La merce
La merce
Primo giorno di lavoro, non ci posso credere! Dopo un colloquio piuttosto informale e qualche domanda sul mio corso di studi, l’esaminatore mi dice “Le faremo sapere” e, tre giorni dopo, mi arriva la lettera di assunzione.
Giuro, per poco non mi veniva un infarto… e ora, eccomi qui.
Vengo presentato al caporeparto e a coloro che saranno i miei colleghi, scordo tutti i nomi tranne quello di Denise – la più carina della compagnia – e prendo posto alla scrivania.
- È tutta per me? - chiedo, stupito di tanta grazia.
- Naturalmente. - mi risponde il capo, come se fosse la cosa più naturale del mondo dare un ufficio, anche se condiviso, a chi era precario da anni e senza la minima speranza di avanzare di grado.
Sì, rispondere a quell’annuncio “Cercasi ricercatore tuttofare” è stata davvero la cosa migliore che abbia fatto in vita mia.
2.
In cosa consiste il lavoro? Già, non ne ho parlato, che sbadato. È presto detto: qui ricreiamo la Natura o, in termini meno enfatici, progettiamo e realizziamo organi umani artificiali. Certo, sono un po’ cari, ma siamo appena all’inizio. Come sempre, appena si comincerà la produzione su larga scala, i prezzi caleranno e tutti se li potranno permettere, è una delle leggi di mercato.
Io mi occupo della messa a punto della struttura microscopica del rene, in particolare della crescita in vitro della sua unità funzionale, il nefrone. Un compito entusiasmante, per cui sto divorando i testi di anatomia e fisiologia urinaria.
Intanto, ho chiesto a Denise se voleva uscire con me: ha nicchiato, sorridendo; secondo me, se insisto, ci sta.
3.
Oggi è venuto a farci visita nientemeno che il grande capo. No, non il mio caporeparto ma lui, proprio lui: Mister Flax, cioè Colui che tutto muove da queste parti – e anche altrove.
Pare sia l’uomo più ricco del mondo, oppure facente parte del terzetto che governa l’Olimpo della Finanza. Sembra che, a quelle altezze, sia difficile anche stimare l’ammontare esatto delle proprietà possedute; se la Novum Organum decolla – e questo è il motivo della sua presenza presso i comuni mortali come noi – Flax potrebbe diventare il numero uno senza alcun dubbio di sorta.
Fa un giro panoramico dei vari laboratori e si sofferma sul nostro: il caporeparto è visibilmente emozionato, quando gli mostra i risultati, anche se Flax conserva un’espressione impenetrabile, da consumato giocatore di poker.
Con la stessa espressione mi chiama da parte: - Chi, io? - faccio, incredulo.
- Lei è il dottor Smith, giusto?
- Sì, signore. - rispondo, con un lieve tremolio nella voce.
- Non sia così timido, non la mangio mica. - dice, stavolta con un cenno di sorriso, invitandomi a seguirlo.
4.
Ci troviamo nello studio del caporeparto, occupato per l’occasione, e io sono seduto di fronte a Flax. Comincio a sudare: troppe emozioni, tutte insieme.
Poi lui inizia a parlare, e io non posso credere alle mie orecchie: - Sa, è mia abitudine occuparmi dei neoassunti, soprattutto se sono promettenti come lei, dottor Smith.
- Gr… grazie, signore. - comincio a balbettare, e mi do dello stupido.
Lui riprende: - Lei è qui da poco, forse non è al corrente degli organi già in produzione.
- Ecco, non di tutti, poiché sono davvero molti, anche se altrettanti sarebbero necessari. - rispondo io, riprendendo un po’ di colore.
- Proprio vero. - annuisce Flax, e continua. - Purtroppo però sono subentrati dei problemi. Piccoli, per carità, ma fastidiosi.
- Che tipo di problemi? - domando io, sorpreso dalla notizia inattesa.
- Il funzionamento delle ghiandole è molto complesso, lei lo saprà meglio di me. La tiroide artificiale, ad esempio, è deludente.
- Davvero, signore? Strano, nel resoconto trimestrale non se ne fa cenn…
- Andiamo, Smith, non penserà che il resoconto dia ragione di tutto ciò che capita in azienda? Ha idea delle fibrillazioni degli azionisti? - mi fa, stavolta con una piega amara della bocca. - Piuttosto, l’ho chiamata perché a mio figlio è stata diagnosticata una malattia alla tiroide, e sarà necessario asportargliela.
