Lo spirito dell'acqua

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2023.

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Marirosa
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Lo spirito dell'acqua

Messaggio da leggere da Marirosa »

leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Da quando tempo ormai, aveva 30 anni? Una vita, forse due e ne sarebbero passate ancora altre. Si sistemó la marsina, fu un gesto istintivo, una vecchia abitudine, perché in realtà nessuno l'avrebbe visto. Nessuno poteva vederlo. Lui ora apparteneva al mondo delle leggende, più o meno. Un po' come babbo natale o la befana. Ma il suo caso era diverso. Lui un tempo era esistito, esistito nel mondo vero, con tutte le sue problematiche. Aveva amato, aveva vissuto, fino a quando non era sparito. Com'era successo ormai non aveva importanza. Ma qualche volta ci pensava ancora, perché da qualche parte, in fondo al suo cuore era rimasta la speranza di tornare. Scacciò quegli stupidi pensieri, e si apprestò ad uscire. Cosa avrebbe fatto, ancora non lo sapeva, infondo non aveva mai molto da fare, c'erano spiriti e leggende più impegnate di lui. Lui era solo lo spirito dell'acqua. Lo era diventato tanti anni prima, salvando qualcuno che stava per annegare. Ormai aveva dimenticato chi avesse salvato, ma ricordava il fatto, come ricordava di non essere morto, non nel senso vero del termine, almeno. No, lui per fortuna, sempre che fosse una fortuna quella, aveva continuato a vivere, mutando forma.
Gli spiriti come lui andavano e venivano, a seconda dei tempi e delle situazioni. Qualche volta tornavano nel mondo, altre volte morivano, perché nessuno più credeva in loro, e lasciavano il posto vuoto per un po'. Era accaduto allo spirito dell'acqua prima di lui e forse sarebbe capitato anche a lui. Ma per ora, per quanto sempre meno persone immaginavano la sua esistenza, lui ancora non era sparito. Chissà perché?

Era al lago con alcuni suoi amici. Non voleva essere lì. Le mancava l'aria e si sentiva persa. Odiava l'acqua e la temeva. Era così da quando era bambina. Giocando con i cugini, in un momento in cui gli adulti erano distratti, aveva rischiato di affogare, e da allora si teneva ben alla larga da tutto ciò che era più profondo di una pozzanghera. E i suoi amici lo sapevano, sapevano che l'acqua la faceva stare male, eppure l'avevano costretta ad andare lì. Aveva provato a rifiutare, a spiegare per l'ennesima volta perché non poteva andare lì, ma non c'era stato nulla da fare.
«Mica devi bagnarti per forza?»
Aveva provato a spiegargli che anche vedere l'acqua la sgomentava, che la sua era più di una semplice paura. Cosa sarebbe successo se fosse finita in acqua per sbaglio?
«E dai, mica sei una bambina!» Le avevano detto ridacchiando. No, lei non era una bambina ma loro, non volevano capire. Sicuramente avrebbe dovuto lasciarli perdere, ma bene o male erano gli unici amici che aveva. Così, ora si trovava in un posto che non le piaceva, seduta da sola, mentre gli altri si divertivano in acqua.

Alla fine aveva pensato di andare al lago. Era il posto dove tutto era cominciato, ma era anche un posto tranquillo, dove si sentiva in pace. Le sue speranze di tranquillità e pace però, andarono subito in frantumi. Al lago c'erano dei ragazzi. La musica che ascoltavano, era un rumore perforante che gli faceva dolere le orecchie. Non si sarebbe mai abituato. Dov'erano i violini? Il suono celestiale dell'arpa? Perfino il Valzer, gli sembrava una musica sublime, in confronto. Doveva andarsene di lì, nessuno avrebbe avuto bisogno di lui, e lui non aveva bisogno di quello. Ma non si risolse. Una ragazza attrasse la sua attenzione. Sembrava triste e sola. Se ne stava sulla riva, ben lontana dall'acqua. Le altre ragazze indossavano succinti costumi, lei no. Perché? Per quello che lo riguardava gli sembrava più consono il vestiario della ragazza, pantaloni e maglietta, che quello delle altre, ma in quei due secoli di vita, ne aveva viste troppe per sorprendersi di qualcosa ormai. Ma quando si sarebbe arrestata la caduta della morale?
La ragazza aveva degli strani aggeggi nelle orecchie, e lui aveva imparato che servivano per la musica. Perché gli usava? Non le piaceva quello che stavano ascoltando i suoi amici, da quelle strane scatolette piatte?

