2021, 11:05 Ribadisco ancora una volta che mischiare ogni tipo di genere letterario in un unico concorso è uno sbaglio, ma Massimo mi ha già spiegato attraverso quale doloroso travaglio si è giunti a definire le regole di queste gare e non sarò certo io a volerle cambiare, almeno non ora e non da solo.
Detto questo veniamo al racconto. Io di refusi non ne ho trovati. La scrittura è scorrevole, direi molto competente e appropriata. Anche l’idea dell’amico peruviano che morendo libera lo spirito dell’antica vittima sacrificale mi è sembrata originale, almeno per me che certo non sono un appassionato lettore di questo genere letterario.
Concludendo voto 5
non ho ben compreso cosa intendi per mix di generi letterari.
vuoi forse dire che ogni gara dovrebbe seguire un determinato genere narrativo e non essere open come qui?
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Re: L'ultimo volo del condor
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Re: L'ultimo volo del condor
ti ringrazio per il bel commentoFrancesco Pino ha scritto: ↑15/11/2021, 12:45 Non so dire a quale genere letterario dovrebbe appartenere questo racconto, so che mi piace. L'ultimo desiderio di un uomo del nostro tempo con poco da vivere si mischia alla storia attraverso la fantasia. E' un mix che mi ha coinvolto nella lettura, è un bel lavoro.
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Re: Commento : L'ultimo volo del condor
So che non sarebbe possibile una gara per ogni genere (su IBS l'elenco spazia dalla narrativa ai gialli a fantasy e fantascienza e giù giù fino ad astrologia ed esoterismo, religione e spiritualità, ecc. ecc.) ma tentare di distinguere almeno per gruppi omogenei sarebbe auspicabile. Ho letto quasi tutti i commenti alle gare d'estate e inverno e ne ho ricavato la ragionevole sicurezza che i Bravi Autori ben difficilmente riescono a valutare con distacco un racconto se non appartiene al loro genere preferito. Molti addirittura lo dichiarano con sincerità. Se poi consideriamo che la maggioranza è amante del genere Fantasy/archeologico fantastico/fantascientifico et similia, ecco che i giudizi espressi ne sono condizionati. Poi ci sono i clan che si auto-incensano, ma questa è un'altra faccenda.Fausto Scatoli ha scritto: ↑15/11/2021, 11:18 ti ringrazio per l'apprezzamento.
non ho ben compreso cosa intendi per mix di generi letterari.
vuoi forse dire che ogni gara dovrebbe seguire un determinato genere narrativo e non essere open come qui?
PS
Che le gare subiscano questa influenza è dimostrato anche dalla descrizione associata alla tabella dei voti:
1 - non mi piace affatto
2 - mi piace pochino
3 - si lascia leggere
4 - è bello
5 - mi piace tantissimo
Come fa un racconto a "piacermi" se la storia non è quella che mi aspetto? Ma una storia, per essere da me gradita, non deve forse appartenere al mio genere preferito?
Da ragazzo ho letto credo almeno mille libri gialli ed ero arrivato al punto che qualsiasi altro romanzo semplicemente mi annoiava perché mancava, soprattutto, di quel ritmo spiccio e incalzante che solo una storia di Simenon poteva esprimere.
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Re: Commento : L'ultimo volo del condor
diciamo che in linea di massima ti do ragione.Alberto Marcolli ha scritto: ↑15/11/2021, 14:02 So che non sarebbe possibile una gara per ogni genere (su IBS l'elenco spazia dalla narrativa ai gialli a fantasy e fantascienza e giù giù fino ad astrologia ed esoterismo, religione e spiritualità, ecc. ecc.) ma tentare di distinguere almeno per gruppi omogenei sarebbe auspicabile. Ho letto quasi tutti i commenti alle gare d'estate e inverno e ne ho ricavato la ragionevole sicurezza che i Bravi Autori ben difficilmente riescono a valutare con distacco un racconto se non appartiene al loro genere preferito. Molti addirittura lo dichiarano con sincerità. Se poi consideriamo che la maggioranza è amante del genere Fantasy/archeologico fantastico/fantascientifico et similia, ecco che i giudizi espressi ne sono condizionati. Poi ci sono i clan che si auto-incensano, ma questa è un'altra faccenda.