- Oh, mi dispiace tanto, signore. Però noi qui potremmo fare un riesame dell’organo difettoso e…
- Veramente avevo in mente un’altra cosa, per lei.
5.
Non sono riuscito a ottenere da Denise un appuntamento, poiché ho cambiato reparto. Una decisione improvvisa, arrivata da Flax in persona.
È stato di parola: una stanza extralusso, un’operazione praticamente indolore, insomma un trattamento di riguardo per un paziente speciale, me. Certo, dovrò assumere per bocca pastiglie di ormoni tiroidei per tutta la vita, ma credo ne sia valsa la pena.
Ora ho uno studio tutto mio, scrivania in mogano e poltrona avvolgente riscaldata; ah, anche una segretaria che mi ha già fatto l’occhiolino, credo che si chiami Glenda, o Rhonda, o qualcosa del genere. Penso che lo scoprirò stasera, a cena, a casa sua. E domani mi metterò a lavorare, ventre a terra, per il nuovo nefrone.
6.
Nonostante i nostri sforzi, siamo a un punto morto: lo scambio di elettroliti non è mai ottimale, probabilmente a causa del fatto che le cellule replicate artificialmente dell’ansa di Henle non fanno il loro lavoro. Il fatto è che è dannatamente difficile replicare esattamente a livello molecolare un organo animale, umano o di topo o di maiale che sia, e le repliche con materiali non biologici hanno sempre difetti o causano effetti dannosi e non previsti. E ciò è davvero seccante.
Ed ecco che arriva anche lui, Flax, a rovinare una giornata già pessima: - Dottor Smith, - mi dice in tono preoccupato, - non ho buone notizie.
- In effetti nemmeno io. - metto le mani avanti, noto però che ha un aspetto diverso, dall’ultima volta che ci siamo visti; sembra malato.
- Lei ha voluto fortemente questo progetto, e io gliel’ho lasciato. Ma il tempo è scaduto, purtroppo. - dice, e sembra davvero dispiaciuto.
- Che cosa intende? C’era una scadenza? Non ne ero al corrente.
- Dottor Smith, la scadenza è… la mia. Ho assolutamente bisogno di un trapianto renale, altrimenti dovrò andare in dialisi.
- Comprendo, ma che ci posso fare? Il rene artificiale non funziona, e non so se e quando riusciremo a…
- Dottor Smith, mi ha già aiutato una volta per mio figlio, ora le chiedo di farlo per me. D’altra parte, si può vivere benissimo anche con un rene solo.
- Sì, però se la natura ce ne ha dati due un motivo ci sarà. - rispondo io, ma con poca convinzione.
7.
Flax aveva ragione, si può vivere bene anche con un rene solo. Indubbiamente non posso più fare stravizi, devo condurre una vita regolare e mangiare cibi poco elaborati ma, in fondo, è un piccolo sacrificio per ciò che mi attende: l’ultimo piano, l’ufficio accanto al capo supremo.
Flax è letteralmente rifiorito, da quando il mio rene lavora dentro di lui, e non manca mai di provare la sua riconoscenza, come quando mi ha fatto trovare Samantha – la sua segretaria – a casa mia, per il dopocena.
Il progetto del rene artificiale ormai è andato, passerò a quello della crescita in vitro delle cellule cardiache.
Sto raccogliendo della bibliografia in merito, quando Flax bussa alla mia porta: - Dottor Smith, la posso disturbare?
- Ma certo, signor presidente, dica pure.
- Lei sa quanto le sono grato, per tutto ciò che ha fatto per mio figlio e per me. - esordisce, sedendosi davanti a me. Poi, prosegue: - È quindi con un certo imbarazzo che mi trovo costretto a chiederle un ennesimo favore, sperando che sia l’ultimo.
Ha l’aria davvero imbarazzata, segno che la cosa è piuttosto seria; mi faccio guardingo, e chiedo, circospetto: - Non sarà qualcosa riguardo alla sua salute e, indirettamente, anche alla mia?
Lui tergiversa, si vede che sta cercando le parole giuste, e poi fa: - La ricerca sugli organi biologici artificiali ha fatto passi da gigante anche grazie alla microchirurgia, e alla possibilità di impiantarli ricostruendo microvasi e nervi. Non per tutti è stato così – e la mente di entrambi va al recente fallimento del progetto rene – ma per molti sì. E questo vale anche per il sistema nervoso centrale.