I suoi amici la chiamarono. Se ne accorse dai gesti che facevano per attirare la sua attenzione. A malincuore mise via le cuffie. Preferiva la musica classica, alla trap ma se lo avesse detto, l'avrebbero presa in giro anche per quello. Non capiva quello che le dicevano. Si avvicinò di qualche passo, restando il più possibile lontano dall'acqua. I suoi amici erano tutti in acqua. Se le volevano parlare perché non si avvicinavano loro? Poi uno di loro si spostò un poco verso la riva, ma c'era un poco di vento e lui stava parlando a voce troppo bassa. Si avvicinò ancora in fondo lui era quasi uscito dall'acqua.
«allora cosa c'è di così importante da avermi fatto arrivare fin qui?»
«unisciti a noi!» Fu la risposta. Gli avrebbe mandati al diavolo, volentieri. Ma successe tutto in fretta. Un altro amico si era avvicinato e prima che lei potesse accorgersene era finita in acqua. Lei annaspava, mentre la corrente faceva come voleva. I suoi amici ridevano. Sarebbe morta. In quel tratto il lago era abbastanza profondo, gli altri ridevano. La corrente era troppo forte per lei, e la paura le impediva di ragionare. Il tessuto dei pantaloni stava facendosi pesante.
Poi qualcosa l'afferrò. Una voce gentile le disse di non preoccuparsi. Stava morendo? Sicuramente sì.
Ma non morì. Venne portata a riva. La voce gentile era ancora vicino a lei, ma lei non vedeva nessuno. I suoi amici le si avvicinarono. Stavano ancora ridendo.
« tutto bene?» la canzonarono.
«No che non sto bene! Sono quasi morta!»
«esagerata!» Poi il gruppetto si girò verso il lago ridendo.
«L'acqua è cattiva...» disse la ragazza.
«No. L'acqua non è cattiva, può essere pericolosa, ma mai cattiva. Io posso esserlo.» Disse la voce gentile, che ad un tratto sembrava arrabbiata.

Lui aveva assistito a tutta la scena. Aveva ascoltato i discorsi degli altri ragazzi, e aveva sentito che volevano fare uno scherzo all'amica paurosa. Inizialmente aveva pensato di farsi gli affari suoi, ma quando aveva capito la natura dello scherzo e le conseguenze che avrebbe potuto avere, si era buttato in acqua senza pensarci.
Ora pensava che sarebbe stato lui a divertirsi. La ragazza tremava e sembrava ancora più triste e angosciata di prima. E lui non lo sopportava. Scatenò il lago. Le correnti aumentarono a dismisura e i ragazzi non riuscirono a fronteggiarle. Sarebbero morti, tutti. Ma non era questo il suo obbiettivo. Il lago si calmò d'improvviso. I ragazzi spaventati corsero fuori dall'acqua, presero le loro cose e scapparono via chi in motorino, chi in macchina.

