
L'ultimo orizzonte
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L'ultimo orizzonte

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Sempre oltremodo bravo, Namio Intile.
Poi mi piace commentarti!
C'è qualche refuso nel testo e uno strano cambio in piccoli passaggi dell'Io narrante che passa senza apparente motivo dalla I alla III.
Voto 5/5. Auguri per un felicissimo 2025, Namio,
Antonio
P.S. Non sei obbligato a rispondermi! Non vorrei che si creasse l'equivoco della volta scorsa.
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Re: L'ultimo orizzonte
Sì, ho voluto proporre il tema dell'incesto mettendolo al centro del racconto. Ma, come hai notato, il contesto gioca un ruolo fondamentale, non è un mero sfondo, non è neutrale. Il Grande Dissolvimento stravolge il mondo e lo restringe. Lo limita a due sole persone. Il contesto, lo sfondo, diventa in questo modo il vero tema centrale, a partire dal titolo, e si affianca al tema dell'incesto. L'ultimo orizzonte è un luogo filosofico. È il luogo ove si trova la civiltà occidentale, è l'Età della Tecnica che sta vivendo oggi il genere umano. L'ultimo orizzonte segna anche il tramonto della civiltà occidentale. Cosa ci aspetta oltre questo ultimo orizzonte? Il Grande Dissolvimento. L'Età della Tecnica diviene il Mondo (della Tecnica) sbaragliando tutte le culture, la politica, l'etica, la morale, la legge, l'economia, ogni decisione umana, e infine l'Uomo. L'Uomo, nell'Età della Tecnica è sradicato dalla terra, dal mondo, dall'Universo. Un Grande Dissolvimento non solo metaforico. L'ultimo orizzonte è la fine di tutti gli orizzonti, perché la Tecnica non ha orizzonti, non ha fini, non ha scopi se non il suo autosostentamento. Ma la fine dell'Uomo è anche la fine della Tecnica, per paradosso. E in questa Rifondazione Aurorale (nomen omen), il Grande Dissolvimento, nasce un nuovo modo di vivere. Giorno per Giorno, prendendo quel che il Mondo offre, senza oggi e senza domani, non accumulando nulla, legati a ciò che esiste nel momento in cui esiste. E tuttavia il secondo Grande Dissolvimento nel racconto arriva veloce. È Eden, con riferimento al giardino veterotestamentario, il luogo in cui l'Uomo può ridiventare padrone del proprio orizzonte e immaginare un nuovo orizzonte, basato sull'esigenze dell'agricoltura come mezzo per produrre e accumulare cibo. Paolo ricomincia a costruire cose, a riproporre l'identica spirale dell'Uomo che entifica l'Universo per farlo proprio. E come nel vecchio Eden l'unico modo che l'uomo trova per rapportarsi con il Mondo è l'oggettivazione del Mondo e degli enti del Mondo e l'appropriazione di quanto oggettivato. Claudia in questo contesto è in fondo Abele, l'ingenuità, il Vecchio Mondo legato all'essenziale che deve sparire. Viene uccisa per gelosia da Aurora, in quanto ostacolo da superare. E in quanto ostacolo viene oggettivata, disumanizzata con la scusa del tradimento, e infine uccisa. E questo omicidio viene accettato da Paolo come l'unico modo per ristabilire l'ordine iniziale, per porre fine al contrasto, per eliminare gli opposti. Perché Paolo e Aurora non sono due opposti, ma un'identità. L'opposto è Claudia. L'uomo rifiuta di nuovo il contrasto, gli opposti, il senso è l'ordine e l'identità.
Il nuovo Eden si rivela subito come il vecchio e l'uomo, al di là del nascente pensiero aurorale, subito ripropone gli schemi consueti che hanno forgiato la civiltà occidentale.
In questo senso l'incesto è la rottura della vecchia etica (che con l'incesto poneva il sigillo della proprietà del padre sulle figlie femmine) e la costituzione di una nuova etica dove l'incesto è funzionale al nuovo mondo. Paolo teme infatti il rapporto paritario che si instaurerà tra i due dopo aver consumato l'incesto. Ma Paolo non vede, come invece lo vede Aurora, che l'incesto è l'unico modo per recuperare l'identità, l'unità e cominciare una nuova umanità.
D'altra parte l'Eden di Genesi tratta fondamentalmente di questa riduzione dell'uomo e della donna a unità. Nel giardino pre serpente Eva nasce da una costola di Adamo. Quindi in fondo è figlia di Adamo. Questa unità iniziale è rotta dalla ribellione a Dio. Senza unione con Dio, spezzata l'unità con Dio, l'uomo e la donna spezzano anche la loro unità. Che però recuperano con l'incesto, con la nascita della nuova umanità che tenta disperatamente di recuperare la perduta identità iniziale.
Ma il mondo è fatto di opposti, di contrasti, non di unità. Da questa tensione si arriva all'ultimo orizzonte.
Beh, forse il racconto è un po' velleitario, ma le basi da cui scaturisce sono queste.
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Piccolezze, mi è piaciuto!
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Re: L'ultimo orizzonte
Il riferimento letterario esatto, se proprio vogliamo, è Guido Morselli e il suo Dissipatio H.G. Autore difficilmente inquadrabile, morto suicida per disperazione nel 1972 o 73 mi pare, scrisse dei capolavori a sfondo ucronico che nessuno conosce. Nemo propheta in patria.
Re: L'ultimo orizzonte
1) "Quando è successo (, ) noi eravamo dentro la montagna, duecento metri sotto terra."
2) "Lui sapeva già dove avrebbe potuto essere quel posto: mi disse che aveva ristrutturato una proprietà anni prima e doveva esserci tutto l'occorrente, ma io gli feci capire (che) non ero molto contenta di lasciare Palermo."
3) "Lui uscì per primo, quando lo imitai dalla spiaggia (, ) mi accorsi che mi stava guardando con occhi diversi."
4) "Arrabbiato (, ) mi aveva ammonito di finirla là"
5) "La notte dopo lo aspettai nel letto, senza pigiama, e poi mi girai sul suo dorso sfiorandolo con la punta del seno; lui aveva finto di dormire, (mentre) il mio cervello era in preda a un turbinio di sensazioni e pensieri, (mentre) il corpo ardeva in fiamme."