Io rimango in silenzio, e lui continua: - Mi hanno diagnosticato il morbo di Alzheimer in fase iniziale, per ora localizzato alla corteccia frontale. Tutti i neurochirurghi che ho interpellato mi hanno assicurato che un trapianto di poche migliaia di neuroni, prelevati da un donatore, potrebbe arrestare o almeno rallentare di molto la degenerazione in atto. Per quanto riguarda il donatore, non ci sarebbero grossi rischi.
Io continuo a rimanere in silenzio; mi pare che Samantha sia insufficiente per un pezzo del mio cervello, allora lancio una proposta: - Accetto, a patto di avere una quota di azioni della sua holding e una congrua somma depositata in un conto cifrato di una banca delle Cayman.
8.
Mi sono svegliato e ricordo poco, di me. Riconosco lo zio Flax, lui è gentile e viene a trovarmi spesso, mi porta tanti dolci e giochi. Io però preferisco lo scivolo e l’altalena, anche se inciampo spesso quando corro, non so perché. Gli altri bambini sono più piccoli e mi prendono in giro, mi chiamano “Scemo, scemo!”, allora io cerco di picchiarli però non devo, lo zio Flax mi ha detto che sono cattivo se lo faccio. I bambini sono fatti così, e io non posso farci nulla. A volte mi faccio la pipì addosso, però c’è una signora tanto gentile che mi segue e che ha tanta pazienza. Dopo mi porta a casa, all’istituto. Mi trovo bene, all’istituto. A volte faccio strani sogni, che mi spaventano tanto, allora chiudo gli occhi forte forte finché non passano, e poi dormo tranquillo. Mi trovo bene, all’istituto.
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Re: La merce
Re: La merce
Ti ringrazio della lettura e del commento. In effetti, al protagonista va ancora bene, se si guarda a quella degli "eroi" delle mie storie precedentiGiuseppe Gianpaolo Casarini ha scritto: ↑12/04/2023, 12:15 Anticipando il prossimo futuro per quanto riguarda la riproduzione in laboratorio degli organi umani il racconto inserito in questo contesto risulta ben costruito e piacevole e divertente nel suo evolvere dall'inizio fino alla fine anche facilmente intuibile dopo i primi atti quale sarebbe stata la ultima sorte del protagonista... per questo un voto di giudizio intermedio:3!
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commento: La merce
“appena all’inizio. Come sempre, appena si comincerà - - appena … appena
“- Sì, signore. - rispondo, con un lieve tremolio nella voce.
- Non sia così timido, non la mangio mica. - disse, stavolta” - - rispondo… disse… verbo al passato remoto o presente?
“probabilmente a causa del fatto che le cellule replicate artificialmente dell’ansa di Henle non fanno il loro lavoro.” Proposta - - probabilmente sono le cellule replicate artificialmente dell’ansa di Henle a non fare bene il loro lavoro.
“Il fatto è che è dannatamente difficile replicare esattamente a livello molecolare un organo animale,” proposta - - È dannatamente difficile, infatti, replicare esattamente a livello molecolare un organo animale . . .
Non centra molto, ma il tuo racconto mi ha ricordato quello famoso di Dino Buzzati intitolato: “Sette piani.”
Non saprei se l’idea è nuova, ma comunque piacevole e divertente, pur se triste da morire.
Concordo con il giudizio di Casarini, ma voglio essere più di manica larga. Dal 3 al 4, arrotondo a 4.
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Saluti
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Dal racconto si evince senza dubbi chi sia vittima e chi il carnefice. E il finanzcapitalismo che ci ha travolto negli ultimi decenni ce lo dimostra ogni giorno che passa. Ormai i vari Musk e Bezos costruiscono i razzi per la Luna e se non si candidano a sindaci del mondo è perché non ne hanno bisogno... lo sono nei fatti, non nelle liturgie democratiche.
I tuoi racconti sono una certezza e sai quanto mi stiano a cuore certi temi.
Ma neanche lo zio Flax è al sicuro. Ti lancio la sfida per un prossimo racconto: lo zio Flax diventa merce, oggetto pure lui.
Alla fine credo succederà per tutti.
Ottimo racconto, come sempre.
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Re: Commento
Certo, se erano divani-letto il rischio era grosso, per le dipendentiAthosg ha scritto: ↑20/04/2023, 15:24 Una scrittura agile per un racconto fresco che diventa glaciale. Il rapporto padrone (chiamiamolo con il nome corretto) e dipendente, quando scivola sul personale può creare problemi. Al termine mi è venuto da sorridere forte perché in un'azienda dove ho lavorato, uno dei titolari lo chiamavano zio. Io, per una questione di pudore, me ne guardavo ben bene dal farlo, anche se il rischio era minore, visto che producevano divani.
