Neve (Searching for Life)
Neve (Searching for Life)
stringere una mera sigaretta
nella mia mano morta,
rossa nell’urlare al corpo
il suo essere viva;
così forte era per me
fumare tabacco,
tabacco grezzo
in una fredda notte inglese.
La cenere moriva
nell’attimo in cui
rossa, più rossa di sempre,
la fiamma, viva, la investiva.
Sì, così buia era la notte.
Il fumo invadeva
le nostre pelli bianche,
con quanta facilità
giungeva a mete proibite
penetrando il calore
che nascosto fuggiva
i miei occhi indiscreti.
I tenui fiati dei tetti
rompevano meritati silenzi
e vedevo la neve
ancora per aria
venire fucilata sul posto.
Allora scendevano gocce,
pesanti lacrime,
e noi
che non ci parlavamo poi tanto,
noi quella sera
ascoltavamo i suoni
di un mondo distante.
Chissà se si congiunsero
i nostri pensieri fuggenti,
che a vederli ora
paiono così annebbiati,
intossicati dal fumo trasgressivo
di ragazzi sognanti.
Io contemplavo
il nostro destino,
e ignaro piangevo;
ora so di aver visto
condensati in un istante
l’inizio e la fine.
Per la prima volta sentii
piangere una sigaretta,
morire la neve,
seduto fumando nella notte
scoprii il suono
dell’acqua che ghiaccia.
Il fiume ora in piena
lentamente velava
i suoi fondali
e la morente sigaretta,
ancora accesa,
consumava l’ultimo tiro,
sospesa in superficie,
colta dalla morte.
La neve cadeva
e nei nostri silenzi
solo una sigaretta parlava
chiedendo perdono,
e una calma ancestrale
svelava la malinconia
della nostra spaurita
giovinezza.
Quella notte
provammo a consultare
il cosmo per oracolo
e ci affannammo
a dare voce,
a chiedere vita
ai silenzi.
- Nunzio Campanelli
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Re: Commento
Grazie mille Nunzio per il commento e per il voto. Sono contento che ti sia piaciuta e che tu abbia centrato in pieno ciò che volevo trasmettere. A rileggerci!Nunzio Campanelli ha scritto: ↑17/07/2023, 16:40 La vita di una sigaretta non è molto, se la esprimi in termini assoluti, ma qui sembra di stare appesi alla curvatura dell'universo, tanto importante quella piccola brace riesce a divenire. E la neve giustiziata sul posto. Io non vorrei dilungarmi, anche perché il mio serbatoio di parole si sta restringendo. Dico solo che l'ho letta, riletta e ancora una volta perché merita maggior attenzione di quanto sia possibile dargliene. Perché è veramente bella.
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"e vedevo la neve
ancora per aria
venire fucilata sul posto."
Ecco questo rende e trasforma perfettamente un normale testo scritto, e cioè una sequenza di parole, di significati, di simboli, in qualcosa di molto più profondo, diventa in un lampo un testo, un quadro, un film, una musica, evocativa di immagini, colori e suoni.
Hai descritto una semplice situazione ambientale in modo talmente evocativo da portare letteralmente in "scena" nella mente del lettore immagini, colori, suoni, azioni, non inerenti, non pertinenti alla realtà, e in realtà nemmeno dentro i "pensieri" (se potessero averne) degli stessi protagonisti da te descritti, dato che se fossero reali, vivrebbero sì il momento, ma non lo percepirebbero mai, al momento stesso, poeticamente. Questo perché se noi immaginiamo semplicemente di essere nei loro panni e cioè calati in un contesto reale, il gioco non funziona, diventa assurdo anche solo il pensare realmente ciò che hai così ben descritto. È appunto solo l'immedesimazione emozionale a fare la magia, e ciò non avviene certo sulla pagina, come non avviene in un qualsiasi altro vissuto, contesto quotidiano. Può avvenire invece solo nella mente, venutasi ad estraniare proprio dal medesimo momentaneo, determinato, contesto reale; solo nella mente di chi estraniandosi, pensa, legge e naturalmente scrive. Il protagonista diventa il lettore/autore stesso, la voce narrante diventa per un brevissimo lasso di tempo la guida, la voce del suo stesso/altrui pensiero, il solo direttore d'orchestra di immagini, suoni e colori. Ed è adesso che si possono sentire e percepire visivamente quegli spari, un suono talmente assordante da diventare in un attimo silenzio.
Voto 5. La poesia nel complesso è ben strutturata, ma personalmente, anche solo questo verso evidenziato, estrapolato, preso di per sé, distanzia e si divora tutto il resto. Il tutto è come se rimanesse sfuocato nelle retrovie, come cenere posatasi sullo sfondo di questa bianca, continua, cadente, fucilazione. Rivoluzionario.