PS
Che le gare subiscano questa influenza è dimostrato anche dalla descrizione associata alla tabella dei voti:
1 - non mi piace affatto
2 - mi piace pochino
3 - si lascia leggere
4 - è bello
5 - mi piace tantissimo
Come fa un racconto a "piacermi" se la storia non è quella che mi aspetto? Ma una storia, per essere da me gradita, non deve forse appartenere al mio genere preferito?
Da ragazzo ho letto credo almeno mille libri gialli ed ero arrivato al punto che qualsiasi altro romanzo semplicemente mi annoiava perché mancava, soprattutto, di quel ritmo spiccio e incalzante che solo una storia di Simenon poteva esprimere.
del resto pure io sono sempre stato appassionato di fantascienza e apprezzavo poco o nulla altri generi. e crivevo solo fs.
col tempo ho imparato a scrivere ma soprattutto a leggere qualsiasi genere.
certo, le storie d'amore tipo Liala non è che le adori eh...
ci sono dei distinguo, ma se un racconto o un romanzo sono ben scritti il genere è relativo.
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Suggestiva la figura del condor che ritorna per liberare l'anima del sacrificato.
Certo si tira un po' a indovinare con i tanti termini Inca, ma questo non influisce sulla comprensione della storia.
Sulla forma poco da dire, solo da sistemare la formattazione, quelle parentesi quadre e, forse, questa frase: "Per questo ha voluto venire qui", mi suonerebbe meglio "è voluto venire".
Bella prova.
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Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Re: Commento
quando ho pubblicato le parentesi quadre non c'erano e il contenuto era in corsivo.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑16/11/2021, 21:22 Ottimo racconto, ben gestiti i due piani temporali, il presente di Marcelo che si interseca con la sfortunata vicenda del povero Yupanqi.
Suggestiva la figura del condor che ritorna per liberare l'anima del sacrificato.
Certo si tira un po' a indovinare con i tanti termini Inca, ma questo non influisce sulla comprensione della storia.
Sulla forma poco da dire, solo da sistemare la formattazione, quelle parentesi quadre e, forse, questa frase: "Per questo ha voluto venire qui", mi suonerebbe meglio "è voluto venire".
Bella prova.
il giorno dopo l'ho trovato così e ho provato a risistemare ma non sono riuscito.
grazie per il bel commento
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Ogni tanto vedo che succede, sembra che il forum non ami il corsivo.Fausto Scatoli ha scritto: ↑17/11/2021, 16:26 quando ho pubblicato le parentesi quadre non c'erano e il contenuto era in corsivo.
il giorno dopo l'ho trovato così e ho provato a risistemare ma non sono riuscito.
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mi sa che hai ragioneRoberto Bonfanti ha scritto: ↑17/11/2021, 16:46 Ogni tanto vedo che succede, sembra che il forum non ami il corsivo.
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Re: Commento
grazie per il commento e crepi il lupo e chi lo invocaLyanna ha scritto: ↑17/11/2021, 16:57 Ciao!
Trovo l'idea non male, il testo sembra un po' troppo sintetico con in più molti dialoghi (niente di sbagliato nell'uso ampio dei dialoghi di per sé, io amo molto usarli),il che mi ha dato l'idea di leggere la sceneggiatura di un film invece di un racconto.
In bocca al lupo per la gara =)
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Re: L'ultimo volo del condor
Di fatto, dovrebbe dirsi "in bocca alla lupa".
Il detto viene dall'uso che hanno i canidi di spostare i loro cuccioli prendendoli per la collottola coi denti. Conoscendo quanto sono protettive le lupe (Romolo e Remo ne sanno qualcosa, e non sono gli unici personaggi svezzati dai lupi), è il posto più sicuro del mondo!
Quindi, viva il lupo!
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Per quanto riguarda la discussione sul genere dei racconti, è vero che preferisco leggere (e scrivere) racconti di fantascienza e che non comprerei mai romanzi rosa o fantasy, d'altra parte se devo esprimere un parere su un racconto di genere diverso mi baso sullo svolgimento della storia, plausibilità delle situazioni e dei dialoghi.