Sono brutti da vedere questi 2 "mentre" nella stessa frase: cambia secondo il tuo stile.
6) "Aspettò che fingessi di addormentarmi per muoversi e lo vidi uscire sul porticato a guardare la sera e il mare africano oltre le dune."
Scusa, ma non è logica questa frase: come fa l'osservatore, non dicendo altro, a sapere che finge e non dorme? Lo sa chi finge e non chi osserva, di solito.
7) "La presenza visionaria del dramma che sarebbe scaturito tra loro, se avesse ceduto al desiderio di lei lo rodeva in un modo che lei non sarebbe mai riuscita a comprendere. E così Paolo continuava a tener al riparo, a proteggere la decisione che aveva preso, anche se dopo ogni discussione con la ragazza affiorava prepotente la tristezza per il suo destino di donna mancata di cui lui solo sentiva la responsabilità.
Si addormentò fuori e quando rientrò nella camera da letto lei era andata via.
Quell'assenza improvvisa e non preannunciata lo riportò al giorno del Grande Dissolvimento ed ebbe un moto di paura che si trasformò in panico. Fu certo di averla perduta per sempre, come aveva perso il resto dell'umanità."
È in III persona questo passaggio: perché questa descrizione da un io narrante esterno?
Otto) "Si guardarono di un lungo sguardo silenzioso, stupefatto, e poi scoppiarono a ridere come avevano sempre riso, come non ridevano più da un po' di tempo, felici di essere ancora vivi e insieme anche se il mondo era diventato un deserto."
Sempre III e poi riparte con la I.
9) Dopo una decina di minuti (, ) arrivammo a piedi alla Concordia.
Ci metterei una virgola perché è sottinteso/ellittico il verbo, e inizia con una temp.
10) "«Che facciamo (?)» mi domandò che era quasi sera."
Se è domanda, dovrebbe esserci un punto "?"
11) "gli stava sempre addosso e quando non era con lui (, ) cercava la mia"
12) "Mentre faceva i bagagli (, ) le chiesi come mai stava accompagnando dei turisti in miniera una notte d'inverno."
13) "Con la scusa di dover prendere qualcosa in paese (, ) mi misi a seguirla."
14) "Quando mi avvicinai (, ) mi parve che Claudia parlava con qualcuno."
15) "Decisi di farmi avanti «Ci sono altre persone?»
Rimase a bocca aperta.
«Quante sono? A un paio di miglia dalla costa ho visto una grande barca a vela e da bordo qualcuno fa segnalazioni con degli specchietti.»"
Passaggio confuso: decisi e quando dovrebbero, di regola, stare sullo stesso rigo.
16) "E prima che potessi dire altro (, ) si lanciò contro di me brandendo il coltello che teneva sempre con sé."
17 "Quando mi risvegliai, lui dormiva accanto a me."
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Grazie per la tua esaustiva risposta, Namio Intile. È sempre un piacere e un onore per me poter interagire con te. Io il tuo racconto l'ho commentato da scrittore "neoromantico", con una certa "estetica del dolore", come direbbe Nietzsche, essenzialmente di sentimenti: "Del cuore in qualche modo". Non sono molto pratico di testi ucronici o altro di simile. Inoltre, penso di essere il più piccolo come età tra voi qui: praticamente la Mascotte.


Rinnovo i saluti di buon 2025,

Antonio
Re: L'ultimo orizzonte
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Re: L'ultimo orizzonte
La nota sul cambio dalla terza persona alla prima della voce narrante è voluta. Ho immaginato un io narrante e un narratore esterno che si avvicendano. Dovresti dirmi tu se, secondo te, funziona, perché sono stato incerto fino all'ultimo momento. Anzi, l'idea originaria era di inserire due diversi punti di vista, di padre e figlia. Ma avrei dovuto perdere più tempo della settimana necessaria a metterlo giù, non è questione così semplice come sembra. I due punti di vista però avrebbero reso Paolo meno passivo, lo avrebbero delineato come personaggio proprio e non come riflesso della figlia. Sono giunto a una via di mezzo, breve e sbrigativa, per tentare di mettere in risalto il personaggio di Paolo il quale, attraverso i soli occhi di Aurora, mi sembrava una marionetta.
Al punto numero 6. Come faceva Paolo a sapere che Aurora fingeva? Beh, forse Aurora lo immaginava. O forse avrei dovuto ricorrere al narratore esterno. Mi sono immedesimato in Paolo. E forse il corto circuito nasce da là. Ma è un'ottima osservazione.
Il punto interrogativo del punto 10. Dimmi se sbaglio. Quando dovrei inserire il punto di domanda, come hai giustamente osservato nel caso di specie, la frase si ferma. Perché il punto di domanda è anche un punto fermo. E poi iniziare con la maiuscola. «Che facciamo (?)» mi domandò che era quasi sera."
Però se metto il punto interrogativo quel domandò perde di significato. Allora lascio che le veci del punto di domanda le faccia il "mi domandò" ed obliterando il punto di domanda chi legge non sarà costretto a fermarsi. Ha senso per te?
Al punto 15 hai ragione.
Al punto 2 dovevo inserire le virgole tra io e capire. Il che l'ho obliterato volutamente.
Certo, nessun autore preventivamente offre le istruzioni per l'uso. Ma spesso lo fa successivamente. E io ho sempre visto le gare stagionali come una palestra, utile a chiarire a se stessi e agli altri. E infatti è questo quello che stiamo facendo qui adesso. Noi siamo un autore e un lettore reale, non implicito. Ed è chiaro che la dinamica tra autore e lettore non può essere quella classica di chi legge ciò che è scritto, ma di chi si confronta con chi scrive.
Secondo poi, nonostante le istruzioni per l'uso, ciascuno dotato di libero pensiero rimarrà libero di vedere ciò che vuole, anche più di quanto l'autore abbia pensato e visto. L'hai fatto tu con il mio racconto della scorsa edizione e te ne sono grato.