Lei era scocciata.
«sei stato tu?» chiese rivolta all'uomo che non vedeva.
« Sì. Quei mascalzoni meritavano una punizione.»
«Hai uno strano modo di parlare...e comunque mi è sembrato esagerato »
«Vi prego di perdonarmi, ma il linguaggio moderno, non lo comprendo. E comunque no, non ho esagerato. Sapevo bene quel che facevo»
« Sarebbero potuti morire.»
«ora lo sanno anche loro. Non gli avrei mai uccisi. Ho solo giocato loro lo stesso scherzo che hanno giocato a voi.»
«chi sei?» era pazza. Doveva essere impazzita. Sicuramente mentre era in acqua doveva aver battuto la testa, e adesso stava parlando da sola.
« sono lo spirito dell'acqua.»
«chi sei?»
«Siete libera di non credermi. Piuttosto ditemi perché vi spaventa tanto l'acqua. »
Lei gli rispose. Ed in breve tempo, si ritrovarono entrambi a parlare del loro passato. Lei gli spiegò come mai non si era mai ripresa dallo shock vissuto tanti anni prima, lui le raccontò la sua esistenza e cosa significasse essere una leggenda.
Lei non poteva vederlo, ma riusciva ad aprirsi a lui come non aveva mai fatto con nessuno. Lui, sentiva che lei era speciale, e qualcosa mai davvero provato prima, gli stava crescendo nel petto, insieme ad una speranza che non aveva nome.
Continuavano a parlare incuranti dello scorrere del tempo. Il pomeriggio si fece sera, la sera divenne notte e loro stavano ancora parlando.
Lei si sentiva strana, e anche se ormai credeva di essere impazzita, le piaceva quella strana follia. Con lui si sentiva se stessa e libera finalmente, e non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe sentita così. Non voleva che il tempo passasse, sarebbe voluta stare lì in eterno. Qualsiasi cosa fosse quella che stava vivendo non voleva rinunciarci per nulla al mondo. Lui le aveva detto che aveva bisogno di trovare qualcuno che credesse in lui, lei voleva credergli, con tutta se stessa. Ma sarebbe bastato per non farlo sparire? E sarebbe servito per tenerlo accanto a sé, come amico almeno? Anche se in petto le si agitavano mille emozioni, che sospettava essere ben diverse dalla sola amicizia.
Lui era in pace con se stesso. Per la prima volta, in quei due secoli, non gli pesava la sua forma. Ne era quasi lieto. Lei era una ragazza bellissima e giovane, e di sicuro non avrebbe mai trovato attraente un uomo come egli. Nel suo vecchio mondo andava bene, seguiva la moda e il gentil sesso non aveva mai mostrato spregio della sua compagnia, ma quel mondo era morto, con tutte le sue usanze. Eppure una parte di lui avrebbe voluto tornare ad essere reale. C'era qualcosa che aveva messo radici nel suo cuore, senza che lui potesse impedirlo e questo qualcosa era legato, indissolubilmente, allo sguardo della ragazza.
Venne l'alba e loro ancora parlavano. Lei aveva lo sguardo al lago. Per tutto quel tempo aveva preferito guardare l'acqua, per quanto le facesse paura, pur di avere un contatto con qualcosa di visibile e reale. Poi lui si mise di parlare, e lei d'istinto su voltò verso di lui. Le mancò il fiato. Un uomo, con i capelli scuri e gli occhi verdi le stava accanto. Indossava abiti antichi, aveva le basette ed i baffi. Ed era bello. Il cuore le martellava nel petto. Cosa era accaduto? Era tornato lui? Se ne era andata lei? Era impazzita, o forse era...in coma? Succedevano cose strane alla gente in coma, lo aveva letto, da qualche parte. Ma in quel momento era troppo felice e non voleva pensarci. Gli toccò il volto.
«mi vedete?» chiese lui stupito dal gesto. Lei annuì.
«Sei bello, anche se sembri uscito da un romanzo!» Chi o cosa gli aveva dato il coraggio di dire quella frase, non lo avrebbe saputo dire. Lui sorrise. L'attimo dopo si chinò a baciarla. Era tornato nel mondo reale, quasi non ci credeva, non era più lo spirito dell'acqua. Era un sogno? Ma quel bacio era reale, lo sentiva. Lo sentivano entrambi. Quello che sarebbe successo poi, lo avrebbero affrontato insieme, in un modo o nell'altro.
Ultima modifica di Marirosa il 01/11/2023, 18:25, modificato 1 volta in totale.
Namio Intile
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Innanzitutto, benvenuta.
Finalmente qualcuno posta un racconto dopo essersi presentato.
Il racconto è una fiaba, una rivisitazione, a mio parere, gradevole e con un tocco fantastico, de Il Principe Ranocchio, di cui possiede tutti gli elementi: la giovane ragazza, il lago o comunque l’acqua, lo spirito dell’acqua che è un bell’uomo trasformato in spirito, per una sorta di incantesimo. I due si salvano a vicenda, lei viene sottratta dalla sua paura, lui dal suo oblio centenario, così da ritrovarsi insieme.
Ben scritto. La struttura è valida, con un intreccio tra la storia di lui e di lei con due analessi. E poi, al tempo presente, il loro incontro a sciogliere i legami a cui entrambi erano avvinti. E il lago, l’acqua, che potenzialmente li divideva a unirli. L’acqua come comunione, come elemento comune alla fine.
Ho trovato molti refusi e imprecisioni, che ti indico.

