Il glorioso e tragico sacrificio dei combattenti di Isbuscenskji
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Il glorioso e tragico sacrificio dei combattenti di Isbuscenskji
"Edoardo, tieni le chiavi, su, veloce, apri la porta, non abbiamo molto tempo a disposizione, tra un'ora dobbiamo partire con il giro di perlustrazione."
"Pietro, mi hai fatto quasi prendere un colpo, per un attimo ho pensato che un russo mi stesse assalendo alle spalle… Sei in ritardo, è più di mezz'ora che ti sto aspettando, ancora un po' e sarei morto assiderato. Se tu non fossi il mio capitano ti avrei già mandato a quel paese."
"Tu prova a farlo e ti mando davanti al plotone di esecuzione seduta stante…" Mi mette una mano sulla spalla, "forza, sbrighiamoci o il diversivo che abbiamo programmato rischia di saltare."
"Sì, ma gli altri? Come mai ci siamo solo io e te?"
Mentre armeggia con il proiettore, Pietro mi fa cenno di sedermi. "Basta domande oziose, non ti è sufficiente sapere che oggi avrai la possibilità di assistere al principale evento che, in questi giorni, ha tenuto banco tra di noi? Ultimamente non vi ho sentito parlar d'altro."
Lo guardo stupito: "Alludi forse alla carica di Isbuscenskji?! Parliamo di un fatto accaduto meno di tre mesi fa, a Cinecittà ne hanno già realizzato una trasposizione cinematografica?"
Pietro scuote la testa, sorride: "Non si tratta di una piatta e scialba ricostruzione, bensì del filmato originale girato durante l'omonima battaglia."
"Mi stai dicendo che qualche pazzo furioso si è preso la briga di riprendere la carica dei nostri lancieri? Se le informazioni che ci hanno dato sono vere anche solo per la metà, là c'è stato un vero inferno. Non ci posso…"
Non riesco a finire la frase, mi ritrovo mio malgrado seduto dopo aver ricevuto da Pietro una spinta in pieno petto. Di colpo diventa tutto buio. Un fascio di luce viene proiettato sulla parete di fronte a noi, comincia il conto alla rovescia: 3, 2, 1… Appare infine il titolo a caratteri cubitali:
L'EPICA CARICA DEL REGGIMENTO SAVOIA CAVALLERIA
Isbuscenskji, 24.08.1942
È quasi l'alba. Una pattuglia del primo squadrone del reggimento Savoia, uscita in esplorazione, non ha percorso che poche centinaia di metri, allorché un violentissimo fuoco di armi automatiche e di mortai si abbatte su di essa. Il nemico si sta preparando a un'offensiva su larga scala. Alcuni cavalieri vengono colpiti da pallottole vaganti e cadono a terra, ma un ufficiale riesce a tornare al galoppo per dare l'allarme. Il caposaldo è in pericolo. Se i russi dovessero sfondare in questo punto, sarebbe la fine: le nostre divisioni si ritroverebbero accerchiate, occorre contrattaccare senza indugio! Un ordine aspro e rauco sibila nell'aria: 'Secondo squadrone, a cavallo!' È un urlo che va dritto al cuore, tutti gli uomini saltano in sella ai cavalli in un prodigio di destrezza. Nel giro di pochi istanti l'intero squadrone si muove fuori dal quadrato, compiendo una perfetta conversione verso l'ala sinistra del nemico, compatto, allineato, quasi si trattasse di una parata di rappresentanza all'interno di una piazza d'armi, e non di una disperata azione per difendersi da un attacco sferrato da forze soverchianti. Il capitano incita i compagni con quanto fiato ha in corpo, conscio che una defezione morale in questo frangente corrisponderebbe alla morte. Ma il timore è infondato: tra le file del Savoia serpeggia un entusiasmo incontenibile, gli uomini si preparano all'assalto finale. All'improvviso un fremito scuote gli intrepidi cavalieri: un maggiore, in passato comandante proprio