In fondo un sito come questo è una sorta di "palestra" in cui persone diverse per agilità e corporatura fanno esercizi che, da sole, non proverebbero mai.
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Non trovo refusi o cose particolari da segnalare.
In sintesi un'ottima prova che merita un bel 5.
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Re: Commento
da noi si dice così, senza intento offensivo
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Re: L'ultimo volo del condor
Ho deciso di fare questa richiesta, in spregio al diritto di segretezza, perché ogni tanto spuntano, qua e là, questi voti "ad capocchiam" e non vorrei pensare male, anche se ...
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Re: L'ultimo volo del condor
giusto, le polemiche vanno evitate e quindi se questa è la motivazione del tuo voto va bene così.Lyanna ha scritto: ↑20/11/2021, 21:24 Ciao, sono stata io e francamente non capisco il problema. Questo é il motivo per cui mi piace pochino:
"Trovo l'idea non male, il testo sembra un po' troppo sintetico con in più molti dialoghi (niente di sbagliato nell'uso ampio dei dialoghi di per sé, io amo molto usarli),il che mi ha dato l'idea di leggere la sceneggiatura di un film invece di un racconto."
Il fatto che in generale sia stato valutato con 4 e 5 non significa che debba necessariamente piacere a tutti. Ho visto altri voti del genere su altri racconti, ho visto 2 e ho visto 5 e non ho mai chiesto a chi ha votato 2, avendo io votato 5 o 4, di darmi delle spiegazioni al riguardo.
Ripeto, l'idea non mi dispiace ma non mi convince il modo in cui é stata sviluppata e francamente ho il diritto di valutare il racconto con un 2. Le polemiche lasciano il tempo che trovano, le eviterei.
non sarebbe bello se si trattasse di una semplice ripicca, invece, cosa che trovo degradante per chiunque.
per me è capitolo chiuso.
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Re: L'ultimo volo del condor
Capire il motivo del voto, in questo caso particolare, mi sembrava importante. Non l'ho mai fatto.
Ho apprezzato la sincerità.
Concordo con la tua opinione circa la descrizione collegata ai vari voti. Troppi mi piace/non mi piace sono fuorvianti, oltre che non appropriati e anche umilianti.
Personalmente sono per i commenti che spiegano e suggeriscono rettifiche, se del caso, e non si limitato a un giudizio generico sul mi piace/non mi piace. Mi rendo conto che per argomentare in profondità ci vuole tanto tempo e in questo mondo frenetico ne abbiamo sempre meno.
Personalmente dichiaro sempre il mio voto, a scanso di equivoci e non è semplice, perché questo sistema di valutazione mi sta molto stretto.
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NON si dice "crepi il lupo" anche se sono ancora in molti a usare questa frase in risposta. "In bocca al lupo" significa augurare, a chi è diretta la frase, il massimo della protezione: il lupo tiene, con infinito amore, dedizione e attenzione, nella sua bocca i propri cuccioli... Quindi augurare in bocca al lupo è di grande buon auspicio (Scusami, mi dispiacerebbe averti infastidito con la mia la mia precisazione).Fausto Scatoli ha scritto: ↑17/11/2021, 18:17 grazie per il commento e crepi il lupo e chi lo invoca
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Re: Commento
questo non lo sapevo, Laura, grazie per avermelo chiaritoLaura Traverso ha scritto: ↑21/11/2021, 17:04 NON si dice "crepi il lupo" anche se sono ancora in molti a usare questa frase in risposta al crepi. "In bocca al lupo" significa augurare, a chi è diretta la frase, il massimo della protezione: il lupo tiene, con infinito amore e attenzione, nella sua bocca i propri cuccioli...
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Re: L'ultimo volo del condor
Fausto Scatoli ha scritto: ↑14/11/2021, 17:55 «Ormai siamo arrivati, ma che fatica. Non so come hai fatto a resistere, Marcelo. Nelle tue condizioni, poi…»
«Ehi, guarda che non sto morendo. Non ancora, per lo meno.» Anche se mi manca poco.