"Da quando tempo ormai, aveva 30 anni? (Trenta lo scriverei a lettere.)
Una vita, forse due (metterei una virgola) e ne sarebbero passate ancora altre. Si sistemó la marsina, fu un gesto istintivo, una vecchia abitudine, perché in realtà nessuno l'avrebbe visto. Nessuno poteva vederlo. Lui ora apparteneva al mondo delle leggende, più o meno. Un po' come babbo natale o la befana. Ma il suo caso era diverso. Lui un tempo era esistito, esistito nel mondo vero, con tutte le sue problematiche. Aveva amato, aveva vissuto, fino a quando non era sparito. Com'era successo ormai non aveva importanza. Ma qualche volta ci pensava ancora, perché da qualche parte, in fondo al suo cuore (anche qui una virgola) era rimasta la speranza di tornare. Scacciò quegli stupidi pensieri, e si apprestò ad uscire. Cosa avrebbe fatto, (qui, invece, è di troppo, perché separa soggetto e oggetto) ancora non lo sapeva, in (manca lo spazio) fondo non aveva mai molto da fare, c'erano spiriti e leggende più impegnate di lui. Lui (Meglio egli, perché soggetto e perché eviti la ripetizione) era solo lo spirito dell'acqua. Lo era diventato tanti anni prima, salvando qualcuno che stava per annegare. Ormai aveva dimenticato chi avesse salvato, ma ricordava il fatto, come ricordava di non essere morto, non nel senso vero del termine, almeno. No, lui (virgola) per fortuna, sempre che fosse una fortuna quella, aveva continuato a vivere, mutando forma.
Gli spiriti come lui andavano e venivano, a seconda dei tempi e delle situazioni. Qualche volta tornavano nel mondo, altre volte morivano, perché nessuno più credeva in loro, e lasciavano il posto vuoto per un po'. Era accaduto allo spirito dell'acqua prima di lui e forse sarebbe capitato anche a lui. Ma per ora, per quanto sempre meno persone immaginavano la sua esistenza, lui ancora non era sparito. Chissà perché? (Sei sicura che sia una domanda?)

Era al lago con alcuni suoi amici. Non voleva essere lì. Le mancava l'aria e si sentiva persa. Odiava l'acqua e la temeva. Era così da quando era bambina. Giocando con i cugini, in un momento in cui gli adulti erano distratti, aveva rischiato di affogare, e da allora si teneva ben alla larga da tutto ciò che era più profondo di una pozzanghera. E i suoi amici lo sapevano, sapevano che l'acqua la faceva stare male, eppure l'avevano costretta ad andare lì. Aveva provato a rifiutare, a spiegare (tra virgole) per l'ennesima volta perché non poteva andare lì, ma non c'era stato nulla da fare.
«Mica devi bagnarti per forza?» (Anche qui: sei sicura sia una domanda?)
Aveva provato a spiegargli che anche (forse è meglio solo) vedere l'acqua la sgomentava, che la sua era più di una semplice paura. Cosa sarebbe successo se fosse finita in acqua (ripetizione. Suggerimento: ci fosse finita dentro) per sbaglio?
«E dai, mica sei una bambina!» Le avevano detto ridacchiando. No, lei non era una bambina ma loro, non volevano capire. Sicuramente avrebbe dovuto lasciarli perdere, ma (incidentale anche qui. Tra virgole) bene o male erano gli unici amici che aveva. Così, ora si trovava in un posto che non le piaceva, seduta da sola, mentre gli altri si divertivano in acqua.

Alla fine aveva pensato di andare al lago. Era il posto dove tutto era cominciato, ma era anche un posto tranquillo, dove si sentiva in pace. Le sue speranze di tranquillità e pace però, andarono subito in frantumi. Al lago c'erano dei ragazzi. La musica che ascoltavano, (virgola di troppo, separi soggetto e predicato) era un rumore perforante che gli faceva dolere le orecchie. Non si sarebbe mai abituato. Dov'erano i violini? Il suono celestiale dell'arpa? Perfino il Valzer, (anche qui dividi soggetto e predicato) gli sembrava una musica sublime, in confronto. Doveva andarsene di lì, nessuno avrebbe avuto bisogno di lui, e lui non aveva bisogno di quello. Ma non si risolse. Una ragazza attrasse la sua attenzione. Sembrava triste e sola. Se ne stava sulla riva, ben lontana dall'acqua. Le altre ragazze indossavano succinti costumi, lei no. Perché? Per quello che lo riguardava gli sembrava più consono il vestiario della ragazza, pantaloni e maglietta, che quello delle altre, ma in quei due secoli di vita, ne aveva viste troppe per sorprendersi di qualcosa ormai. Ma quando si sarebbe arrestata la caduta della morale? (Qui l’autore entra a gamba tesa: l’avrei evitato)
La ragazza aveva degli strani aggeggi nelle orecchie, e lui aveva imparato che servivano per la musica. Perché gli (una g di troppo) usava? Non le piaceva quello che stavano ascoltando i suoi amici, da quelle strane scatolette piatte? (Secondo me l’ucronia non ci sta. Vive tra noi quindi sa tutto)