del secondo squadrone, è giunto al galoppo e si presenta sorridendo: 'Capitano, sono un tuo gregario. Chiedo l'onore di partecipare alla carica contro il nemico!' La richiesta naturalmente viene accettata, e un'ondata di commozione travolge i lancieri del Savoia, il vecchio comandante si è unito a loro. È giunto infine il momento della verità: 'Sciabol…mano…caricat!' È il comando tanto atteso, lo squadrone si getta di prepotenza all'assalto delle posizioni sovietiche. Le pallottole fischiano da tutte le parti, il suono delle mitragliatrici è assordante, ma i nostri non mostrano il minimo segno di titubanza. Il fuoco nemico è tuttavia inesorabile, e alcuni uomini cadono a terra sotto le raffiche russe. Cade anche il capitano. Il suo cavallo muore all'istante, falciato da una scarica sparata da distanza ravvicinata. L'ufficiale cerca allora di montare sul destriero del suo attendente, rimasto privo di cavaliere, ma la bestia si imbizzarrisce e con uno strattone si libera e scappa lontano. Lo squadrone ha un momento di sbandamento, ma il maggiore, con voce ferma e risoluta, rinfranca l'animo dei suoi uomini: "Avanti Savoia!" A quel comando, i cavalieri si abbattono con una violenza inaudita contro le postazioni avversarie, le loro sciabole fanno strage dei fanti rintanati nelle buche, i cavalli calpestano con gli zoccoli mitragliatrici, nastri e cassette. La lotta si fa via via più brutale e furibonda, ma il nemico è infine battuto; i nostri ritornano alla base portandosi dietro centinaia di prigionieri. Un soldato ferito a morte viene fatto scendere con delicatezza dal cavallo di un compagno. Ha un ultimo desiderio: baciare il tricolore. Tutti i lancieri si irrigidiscono sull'attenti, tre lunghi squilli di trombe risuonano mentre il moribondo posa le labbra sulla bandiera. Questi sono gli uomini del Savoia, questa è l'impresa che rimarrà scolpita per l'eternità nei nostri cuori.
Finita la proiezione, Pietro si gira verso di me: "Allora, ti è piaciuto?"
"Sì, tantissimo! A tratti sono rimasto senza fiato…"
"Che entusiasmo, calma, ho capito, ho capito, " mi interrompe, "ma dimmi, come intitoleresti questo episodio della nostra storia?".
"Il titolo che è apparso all'inizio va benissimo: l'epica carica del reggimento Savoia Cavalleria."
"Edoardo, in guerra non c'è mai nulla di epico, non lo hai ancora compreso? E poi ti sbagli, non è stato proiettato nessun titolo."
"Come no? L'ho visto distintamente, è comparso alla fine del conto alla rovescia."
"Probabilmente hai creduto di vederlo, quella frase c'era solo nella tua testa. Io non ho visto nulla. Al contrario tuo, mi sono preparato alla visione senza pregiudizi o preconcetti. Ora, per favore, a me gli occhi." A volte faccio davvero fatica a sopportare Pietro. Saccente e pedante allo stesso tempo. Comunque lo scruto con attenzione, attendo da lui qualche altra perla di saggezza…
"Ti vuoi muovere? Ti ho già detto che dobbiamo sbrigarci. Dammi gli occhi."
"Ti sto guardando appunto. Cosa vuoi dirmi? O intendi farmi vedere qualcosa?"
"Ti ho detto di darmi gli occhi. Lo capisci l'italiano? Cavati quegli stracazzo di occhi!"
La richiesta, nella sua assurdità, è talmente perentoria che mi affretto a soddisfarla. Tanto ormai è tutto un paradosso dietro l'altro. Mi infilo tre dita nelle cavità orbitali, i globi oculari escono con una facilità sorprendente, quasi fossero palline da golf tirate fuori dalla buca.
"Bene, ora mettiti questi" mi dice porgendomi un paio di bulbi oculari nuovi di zecca. Non mi resta altra alternativa che infilarmeli.
"Ora riguardiamo tutto dall'inizio."