Insomma, Eleonora ha ragione in via generale, ma nel particolare delle gare le dinamiche possono anche essere diverse.
Io, ad esempio, gradirei molto ascoltare cos'ha lei da dire sui suoi testi.
Una volta si chiamava lettura e commento. Lo si può fare di un testo narrativo come di un testo musicale.
Hai mai ascoltato il commento di un testo musicale?
Re: L'ultimo orizzonte
"Mi domando che (o cosa/che cosa) avremmo fatto": indiretta col condizionale passato come futuro nel passato, altrimenti congiuntivo "che suona un po' male".
Per quanto riguarda il punto di vista narrativo, lo fa Pirandello. Ma lo fa più volte nello stesso racconto/novella. Nel tuo racconto avviene una volta sola, due in realtà, e potrebbe apparire come una svista. A me non piace, ma è un fatto personale. Ma se a te, Namio, piace, lascialo.
In realtà, non volevo postarti i refusi che ho visto, per non apparire come "piccolo maestrino con la penna blu". Ma il tuo racconto è molto bello, e a un occhio esperto si vedono i refusi.
A presto…
- Marino Maiorino
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e ben ritrovato.
Quest'opera è diversa dalle ultime, che facevano parte di una composizione più ampia, quindi cambiano ritmi e tempi per giungere a una conclusione, ma il risultato resta invariabilmente eccellente, dal punto di vista narrativo.
È stato un po' "pesante", da padre, trovarmi nei panni di Paolo. Per mia figlia ho sempre desiderato una sola cosa, un comandamento assoluto: che fosse libera! Di fare, di sbagliare, di provare, di vivere... Forse perché non sono stato educato così e quindi sento il peso di tante cose in maniera intollerabile. La morale, poi, è per me una pura e semplice convenzione sociale, ragion per cui davvero non ho letto il tuo racconto lasciandomi sfiorare dal problema dell'incesto, che semplicemente non mi sarebbe venuto in mente nemmeno se Aurora fosse stata la Brigitte Bardot della sua gioventù.
Posso capire i turbamenti della ragazza, ancora giovane, proprio in virtù di quella "libertà" che significa davvero permettere al suo pensiero di esplorare senza limiti ogni possibilità, e condivido quelli di Paolo, ma dal punto di vista di non imporre conseguenze spiacevoli alla propria figlia. In me non c'è questa paura che spieghi, di mettere lei al suo stesso livello: partendo dal mio punto di vista, mia figlia è SEMPRE stata al mio stesso livello. È solo più immatura di me e per questo io ne sono il genitore, ma non ho mai visto il rapporto tra me e lei strutturato "gerarchicamente" (permetti l'uso inadeguato del termine).
Nondimeno, nella sua nobile bellezza siciliana che sa di ceramiche smaltate, di mare e ville, di monumenti e bellezze naturali che il Cielo voglia non siano mai sfiorati dalla più becera modernità "generaprofitto", il tuo racconto HA bisogno di essere di più e di superare le 24'000 battute. È completa la vicenda narrata, forse, ma non la storia.
Chi è Claudia? Sapeva Claudia di altri sopravvissuti? E i suoi complici? Si era davvero innamorata o faceva tutto parte di un inganno? E perché un inganno, se in un mondo totalmente spopolato non ci sarebbe più alcuna penuria di beni (soprattutto vivendo come Paolo e la figlia hanno dimostrato di poter fare)? E perché prosegue nell'inganno, se in fin dei conti non credo ci guadagnerebbe molto a dover spartire un "bottino" (quale?) con tre complici, invece che preferire la vita con Paolo? (Cavolo, ciascuno di noi sogna di poter andare a vivere su un'isola tropicale, lontano dal resto del mondo, a vivere di niente, letteralmente, e Claudia ragiona ancora come una malvivente?)
Tutto questo è un racconto che corre parallelamente alla vicenda di Paolo e Aurora, e che grida di voler essere letto, e in qualche modo sta stretto, qui, dove dici forse troppo, stimolando tu stesso questa curiosità a proposito di ciò che è accaduto al resto del mondo.
Ovvio che ho le mie idee al riguardo e le mie aspettative, ma tu sei scrittore assai più... Più! In tutto!

Unico neo narrativo: il passaggio dalla prima alla terza persona è effettivamente poco riuscito, anche perché fai comparire contestualmente i nomi dei personaggi (prima del cambio di registro, assai più sporadici), obbligando così il lettore ad adeguarsi a due cambi in un colpo solo, come se non ci fosse ancora familiarità coi personaggi e, inoltre, cambiasse la voce narrante. O almeno, questa è l'impressione che ha fatto a me.
Buon 2025!


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Veniamo al testo, di Namio, come sempre, dalla forma - e intendo la correttezza di vocaboli e di frasi, la scrittura, l'espressione, insomma il modo di scrivere -impeccabile. Ciò che non mi è andato giù è il contenuto, l'argomento del narrato e il finale perché tutto mi è sembrato un po' "forzato". Sarà l'influenza dell'esperienza personale, sarà che non sono capace di formulare altri pensieri, sarà l'attitudine alle aspettative, ma il mio parere è questo. Da te, mi aspetto un altro livello e, dal calibro di altri tuoi testi, un'analisi più profonda dei personaggi. E, sempre secondo me, avrai le tue ragioni per farlo e, da solo, ti renderai conto di quel che manca o non permette alla narrazione di arrivare alla conclusione.
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Re: L'ultimo orizzonte
A ogni modo, grazie per la lettura, terrò conto del tuo giudizio.
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Re: L'ultimo orizzonte
Non ne facciamo una questione personale con l'incesto. Tutti abbiamo figli e siamo padri e siamo stati figli. Quel che conta è il contesto. Antonio si è lamentato delle mie spiegazioni. Le leggi nel commento ad Antonio stesso, il primo. Eleonora, non so perché, mi ha regalato quel giudizio qui sopra un poco astioso. Non so.