I suoi amici la chiamarono. Se ne accorse dai gesti che facevano per attirare la sua attenzione. A malincuore mise via le cuffie. Preferiva la musica classica, (virgola di troppo) alla trap (qui va la virgola, il ma avversativo) ma se lo avesse detto, l'avrebbero presa in giro anche per quello. Non capiva quello che le dicevano. Si avvicinò di qualche passo, restando il più possibile lontano dall'acqua. I suoi amici erano tutti in acqua. Se le volevano parlare perché non si avvicinavano loro? Poi uno di loro si spostò un poco verso la riva, ma c'era un poco di vento e lui stava parlando a voce troppo bassa. Si avvicinò ancora (qui la virgola la metterei) in fondo lui era quasi uscito dall'acqua.
« (Qui va il maiuscolo) allora cosa c'è di così importante da avermi fatto arrivare fin qui?»
« (Anche qui)unisciti a noi!» Fu la risposta. Gli (anche qui la g è di troppo) avrebbe mandati al diavolo, volentieri. Ma successe tutto in fretta. Un altro amico si era avvicinato (incidentale tra virgole) e prima che lei potesse accorgersene era finita in acqua. Lei annaspava, mentre la corrente faceva come voleva. I suoi amici ridevano. Sarebbe morta. In quel tratto il lago era abbastanza profondo, gli altri ridevano. La corrente era troppo forte per lei, e la paura le impediva di ragionare. Il tessuto dei pantaloni stava facendosi pesante.
Poi qualcosa l'afferrò. Una voce gentile le disse di non preoccuparsi. Stava morendo? Sicuramente sì.
Ma non morì. Venne portata a riva. La voce gentile era ancora vicino a lei, ma lei non vedeva nessuno. I suoi amici le si avvicinarono. Stavano ancora ridendo.
« (Maiuscolo) tutto bene?» la canzonarono.
«No che non sto bene! Sono quasi morta!»
« (Maiuscolo)esagerata!» Poi il gruppetto si girò verso il lago ridendo.
«L'acqua è cattiva...» disse la ragazza.
«No. L'acqua non è cattiva, può essere pericolosa, ma mai cattiva. Io posso esserlo.» Disse la voce gentile, che ad un tratto sembrava arrabbiata.

Lui aveva assistito a tutta la scena. Aveva ascoltato i discorsi degli altri ragazzi, e aveva sentito che volevano fare uno scherzo all'amica paurosa. Inizialmente aveva pensato di farsi gli affari suoi, ma quando aveva capito la natura dello scherzo e le conseguenze che avrebbe potuto avere, si era buttato in acqua senza pensarci.
Ora pensava che sarebbe stato lui a divertirsi. La ragazza tremava e sembrava ancora più triste e angosciata di prima. E lui non lo sopportava. Scatenò il lago. Le correnti aumentarono a dismisura e i ragazzi non riuscirono a fronteggiarle. Sarebbero morti, tutti. Ma non era questo il suo obbiettivo. Il lago si calmò d'improvviso. I ragazzi spaventati corsero fuori dall'acqua, presero le loro cose e scapparono via chi in motorino, chi in macchina.