Rivedo nuovamente il lungometraggio. Le scene iniziali, con i cavalieri del secondo squadrone che si preparano alla carica e che si lanciano all'assalto delle postazioni nemiche, mi passano davanti quasi senza che io me ne accorga tanto sono rapide, come se qualcuno dalla regia avesse selezionato lo scorrimento veloce. Poco dopo però, le immagini frenano di colpo, e tutto mi sembra procedere al rallentatore. Lo spettacolo è desolante: pur nel quadro generale di una vittoria tattica italiana, la mia retina, adesso, non cattura nulla se non scene di morte e sofferenza. Circa metà dei nostri lancieri, i cui cavalli sono stati impietosamente abbattuti dal fuoco nemico, è appiedato. Molti uomini giacciono agonizzanti nella polvere, si toccano le ferite, chiedendosi febbrilmente se sopravviveranno o meno, mentre in bocca sentono il gusto dolciastro e nauseabondo del sangue. Tanti altri questa domanda ormai non se la possono porre, i loro occhi vitrei fissano già sbarrati il cielo, i corpi dilaniati dalle bombe a mano inizieranno a breve a decomporsi. Alcuni cavalli gironzolano tra le macerie, nitrendo sofferenti e affranti. Dopo un tempo che mi sembra infinito, la voce di Pietro mi riporta alla realtà.
"Ebbene, com'è andata? Dovresti avere avuto una visione più nitida delle scene a cui hai assistito."
"Sì, è stato terribile. Il campo di battaglia era disseminato di cadaveri e di uomini urlanti di dolore. Sento ancora dentro di me un'angoscia devastante."
"Mhmm. Forse ho esagerato. Qualche idea per un diverso titolo?"
"Sì. Il tragico e crudele destino del reggimento Savoia cavalleria."
Pietro scuote la testa "già, ho proprio esagerato, questi occhi sono troppo forti, hanno un potere correttivo eccessivo. Pur nella consapevolezza della tragedia che si è consumata a Isbuscenskij, così sminuisci il valore e il coraggio dei lancieri del Savoia. Prima ho detto che in guerra non c'è nulla di epico. Ma ciò non significa che non ci sia lustro nelle impavide azioni dei nostri eroi. Prova questi."
Rivedo la pellicola con l'ennesimo paio di occhi. Stavolta i fotogrammi si susseguono tutti alla stessa velocità, sia quelli della carica di cavalleria che quelli che ripropongono sequenze di dolore e morte, così come le scene di giubilo per la vittoria e il saluto finale alla bandiera italiana. Mentre osservo i nostri, percepisco in ugual modo ogni singola vibrazione del loro cuore: la trepidazione prima dell'assalto, il timore di non rivedere più amici e familiari, la paura di morire. La sofferenza fisica, e ancor di più quella psicologica, di coloro che cadono a terra feriti. La solitudine di chi purtroppo non ce l'ha fatta. La commozione per i compagni caduti, la consapevolezza di aver compiuto con onore il proprio dovere, l'euforia per aver sconfitto il nemico. Mentre davanti a me scorrono le immagini di questi poveri soldati mandati a morire in terre lontane per una vana gloria, una morsa mi stringe il cuore. Ma, allo stesso tempo, comprendo che la drammaticità di tale vicenda nulla toglie al valore che hanno dimostrato i nostri prodi fratelli nell'andare a testa alta incontro a un destino avverso. Dobbiamo fissare nella memoria in modo indelebile il loro ricordo. E senza necessità di rivestire di retorica e di parole roboanti le loro gesta. Sì, perché questi atti di coraggio brillano già di luce naturale.
"Allora?"
"Il glorioso e tragico sacrificio del reggimento Savoia cavalleria".
Una smorfia di perplessità appare sul volto di Pietro. "Meglio, ma non ci siamo ancora… Edoardo, i nomi dei reparti italiani sono scolpiti nel nostro petto, per esempio sai quale orgoglio provo ogni volta che pronuncio il nome della mia amata divisione Julia, però ricordati che i protagonisti, nel bene e nel male, sono sempre e solo i singoli uomini. E poi…" Di colpo s'interrompe, sembra incerto sul da farsi. Schiocca, infine, le dita in un gesto d'illuminazione.
"Restituiscimi gli occhi, devo fare una leggera correzione. Ecco fatto, tieni."