Re: Commento
Emma Faccin ha scritto: ↑28/07/2023, 23:13 Voto 5
Mi piace quando una poesia mi fa rivivere ricordi, dolorosi o felici che siano. Fa vagare la mia mente in momenti a cui non penso solitamente. Mette in discussione la mia memoria, ecco. Te ce l'hai fatta eccome. Ogni parola è usata imperfettamente e ciò la rende perfetta, la trovo assurda. Ad ogni rilettura ci trovo qualcosa, pure ora mentre scrivo mi fermo per rileggerla e coglierne ancora. I miei più sinceri complimenti
Grazie Emma per il passaggio e per il voto. Spesso scrivendo poesie mi capita di usare parole imperfette, come dici tu, per trasmettere qualcosa che se sapessi esattamente come descrivere forse non genererebbe neanche poesia. Anche questo, insieme ad altri fattori, penso contribuisca a creare diversi piani di lettura e soprattutto a rendere piacevole la rilettura, proprio perché vi si intravedono nuove sfumature. E penso che questo sia un punto di forza per ogni componimento, perciò mi fa molto piacere che ciò sia riuscito. Grazie ancora, un saluto!
Re: Commento
Ciao Gabriele, ti ringrazio per la dettagliata analisi e per il voto. Anche io in genere non amo le poesie estremamente lunghe (tranne rare eccezioni) e poche volte mi capita di dover scrivere dilungandomi così tanto. Dico "dover" perché non sono neanche io a deciderlo, semplicemente in base a ciò che sto esprimendo la poesia "mi si articola" come deve. In questo caso credo sia proprio il tentativo di descrivere quella scena, con i colori, i suoni e i non suoni, la vita e la morte, che ha portato a generare tutti quei versi di contorno. Alla fine è un contorno tutta la poesia, e proprio per questo secondo me arriva al lettore. Quello che voglio comunicare lo comunico direttamente in pochi rari versi (come nella conclusione), che mi risparmio quando non direttamente necessari. È il lettore che è immerso nella scena ed è lui stesso a trascenderla. È quell'immanenza trascendente di cui parlo spesso e che mi è capitato di riferire anche ai componimenti di Marco. Quindi credo che tu abbia capito perfettamente quello che volevo trasmettere. Ti ringrazio ancora e ti saluto!Gabriele Pecci ha scritto: ↑29/07/2023, 12:55 Ciao Piramide, personalmente non amo particolarmente le poesie che si dilungano, ma ci sono dovute eccezioni, e questa sicuramente lo è, come ha detto anche Nunzio non si può non dare atto a versi di questa portata:
"e vedevo la neve
ancora per aria
venire fucilata sul posto."
Ecco questo rende e trasforma perfettamente un normale testo scritto, e cioè una sequenza di parole, di significati, di simboli, in qualcosa di molto più profondo, diventa in un lampo un testo, un quadro, un film, una musica, evocativa di immagini, colori e suoni.
Hai descritto una semplice situazione ambientale in modo talmente evocativo da portare letteralmente in "scena" nella mente del lettore immagini, colori, suoni, azioni, non inerenti, non pertinenti alla realtà, e in realtà nemmeno dentro i "pensieri" (se potessero averne) degli stessi protagonisti da te descritti, dato che se fossero reali, vivrebbero sì il momento, ma non lo percepirebbero mai, al momento stesso, poeticamente. Questo perché se noi immaginiamo semplicemente di essere nei loro panni e cioè calati in un contesto reale, il gioco non funziona, diventa assurdo anche solo il pensare realmente ciò che hai così ben descritto. È appunto solo l'immedesimazione emozionale a fare la magia, e ciò non avviene certo sulla pagina, come non avviene in un qualsiasi altro vissuto, contesto quotidiano. Può avvenire invece solo nella mente, venutasi ad estraniare proprio dal medesimo momentaneo, determinato, contesto reale; solo nella mente di chi legge e naturalmente in quella di chi scrive. Il protagonista diventa il lettore/autore stesso, la voce narrante diventa per un brevissimo lasso di tempo la guida, la voce del suo stesso/altrui pensiero, il solo direttore d'orchestra di immagini, suoni e colori. Ed è adesso che si possono sentire e percepire visivamente quegli spari, un suono talmente assordante da diventare in un attimo silenzio.
Voto 5. La poesia nel complesso è ben strutturata, ma personalmente, anche solo questo verso evidenziato, estrapolato, preso di per sé, distanzia e si divora tutto il resto. Il tutto è come se rimanesse sfuocato nelle retrovie, come cenere posatasi sullo sfondo di questa bianca, continua fucilazione. Rivoluzionario.
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Re: Neve (Searching for Life)
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Re: Neve (Searching for Life)
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A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Fausto Scatoli. Giorgio Leone, Annamaria Vernuccio, Luca Franceschini, Alphaorg, Daniel Carrubba, Francesco Gallina, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Giuseppe C. Budetta, Luca Volpi, Teresa Regna, Brenda Bonomelli, Liliana Tuozzo, Daniela Rossi, Tania Mignani, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Ida Dainese, Marco Bertoli, Eliseo Palumbo, Francesco Zanni Bertelli, Isabella Galeotti, Sandra Ludovici, Thomas M. Pitt, Stefania Fiorin, Cristina Giuntini, Giuseppe Gallato, Marco Vecchi, Maria Lipartiti, Roberta Eman, Lucia Amorosi, Salvatore Di Sante, Valentina Iuvara, Renzo Maltoni, Andrea Casella.
Human Takeaway
(english version)
What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.
Vedi ANTEPRIMA (494,48 KB scaricato 257 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.