Lei era scocciata.
« (Maiuscolo) sei stato tu?» (Maiuscolo) chiese rivolta all'uomo che non vedeva.
« Sì. Quei mascalzoni meritavano una punizione.»
«Hai uno strano modo di parlare...e comunque mi è sembrato esagerato » (manca il punto fermo)
«Vi prego di perdonarmi, ma il linguaggio moderno, (virgola di troppo) non lo comprendo. E comunque no, non ho esagerato. Sapevo bene quel che facevo» (e manca il punto)
« Sarebbero potuti morire.»
« (Maiuscolo? E poi sotto in tutti i discorsi diretti dopo il punto fermo) ora lo sanno anche loro. Non gli avrei mai uccisi. Ho solo giocato loro lo stesso scherzo che hanno giocato a voi.»
«chi sei?» era pazza. Doveva essere impazzita. Sicuramente mentre era in acqua doveva aver battuto la testa, e adesso stava parlando da sola.
« sono lo spirito dell'acqua.»
«chi sei?»
«Siete libera di non credermi. Piuttosto ditemi perché vi spaventa tanto l'acqua. »
Lei gli rispose. Ed in breve tempo, si ritrovarono entrambi a parlare del loro passato. Lei gli spiegò come mai non si era mai ripresa dallo shock vissuto tanti anni prima, lui le raccontò la sua esistenza e cosa significasse essere una leggenda.
Lei non poteva vederlo, ma riusciva ad aprirsi a lui come non aveva mai fatto con nessuno. Lui, sentiva che lei era speciale, e qualcosa mai davvero provato prima, gli stava crescendo nel petto, insieme ad una speranza che non aveva nome.
Continuavano a parlare incuranti dello scorrere del tempo. Il pomeriggio si fece sera, la sera divenne notte e loro stavano ancora parlando.
Lei si sentiva strana, e anche se ormai credeva di essere impazzita, le piaceva quella strana follia. Con lui si sentiva se stessa e libera finalmente, e non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe sentita così. Non voleva che il tempo passasse, sarebbe voluta stare lì in eterno. Qualsiasi cosa fosse quella che stava vivendo non voleva rinunciarci per nulla al mondo. Lui le aveva detto che aveva bisogno di trovare qualcuno che credesse in lui, lei voleva credergli, con tutta se stessa. Ma sarebbe bastato per non farlo sparire? E sarebbe servito per tenerlo accanto a sé, come amico almeno? Anche se in petto le si agitavano mille emozioni, che sospettava essere ben diverse dalla sola amicizia.
Lui era in pace con se stesso. Per la prima volta, in quei due secoli, non gli pesava la sua forma. Ne era quasi lieto. Lei era una ragazza bellissima e giovane, e di sicuro non avrebbe mai trovato attraente un uomo come egli (Questo è un errore. Egli in italiano si adopera solo come soggetto, Come lui). Nel suo vecchio mondo andava bene, seguiva la moda e il gentil sesso non aveva mai mostrato spregio della sua compagnia, ma quel mondo era morto, con tutte le sue usanze. Eppure una parte di lui avrebbe voluto tornare ad essere reale. C'era qualcosa che aveva messo radici nel suo cuore, senza che lui potesse impedirlo e questo qualcosa era legato, indissolubilmente, allo sguardo della ragazza.
Venne l'alba e loro ancora parlavano. Lei aveva lo sguardo al lago. Per tutto quel tempo aveva preferito guardare l'acqua, per quanto le facesse paura, pur di avere un contatto con qualcosa di visibile e reale. Poi lui si mise (smise?) di parlare, e lei d'istinto su voltò verso di lui. Le mancò il fiato. Un uomo, con i capelli scuri e gli occhi verdi (virgola) le stava accanto. Indossava abiti antichi, aveva le basette ed i baffi. Ed era bello. Il cuore le martellava nel petto. Cosa era accaduto? Era tornato lui? Se ne era andata lei? Era impazzita, o forse era… (spazio) in coma? Succedevano cose strane alla gente in coma, lo aveva letto, da qualche parte. Ma in quel momento era troppo felice e non voleva pensarci. Gli toccò il volto.
«mi vedete?» chiese lui stupito dal gesto. Lei annuì.
«Sei bello, anche se sembri uscito da un romanzo!» Chi o cosa gli aveva dato il coraggio di dire quella frase, non lo avrebbe saputo dire. Lui sorrise. L'attimo dopo si chinò a baciarla. Era tornato nel mondo reale, quasi non ci credeva, non era più lo spirito dell'acqua. Era un sogno? Ma quel bacio era reale, lo sentiva. Lo sentivano entrambi. Quello che sarebbe successo poi, lo avrebbero affrontato insieme, in un modo o nell'altro."