A ogni modo, il tema portante è l'incesto. è vero. Ma non era tanto quello che mi importava. A leggere più in profondità non ti sarà sfuggito il richiamo biblico. Eden non è citato in modo casuale. Nell'Eden di Genesi Eva nasce dalla costola di Adamo. Si può ben dire che sia sua figlia. Non so perché nessuno si sia mai soffermato su questo punto, forse perché l'incesto è un tabù a tal punto da non esser neanche riconosciuto quando lo vediamo di fronte ai nostri occhi. L'umanità biblica nasce da un incesto, reale o metaforico. E la mia Claudia viene assassinata da Aurora perché quest'ultima non ne sopporta la rivalità. È accecata dalla gelosia come Caino con Abele. Claudia è forse migliore di lei, ma lei lo nega, la osteggia, la sminuisce, alla fine è lei stessa a mettersi in trappola.
Quella degli uomini in barca è solo una scusa, poco credibile, non la realtà. Nel racconto non dico espressamente che ha visto degli uomini, dal dialogo tra le due si evince. Eppure Paolo le crede, crede a ogni cosa le dica la figlia. Come Adamo ed Eva credettero a Caino circa la sorte di Abele, non so se ricordi. Fu poi il dio del Genesi a far confessare Caino come prima aveva fatto con Adamo ed Eva. Perché solo nell'Allenza con Dio risiede la verità e la salvezza dell'uomo. Nel mio racconto Dio non c'è. Ma ci sono gli uomini. E si comportano sempre alla stessa maniera. Mentono e uccidono per raggiungere i loro scopi. E qui mi sto zitto anche perché in coda ad Antonio ho già detto troppo.
Per concludere, dal tuo commento e da quello di Eleonora ne desumo di non essere riuscito a centrare l'obiettivo. Che va oltre l'incesto, anzi con questo non c'entra nulla.
Sapevo che il tema era accidentato. Perché è una di quelle abitudini mentali che non amano essere violate.
Grazie per l'intervento.
Re: L'ultimo orizzonte
"L'ultimo orizzonte dove tramonta una civiltà e ne rinasce una nuova, vista come ritorno alle origini (Eden), per poi proseguire oltre: ma il resto sono ancora pagine non scritte."
In una sintesi, riassumibile in una frase, questo è il significato del tuo racconto, Namio. L'incesto è un pretesto, come tante altre cose che vengono narrate. È un racconto difficile da assimilare e, quindi, da comprendere appieno a una prima lettura. Per questo motivo l'ho letto per primo, senza avere troppe spiegazioni preliminari. Infatti, alla prima lettura, avevo molti dubbi sul vero "significato del tuo racconto", ma ora è tutto molto chiaro, almeno per me.
Un caro saluto, Namio,
Antonio
Aggiungo una cosa:
L'assenza di altre persone, animali domestici (e altro) all'inizio del racconto è una sorta di "caos calmo" o "calma distruzione". Vale a dire: dal Caos all'Eden.
- Marino Maiorino
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Re: L'ultimo orizzonte
sembri dire una cosa e il suo contrario: l'incesto è centrale o no? Sembra di sì come elemento, ma non come tema del racconto. Inoltre, c'è sempre la differenza tra punto di vista dello scrittore e quello del lettore. Mi sembra di aver chiarito da quale base parto io per non tenere in tanta considerazione quell'elemento in sé.
Ma anche su Eden, sì, avevo percepito la cosa, però ora che l'hai spiegata la trovo un po' arzigogolata, sempre partendo dal mio sentire: tu vedi Eva come la "figlia" di Adamo (reale o metaforica che sia), io ho sempre considerato quello di Eva la giustificazione dell'endogamia giudea (per un lato), ma ancor più la giustificazione della soggezione della donna all'uomo, alla luce del precedente (e perso nella tradizione cattolica) mito di Lilith. In questa ricostruzione più ampia, il fattore incestuoso si perde al cospetto di quello della soggezione della donna all'uomo, e in questo senso Eva è "costola" di Adamo in quanto soggetta a lui, non in quanto figlia.
Aggiungi inoltre che, siccome nell'antichità i rapporti incestuosi padre/figlia non suscitavano la riprovazione odierna (supportata dall'evidenza scientifica di maggiori tare genetiche), non riesco a contestualizzare nel mito adamitico lo stigma incestuoso, e quindi a farne la trasposizione nel tuo racconto: non mi si riflette dall'uno all'altro.
Detto questo, a me il racconto è piaciuto e te lo ripeto, poi sappiamo che molti strumenti risuonano a modo loro. Alcuni, su armoniche secondarie.
Un saluto!


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Re: L'ultimo orizzonte
"Dio, dopo aver creato Adamo, afferma che "non è bene che l'uomo sia solo" e crea Eva come compagna e aiuto per lui. Questa visione sottolinea il ruolo complementare della donna nella creazione."
È creata da Dio Eva, non è figlia di Adamo. Poi dipende molto da come si interpreta la questione.
E vedere l'incesto, che è un atto sessuale, come ritorno all'unita persa è un po' "forzata" come idea.
Mio esempio stravagante:
Se in natura esistessero due gemelli omozigoti di sesso opposto, nati quindi da un unico ovocita, non è che "scop*" tra loro ritrovano la loro unità. Quindi, l'idea incestuosa funziona fino a un certo punto. Va bene come "allegoria" nel contesto del racconto, restando comunque un aspetto "disturbante" per chi legge.
Io la penso così!
Scusate se scrivo a spezzoni!
Saluti…
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Re: L'ultimo orizzonte
bisogna vedere quale tradizione si usa, per la Genesi. Io preferisco scavalcare quella cattolica perché in principio dovrebbe essere coerente con la Torah, e poi invece sceglie passi e passettini in un minuetto spiacevole. Posso capire che la Bibbia Cattolica contenga il Nuovo Testamento, ma che si pretenda di cambiare il Vecchio, e addirittura la Genesi...
Ad ogni modo, il passo indicato, nella tradizione ebraica è per intero la seconda creazione della donna (Eva), che avviene quando Dio, dopo che Adamo ha cacciato Lilith da Eden, si rende conto che, per l'appunto, non è bene che Adamo resti solo.