Grazie del commento, saluti
Re: Commento
Ti ringrazio del giudizio. Lo zio Flax dovrà guardarsi, come tutti i potenti, da chi gli sta vicino. E sarà proprio il suo prediletto (figlio, nipote o similari) colui o colei che lo tradirà. Saluti, e a leggere altre tue opere sempre con piacereNamio Intile ha scritto: ↑20/04/2023, 12:45 Un racconto venato d'umorismo che fa satira sociale. Lo zio Flax può comprare tutto e tutto ridurre a merce: cellule, organi, persone. La reificazione dell'esistente permette la sua utilizzazione e quantificazione in unità di valore. Per chi si trova nei piani alti della piramide capitalista pare non vi sia limite a ciò che possa essere prezzato, pagato e comprato.
Dal racconto si evince senza dubbi chi sia vittima e chi il carnefice. E il finanzcapitalismo che ci ha travolto negli ultimi decenni ce lo dimostra ogni giorno che passa. Ormai i vari Musk e Bezos costruiscono i razzi per la Luna e se non si candidano a sindaci del mondo è perché non ne hanno bisogno... lo sono nei fatti, non nelle liturgie democratiche.
I tuoi racconti sono una certezza e sai quanto mi stiano a cuore certi temi.
Ma neanche lo zio Flax è al sicuro. Ti lancio la sfida per un prossimo racconto: lo zio Flax diventa merce, oggetto pure lui.
Alla fine credo succederà per tutti.
Ottimo racconto, come sempre.
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A livello tecnico non posso esprimermi, non ho le competenze, ma a livello di contenuti sono rimasta sorpresa. Si legge facilmente, mi ha divertito e mi ha anche lasciato un po' di amaro in bocca. Il significato, che per quanto possa divertire, ha un qualcosa di macabro e di familiare; se non fosse romanzato sarebbe una situazione abbastanza comune, il dipendente che si vende qualunque cosa per avere l'approvazione del capo. E mi chiedo: fino a quale punto siamo disposti a "venderci"? Fino a che punto cedi la tua volontà per un briciolo di approvazione, o per poter "fare" qualcosa senza essere giudicati o peggio derisi o addirittura discriminati? Questo racconto suscita un sacco di dubbi, domande e riflessioni alquanto utili.
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Re: La merce
Sono domande che tutti ci siamo fatti, in questi tre anni di pandemia (vera o presunta? Naturale o artificiale? Casuale o programmata?) e di due anni di vaccinazioni più o meno coatte. La scelta tra il mettere a rischio il posto di lavoro o la salute è un ricatto tipico (e infame) dell'economia basata sulla crescita del PIL (e in questo, gli USA iper-capitalisti e la Cina del socialismo reale sono uguali), però in questo caso c'è stato un salto di qualità: prima il ricatto era limitato (Porto Marghera, Ilva di Taranto), ora si è esteso a TUTTI.Maria Spanu ha scritto: ↑27/04/2023, 14:45 Bravo, devo dire, non mi aspettavo che finisse così!
A livello tecnico non posso esprimermi, non ho le competenze, ma a livello di contenuti sono rimasta sorpresa. Si legge facilmente, mi ha divertito e mi ha anche lasciato un po' di amaro in bocca. Il significato, che per quanto possa divertire, ha un qualcosa di macabro e di familiare; se non fosse romanzato sarebbe una situazione abbastanza comune, il dipendente che si vende qualunque cosa per avere l'approvazione del capo. E mi chiedo: fino a quale punto siamo disposti a "venderci"? Fino a che punto cedi la tua volontà per un briciolo di approvazione, o per poter "fare" qualcosa senza essere giudicati o peggio derisi o addirittura discriminati? Questo racconto suscita un sacco di dubbi, domande e riflessioni alquanto utili.
Voto 5
Grazie del commento e del voto! Saluti
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Vabbè, ma lo voglio dire: non solo si è fatto leggere, si è fatto anche perdonare tutto. Mi aspettavo che l'ultima richiesta riguardasse il cuore, invece mi hai sorpreso. Bravo.
Per me, se il concorso è ancora aperto, questo merita lo stesso numero dei "che" nella gag di sopra: cinque.
Re: Commento
Vero che spesso non mi accorgo di esagerare nell'uso del "che", quindi Alberto Marcolli ha ragione: cercherò di limitarmi in futuro. Ti ringrazio del voto e, per quanto riguarda l'ultima richiesta, mi piaceva fare una citazione da un film che mi ha colpito molto; quale saràIl_Babbano ha scritto: ↑11/05/2023, 0:15 Bello. Così bello che non mi sono nemmeno accorto di tutti quei "che" - aspetta: ne ho messi due in una frase? Oh che sbadato... Tre! Mannagia! Che sia colpa dell'ansia? Quattro!! Meglio che mi fermi o...Accidenti!