Gabriele lo scruta. Sa che il suo amico ha pochi mesi di vita. È condannato.
Per questo ha voluto venire qui. Per realizzare un sogno, prima di andarsene definitivamente da questo mondo.
«Però ti saresti potuto risparmiare questa faticaccia prendendo il bus ad Aguas Calientes.»
«Gabriele, come fai a non capire? Cosa c’è di più emozionante che entrare qui, un luogo magico, percorrendo la “carretera” di Bingham come si faceva una volta? E poi, per piacere, smettila di compatirmi. Te l’ho già detto altre volte.»
«Ok, scusami.»
La biglietteria si frappone fra loro e la città, impedendo la visuale. Pagano e passano oltre. Le mura sono a cento metri.
Marcelo si ferma ad ammirarle, commosso. «Guarda, Lele. Guarda che meraviglia.» Ha gli occhi lucidi.
L’amico gli sorride, poi lo incita: «Andiamo a toccare quelle pietre magiche.»
Si incamminano. A ogni passo vedono avvicinarsi qualcosa di unico e irripetibile. Non sono soli. C’è parecchia gente, come sempre a Machu Picchu, ma sono avvolti da una sensazione che li isola da tutto il resto.
Entrano nella città.
Le loro mani toccano pietre che hanno visto passare re, sacerdoti e semplici cittadini Inca, in un tempo che non tornerà. Un tempo avvolto ancora da parecchi veli di mistero, sotto molti aspetti.
Per gli dei, per quale assurdo motivo ho aspettato tanto per poter godere di queste emozioni?
«Questo è Intiwayrana, il Tempio del Sole. E quello laggiù è il Tempio del Condor. Ora li visiteremo.»
La voce giunge alle loro orecchie come un rumore improvviso che fa sobbalzare, spezzando l’incanto.
«Italiani dappertutto. Ovunque sia andato, li ho trovati» dice Gabriele.
«Sì, ma non aggreghiamoci, voglio essere indipendente, almeno per una volta. Voglio girare da solo le vie di questa favola sospesa nel tempo.»
«Certo, non ti preoccupare. Seguimi, ti mostro la Porta del Sole e la piazza principale, poi ti porto all’Intihuatana, “la pietra a cui si lega il sole”. Dopo puoi girare quanto vuoi, ma prima devi venire con me.»
Marcelo sorride. Sa che il suo amico è un esperto visitatore del luogo mentre per lui, figlio di una peruviana, è la prima volta. La madre gli ha parlato molto di Machu Picchu e degli Inca, facendolo innamorare, ma il suo tempo l’ha trascorso quasi tutto negli uffici, a Milano. Sempre dedito al lavoro. Talmente tanto da dimenticarsi di avere una vita da vivere. Fino a poche settimane fa.
«C’è una scalinata che ci porta alla pietra. Ce la fai?»
Lo sguardo è sufficiente, a Marcelo non serve parlare.
Gabriele comincia a scalare la piramide a gradoni, seguito dall’amico.
«Eccoci in cima. Quella è Intihuatana. Forse era un orologio, esattamente non si sa. Secondo me serviva per osservazioni astronomiche, i sacerdoti Inca erano eccezionali in questo.»
Marcelo si avvicina alla pietra. Nonostante l’altra gente, lui si trova nel silenzio più assoluto. È attratto da Intihuatana. La tocca e percepisce delle vibrazioni fortissime. Vi si siede e poi si sdraia.
«Marcelo, che fai?» Gabriele cerca di rialzarlo.
«Lasciami, sono solo stanco. E sento qualcosa di strano…»
«Un chaski è arrivato poco fa e ha portato la notizia che aspettavamo: il Qhapac Inca verrà per Intiraymi, festeggerà il Sole con noi.»
Ypanqi non è molto interessato, ha altri pensieri per la testa.
«Bene.»
«Come? Ti ho appena detto che l’Imperatore sarà presto tra noi. Non sei contento?»
Il giovane vede nel viso di sua madre una strana eccitazione.
«Perché sei così contenta? Non è certo la prima volta che viene.»