Ma nella Bibbia cattolica resta, a memoria della tradizione più antica, il passo: "Dio creò l'uomo a propria immagine e somiglianza, maschio e femmina li creò."
In una sola botta abbiamo DUE affermazioni: Dio creò l'uomo e la donna nello stesso momento (il sesto giorno, quindi non la donna più tardi, che non avrebbe senso, dal momento che Dio aveva già creato tutti gli altri animali maschio e femmina); e Dio creò l'uomo E la donna a propria immagine e somiglianza ovvero ANCHE la donna è fatta a immagine e somiglianza di Dio (altro che costola), e Dio quindi per la proprietà riflessiva contiene in sé i principi maschile E femminile!
Io, è tenendo questo caos nelle mie corde, che ho letto il racconto di Namio. So che il racconto è suo e per leggerlo dovrei rispettare la sua impostazione, ma ci sono argomenti che, quando si toccano, toccano inevitabilmente convinzioni molto profonde del lettore.
Namio, scusami se la mia impostazione ti sembra inadeguata al testo da te offerto.
Un saluto!


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Re: L'ultimo orizzonte
Ciao, Eleonora. Perché questa asprezza nella prima parte del commento? Non capisco neanche se sia uno sfogo impersonale o indirizzato a me. E se sì per quale motivo?
A ogni modo, grazie per la lettura, terrò conto del tuo giudizio.
Sono basita. Si dice? Non intendevo essere aspra, soprattutto per la stima che ho di te. Il tuo lavoro ha un valore enorme, c'è sempre da imparare dai tuoi scritti! Pronta a chiarire i tuoi dubbi! Ciao!
Re: L'ultimo orizzonte
Non la volevo scrivere questa cosa, perciò non interpretatemi male. Se io prendo un tabù e lo metto in un racconto: il racconto stesso non diventa più intrigante, fascinoso, stimolate? Io penso di sì. Come i film vietatati ai minori. Se togli l'incesto da questo racconto, al di là della sua interpretazione, lo annulli. Marino, io nel precedente mio post ho riportato la rappresentazione più classica di Adamo ed Eva. Da catechismo, che insegnano nel "corso" per fare la prima comunione, poi è normale e logico aspettarsi che "scavando" nell'argomento, soprattutto per te che ne sai più d me, le cose risultino alla fine un tantino più complesse. E in ciò hai perfettamente ragione.Marino Maiorino ha scritto: 09/01/2025, 20:46 Ciao Antonio,
bisogna vedere quale tradizione si usa, per la Genesi. Io preferisco scavalcare quella cattolica perché in principio dovrebbe essere coerente con la Torah, e poi invece sceglie passi e passettini in un minuetto spiacevole. Posso capire che la Bibbia Cattolica contenga il Nuovo Testamento, ma che si pretenda di cambiare il Vecchio, e addirittura la Genesi…
Ad ogni modo, il passo indicato, nella tradizione ebraica è per intero la seconda creazione della donna (Eva), che avviene quando Dio, dopo che Adamo ha cacciato Lilith da Eden, si rende conto che, per l'appunto, non è bene che Adamo resti solo.
Ma nella Bibbia cattolica resta, a memoria della tradizione più antica, il passo: "Dio creò l'uomo a propria immagine e somiglianza, maschio e femmina li creò."
In una sola botta abbiamo DUE affermazioni: Dio creò l'uomo e la donna nello stesso momento (il sesto giorno, quindi non la donna più tardi, che non avrebbe senso, dal momento che Dio aveva già creato tutti gli altri animali maschio e femmina); e Dio creò l'uomo E la donna a propria immagine e somiglianza ovvero ANCHE la donna è fatta a immagine e somiglianza di Dio (altro che costola), e Dio quindi per la proprietà riflessiva contiene in sé i principi maschile E femminile!
Io, è tenendo questo caos nelle mie corde, che ho letto il racconto di Namio. So che il racconto è suo e per leggerlo dovrei rispettare la sua impostazione, ma ci sono argomenti che, quando si toccano, toccano inevitabilmente convinzioni molto profonde del lettore.
Namio, scusami se la mia impostazione ti sembra inadeguata al testo da te offerto.
Un saluto!
Cari saluti a te e a Namio…
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Re: L'ultimo orizzonte
Io non ho detto che tolgo l'incesto dal racconto (che, comunque, non avviene, mi pare: io ho sentito tutta la tensione affinché si produca, ma non ho visto il fatto, e per quanto si possa ragionare sul fatto che praticamente è fatto, il flusso di una storia, di una vicenda, si regge proprio su quello che sì avviene o no, non avviene). Non gli attribuisco però il valore che Namio sembra volergli dare nelle spiegazioni fornite, tutto qui.
Il tabù in quanto tabù per me non è violato. Vedo Namio "giocarci" mentalmente, come credo sia addirittura naturale per gran parte della popolazione (ho già chiarito il mio punto), ne percepisco la tensione, quindi subisco un certo intrigo, fascino e stimolo puramente fisici (e perciò a me freddi), che non vanno però nel campo biblico che a Namio sembra solleticare di più per fare di questa relazione un contraltare biblico alla creazione della donna.
Namio, ancora scusa se riduco così a spanne la tua opera (dal cell. rispondere è una tortura), spero di non aver detto bestialità e ti chiedo eventualmente di correggere le mie incomprensioni.
Un saluto!


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Re: L'ultimo orizzonte
Il melo è già cresciuto. E anche questa volta la mela l'ha presa una donna. E solo per questo le donne dovrebbero odiarmi.
Un saluto.
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Commento
Erano di cultura greca se non proprio di etnia greca, che io sappia, e vivevano in un mondo forgiato dal platonismo e dall'aristotelismo. Dalla Torah nacque tà Biblìa, che è un lontano parente. In psicologia e fenomenologia di Umberto Galimberti trovate esposte le migliaia di differenze.
Allora, questo è un passo del Genesi, la Parashat Bereshit della Torah.
La traduzione in italiano è del rabbino Samuel David Luzzato del 1872.