Vabbè, ma lo voglio dire: non solo si è fatto leggere, si è fatto anche perdonare tutto. Mi aspettavo che l'ultima richiesta riguardasse il cuore, invece mi hai sorpreso. Bravo.
Per me, se il concorso è ancora aperto, questo merita lo stesso numero dei "che" nella gag di sopra: cinque.
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Re: commento
Cara Laura, scrivere romanzi o racconti distopici sta diventando sempre più difficile, visto che li stiamo vivendoLaura Traverso ha scritto: ↑19/05/2023, 18:36 Ciao Andr, sei sempre molto arguto nel tuo raccontare. Devo dirti che il tuo scritto mi ha molto rattristato, non ci ho trovato nulla di divertente, anche perché lo ho interpretato come il nostro molto prossimo futuro. Hai spaziato tra la tecnologia ai massimi livelli e la stupidità e ingordigia umana, che ben ormai conosciamo. E si comprende, nel tuo narrare,(almeno così io ho capito) che senza il nostro consenso non potrebbero esserci i Bill Gates del momento, senza il nostro consenso non "ci" (immagino comprenderai il ci virgolettato...) avrebbero sierati e rinchiusi e ridotti, in molti casi, come degli zombie. Andremo sempre peggio...All'orizzonte nuvole nere, adesso il clima incombe...mi capisci vero? Il mio voto sarà solo un 4, unicamente perché il tuo racconto mi ha fatto venire i brividi. Ciao
Consenso e dissonanza cognitiva sono necessari, ma a volte non sufficienti: in quel caso, arriva il ricatto. Ecco, se i ricattati fossero in numero maggiore rispetto agli zombie, vorrebbe dire che ci stiamo risvegliando.
Saluti distopici
Re: Commento
Grazie del caffè, è come se l'avessi bevutoXarabass ha scritto: ↑21/05/2023, 18:16 A una prima lettura il racconto, seppur divertente, mi sembrava un po' banale soprattutto il finale, ma preso come metafora della vita dove più cresciamo e più perdiamo qualcosa di noi è veramente devastante e veritiero.
grazie per il tuo racconto
vorrei darti 5 e lode ma non posso, nel caso ti offrirò un caffè
Il bello della letteratura è che ogni lettore ha un punto di vista, e può trovare i significati che vuole, e quello che hai dato al racconto è sicuramente migliore del mio. Io, più modestamente, volevo solo rimarcare due cose: 1) tutto è merce, anche i nostri corpi; 2) non possiamo sapere dove ci porterà la servitù volontaria, finché non sarà troppo tardi.
Saluti, grazie del commento, del voto e del caffè sospeso.
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Re:
Il racconto è pensato come una specie di diario che si svolge nel presente del protagonista, quindi ne segue l'evoluzione (anzi, l'involuzione) mentale, sul modello del racconto "Fiori per Algernon" di D. Keyes, perciò è solo nell'ultimo capitolo che ha un linguaggio e un comportamento infantile.Macrelli Piero ha scritto: ↑22/05/2023, 15:10 Il racconto con la sua struttura ricorda molto i lavori di R. Matheson e F. Brown e tutto quel periodo delle "Short Stories". È un difetto? io non credo. L'uso compulsivo del che è un mio vizio e non sarò certo io a biasimare al riguardo. Però, se la voce narrante del protagonista è quella di un individuo menomato, un linguaggio infantile e cantilenante trova una sua ragione di essere e io ne avrei accentuato le caratteristiche.
Grazie comunque del commento, saluti
Un passo indietro
Il titolo di questo libro vuole sintetizzare ciò che spesso la Natura è costretta a fare quando utilizza il suo strumento primario: la Selezione naturale. Non sempre, infatti, "evoluzione" è sinonimo di "passo avanti", talvolta occorre rendersi conto che fare un passettino indietro consentirà in futuro di ottenere migliori risultati. Un passo indietro, in sostanza, per compierne uno più grande in avanti.
Di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (1,82 MB scaricato 493 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
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Gara d'inverno 2021/2022 - La Strega, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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GrandPrix d'autunno 2022 - Endecasillabo di un impostore - e le altre poesie
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 40 - La musica è letteratura
A cura di Antonella Pighin.
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