Un lavoro sicuro

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2024/2025.

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Andr60
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Un lavoro sicuro

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1.
Si conoscevano fin dall'infanzia e poi, come capita spesso, si erano persi di vista.
Fu così con vero piacere che Valter lo salutò, quella mattina al bar vicino al ministero, dopo averlo riconosciuto, seppur a fatica: - Roberto Gervasi! Ma sei proprio tu? Sono secoli che non ci si vede!
- Valter, che piacere! È vero, saranno passati dieci anni, o forse quindici, chissà... - l'uomo abbozzò un sorriso un po' forzato.
- Ma dimmi di te, cosa fai? Sei sempre sposato con Marta? - lo incalzò Valter.
- Sono cambiate molte cose, nella mia vita. - ammise l'amico, facendo intendere non per il meglio.
Valter colse la sua reticenza, e diventò meno diretto: - Capisco. Be', però accetterai un invito a cena, così ne potremo parlare con calma.

***

Dopo un attimo di esitazione, Roberto aveva accettato e ora eccoli là, l'uno di fronte all'altro, mentre Letizia stava preparando la torta salata di spinaci, grilli e zucchine.
- E così lavori in ospedale.
- Sì, per il momento. Faccio le pulizie. Sai, uno di quei lavori interinali, pagati poco poiché non tutte le ore sono registrate.
- Già, la solita storia. - ammise Letizia, dalla cucina – Anche Rossella, una mia amica, si lamenta sempre, è un vero schifo.
Valter sembrava sinceramente dispiaciuto, o forse era solo una posa per dimostrare alla moglie di non essere un egoista egocentrico, cosa di cui lo accusava in ogni discussione: - Sapevo che eri impiegato in una grossa compagnia assicurativa. E poi, che è successo?
Con un sospiro prolungato, Roberto prima di rispondere ripensò a tutti i suoi colleghi cacciati prima di lui, per “scarsa efficienza”, poi rispose: - Niente di strano, sono semplicemente una delle tante vittime della Agenda di Ristrutturazione. Credo che tu ne abbia sentito parlare.
Il padrone di casa accennò a una smorfia: - Be', certo. I giornali e le tv sono andati avanti per mesi con questa storia. Anche noi, al ministero...
- Però tu, il tuo lavoro l'hai conservato. - affermò Roberto, con tono quasi accusatorio.
- Uno dei pochi vantaggi di essere un dipendente dello Stato è che la macchina burocratica è molto lenta. Le IA arriveranno anche da noi, ma ci vorrà più tempo, tutto qui.
- Roberto ha ragione, - disse Letizia, mentre si avvicinava alla tavola tenendo con i guanti da forno la torta salata ancora bollente – tu almeno hai un lavoro sicuro, almeno per ora.
Il marito si sforzò di sorridere, a quella frase. Se solo Letizia avesse saputo...

2.
Erano passati alcuni mesi da quella cena, i due amici non si erano più rivisti anche se saltuariamente si scambiavano messaggi, più che altro per commentare la situazione politica e quella internazionale.
Un giorno però accadde un fatto tragico, inusitato: una bomba esplose distruggendo la sede della Assicuratutti – la vecchia compagnia di Roberto – e ci furono molti morti e feriti.
I media si buttarono a capofitto sul fatto, con servizi e reportage che andarono avanti per giorni sulle vittime della strage e i possibili autori di quel gesto efferato.
Polizia e carabinieri si attivarono immediatamente per le indagini, e i soggetti sospetti iniziarono a essere prelevati e portati in sedi appropriate per essere interrogati, o altro.
Venne anche il turno di Roberto, in quanto ex dipendente e in possesso di un forte movente contro la direzione della compagnia. In effetti, dal giorno del licenziamento, la sua vita era andata a rotoli: la moglie lo aveva piantato, era stato sfrattato e per un periodo aveva consumato i pasti alla Caritas. Poi aveva trovato un lavoro di merda, pulire i cessi di un ospedale pubblico: si può immaginare una caduta così verticale? Ridacchiava tra sé il commissario Giusti, leggendo il dossier dell'indiziato.
- Dov'era il giorno quindici settembre, alle ore undici? - lo incalzò.
- A casa mia, a dormire. Avevo appena finito il mio turno di pulizie, che inizia molto presto, al mattino. - rispose l'uomo, prontamente.
- Dai movimenti del suo cellulare, a noi invece risulta che lei fosse nelle vicinanze della sede della Assicuratutti. Come lo spiega?
- Giorni fa ho perso il mio smartphone, forse mi è stato rubato.
- Ci pensi bene, signor Gervasi, - gli disse il commissario in tono minaccioso, - se lei non mi dice la verità dovrò prendere adeguati provvedimenti.
Roberto lo guardò con espressione vacua, e rimase in silenzio.
Allora Giusti alzò il telefono e compose un numero; dopo qualche minuto, due poliziotti presero per le braccia Roberto, lo trascinarono per un lungo corridoio fino a una porta blindata; la aprirono, e lo scaraventarono violentemente all'interno di una stanza senza finestre.