«Lo so, ma stavolta può essere diverso. Il giorno della festa verrà sacrificata al Sole una delle vergini e potrebbe essere tua sorella. È nell’Acllawasi da oltre un anno, ormai…»
«E tu ne saresti felice?»
«Certo. È un onore donare la propria vita a Inti.»
«Non pensi al fatto che poi non avrai più una figlia?»
«Ypanqi, ma che stai dicendo? Una vergine sacrificata a Inti, finisce nell’HananPacha, insieme agli dei.»
«Certo, certo… e comunque non sarei così sicuro della sua verginità.»
Se ne va, lasciando la madre ammutolita a rimuginare sulle proprie parole.
Attraversa la città e giunge nei pressi del santuario dove vive Coyllur, la sorella, insieme alle altre prescelte.
Yahuar lo sta aspettando. Devono andare in cerca di harakkehama, l’erba rossa che leviga la pietra, e lui sa dove trovarla.
«Dal viso che hai, direi che non è una bellissima giornata. E non credo sia l’aria gelida» dice, sistemandosi l’awaska per ripararsi.
«Lasciamo perdere» risponde Ypanqi, «andiamo. Ti racconto per strada.»
«Marcelo, come ti senti?»
La voce è preoccupata. Marcelo apre gli occhi e sorride: «Lele, lasciami riposare. Poi ti racconterò una storia, ma ora la devo vedere.»
Gabriele teme per l’amico. Sta delirando.
Decide di lasciarlo fare. Ancora un po’, almeno. Ha pochi mesi di vita, meglio si diverta in ogni modo.
Rientrano, infreddoliti e stanchi, ma con i sacchi colmi di erba rossa. Per qualche tempo potranno lavorare la pietra tranquillamente, vista la scorta che stanno portando in città.
Yupanqi è tranquillo. Si è sfogato con l’amico, ma un’amara sorpresa lo attende.
Mentre si avvicina alla sua casa, nota un drappello di soldati a lato della stessa. Non lo sfiora il pensiero che sono lì per lui, non ne esiste motivo. Infatti sorride, visto che li conosce, e non capisce come mai non contraccambino.
Uno di loro gli si para davanti mentre sta per entrare.
«Yupanqi, sei in arresto.»
Sbalordito, il ragazzo lascia cadere il sacco. «Perché?»
«Per avere abusato di tua sorella.»
«State scherzando? Come potete pensare che io…» vede sua madre. «Madre, sei stata tu? Cos’hai raccontato? Non puoi avere fatto questo!»
La donna china il capo e torna in casa.
«Seguici. Se stai tranquillo non ti leghiamo.»
«Ma non ho fatto nulla. Non ho mai toccato mia sorella…»
«Dovrai dimostrarlo, altrimenti sai cosa ti aspetta. Che Apu sia con te.»
D’improvviso si getta di lato, tentando la fuga, ma non è veloce a sufficienza.
«Ti avevo detto di stare buono. Ora Supay è sulle tue spalle, non irritarlo.»
Yupanqi si dimena e grida, ma viene trascinato verso le prigioni del palazzo del Tukuyrikuq.
È disperato e sa che l’unica persona in grado di salvarlo era lei, Coyllur. Solo lei poteva confessare che l’autore della violenza sul suo corpo è loro padre, morto poche settimane fa in uno scontro con gli Ayarmacas.
Coyllur si è tolta la vita, sopraffatta dalla vergogna. Lui vorrebbe poter fare lo stesso; conosce il suo destino.
Sono innocente e non lo posso dimostrare. E mia madre, come ha potuto pensare questo.
Sua madre. È il pensiero più ricorrente e terribile.
«Non è giusto, non ha fatto niente.» La voce esce flebile, triste. Marcelo apre gli occhi e vede il volto di Gabriele chino su di lui. Non è solo, ci sono altre persone lì accanto.
«Non so di che parli, Marcelo, ma stai tranquillo. Ora ti portiamo giù.»
Si scuote, alza un braccio.
«No, Lele, ti prego. Lasciami qui ancora un poco. Ora credo di avere capito il motivo di questo viaggio. Tra poco ti spiego tutto, ma lasciami qui.»
Richiude gli occhi e pare addormentarsi, incurante del freddo e del luogo.
