Il quadro completo
- Nunzio Campanelli
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Il quadro completo
Quella mattina si trovava sul palco. Suo il compito di fare il preambolo introduttivo al discorso del direttore generale. Di fronte un centinaio di facce con un'espressione incerta tra la rabbia per l'invidia ed il sussiego per il dirigente, che si trovava subito dietro di lui.
Cominciò con i saluti di rito, e mentre stava per iniziare il suo brevissimo intervento guardò un istante fuori della finestra, così, tanto per restituire un po' di profondità al suo sguardo.
Non c'era niente di particolare da vedere, se non le case, le strade, la gente, le auto.
Rimase interdetto. Guardò di nuovo fuori. Un brusio attraversò la platea, mentre un lieve sorriso di scherno cominciava a delinearsi sul viso di qualcuno.
Non c'era niente di particolare da vedere. Lo sapeva ma continuava a guardare fuori. Non era attirato da quello che vedeva, ma da quello che non vedeva.
Il direttore schiarì la voce, mentre un moto impercettibile cominciava a manifestarsi sulla palpebra del suo occhio sinistro.
Luca continuava a guardare fuori. Il brusio aumentava, alimentato dalle esclamazioni di falso sussiego e da quelle di pura cattiveria.
Cos'e che mancava in ciò che stava vedendo di fuori? Eppure era quello che guardava tutti i giorni. Non si era mai accorto di quella dissonanza, fino a quel momento.
Continuava a guardare fuori. Poi, all'improvviso, capì. Lo sapeva da sempre, ma finora aveva fatto finta di ignorarlo. Ogni volta che aveva guardato fuori, negli ultimi due anni, tanto era il tempo che lavorava in quell'istituto, lo aveva capito. Salvo poi relegare quella consapevolezza in un recondito angolo della sua coscienza, fino a dimenticarsene.
Smise di guardare di fuori, prestò attenzione alla sala, e lentamente iniziò a parlare, tra la visibile delusione dei colleghi. Il sopracciglio del direttore, che nel frattempo aveva iniziato una specie di danza accompagnando il moto ininterrotto della palpebra, si fermò all'istante.
- Il mio compito, questa mattina, è di parlare per due minuti prima del discorso del direttore che sta aspettando
qui alle mie spalle. Non è molto importante ciò che dirò, basta che usi un tono brillante e delle frasi colorite. Sì,
c'è scritto così nel programma stilato dalla segretaria: Ore dieci - introduzione - argomento di carattere
generale. Usare un tono brillante e frasi colorite.
Bene: io non lo farò.
Non lo farò perché ho scoperto proprio in questo momento, vi sembrerà strano ma è così, che c'è una cosa che
devo assolutamente fare ora. Sì proprio adesso.
Pertanto vi saluto.
Fece per andarsene quando, come ricordandosi di una cosa, ritornò indietro riprendendo il microfono in mano.
- Scusate, dimenticavo: fanculo.
Scese dal palco dirigendosi verso l'uscita, accompagnato dagli sguardi di una platea ammutolita. Il volto del direttore si era pietrificato in una incomprensibile smorfia.
Scese di corsa le scale, percorse velocemente il lungo corridoio, aprì il grande portone di vetro ed uscì all'esterno.
Si diresse verso un bar che si trovava lì vicino. Mentre camminava girò la testa indietro per vedere quella finestra da cui, fino a pochi istanti prima, stava guardando fuori. Dietro i vetri vide una moltitudine di facce.
Arrivò al bar, si mise a sedere su un tavolino sul marciapiedi. Era visibilmente felice.
Arrivò una ragazza a prendere l'ordinazione.
- Cosa prendi?
- Ma, non saprei. Tu che dici?
Lei pensò che si trovava di fonte all'ennesimo imbecille che ci provava, ma quel ragazzo era così contento che non riusciva proprio a trattarlo male. Gli sorrise.
Lui scansò un poco la sedia vuota di fianco e le fece segno di sedersi.
Lei si sedette.
Lui guardò di nuovo verso quella finestra, poi disse:
- Sai, li invidio.
- Quei tipi che ci stanno guardando? Perché?
- Perché ora possono vedere il quadro completo.
- Il quadro completo!?
- Già!
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Invidio che riesce a scrivere qualcosa di buono usando così pochi caratteri, io non ci riesco, ancora.
Voto 4
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Quando hai scritto "Non era attirato da quello che vedeva, ma da quello che non vedeva." ho pensato ad una rivelazione. Ed invece mi hai stupito: la cosa che mancava era proprio il protagonista. E adesso i colleghi hanno il quadro completo. Ma anche per loro non sarà mai completo, perché sentiranno anche loro la propria assenza. Non si può essere osservatori e osservati allo stesso tempo. Non si può essere paesaggio e sguardo contemporaneamente. Non si può Essere e Vivere nel medesimo istante. Forse è questa presenza - assenza che poteva dire di più.
Ma è solo una mia opinione.
Complimenti!
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Re: Il quadro completo
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Stilisticamente il racconto è perfetto, con le giuste inquadrature (forse il sopracciglio del megadirettore che si muove è un po' grottesco, ma che fa?), e il finale è molto azzeccato.
