Ritenta, sarai più fortunato
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Ritenta, sarai più fortunato
Niente da fare. Con ogni probabilità la moneta vincente sarebbe stata la prossima, se solo Luca non si fosse giocato tutto ciò che aveva con sé. Maledetta sfortuna, aveva vinto ancora lei. Oppure era proprio quella slot che non ne voleva sapere di far felice quell’uomo dai capelli bianchi e dalla barba incolta, che ogni volta si limitava a rivolgerle parole non proprio carine nonostante desiderasse distruggerla nel più violento dei modi. Spense con rabbia la sigaretta, appiattendo il filtro nel posacenere.
Non aveva più motivo di rimanere in quel bar. Così piccolo, pareva quasi estraneo al tempo che passa. Un po’ tutto l’arredamento destava un’incolmabile nostalgia degli anni Settanta. Sulla destra, un piccolo bancone sul quale era presente un vassoio con dei cornetti che, sebbene i giorni si succedano incessantemente, sembravano essere sempre gli stessi. In fondo, il reparto tabacchi. In bella vista tra una montagna di sigarette e gratta e vinci di tutti i tipi c’era un cartello. Vietato fumare, diceva. Curioso come tutti, partendo da Pancrazio, il proprietario del locale, lo avessero ignorato sin da quel maledetto giorno del Duemilatre.
Luca si alzò e uscì, abbozzando un saluto rivolto a un signore sulla mezza età che cercava con argomentazioni fantasiose di rifilare al barista una, a suo dire, innovativa macchina del caffè.
«È la quarta vorta che m’o chiedi, t’ho detto de no!» rispose esasperato Pancrazio, che si trovava quotidianamente a lottare con quest’uomo che provava a vendergli tutto ciò gli passasse sottomano. Questa volta la macchina, un’altra il caffè, un’altra ancora un materasso ortopedico.
Luca lo guardò solo per un attimo. Così diverso da lui, era però l’unica persona che potesse chiamare amico. Poi oltrepassò la soglia del bar per defilarsi in una Via Prenestina dominata dalla frenesia del lunedì mattina.
Appena Giulio se ne accorse interruppe la conversazione con il barista, abbandonò la macchinetta sul bancone, finì con un sorso il caffè, si infilò precipitosamente il portafogli, che troppo spesso la mattina rischiava di dimenticare, nella tasca anteriore dei pantaloni, e lo seguì.
«Aò, portate ‘sta cosa!» Non lo sentì. Uscì.
«Lù, aspe’! Un’altra volta?» Era una decina di metri dietro. Gridò per farsi sentire, mentre lo raggiungeva con passo svelto non accorgendosi di quel portafogli che, come una zattera alla deriva che cullata dalle onde del mare prende man mano il largo, a ogni falcata fuoriusciva sempre più dalla tasca dei pantaloni. Luca si girò.
«Un’altra volta che? È quella machinetta de merda che nun me vole fa vince» Erano praticamente faccia a faccia.
«Senti, mo’ basta. Quanti altri soldi devi butta’?»
«Ma che cazzo dici! Gioco solo perché conviene» Vincere equivale prendere tutto. Perdere, in fondo, è solo qualche spiccio. Già, conviene.
«Non è pe’ mettete pressione, ma te ricordi quanto me devi?»
«Sta tranquillo che te li ridò i soldi» Luca era davvero convinto che prima o poi glieli avrebbe restituiti, anche se Giulio sapeva che non sarebbe stato così.
«Lo vedi che non hai capito niente. E poi come penseresti di trovarli?»
«Cazzi mia» Tagliò corto. Questa volta aveva vinto l’orgoglio. Come poteva ora chiedere un altro prestito, secondo il piano che aveva attentamente studiato? Non poteva.
Giulio pensò bene a cosa dire. Attimi di silenzio intercorsero tra i due, interrotti solamente dal rumore incessante del traffico romano, dai lavori, da una mamma spazientita che cercava di calmare il proprio bambino in lacrime per chissà quale motivo.