19 Il Signore Iddio avendo formato dalla
terra tutte le bestie selvagge, e tutti i
volatili del cielo,
li recò all’uomo, perché decidesse come
avesse a nominarli; e quella qualunque
denominazione che l’uomo imponesse a
ciaschedun essere vivente, quella fosse
il suo nome.
20 L’uomo impose nomi a tutte le bestie
ed ai volatili del cielo, come pure a
tutte le fiere selvagge; ma per Adamo
non trovò alcun ajuto analogo a lui.
21 Il Signore Iddio fece cadere sopra
l’uomo un sopore,
ַהָ֔גּן ְוֵ֕עץ ַהַ֖דַּעת ֥טוֹב ָוָ ֽרע׃ י ְוָנָה ֙ר יֵֹ֣צא
ֵמ ֵ֔עֶדן ְלַה ְשׁ֖קוֹת ֶא ַת־הָ֑גּ ן ִוּמ ָשּׁ֙ם ִיָפֵּ֔רד
ְוָהָ֖יה ְלַאְרָבָּ֥עה ָר ִ ֽאשׁים׃ יא ֵ֥שׁם ָ ֽהֶאָ֖חד
ִפּ ֑ישׁוֹן ֣הוּא ַה ֹסֵּ֗בב ֵ֚את ָכּ ֶ֣ ל־אֶרץ ַ ֽהֲחִו ָ֔ילה
ֲאֶשׁ ָ֖ ר־שׁם ַהָזָּ ֽהב׃ יב ֽוְּזַ֛הב ָהָ֥אֶרץ ַהִ֖הוא
֑טוֹב ָ֥שׁם ַה ְבּ֖דַֹלח ְוֶ֥אֶבן ַה ֽשַֹּׁהם׃
יג ְוֵ ֽשׁ ַם־הָנָּ֥הר ַה ֵשִּׁ֖ני ִגּ ֑יחוֹן ֣הוּא ַה ֵ֔סּוֹבב
ֵ ֖את ָכּ ֶ֥ ל־אֶרץ ֽכּוּשׁ׃ יד ְו ֵ֨שׁם ַהָנָּ֤הר
ַה ְשִּׁל ִישׁ֙י ִחֶ֔דֶּקל ֥הוּא ַ ֽההֵֹ ֖לְך ִקְדַ֣מת
ַא ֑שּׁוּר ְוַהָנָּ֥הר ָ ֽהְר ִב ִ֖יעי ֥הוּא ְפָ ֽרת׃ טו ַוִיַּ֛קּח
ְי ָ֥הוה ֱא ִֹ֖להים ֶא ָ ֽת־הָאָ֑דם ַוַיִּנֵּ֣חהוּ ְבַג ֵ֔ ן־עֶדן
ְלָע ְבָ֖דהּ ְוּל ָשׁ ְמָ ֽרהּ׃ טז ַוְיַצ֙ו ְי ָ֣הוה ֱא ִֹ֔להים
ַע ָ ֽ ל־הָאָ֖דם ֵל ֑ ֹאמר ִמ֥כֹּל ֵ ֽע ַ ץ־הָ֖גּ ן ָא֥כֹל
תֹּ ֵ ֽאכל׃ יז ֵוּמֵ֗עץ ַהַ֨דַּע ֙ת ֣טוֹב ָוָ֔רע ֥ל ֹא
תֹ ַ֖אכל ִמֶ֑מּנּוּ ִ֗כּי ְבּ֛יוֹם ֲאָכ ְל ָ֥ך ִמֶ֖מּנּוּ ֥מוֹת
ָתּ ֽמוּת׃ יח ַו֨יּ ֹ ֶאמ ֙ר ְי ָ֣הוה ֱא ִֹ֔להים ל ֹ ֛א־טוֹב
ֱה֥יוֹת ָ ֽהָאָ֖דם ְלַב֑דּוֹ ֶ ֽאֱע ֶשׂ ֥ה־לּוֹ ֵ ֖עֶזר ְכֶּנְגֽדּוֹ׃
יט ַוִיֶּצ֩ר ְי ָ֨הוה ֱא ִֹ֜להים ִמ ָ ֽ ן־הֲאָד ָ֗מה
ָכּ ַ ל־חַ֤יּת ַה ָשֶּׂד ֙ה ְוֵא ֙ת ָכּ ֣ ל־עוֹף ַה ָשּׁ ַ֔מִים
ַוָיֵּב ֙א ֶא ָ֣ ל־הָאָ֔דם ִלְר ֖אוֹת ַמ ִה־יּ ְקָר ֑א־לוֹ
ְוכֹ ֩ל ֲא ֶ֨שׁר ִי ְקָר ֧א־לוֹ ָ ֽהָאָ֛דם ֶ֥נֶפשׁ ַחָ֖יּה
֥הוּא ְשׁ ֽמוֹ׃ כ ַוִיּ ְקָ֨רא ָ ֽהָאָ֜דם ֵשׁ֗מוֹת
ְלָכ ַ ל־ה ְבֵּהָמ ֙ה ְוּל ֣עוֹף ַה ָשּׁ ַ֔מִים ְוּל ֖כֹל ַחַיּ֣ת
ַה ָשֶּׂ֑דה ְוּלָאָ֕דם ֽל ֹ ָא־מָ֥צא ֵ ֖עֶזר ְכֶּנְגֽדּוֹ׃
כא ַוַיֵּפּ ֩ל ְי ָ֨הוה ֱא ִֹ֧להים ׀ ַתְּרֵדָּ֛מה
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sicchè dormì; ed egli prese una delle
sue coste, e ne chiuse il sito con carne.
22 Il Signore Iddio costrusse, della costa
che prese dall’uomo, una donna; e la
recò all’uomo.
23 E l’uomo disse: Questa finalmente è
osso delle mie ossa, e carne della mia
carne; questa deve chiamarsi Iscià
[donna], poichè da Ish [uomo] fu tratta.
24 Quindi è che uno lascia suo padre e
sua madre, e si attacca [con affetto
costante] a sua moglie, e divengono
una sola persona.
Quindi ossa delle mie ossa, carne della mia carne.