Cammina verso la morte, sospinto dalle guardie. Ha sempre considerato assurdo uccidere per fare un piacere agli Dei, ora tocca a lui la parte peggiore.
Oggi è Intiraymi e al Sole verrà sacrificato.
Si fermano ai piedi della piramide, dove gli Amautas stavano aspettando.
Yupanqi si guarda intorno, in silenzio. C’è anche il Qhapaq Inca, sulla portantina. Assisterà all’evento.
Uno dei Sacerdoti estrae un pugnale con la lama d’oro e comincia a salire i gradini, subito seguito dalle guardie con Yupanqi.
Sono in cima, davanti all’Intihuatana.
«Sapevi che avere rapporti con una Aqqla significa la morte, eppure lo hai fatto. Era la prescelta per la festa di oggi, quindi il Qhapaq ha deciso di sacrificarti al suo posto. Avrai l’onore di dare la tua vita a Inti tramite questa lama, creata con le sue lacrime e il suo sudore. Vuoi dire qualcosa?»
Il giovane scuote la testa.
«Sdraiatelo sulla pietra» dice alle guardie, che eseguono immediatamente.
Gli occhi di Yupanqi vedono il cielo. Un condor volteggia. Apu Kantu.
«Il mio sangue laverà questa pietra, ma la mia anima vi rimarrà imprigionata fino a quando Apu Kantu tornerà a prenderla.»
«Non dovevi parlare» ribatte il Sacerdote.
Alza la mano armata sul petto del giovane e colpisce. Nemmeno un rantolo esce dalla bocca della vittima.
La folla ai piedi della piramide lancia grida di giubilo quando viene mostrato il cuore del sacrificato. Il Qhapaq Inca annuisce e sorride.
Gli occhi si riaprono. C’è parecchia gente, tutto intorno.
«Finalmente, Marcelo! Stavolta ho preso paura. Ogni tanto facevi delle smorfie tremende, hai avuto un incubo? Ora ce ne andiamo.»
«Aspetta, Lele, ormai sto per lasciare questo corpo.»
«Ma cosa dici? Stai scherzando? O sei ancora in delirio?»
«No, sto parlando seriamente. Dimmi, c’è qualche uccello nel cielo sopra di noi?»
Gabriele solleva lo sguardo. Solo qualche nube, niente altro.
«No.»
«Arriverà, vedrai. E in quel momento io e Yupanqi saremo liberi.»
«Chi è Yupanqi? Marcelo, stai delirando…»
«Un Inca, morto su questa pietra tanto tempo fa. Io sono venuto qui per salvarlo. Ho risposto alla sua chiamata.»
Gabriele non sa più cosa fare. L’amico lo guarda e sorride: «Tranquillo, Lele. È tutto nella norma. Sento che sta arrivando.»
«Chi?»
«Apu Kantu, il condor sacro.»
Un’ombra passa sopra di loro. Alzano tutti il viso al cielo e vedono un condor volteggiare.
«Ciao, Gabriele. Ci rivedremo.»
«No, Marcelo, non puoi andare così…»
Vede gli occhi dell’amico chiudersi per l’ultima volta, mentre un sorriso addolcisce quel volto sofferente, rendendolo sereno. Lo abbraccia piangendo, mentre alcuni dei nativi presenti si inginocchiano.
Si stacca e alza lo sguardo. Il condor compie un cerchio sopra le loro teste e poi si allontana..
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Hai affrontato il tema della morte con molta delicatezza, spaziando tra passato e presente. Hai assegnato al malato terminale un ruolo supremo e un trapasso sereno e consapevole: supremo in quanto ha liberato un'anima innocente, uccisa per barbare tradizioni, da un maleficio al quale era - pure - condannato. L'unico appunto (ma è mio gusto personale e penso che ciò fosse, forse, indispensabile alla narrazione) i tanti nomi Inca che mi hanno un poco appesantito la lettura. Ma, al di là di ciò, è senz'altro un buon racconto.
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Racconto gradevole, riesci a trasportare con discreta efficacia il lettore in un luogo e in un tempo altro rispetto al nostro, a offrirci l'assaggio di una civiltà diversa e lontana dalla nostra, quella incaica precolombiana.