Un buon lavoro, a rileggerti
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Re: Lo spirito dell'acqua

Messaggio da leggere da Marirosa »

Signor Intile, grazie mille per aver commentato il mio racconto. Sono molto contenta che lo abbia trovato interessante. La ringrazio per tutti i consigli, le osservazioni e le correzioni che ha fatto, lo apprezzo molto, e sono felice che abbia trovato il tempo per leggere e correggere il racconto.
Su molte cose sono stata d'accordo, su altre un po' meno, ma capisco il suo punto di vista. Per esempio la frase "Ma quando si sarebbe arrestata la caduta della morale?" Non è un mio giudizio, quanto quello di un uomo di due secoli fa, che non si è ancora del tutto abituato ai tempi nuovi. Così come il commento sui cellulari ("strane scatolette piatte "), è vero che vive tra noi, ma non per questo ha la stessa conoscenza su ogni cosa. Avevo mio nonno (classe 1910) che usava e capiva alcuni oggetti "moderni" ma faceva molta fatica a comprenderne altri. C'è da considerare anche il fatto che lui sia invisibile, e che quindi non può interagire al 100% col nostro mondo, e che il "contatto" con la ragazza è stato il primo.
Comunque ancora grazie, ho davvero apprezzato il suo commento. In realtà, temevo che anche questo racconto restasse senza commenti. È il terzo che pubblico sul sito, gli altri due sono estranei alla gara. Buona serata.
Namio Intile
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Re: Lo spirito dell'acqua

Messaggio da leggere da Namio Intile »

"Su molte cose sono stata d'accordo, su altre un po' meno, ma capisco il suo punto di vista. Per esempio la frase "Ma quando si sarebbe arrestata la caduta della morale?" Non è un mio giudizio, quanto quello di un uomo di due secoli fa, che non si è ancora del tutto abituato ai tempi nuovi."
Ciao, Marirosa. Senza dubbio mi sono spiegato male. Il racconto ha un io narrante che coincide con il protagonista: lo spirito dell'acqua. Quindi il breve brano che ho sottolineato è espresso dalla voce narrante. Ora, a mio avviso, mio bada bene, se il discorso lo introduci così, con una domanda secca (Ma quando...), l'impressione mia, di lettore, è che non sia più il narratore a parlare. E se non è il narratore, dato che non può essere il protagonista, non rimane che l'autore. E quindi sembra che l'autore voglia dire quel che in realtà dovrebbe essere un pensiero del protagonista. Non so se mi sono spiegato. Secondo me si può ovviare all'inconveniente ricorrendo a un banale Si domandò quando... o Si era chiesto tante volte quando...
È un accorgimento per evitare anche l'effetto autore/narratore/protagonista che mi racconta di quando le cose andavano meglio.
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Re: Lo spirito dell'acqua

Messaggio da leggere da Cristina Flati »

La storia ha da subito un grip interessante che ti invoglia a leggere di più e a scoprire le trame del tuo fantasy. L'idea dell'incontro antico/moderno non è nuova, mi ha fatto pensare ad una commedia romantica chiamata "Kate and Leopold", ma nonostante questo non mi ha stancata, anzi.
Mi sarebbe piaciuto capire di più i reali motivi che hanno spinto una ragazzina moderna (immagino molto più giovane del protagonista) ad essere attratta da un uomo così "maturo" come lo spirito dell'acqua, oltre al fatto che lo ritiene bello e uscito da un romanzo.
Nel complesso mi è piaciuto tanto, l'ho riletto più volte per piacere personale!
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Messaggio da leggere da Athosg »

Per raccontare una storia d'amore hai usato un fantasy e ne è uscito un racconto interessante. Forse non hai raccontato tutto, forse lo scherzo dei ragazzi è finito in tragedia o forse lui ha trovato in lei la sua metà e l'ha trasformata in uno spirito dell'acqua. In qualunque caso si sono trovati.
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Messaggio da leggere da Randagia »

La storia è molto affascinante, mi è piaciuta parecchio grazie al suo effetto sorpresa (forse perché non ho letto Il Principe Ranocchio ;) ).

La lettura sarebbe molto più piacevole se correggessi i refusi che Namio Intile ha messo in evidenza.