3.
Roberto cadde battendo il braccio e la tempia sinistra. Si rialzò a fatica, massaggiandosi la testa; la stanza era spoglia, eccetto un tavolino e una lettiga, del tutto simile a quelle dell'ospedale nel quale lavorava.
Di forma rettangolare, la stanza aveva dall'altra parte una porta più piccola, dalla quale entrò, dopo qualche minuto, un uomo in camice bianco con guanti, cuffia e mascherina chirurgica, tenendo in mano una valigetta.
Con un gesto, fece capire a Roberto che si doveva stendere sulla lettiga, ma lui si rifiutò; da un altoparlante vicino al soffitto, la voce di Giusti disse: - Gervasi, è meglio per te se ubbidisci.
Roberto non si mosse, allora entrarono i due di prima e lo posero a forza sul lettino.
Il “medico”, rimasto tutto il tempo in silenzio, lo immobilizzò con delle cinghie, mentre i poliziotti assistevano.
Poi, aprì la valigetta posta sul tavolino e prese un grosso ago, tenendolo in modo che Roberto lo vedesse bene.
Dall'altoparlante, la voce di Giusti disse: - Adesso l'operatore t’infilerà quell'ago sotto l'unghia dell'indice della mano destra, a meno che non inizi a parlare. Dov'eri, il giorno quindici settembre, alle ore undici?
Roberto non parlò, quindi l'uomo in camice eseguì. L'uomo sulla lettiga iniziò a sudare freddo e ad agitarsi, ma non emise alcun suono.
Giusti, inesorabile, diede l'ordine di usare altri aghi sulle unghie rimanenti, e l'uomo in camice proseguì nella sua opera, ma senza risultati.
Mentre Roberto era ormai in un bagno di sudore, Giusti disse: - Ma bene, abbiamo un osso duro. Iniziamo con le cose serie. Operatore, prenda la tenaglia e inizi dai molari.
Il “medico” tornò alla valigetta e afferrò una grossa tenaglia; mentre uno dei poliziotti gli teneva ferma la testa, a Roberto venne praticata un'estrazione senza anestesia. Iniziò a urlare.