Non faccio in tempo a indossarli, che mi accorgo subito che c'è qualcosa che non va: "Pietro, è tutto offuscato, vedo delle ombre…" La mia protesta viene troncata sul nascere.
"Devi solo abituarti ai nuovi occhi bifocali, abbassa le palpebre per qualche istante e respira profondamente."
Seguo il consiglio, purtroppo però non cambia nulla. In primo piano si stagliano nitide le immagini dei fieri lancieri del Savoia, ma sullo sfondo intravedo delle figure evanescenti, dai contorni indistinti, sono confuso. Ma è questione di pochi attimi, d'un tratto i miei deficit visivi sembrano essere scomparsi. Riguardo il filmato in un batter di ciglia, ho come la sensazione di vederlo per la prima volta… Se in precedenza i bordi delle divise, vicine e lontane, mi apparivano su piani diversi, ora collimano perfettamente sul mio cristallino, in una scena unitaria di dolore e di coraggio.
"Sì, ora è tutto nitido e chiaro… Sono riuscito a percepire anche le tumultuose sensazioni che si dimenavano nell'animo dei russi, i nostri avversari: le altrettanto atroci sofferenze, lo stesso senso del dovere, il medesimo amor di patria."
"Ottimo! Il titolo, dammi il titolo…"
"Il glorioso e tragico sacrificio dei combattenti, italiani e russi, di Isbuscenskji".
Pietro si sfrega le mani soddisfatto: "Edoardo, abbiamo finalmente trovato il paio di occhi giusto…"
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Se fosse davvero possibile cambiare istantaneamente gli occhi di chi guarda, sarebbe l'inizio della fine per tutti quelli che hanno interesse a nascondere la realtà e a camuffarla per i loro scopi, nonostante spin doctor lautamente pagati o istituti LUCE con o senza contributi pubblici.
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però mi piace l'idea di vedere con occhi diversi le stesse scene, così da capire cosa relamente sia accaduto.
occhi neutri, capaci di discernere e in grado di non fare differenze.
mica facile.
tornando allo scritto, ci sono alcuni refusi da sistemare.
spesso cominci i dialoghi con la minuscola e non va bene
piaciuta l'idea, piaciuta la storia
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Re: Commento
L'autore potrà darti dei riscontri, io ho trovato questo link:
https://www.lastampa.it/cultura/2016/03 ... 1.36573979
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Re: Il glorioso e tragico sacrificio dei combattenti di Isbuscenskji
Come indicato nell'articolo prontamente postato da Andr60, che ringrazio per questo, l'evento narrato è realmente accaduto, e riguarda una delle ultime, se non l'ultima in assoluto, cariche a cavallo che la storia ricordi. È interessante il commento, citato nell'articolo, fatto dai tedeschi per complimentarsi con i loro alleati, ma che suona per certi versi sarcastico: "Noi queste cose non le sappiamo più fare."
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Re: Commento
Grazie per il commento e la segnalazione del refuso, ho provveduto a sistemarlo.Francesco Pino ha scritto: ↑08/01/2022, 17:50 All'inizio non mi sembrava un granché e invece poi la storia mi è piaciuta. Ci dai più punti si vista, uno alla volta, fino ad arrivare a quello più ragionevole e umano. Oltretutto viene la curiosità di andarsi a leggere l'episodio di storia, visto che è realmente accaduto.
Ti segnalo che manca il verbo in una frase, verso l'inizio. Chiaramente una svista.
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Conosco bene l'episodio bellico, uno dei più eroici del CSIR (questa volta ci torni tu in Ucraina), ma alla fine un inutile esercizio di stile. Solo a SuperEsercito poteva venire in mente di mandare la cavalleria a cavallo in mezzo al più grande scontro tra mezzi corazzati della storia. I lancieri contro i T34 sovietici, contro le Katiuscia, contro gli Ilyuscin. Mah.
Non ho nulla da segnalarti dal punto di vista formale, è un buon racconto, complimenti.
Indovinato alla fine il titolo, che dà un senso all'intero racconto: "il glorioso e tragico sacrificio dei combattenti..."