«Ma vaffanculo» Si girò e, senza voltarsi, tornò indietro a riprendere la macchina del caffè che Pancrazio aveva parcheggiato appena fuori il bar. Nessuno si accorse del portafogli che cadde a terra. Eccetto Luca, che era rimasto a fissare l’amico.
Segno del destino o tentazione del demonio? Per quel che ne sapeva, c’era anche la possibilità che Giulio con scaltrezza lo avesse buttato a terra di proposito, così da risparmiargli l’imbarazzo della richiesta. Giulio lo conosceva bene, a Luca, e sapeva leggergli nel pensiero, come quando da ragazzini non aveva mai bisogno di alzare la testa non appena riceveva il pallone; sapeva sempre quale movimento avrebbe fatto Luca e come avrebbe preferito essere servito. Gli anni passano, è vero, ma Dio solo sa quanto le connessioni come la loro siano a prova di tempo.
Sì sì, deve essere sicuramente così, si convinse Luca. Si chinò e raccolse il portafogli. Appena riacquisita la posizione eretta si bloccò, come folgorato da un’epifania. Si stava, forse, solo raccontando la storia che gli faceva comodo o, concediamo almeno il beneficio del dubbio sulla sua buona fede, non vedeva nella realtà altro che quello che lui voleva fosse? Inspirò profondamente, come avesse bisogno di immagazzinare quanta più aria possibile da far affluire al cervello, il cui delicato compito era prendere la decisione giusta. Ma, come solo chi non è cinico sa, il cervello può tuttalpiù prendere la decisione più razionale; gli venne in soccorso allora il cuore, che cominciò ad accelerare il ritmo del proprio battito come volesse gridare la sua, o più semplicemente per l’eccitazione data da quella striscetta arancione che si intravedeva dalla fessura centrale.
Espirò lentamente, gettando via col naso e con la bocca tutti quei pensieri disgraziati che provarono ad occupargli abusivamente il corpo, la mente e l’anima. Cominciò ad avanzare, lanciandosi all’inseguimento dell’amico.
Lo aveva quasi raggiunto quando passò davanti al bar. Si voltò. La slot era libera ed era come se lo stesse chiamando. Sapeva che si trattava di una provocazione. Lo stava solamente sbeffeggiando per averlo sconfitto un’altra, l’ennesima, volta. Solo uno stupido ci sarebbe cascato.
Entrò. Andò verso la cassa. Aprì il portafogli dell’amico. Cinquanta euro. Li cambiò tutti. Si sedette allo sgabello. Sigaretta. Fumo nei polmoni. Inserì la prima moneta.
Sette. Sette. Sette.
Una pioggia metallica uscì dalla macchinetta infradiciando la quiete del bar. Si girarono tutti verso di lui, invidiosi. Finalmente Luca aveva avuto la rivincita che meritava e il privilegio, una volta tanto, di guardare il mondo dall’alto in basso. Cominciò a pensare a quello che avrebbe potuto fare con quei soldi. Una vacanza. Pagare le bollette. O magari saldare il debito nei confronti del suo unico amico. Ci pensò davvero mentre il suo corpo con un gesto automatico prese un altro gettone e lo infilò nella slot machine.
Commento
Descrittivamente ben fatto, manca forse di espressività se non attraverso il lessico usato.
La tentazione è sempre in agguato e Luca ci casca ma questa volta vince.
È questo finale che trovo un po' scontato anche se lo capisco nel quadro del racconto in fondo "buonista" il che, in quest'epoca, non fa certo male!
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Re: Ritenta, sarai più fortunato
Per quanto riguarda il finale, invece, a cosa ti riferisci con finale un po' scontato a sfondo buonista? Te lo chiedo perché ho il timore di aver fatto un finale ambiguo, chiaro solo nella mia testa...