Quello che non capisco è il rapporto tra Ypanqui e Marcelo, perché Ypanqui, o la sua anima, viene liberata solo quando giunge un turista qualsiasi benché malato? L'interrogativo a mio avviso termina senza risposta, insomma non percepisco il nesso tra i due e quindi l'impianto del racconto alla fine mi appare un po' artificioso.
Qualcosa mi sfugge anche dal punto di vista logico. Ad esempio, Ypanqui va alla ricerca dell'erba rossa, che funzione avrebbe poi all'interno del racconto?, e, sopra tutto, quando torna dalla sua ricerca scopre che la madre lo ha denunciato per lo stupro della sorella. Va beh, ma subito condannato e giustiziato, sulla parola della madre, mi pare eccessivo. E la sorella, neanche fare un controllo. ascoltarla? Perché dal racconto sembra che lei si uccida dopo il suo arresto.
Ogni evento si succede in modo talmente rapido, quasi ineluttabilmente, forse un po' troppo per me, per non dare seri scossoni alla sospensione dell'incredulità.
Tanto che non riesco proprio a ritrovarmi in ansia per lui, a parteggiare per lui, appare e scompare senza suscitare grandi emozioni. Come per Marcelo d'altra parte e per la sua malattia.
Peraltro pure quell'accenno alla perdita della verginità della sorella... ma Ypanqui come faceva a saperlo? Glielo ha raccontato il padre o la sorella? E perché la madre è stata così pronta a dare credito a una frase gettata via così, in mezzo a un discorso qualunque? E ancora, se la sorella vive in un santuario, protetto ritengo, come è stata possibile la violenza?
E per quale motivo rischiare se la vita è il prezzo di tanto sacrilegio?
Interrogativi, temo, tutti senza risposta.
Ben scritto come sempre, dal punto di vista formale ti segnalo solo " l'autore della violenza sul corpo e loro padre" hai dimenticato l'articolo.
E subito dopo manca un punto interrogativo alla fine di " come ha potuto pensare questo".
Un appunto storico, gli Inca praticavano sacrifici umani (lo facevano da sempre tutte le popolazioni andine preincaiche), ma non strappavano il cuore dal petto nel corso del sacrificio. Quello era il macabro privilegio degli aztechi di Tenochtitlan.
Buon lavoro, a rileggerti.
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così interessante che mi sarebbe piaciuto un maggior approfondimento al riguardo. Forse il racconto sarebbe stato
ancora più convincente se inserito in un testo di più ampio respiro. Per quanto riguarda l'aspetto stilistico, beh, tanto di cappello,
è senza dubbio di un livello molto alto. Voto 4.
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varrebbe la pena dare più peso all’immagine del Condor in volo che soffermarsi troppo Gabriele e il corpo esanime dell’amico.
In ogni caso un buon racconto, voto 4 per me. Sarebbe un 4,5 ma mi ha emozionata meno dei racconti ai quali ho assegnato un 5…
Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2014 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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La Gara 11 - Parole in padella
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La Gara 34 - Heroes - un giorno da eroi
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L'Altro
antologia AA.VV. sulle diversità del Genere Umano
Attraverso il concorso "L'Altro - antologia sulle diversità del Genere Umano", gli autori erano stati chiamati a esprimersi sulle contrapposizioni fra identità, in conflitto o meno, estendibili anche a quelle diversità in antitesi fra di loro come il terreste e l'alieno, l'Uomo e l'animale, l'Uomo e la macchina, il normale e il diversamente abile, il cristiano e il musulmano, l'uomo e la donna, il buono e il cattivo, il bianco e il nero eccetera. La redazione cercava testi provocatori (purché nei limiti etici del bando), senza falsi moralismi, variegati, indagatori e introspettivi. Ebbene, eccoli qua! La selezione è stata dura e laboriosa, ma alla fine il risultato è questo ottimo libro.
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Vedi ANTEPRIMA (312,10 KB scaricato 120 volte).
Déjà vu - il rivissuto mancato
antologia poetica di AA.VV.
Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
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