A mio avviso però i combattenti non erano tutti uguali. I sovietici conducevano una guerra non voluta ma Necessaria. Gli italiani la guerra l'avevano cercata (se proprio non voluta), ma la loro era una guerra inutile, almeno su quel fronte, e suicida visto le enormi difficoltà incontrate dalle nostre Forze Armate sul fronte greco albanese e su quello libico egiziano contro degli avversari in grandissima difficoltà.
La Grande Guerra Patriottica in quanto Necessaria forgiò il carattere già squadrato dei russi e fece grande l'Unione Sovietica.
La nostra guerra inutile distrusse il morale in via definitiva e avviò il paese verso la disfatta etica (quella militare va cercata altrove) dell'otto settembre.
Sarà dalla Resistenza come guerra Necessaria a rinascere l'Italia moderna come noi la conosciamo.
Ottimo lavoro, a rileggerti
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Grazie Giovanni per il commento e il voto, entrambi molto apprezzati!Giovanni p ha scritto: ↑10/01/2022, 16:48 Bellissimo racconto storico, secondo me ben curato e piacevole da leggere. NOn ho notato refusi, c'è da dire che scorre bene quindi questo aiuta a non notarli, nè errori di punteggiatura. non ho altro da aggiungere.
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Re: Commento
Lancieri contro T34, uno scontro davvero impari… Il complimento dei tedeschi al riguardo la dice tutta: “noi questa cosa non la sappiamo più fare” (scusa se ripeto questa citazione che ho già fatto in un commento precedente, a volte divento logorroico). Isbuscenskij non solo è una delle battaglie più rappresentative della tragedia vissuta da nostri soldati in Russia, ma è anche, almeno a mio parere, un emblema della storia del bistrattato popolo italiano che, tra tanti difetti, ha anche tante qualità. Popolo che si è spesso ritrovato ad affrontare situazioni già di per sé molto difficili, ma che diventavano insormontabili a causa dell’inettitudine della propria classe dirigente.Namio Intile ha scritto: ↑11/01/2022, 15:45 Un racconto surreale, in modo cercato surreale, con quella cavatina d'occhi autoinflitta per permettere una migliore, anzi diversa, visione del lungometraggio sull'ultima carica del Savoia Cavalleria.
Conosco bene l'episodio bellico, uno dei più eroici del CSIR (questa volta ci torni tu in Ucraina), ma alla fine un inutile esercizio di stile. Solo a SuperEsercito poteva venire in mente di mandare la cavalleria a cavallo in mezzo al più grande scontro tra mezzi corazzati della storia. I lancieri contro i T34 sovietici, contro le Katiuscia, contro gli Ilyuscin. Mah.
Non ho nulla da segnalarti dal punto di vista formale, è un buon racconto, complimenti.
Indovinato alla fine il titolo, che dà un senso all'intero racconto: "il glorioso e tragico sacrificio dei combattenti..."
A mio avviso però i combattenti non erano tutti uguali. I sovietici conducevano una guerra non voluta ma Necessaria. Gli italiani la guerra l'avevano cercata (se proprio non voluta), ma la loro era una guerra inutile, almeno su quel fronte, e suicida visto le enormi difficoltà incontrate dalle nostre Forze Armate sul fronte greco albanese e su quello libico egiziano contro degli avversari in grandissima difficoltà.
La Grande Guerra Patriottica in quanto Necessaria forgiò il carattere già squadrato dei russi e fece grande l'Unione Sovietica.
La nostra guerra inutile distrusse il morale in via definitiva e avviò il paese verso la disfatta etica (quella militare va cercata altrove) dell'otto settembre.
Sarà dalla Resistenza come guerra Necessaria a rinascere l'Italia moderna come noi la conosciamo.
Ottimo lavoro, a rileggerti
Grazie per la recensione, che ho apprezzato molto, e anche per aver condensato efficacemente in poche righe il dramma vissuto dai nostri avi durante quei terribili anni.