Luca vince, è vero, ma è una non-vittoria; vince anche la sua dipendenza a dispetto di quelli che potrebbero essere i suoi buoni propositi (andare in vacanza, pagare le bollette, restituire i soldi a Giulio). Non gioca per vincere ma gioca per giocare, e butterà tutti i soldi della vincita nuovamente nella slot, in un circolo senza fine. Questo passaggio finale è chiaro o emerge un lieto fine in cui Luca userà i soldi della vincita per realizzare uno dei suoi buoni propositi (o ancor peggio, quello più "buonista" di restituire i soldi all'amico)?
Grazie ancora, Matteo!
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Su alcuni punti, però, qualche sbavatura di altra natura c'è, e affatica la lettura, ne spezza il ritmo, ti segnalo cose sulle quali puoi riflettere (o meno).
"si limitava a rivolgerle parole non proprio carine nonostante desiderasse distruggerla" - Se sono "non proprio carine", già capiamo che sono negative, quindi il "nonostante" non ha senso.
"sebbene i giorni si succedano incessantemente, sembravano" - "succedessero", magari?
"una, a suo dire, innovativa macchina del caffè" - la virgola andrebbe dopo "innovativa", altrimenti sembra che a suo dire sia una macchina del caffé, non che sia innovativa.
"tutto ciò gli passasse sottomano" - "passava"?
"rischiava di dimenticare, nella tasca anteriore dei pantaloni" - la virgola spezza inutilmente il periodo.
"Lù," - qui credo di aprire una polemica sterile: io ci vedo "Lu',", per indicare troncamento, l'accento segue "per istinto", ma non essendo grammatico lascio opinare.
"È quella machinetta de merda" - E no, dai! È "de mmerda", se non addirittura "demmerda"! La bellezza degli italiani regionali sta nella loro forza, non puoi castrarmelo così!
"Vincere equivale prendere tutto." - "equivale a", che però è troppo "tecnico". "Significa"?
«Sta tranquillo che te li ridò i soldi» - "Sta' tranquillo che te li ridò, i sordi", troncamento, pausa nel parlato, e "romanizzazione".
"Giulio lo conosceva bene, a Luca" - "lo conosceva bene, Luca" se la narrazione è, come fino a questo punto, in italiano.
"tuttalpiù" - è "tutt'al più".
Immagino sia una lista esagerata, ma immagina che leggere sia come fare atletica: se la pista è bella, liscia e pulita, puoi farci il record della staffetta 4x100 senza problemi, ma se la pista non è in condizioni ottimali, presenta pietre e fossi, vai inevitabilmente più piano, il ritmo ti si spezza, ora eviti un inciampo, ora un'altro.
È un bel racconto, merita una bella pista olimpionica.
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Re: Ritenta, sarai più fortunato
Questa è la prima volta che decido di impegnarmi seriamente e con continuità nella scrittura, recuperando una passione che ho sempre avuto ma che ho sempre messo in secondo piano. Sono ancora alla ricerca di un mio stile (e non sono neanche troppo sicuro di volerne trovare uno solo!) e in fase di sperimentazione, per questo ho pensato di partire dal recuperare i primi racconti che scrissi a tempo perso, a cui ho solo rimesso leggermente mano (nonostante diversi errori mi siano sfuggiti ); confesso che questo in particolare è stato credo il mio primo in assoluto che scrissi una decina d’anni fa, forse neanche maggiorenne!
Per questo ogni vostra osservazione è per me oro, soprattutto in questo momento in cui sento di dover “girare il mondo” per trovare una casa alla mia scrittura, oggi ancora troppo acerba e a mio avviso a volte troppo costruita e spinta verso un’inutile artificiosità.