Randagia, che ora cerca di capire come si vota ;)
Ultima modifica di Randagia il 01/12/2023, 8:19, modificato 1 volta in totale.
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Massimo Baglione
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Re: Lo spirito dell'acqua

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Ricordatevi di specificare esattamente "Commento" nel campo "Titolo" del messaggio usato per commentare i racconti (senza prefissi come "Re:" o altro), altrimenti non verranno conteggiati dal sistema, grazie!
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Messaggio da leggere da Maria Spanu »

Ciao e piacere di conoscerti e leggerti. Mi è piaciuto il racconto, non è nelle mie corde, ma l'ho apprezzato. Ci ho messo un po' a leggerlo in quanto le frasi sono strutturate in modo molto frammentato, troppo corte a volte, troppo lunghe. La punteggiatura forse è la colpevole, ma è facilmente rimediabile con una bella revisione. Per il resto credo che i colleghi abbiano già detto tutto, non mi dilungo.
A presto.
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Alcuni esempi di nostri ebook gratuiti:


Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2020 - (a colori)

Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2020 - (a colori)

(edizione 2020, 4,73 MB)

Autori partecipanti: nwMacmariopc, nwRoberto Paradiso, nwAthosg, nwAlessandro Mazzi, nwDaniele Missiroli, nwLaura Traverso, nwAngelo Ciola, nwGiorgio Leone, nwSelene Barblan, nwIngmar, nwLodovico, nwMarco Daniele,
A cura di Tullio Aragona.
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (in bianco e nero)

Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (in bianco e nero)

(edizione 2016, 5,44 MB)

Autori partecipanti: (vedi sopra),
A cura di Tullio Aragona.
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Gara d'autunno 2020 - Beu, e gli altri racconti

Gara d'autunno 2020 - Beu, e gli altri racconti

(autunno 2020, 46 pagine, 543,51 KB)

Autori partecipanti: nwMariovaldo, Roberto Virdo', nwMattyManf, nwMarcello Rizza, nwLiliana Tuozzo, nwAnna Gri, nwAngelo Ciola, nwCarol Bi, nwLetylety, nwElianaF,
A cura di Massimo Baglione.
Scarica questo testo in formato PDF (543,51 KB) - scaricato 74 volte.
oppure in formato EPUB (354,64 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 56 volte..
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Alcuni esempi di nostri libri autoprodotti:


Il Bestiario del terzo millennio

Il Bestiario del terzo millennio

raccolta di creature inventate

Direttamente dal medioevo contemporaneo, una raccolta di creature inventate, descritte e narrate da venti autori. Una bestia originale e inedita per ogni lettera dell'alfabeto, per un bestiario del terzo millennio. In questa antologia si scoprono cose bizzarre, cose del tutto nuove che meritano un'attenta e seria lettura.
Ideato e curato da Umberto Pasqui.
illustrazioni di Marco Casadei.

Contiene opere di: nwBruno Elpis, Edoardo Greppi, nwLucia Manna, Concita Imperatrice, nwAngelo Manarola, nwRoberto Paradiso, Luisa Gasbarri, Sandra Ludovici, Yara Źagar, Lodovico Ferrari, nwSer Stefano, nwNunzio Campanelli, Desirìe Ferrarese, nwMaria Lipartiti, Francesco Paolo Catanzaro, Federica Ribis, Antonella Pighin, Carlotta Invrea, nwPatrizia Benetti, Cristina Cornelio, nwSonia Piras, nwUmberto Pasqui.

Vedi nwANTEPRIMA (2,15 MB scaricato 405 volte).

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BReVI AUTORI - volume 1

BReVI AUTORI - volume 1

collana antologica multigenere di racconti brevi

BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:

Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale

La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: Fausto Scatoli. Giorgio Leone, nwAnnamaria Vernuccio, Luca Franceschini, nwAlphaorg, Daniel Carrubba, nwFrancesco Gallina, nwSerena Barsottelli, nwAlberto Tivoli, Giuseppe C. Budetta, nwLuca Volpi, Teresa Regna, Brenda Bonomelli, nwLiliana Tuozzo, nwDaniela Rossi, Tania Mignani, nwEnrico Teodorani, nwFrancesca Paolucci, nwUmberto Pasqui, nwIda Dainese, nwMarco Bertoli, nwEliseo Palumbo, nwFrancesco Zanni Bertelli, nwIsabella Galeotti, Sandra Ludovici, nwThomas M. Pitt, nwStefania Fiorin, nwCristina Giuntini, nwGiuseppe Gallato, Marco Vecchi, nwMaria Lipartiti, nwRoberta Eman, nwLucia Amorosi, nwSalvatore Di Sante, nwValentina Iuvara, Renzo Maltoni, nwAndrea Casella.

Vedi nwANTEPRIMA (1,41 MB scaricato 232 volte).

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Human Takeaway

Human Takeaway

(english version)

What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.