- Domenico Gigante
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Ciao Domenico,Domenico Gigante ha scritto: ↑28/01/2022, 21:59 Il racconto è piacevole e l'escamotage degli occhi per riflettere sulla verità morale della guerra è davvero un'idea brillante. Questo lo rende decisamente poco retorico e molto schietto. L'ho trovato, però, un po' lento e ho fatto fatica a leggerlo. Ma probabilmente sono semplicemente un po' stanco io in questo momento. Cmq i miei sinceri complimenti!
no, non eri tu stanco, il racconto è, spero solo a tratti, un po' lento. Avrei voluto tagliare di più sulle descrizioni della battaglia, che effettivamente in qualche caso risultano ridondanti, ma avevo bisogno di dare sostanza ai giudizi del protagonista che, se non supportati ogni volta da un resoconto delle sue percezioni ed delle sue emozioni, sarebbero risultati, credo, superficiali e retorici.
E naturalmente grazie per il generoso commento!
- Roberto Bonfanti
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Ma qui si tratta di un racconto, non di un testo di studio, quindi va giudicato anche per il suo valore letterario che, credo, non possa essere considerato meno che eccellente.
Hai un’ottima capacità descrittiva, bello stile, proprietà di linguaggio e conoscenza storica, in più, lo scatto narrativo inaspettato rende il racconto piuttosto originale.
Se devo trovare il pelo nell’uovo, ho avuto l’impressione che i dialoghi, per quanto molto efficaci, suonassero un po’ troppo “contemporanei” per essere in bocca a dei soldati del ’42, ma sono inezie.
Alla fine della lettura mi è venuta una riflessione: chi decide quali sono gli occhi giusti? Chi stabilisce da che parte sta la verità?
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Grazie mille Mithril per il tuo commento, davvero apprezzatissimo!
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Ciao Roberto, grazie per le tue considerazioni sulla storia e per aver apprezzato e giudicato così positivamente il mio brano, grazie davvero. Per quanto riguarda le tue ultime domande, che sono ovviamente più che altro una provocazione, aggiungo una mia riflessione, che sintetizza una mia personale evoluzione nel tempo nel giudicare gli eventi storici del passato: quando ero più giovane, diciamo tra i venti e i trent'anni, ero fermamente convinto che spettasse ai posteri l'ardua sentenza... Da quando ho superato, da un po' di anni, gli ...anta, al di là che, come sappiamo, i fatti storici del passato vengono molto spesso mistificati o anche solo strumentalizzati, sono giunto alla conclusione che si tratta principalmente di un problema di coscienza: ogni essere umano potrà giudicare, potenzialmente a ragion veduta, solo le proprie azioni e gli eventi che ha vissuto in prima persona (e anche qui con tutti i limiti del caso ma, se sarà a posto con la propria coscienza, il suo giudizio potrà dirsi almeno sensato e sincero), ma il giudizio, storico e soprattutto morale (naturalmente con le dovute eccezioni, sia chiaro, ci sono degli accadimenti che sono incontrovertibili, anche se ci sono dei santoni che si arrogano il diritto di negare l'innegabile...) su qualunque evento conosciuto tramite i libri di storia o i mass media sarà, nelle migliori delle ipotesi, vuoto e superficiale. E quindi, per usare le tue parole: chi decide quali sono gli occhi giusti? Chi stabilisce da che parte sta la verità?Roberto Bonfanti ha scritto: ↑26/02/2022, 8:31 L’ultima carica della cavalleria italiana si svolse non troppo lontano dal territorio del Donbass, oggi, 80 anni dopo, oggetto del contendere nel conflitto fra Russia e Ucraina; basterebbe questo per ribadire l’importanza della storia, concetto ben sintetizzato nella famosa frase di Georges Santayana: “Coloro che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo.”
Ma qui si tratta di un racconto, non di un testo di studio, quindi va giudicato anche per il suo valore letterario che, credo, non possa essere considerato meno che eccellente.
Hai un’ottima capacità descrittiva, bello stile, proprietà di linguaggio e conoscenza storica, in più, lo scatto narrativo inaspettato rende il racconto piuttosto originale.
Se devo trovare il pelo nell’uovo, ho avuto l’impressione che i dialoghi, per quanto molto efficaci, suonassero un po’ troppo “contemporanei” per essere in bocca a dei soldati del ’42, ma sono inezie.