Solo un appunto, che può trasformarsi in spunto di riflessione e/o consiglio che vorrei chiedere per scritti futuri, riguardo la questione del dialetto, che ha giustamente fatto notare Marino. In realtà “sporcare” il dialetto e cercare quasi un linguaggio “creolo” e impreciso tra italiano e romanesco è stata una scelta ponderata; quello del romanesco è un terreno molto scivoloso in quanto dialetto che mi sento di affermare oggi praticamente estinto, sostituito da una sostanziale continuità tra italiano e romanesco che si traduce nel ricorso a espressioni dialettali di volta in volta più o meno marcate a seconda del contesto, del grado di formalità, dell'estrazione sociale e dello stato d’animo di chi parla. Riportare il dialetto in modo troppo preciso e “piatto” (sia nell’uso e nel ricorso a determinate parole sia nella punteggiatura), differenziandolo dall’italiano secondo confini precisi, quasi in termini dicotomici, ho ritenuto potesse rendere i dialoghi irrealistici e forzati, e i personaggi stereotipati e a rischio macchietta. Cosa ne pensate?
In ogni caso grazie, grazie, grazie davvero per ogni commento, osservazione, complimento, critica e consiglio!
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Re: Ritenta, sarai più fortunato
quello che scrivi del dialetto nei tempi moderni è giustissimo, e condivido la tua impostazione.
Ciò detto, devi renderla leggibile al lettore, e come? Le poche battute di un racconto breve sono poche per farsi un'idea così precisa di quanto sia modulato l'uso del dialetto da parte di un personaggio.
E allora scrivilo, sii esplicito, citalo chiaramente e rapidamente quando introduci i personaggi (Luca, con la parlata che ancora ricordava i film dell'ultimo Sordi). È un esempio, ma esiste tutto un immaginario al quale fare appello per descrivere queste cose.
A risentirci presto.
Racconti alla Luce della Luna
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Re: Ritenta, sarai più fortunato
Ciao Marino, grazie mille del consiglio, condivido la tua osservazione ed effettivamente quella che proponi è un'efficace fune di sicurezza. Ora si tratta "solo" di imparare a dosare le informazioni (e le parole), tra necessario e superfluo Ci lavorerò!Marino Maiorino ha scritto: 24/04/2022, 19:14 Ciao Matteo,
quello che scrivi del dialetto nei tempi moderni è giustissimo, e condivido la tua impostazione.
Ciò detto, devi renderla leggibile al lettore, e come? Le poche battute di un racconto breve sono poche per farsi un'idea così precisa di quanto sia modulato l'uso del dialetto da parte di un personaggio.
E allora scrivilo, sii esplicito, citalo chiaramente e rapidamente quando introduci i personaggi (Luca, con la parlata che ancora ricordava i film dell'ultimo Sordi). È un esempio, ma esiste tutto un immaginario al quale fare appello per descrivere queste cose.
A risentirci presto.
A presto, Matteo
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Commento a Ritenta, sarai più fortunato
Scorrevole.
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Re: Ritenta, sarai più fortunato
Grazie mille per il feedback, hai centrato esattamente il punto! Solo, sei vuoi rendere valido il voto, dovresti modificare il titolo del commento da "Re: Ritenta, sarai più fortunato" in "Commento" In ogni caso, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto!
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Commento a Ritenta, sarai più fortunato
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Re: Commento a Ritenta, sarai più fortunato
Grazie mille Eleonora, sono contento che ti sia piaciuto!Eleonora2 ha scritto: 01/05/2022, 16:38 Bello il racconto! Soprattutto se è il primo. Niente da dire. a rileggerti. Ah, ho votato dando 4.
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commento Ritenta, sarai più fortunato
Noto che non hai eseguito nessuna modifica al testo. E si che di suggerimenti validi ne hai avuti. È voluto o aspetti di fare le modifiche alla fine?
Per il voto attendo la versione definitiva.
4/6/2022
16 giorni al termine. Ancora nessuna rettifica. Forse non sai che se ti colleghi con il login, hai accesso al tuo racconto e lo puoi modificare a piacimento.
Lodevole la scelta del tema. A me, rettifiche a parte, è piaciuto. Voto alto.