Un voto alto te lo meriti!
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L'uomo non è necessariamente un animale sociale e si può essere eremita anche all' interno della società e praticare ogni tanto un atto liberatorio è legittimo e sano.
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Il racconto completa il quadro ma lo fa in un modo usuale:io mi aspettavo qualcosa di interessante e inaspettato, visto l'accento posto sull'esterno dall'autore.
- Marino Maiorino
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Ma non so se davvero "quelli là dentro" stanno guardando il quadro: per guardare il quadro bisogna avere occhi particolari!
Ma Luca lo guarderebbe, e mi viene da farti una domanda: il quadro come lui lo desiderava era proprio con QUELLA coppia al tavolino del bar? Diventerebbe una gradevole storia d'amore (almeno il principio).
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Menzione particolare per il finale. All’inizio sono rimasto un po’ male per la semplicità del finale, ma dopo qualche secondo di riflessione ho cambiato totalmente idea! Finale che mi piace tantissimo e che trovo originale anche nel suo andare in qualche modo “controcorrente”. Nella retorica dell’abbandonare un buon lavoro per inseguire un proprio sogno mi ha sempre un po’ infastidito la pressione che (in)consapevolmente viene scaricata sul sogno, come se allontanarsi da qualche cosa che non ci piace sia una scelta auspicabile solo quando bilanciata da una missione di vita. La forza del finale secondo me sta proprio in questo: Luca non era spinto da grandi ideali o ambizioni, voleva solo stare tranquillo, seduto al tavolino di un bar che lo riparasse dal sentire il peso del mondo sulle spalle. Un’epifania che mi ha ricordato un po’ Drugo de Il Grande Lebowski, mio film preferito! Sono rimasto solo con un piccolo dubbio, stimolato da un commento che ora non ritrovo: a vedere il quadro completo sono solo i colleghi (a patto abbiano uno sguardo che consenta loro di vederlo), o sia i colleghi che Luca?
Se posso dare un consiglio, ma è solo la mia opinione, forse avrei approfondito di più l’effettivo lavoro che svolgeva Luca. Impiegato dello stato è piuttosto generico e copre un ventaglio super eterogeneo di lavori; questo mi ha un po’ disorientato all’inizio nell’entrare nella storia (e quindi empatizzare col protagonista).
Altra cosa davvero minima: in una delle due volte che utilizzi il termine sussiego utilizzerei un sinonimo.
In ogni caso, Complimenti!
- Tiziano Legati
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Bravo
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Bel racconto
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Voto 4
- Alberto Marcolli
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commento: Il quadro completo
"che c'è una cosa che" – due che in 5 parole, io eviterei. Es. Non lo farò perché ho scoperto una cosa proprio in questo momento, vi sembrerà strano ma è così, e devo assolutamente farla adesso.
"mise a sedere su un tavolino sul marciapiedi" - non ho capito bene: lui si siede su una sedia o proprio sul tavolino? Nel primo caso io direi: si sedette a un tavolino sul marciapiedi.
Uso della d eufonica. Per me le eccezioni sono poche. Es. ad eccezione di; ad esempio; tu ed io; ad ogni modo e poco altro che adesso non ricordo.
Usi “sussiego” due volte.
Concordo con le considerazioni sul contenuto degli altri Bravi Autori. In particolare mi ha incuriosito il commento di Macrelli Piero sul finale, ottimo suggerimento direi, perché non seguirlo?
Aggiungo una mia amara riflessione: cosa succederebbe se i suoi colleghi decidessero anche loro di abbandonare il direttore e sedersi tutti ai tavolini dei bar? Alienazioni della vita moderna: io ricordo un certo Calindri seduto a un tavolino nel bel mezzo del traffico cittadino. Contro il logorio delle vita moderna, era il "tormentone". Già ma lui si beveva il Cyn.. spritz, mica una gazzosa!
Conclusione: a parte le mie solite lagnanze, il corto è molto bello. Per me il voto è 5
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In effetti, tante persone vivono percorrendo quotidianamente, rassegnate o magari inconsapevoli, la famosa "ruota del criceto", facendo cose per uniformarsi o per piacere ad altre persone alle quali non importa niente di loro.
Così si vende il proprio preziosissimo tempo per acquistare oggetti inutili che ci danno un piacere effimero, perchè in tal modo ci si sente realizzati nel confronto con amici e conoscenti.
La scelta del protagonista è coraggiosa e, secondo me, illuminata. Alla fine, è il cuore che deve sempre guidare le nostre scelte, poi la ragione interverrà per ottimizzarle, questo è il mio pensiero condiviso con altri.
Complimenti, un tema che sicuramente genera riflessioni, dibattiti e invita chi vuole farlo a scandagliare dentro sè stesso.
Complimenti.
Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2020 - (a colori)
A cura di Tullio Aragona.
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GrandPrix d'autunno 2022 - Endecasillabo di un impostore - e le altre poesie
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A Quattro mani
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antologia AA.VV. di opere ispirate a storie famose, ma rimaneggiate dai nostri autori
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