Alla fine della lettura mi è venuta una riflessione: chi decide quali sono gli occhi giusti? Chi stabilisce da che parte sta la verità?
- Marino Maiorino
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Riscrivendolo oggi, però, credo che sarebbe ancora più forte e crudo: gli eventi ci hanno portato così vicino a una situazione simile a quei giorni.
E forse crudezza servirebbe, per fermare non tanto chi è già in guerra, ma 'sti deficienti che vorrebbero infilare pure noi dentro quel tritacarne.
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Ciao Marino,Marino Maiorino ha scritto: ↑16/03/2022, 16:49 Molto bello, quando l'hai scritto non era ancora iniziata questa baraonda...
Riscrivendolo oggi, però, credo che sarebbe ancora più forte e crudo: gli eventi ci hanno portato così vicino a una situazione simile a quei giorni.
E forse crudezza servirebbe, per fermare non tanto chi è già in guerra, ma 'sti deficienti che vorrebbero infilare pure noi dentro quel tritacarne.
sì, il messaggio è ancora più triste considerando quello che sta succedendo in Ucraina, è tutto così pazzesco, gli esseri umani impareranno prima o poi a convivere in pace?!
Sono contento che il racconto ti sia piaciuto, ti ringrazio.
Gara d'Estate 2018 - Incontri, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione e Laura Ruggeri.
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La Gara 25 - Dietro la maschera!
A cura di Morgana Bart e Tullio Aragona.
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La Gara 15 - Risorse a piccoli sorsi
A cura di Mastronxo.
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L'Animo spaziale
Tributo alla Space Opera
L'Animo Spaziale è un tributo alla space opera. Contiene una raccolta di racconti dell'autore Massimo Baglione, ambientati nella fantascienza spaziale. Un libro dove il concetto di fantascienza è quello classico, ispirato al Maestro Isaac Asimov. La trilogia de "L'Animo Spaziale" (Intrepida, Indomita e Impavida) è una storia ben raccontata con i giusti colpi di scena. Notevole la parentesi psicologica, in Indomita, che svela la complessa natura di Susan, elemento chiave dell'intera vicenda. "Intrepida", inoltre, ha vinto il primo premio nel concorso di letteratura fantascientifica "ApuliaCon 2006" (oggi "Giulio Verne"). I racconti brevi "Mr. Sgrultz", "La bottiglia di Sua Maestà" e "Noi, sorelle!" sono stati definiti dalla critica "piccoli capolavori di fantascienza da annoverare negli annali.
Di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (1,68 MB scaricato 317 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Gare letterarie stagionali - annuario n° 2 (2019 - 2020)
Le Gare letterarie stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova nel forum di BraviAutori.it, divertirsi, conoscersi e, perché no, anche imparare qualcosa. I migliori testi delle Gare vengono pubblicati nei rispettivi ebook gratuiti i quali, a ogni ciclo di stagioni, diventano un'antologia annuale come questa che state per leggere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Roberto Bonfanti, Giampiero, Lodovico, Giorgio Leone, Athosg, Carol Bi, Diego.G, Massimo Centorame, Namio Intile, Alessandro Mazzi, Frdellaccio, Teseo Tesei, Stefyp, Laura Traverso, Eliseo Palumbo, Saviani, Andr60, Goliarda Rondone, Roberto Ballardini, Giampiero, Fausto Scatoli, Sonia85, Speranza, Mariovaldo, Macrelli Piero, Andrepoz, Selene Barblan, Roberto, Roberto Virdo'.
Vedi ANTEPRIMA (949,83 KB scaricato 75 volte).
Un passo indietro
Il titolo di questo libro vuole sintetizzare ciò che spesso la Natura è costretta a fare quando utilizza il suo strumento primario: la Selezione naturale. Non sempre, infatti, "evoluzione" è sinonimo di "passo avanti", talvolta occorre rendersi conto che fare un passettino indietro consentirà in futuro di ottenere migliori risultati. Un passo indietro, in sostanza, per compierne uno più grande in avanti.
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.