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Ho apprezzato maggiormente la parte finale in cui prevale una ben descritta componente psicologica del protagonista, in quanto più vicina al mio sentire. Ritengo tuttavia che l'intercalare romanesco, giustamente utilizzato nella prima parte, abbia reso la scena molto più "vivente" con una bella atmosfera "colorita" che fa lavorare l'immaginario di chi ti sta leggendo.
Condivido gli utili suggerimenti già espressi dai colleghi per quanto riguarda la forma, anche se personalmente ritengo che il messaggio del testo sia sempre l'elemento essenziale.
Nel complesso, comunque, un bel racconto "di borgata", vero.
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Re: Ritenta, sarai più fortunato
Oppss... Visto solo ora. Fatto, non so se vale ancora.Matteo Pinza ha scritto: 30/04/2022, 18:56 Grazie mille per il feedback, hai centrato esattamente il punto! Solo, sei vuoi rendere valido il voto, dovresti modificare il titolo del commento da "Re: Ritenta, sarai più fortunato" in "Commento" In ogni caso, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto!
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Re: Ritenta, sarai più fortunato
Ormai non più.
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Re: Ritenta, sarai più fortunato
Dentro la birra
antologia di racconti luppolati
Complice di serate e di risate, veicolo per vecchie e nuove amicizie, la birra ci accompagna e ha accompagnato la nostra storia. "Dentro la birra", abbiamo scelto questo titolo perché crediamo sia interessante sapere che cosa ci sia di così attraente nella bevanda gialla, gasata e amarognola. Perchè piace così tanto? Che emozioni fa provare? Abbiamo affidato questa "indagine" a Braviautori, affinché trovasse, tramite l'associazione e il portale internet, scrittori capaci di esprimere tali sensazioni. E infatti sono arrivati numerosi racconti: la commissione ne ha scelti 33. Nemmeno a farlo apposta, 33 è la quantità di centilitri di un gran numero di bottiglie (e lattine) di birra; una misura nota a chi se n'intende.
A cura di Umberto Pasqui e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Andrea Andreoni, Tullio Aragona, Enrico Arlandini, Beril, Enrico Billi, Luigi Bonaro, Vittorio Cotronei, Emanuele Crocetti, Bruno Elpis, Daniela Esposito, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Livio Fortis, Valerio Franchina, Luisa Gasbarri, Oliviero Giberti, Elena Girotti, Concita Imperatrice, Carlotta Invrea, Fabrizio Leo, Sandra Ludovici, Micaela Ivana Maccan, Cristina Marziali, Stefano Masetti, Maurizio Mequio, Simone Pelatti, Antonella Provenzano, Maria Stella Rossi, Giuseppe Sciara, Salvatore Stefanelli, Ser Stefano, SunThatSpeed, Marco Vignali.
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Non spingete quel bottone
antologia di racconti sull'ascensore
Hai mai pensato a cosa potrebbe accadere quando decidi di mettere piede in un ascensore? Hai immaginato per un attimo a un incontro fatale tra le fredde braccia della sua cabina? Hai temuto, per un solo istante, di rimanervi chiuso a causa di un imponderabile guasto? E se dietro a quel guasto ci fosse qualcosa o qualcuno?
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Cuori di fiele
antologia di opere ispirate all'ineluttabile tormento
A cura di Roberto Virdo'.
Contiene opere di: Marcello Rizza, Ida Daneri, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Mario Flammia, Francesca La Froscia, Ibbor OB, Alessandro Mazzi, Marco Fusi, Peter Hubscher, Marco Pugacioff, Giacomo Baù, Essea, Francesco Pino, Franco Giori, Umberto Pasqui, Giacomo Maccari, Annamaria Ricco, Monica Galli, Nicolandrea Riccio, Andrea Teodorani, Andr60.
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Gara d'inverno 2023/2024 - La buona scuola / Profondo nord - e gli altri racconti
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La Gara 13 - Per modo di dire
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