La carne e il sangue, come il cuore, per gli ebrei della Torah hanno un significato che nella Bibbia platonica si perde completamente.
Tanto per discutere, il dualismo anima e corpo nella Torah non esiste, ma si trova nella bibbia platonica. Perché il dualismo anima e corpo è platonico. Nella Torah l'uomo non ha l'anima, ma nefes. Spirito vitale, che risiede nel sangue. La vita sta nel sangue e non esiste un'anima immortale che resuscita. Quella è un'invenzione cristiana, che attinge ad altre religioni già intrise di platonismo.
Va beh, lascio perdere.
Re: Commento
Namio Intile ha scritto: 10/01/2025, 17:33
24 Quindi è che uno lascia suo padre e
sua madre, e si attacca [con affetto
costante] a sua moglie, e divengono
una sola persona.
Senza intenzione di voler creare polemiche, esprimo solo un mio punto di vista:
L'espressione "divengono una sola persona" è chiaramente un'esagerazione, non va interpretata in modo letterale, e serve a sottolineare l'intensità del legame coniugale, perché "Eva è la sposa di Adamo", in un certo senso.
"Quot homines, tot sententiae", dicono quelli che una volta parlavo latino.
Un caro saluto, Namio Intile,
(Poi non ti scoccio più, prometto)
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Re: L'ultimo orizzonte
Mi sei andato a prendere la Torah, cosa della quale ti ringrazio, ma pur accettando quanto riporti, ti ho spiegato che è la mia chiave di lettura che MI apre un'interpretazione che evidentemente esalta punti e non altri.
Un saluto!


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Re: L'ultimo orizzonte
No, scusa, è una sorta di mia autolimitazione ormai introiettata dagli sguardi torvi di mia moglie quando attacco con discorsi del genere. Allora mi autocensuro, se vuoi. Mi sento pesante o sono convinto di esserlo. Però mi ha comprato il biglietto per la conferenza di Galimberti settimana prossima. Così ti sfoghi, mi ha detto, con un vecchio pazzo come te.Marino Maiorino ha scritto: 11/01/2025, 1:00 Namio, scusa ma "va beh, lascio perdere" ha fatto un po' male. Come devo leggerlo?
Mi sei andato a prendere la Torah, cosa della quale ti ringrazio, ma pur accettando quanto riporti, ti ho spiegato che è la mia chiave di lettura che MI apre un'interpretazione che evidentemente esalta punti e non altri.
Un saluto!
Va beh, lascio perdere sennò divento patetico.
Il fatto è che la Bibbia dei Settanta traduce dall'aramaico dei significati che nella Bibbia greca e poi latina non vengono colti. Perché non possono essere colti. Uno dei termini chiave della Torah è nefes, che per gli ebrei è un concetto multiforme. È l'indigenza dell'uomo quando perde la ruah, l'alleanza con Elohim, con il Signore, ma può avere anche altri significati, letterali e metaforici. Ebbene, i greci traducono nefes sempre con un termine soltanto (con un'eccezione terribile, ricordi Sansone?): psyché. Termine che a loro volta i latini traducono con anima. E il gioco è fatto. Psyché è un termine platonico, mutuato dal platonismo. Non so se hai mai visto il bellissimo film di Villeneuve, Arrival. Ogni cultura umana traduce il messaggio degli alieni come gli viene naturale con i mezzi culturali che hanno a disposizione in quel momento.
A ogni modo, per gli ebrei della Torah l'uomo non ha una nefes, ma è nefes. Mentre i cristiani hanno un'anima.
Isaia (5,14) con la parola nefes allude alla gola che, come organo della nutrizione attraverso cui l'uomo si sazia, è tra gli organi corporei il più adatto a esprimere l'indigenza dell'uomo e il suo bisogno.
Salmo 107 dove gli affamati e i sitibondi ringraziano Jahvé poiché saziò la nefes assetata e la nefes affamata colmò di beni.
Nel Salmo 105 la nefes è il collo. Legarono in ceppi i suoi piedi e in catene venne la sua nefes.
Quindi c'è anche un passaggio dal letterale al metaforico.
Nel Deuteronomio (12,23) si dice Il sangue, questo è la nefes. Dove si compie l'identificazione tra sangue e vita, che poi sta alla base della prescrizione che impedisce di consumare colla carne il sangue.
E potrei continuare. E questo è solo un termine.
Insomma, è così dappertutto nella traduzione biblica. La Bibbia che noi leggiamo è un altro libro rispetto alla Torah ebraica.
Detto questo, il senso e i significato che noi attribuiamo al Vecchio Testamento discende interamente dalla tradizione filosofica platonica e neoplatonica. Il cristianesimo del Nuovo Testamento è un neoplatonismo con lontanissime ascendenze giudaiche.
E quindi vanno bene tutte le interpretazioni, compresa la tua, ma partendo da questo presupposto.
Guarda che il platonismo cambia anche il rapporto della lingua greca con i suoi stessi termini e la sua stessa origine. L'Iliade che noi leggiamo è un altro testo rispetto a quello originale. È un altro testo perché la visione del mondo e i termini che la descrivono sono cambiati dalla fine dell'età del bronzo al sesto secolo.
È un po' quello che succede col Mito. Attaccarsi al significato letterale secondo una traduzione moderna può avere senso fino a un certo punto. Il Mito dice cose che noi non siamo più in grado di comprendere, perché il nostro linguaggio, anzi le nostre parole, non sono più in grado di afferrarle. Le traduzioni si svuotano di significato se non viene effettuata una ricerca filologica a monte. Tutto qua. Noi profani possiamo approfondire, nella consapevolezza che la verità non si manifesta mai, ma tende a rimanere nascosta.
Va beh, mi sono perso. Ha ragione mia moglie. Mi autocensuro.
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Re: L'ultimo orizzonte
Ma una cosa ha catturato subito la mia attenzione: i diversi significati di nefes che hai citato sembrano girare tutti intorno al particolare anatomico della gola, e sembri derivarne un legame con la nutrizione, non so se da altre letture o da una tua considerazione.
Voglio però gettare lì un'ipotesi che ti chiedo di valutare: la gola come organo della fonazione. Non dovrebbe esserti difficile immaginare perché: "in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio". E non solo: tutta la Creazione è opera di comandi vocali: "Dio disse Sia... "
Dunque potrebbe la gola essere intesa come il luogo di residenza dell'"anima" perché è lì che si genera la voce?
Visto che ci sono, fai sessioni a pagamento?


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Re: L'ultimo orizzonte
Te ne potrei raccontare di bellissime sul concilio di Nicea e su quelli che seguirono. Costantino scolpì il cattolicesimo romano a immagine e somiglianza del potere imperiale romano. Una costruzione solidissima e strabiliante a cui Agostino d'Ippona il neoplatonico diede una dignità filosofica. Viviamo dentro costruzioni narrative fatte da uomini straordinari.
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Re: L'ultimo orizzonte
Devo tornare su quest'emoticon stringatissimo: con tutti gli argomenti che abbiamo toccato, non si capisce che si riferisce al fatto che non ci sia nessun Verbo o lògos nella Torah.
Alla ricerca di un'idea simile, sono andato a leggere e, a parte sbattere ovviamente il naso contro Giovanni (sarei curioso di sapere quanti Protestanti non si rendono conto della cosa: so che il primo a non averlo compreso per tutto questo tempo sono io, ma almeno io sono "Cattolico", mentre loro fanno riferimento costante all'Antico Testamento, la qual cosa crea una separazione concettuale notevole!), trovo solo il discorso che se la Legge possa o non dirsi equivalente al Logos, ma no, ecc.
Un po' mi sento orfano, un po', più libero di cercare più a fondo la "verità", quindi grazie Namio, davvero.
So che è una pretesa ridicola: affronto questa cosa come se tornare alle origini, a delle nozioni primitive, sia scoprirla, questa dannata "verità", come se Dio si sia manifestato anticamente e non lo faccia più, mentre dovrei imparare a vederne i segni in ciò che mi accade intorno ogni giorno.
Un po' come mi accade sul concetto di "amore", sul quale ci sono tante di quelle superfetazioni culturali, che non riesco più a capire cos'è davvero, e allora trovo nelle 12 diverse definizioni dei greci quella sottigliezza che dovrebbe aiutarmi a distinguere, e invece mi gettano nello sconforto, perché una volta applicate, andrebbe trovato chi condivida l'approccio e "si accontenti" di un amore che non è quello cavalleresco cortese di estrazione medievale (ad esempio).
Alle volte, l'anarchia del pensiero è davvero l'unica soluzione possibile, e i riferimenti culturali andrebbero usati solo come riesci a fare tu, conoscendo il senso di ogni virgola, altrimenti è creare caos, confusione.
Ho da anni raggiunto la consapevolezza che non si può studiare bene la matematica senza dominare correttamente l'uso della lingua, perché la lingua dà forma ai concetti che abbiamo nella mente e, quando i concetti si confondono, non puoi affrontare scienze dure. Ma quest'altro, speculare, mi si sta formando da un po', e tu me lo stai facendo maturare in fretta (per quelli che sono i miei tempi): non si può studiare bene una materia umanistica (anche letteratura, non solo filosofia) senza uno scrupolo analitico.
Il problema è che per formare individui così serve tempo, mentre oggi le università rilasciano pezzi di carta come caramelle. E poi c'è chi si lamenta che il QI mondiale sta calando...

Grazie, Namio. Devo stare molto, molto più attento.


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Commento
Anche a me la storia ha ricordato quella di McCarthy, anche se questa è molto meno tetro: Eden è una rinascita, l'incesto in quella situazione non è un problema e padre e figlia vivranno in serenità, senza intrusi all'orizzonte. La morte di Claudia mi ha colto di sorpresa, ma nel contesto della vicenda era inevitabile, ed è stata ben spiegata dall'autore nei commenti. Pur nella sua drammaticità (l'estinzione di gran parte dell'Umanità), rimane un apologo ottimista sulle potenzialità degli esseri umani che ripartono da zero, senza la Tecnica che era (è) diventata un fine, più che un mezzo.
Saluti
L'Animo spaziale
Tributo alla Space Opera
L'Animo Spaziale è un tributo alla space opera. Contiene una raccolta di racconti dell'autore Massimo Baglione, ambientati nella fantascienza spaziale. Un libro dove il concetto di fantascienza è quello classico, ispirato al Maestro Isaac Asimov. La trilogia de "L'Animo Spaziale" (Intrepida, Indomita e Impavida) è una storia ben raccontata con i giusti colpi di scena. Notevole la parentesi psicologica, in Indomita, che svela la complessa natura di Susan, elemento chiave dell'intera vicenda. "Intrepida", inoltre, ha vinto il primo premio nel concorso di letteratura fantascientifica "ApuliaCon 2006" (oggi "Giulio Verne"). I racconti brevi "Mr. Sgrultz", "La bottiglia di Sua Maestà" e "Noi, sorelle!" sono stati definiti dalla critica "piccoli capolavori di fantascienza da annoverare negli annali.
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Marika è una giovane ragazza. Non ha avuto alcuna esperienza sessuale e sta per sposarsi. Essendo molto intelligente, si accorge presto di essere una bella donna e sente di non poter rinchiudersi per tutta la vita in un contesto matrimoniale forzato e prematuro. Conosce un uomo, il quale la porta per gradi a conoscere tutto ciò che c'è da sapere sul sesso. è un uomo speciale, totalmente diverso dal suo fidanzato e ne nasce una relazione molto particolare. Molto di quello che Marika impara può non corrispondere a quello che le donne desiderano, ma sono certa che, segretamente, prima o poi ci avranno pensato. è un racconto erotico, scritto però senza parole scurrili od offensive.
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F. T. Leo,
Fausto Scatoli, Alessandro Chiesurin,
Selene Barblan, Giovanni Teresi, Noemi Buiarelli, Maria Rupolo, Alessio Del Debbio, Francesca Gabriel,
Gabriele Iacono, Marco Vecchi,
SmilingRedSkeleton,
Alessandro Pesaresi,
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