***

A cena, stavolta senza ospiti. Dalla tv, lo speaker del telegiornale stava dicendo che gli autori dell'attentato erano stati neutralizzati, grazie all'opera meritoria delle Forze dell'Ordine. Tuttavia non dava altre informazioni, “per motivi di sicurezza”.
- Sono stati veloci, abbiamo un servizio veramente efficiente. - affermò Letizia, tutta contenta. Com'è andata la tua giornata, caro?
- Niente, la solita routine e le solite scartoffie. - rispose Valter.
- Già, comunque siamo fortunati, rispetto a tanti altri. A proposito di altri, e quel tuo amico... Roberto, giusto?
A quel nome, Valter ebbe un lieve sussulto, attento a non farlo notare alla consorte: - Si è trasferito, ha trovato lavoro in un'altra città.
- Ah, speriamo che sia migliore di quello di prima. Mi sembrava simpatico, una brava persona.
- Uh, sì, certo. - fece Valter, allungando il braccio per afferrare una fetta di torta. Fu allora che si accorse di avere una macchia rossa, sul polsino della camicia.
Anche la moglie la notò, e gli chiese: - Che ti sei fatto?
In un attimo, Valter ipotizzò tutte le possibili risposte, le plausibili giustificazioni; sai, cara, le AI ci sono anche da noi e hanno segnalato tutti i posti inutili, così ai piani alti hanno imposto una scelta: andare a casa oppure fare brutte cose, ma tutte giustificate da forza maggiore e Ragion di Stato…
Poi osservò la casa linda, i vasi di fiori sul balcone, il centrino fatto all’uncinetto sul tavolo della sala: Letizia si era costruito un suo mondo e non avrebbe potuto sopportare la verità.
Così si limitò a maledire mentalmente i camici di ordinanza con le maniche troppo corte, e rispose: - Credo che sia marmellata di fragole. Sai che sono goloso e non so resistere alle brioche ripiene, al bar del ministero; avevano un profumino…
La moglie lo guardò con commiserazione e commentò, con noncuranza: - Non importa, il detersivo che uso è molto efficace su tutte le macchie, persino quelle di sangue secco vanno via che è una meraviglia.
Valter la fissò con occhi sbarrati, ma Letizia si era già alzata per andare a lavare i piatti.
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Andr60,
che dire... Hai voluto graffiare con le unghie sulla lavagna!
Già, ci siamo. Ormai è davvero solo questione di tempo, e sembra che si aprirà un'altra di quelle stagioni oscure nella storia dell'umanità.
Un po' mi conforta che questa volta la civiltà ce l'insegneranno quelle popolazioni che fino ad ora abbiamo sempre guardato dall'alto in basso, perché siccome loro non hanno già niente, nemmeno sono ricattabili come noi, che viviamo nella paura perenne di perdere i nostri piccoli e materiali privilegi.
Sul racconto, credo che altre volte tu sia riuscito a rendere di più. C'è in questo una freddezza che rende non proprio immediata l'immedesimazione. Povero Roberto, "cornuto, mazziato", e venduto da quello che lui riteneva un amico.
A presto, con cose più allegre, magari!
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Andr60
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Marino Maiorino ha scritto: 10/01/2025, 16:17 Ciao Andr60,
che dire... Hai voluto graffiare con le unghie sulla lavagna!
Già, ci siamo. Ormai è davvero solo questione di tempo, e sembra che si aprirà un'altra di quelle stagioni oscure nella storia dell'umanità.
Un po' mi conforta che questa volta la civiltà ce l'insegneranno quelle popolazioni che fino ad ora abbiamo sempre guardato dall'alto in basso, perché siccome loro non hanno già niente, nemmeno sono ricattabili come noi, che viviamo nella paura perenne di perdere i nostri piccoli e materiali privilegi.
Sul racconto, credo che altre volte tu sia riuscito a rendere di più. C'è in questo una freddezza che rende non proprio immediata l'immedesimazione. Povero Roberto, "cornuto, mazziato", e venduto da quello che lui riteneva un amico.
A presto, con cose più allegre, magari!
Ciao, Marino. Qualcuno, a proposito di quest'epoca, ha evocato gli anni '30 del secolo scorso, e tutti sappiamo quello che è venuto dopo :(
La freddezza del racconto è voluta, e se sono riuscito a renderla bene sono contento; in un grande film ("Il conformista", di B. Bertolucci) il protagonista è un uomo senza particolari qualità, che durante gli anni del consenso al Regime non fa che adeguarsi all'andazzo generale, e diventa un omicida.
Noi (per ora) ci limitiamo a osservare indifferenti i genocidi in tv, e a fare il tifo per gli assassini. Mala tempora currunt...
Saluti, grazie del commento
Yakamoz
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Messaggio da leggere da Yakamoz »

I temi sono: precarietà del lavoro, potere e controllo, e una certa alienazione e disumanizzazione.

Esiste nel racconto una doppia trama: una storia di amicizia che si incrocia con un'altra legata a un attentato e a un'indagine poliziesca. Da una parte, abbiamo l'amicizia tra Valter e Roberto, segnata da un netto contrasto tra la stabilità "economica e lavorativa" del primo e la precarietà del secondo (che lava cessi in un ospedale). Dall'altro, assistiamo alla realtà di un sistema che, in nome della sicurezza e dell'efficienza, è disposto a sacrificare individui innocenti, Roberto, e a disumanizzare Valter (bell'amico!), Si tratta, nei fatti narrati, comunque di situazioni ipotetiche, esagerate, e non presenti nella realtà: "racconto iperbole".
Il racconto, sarò onesto con me e con te, non mi è piaciuto. È freddo, troppo pessimista, inquietante. Lascia un senso di profonda amarezza dopo averlo letto.

Voto: non lo voto, perché non mi è piaciuto. E perdonami di questo, Andr60.

Felice anno nuovo, Andr60, :)

Antonio

Aggiungo questa cosa:

Io non ho un lavoro stabile, e leggere il tuo racconto è stato come parlare di corde in casa di un impiccato. Ma cerco sempre di essere positivo verso la vita; per questo non mi è piaciuto.
Vittorio Felugo
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Messaggio da leggere da Vittorio Felugo »

Un bel racconto che inizia in modo tranquillo, e poi diventa crudo, con l'interrogatorio, la tortura, la condanna (ma Roberto è colpevole oppure no? Non parla perchè è davvero un "duro" o perchè non ne sa nulla? Chissà). E poi si scopre nel finale che l"amico", tanto amico non è, perchè la sensazione è che l'abbia denunciato lui, Roberto, anche se la macchia di sangue lascia pensare che abbia partecipato alle torture (di un altro disgraziato?). Insomma si lascia molto all'immaginazione del lettore, compreso l'epoca in cui è ambientata l'azione: passato o futuro? O presentè?
Mi è piaciuto!
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Vittorio Felugo ha scritto: 11/01/2025, 11:47 Un bel racconto che inizia in modo tranquillo, e poi diventa crudo, con l'interrogatorio, la tortura, la condanna (ma Roberto è colpevole oppure no? Non parla perchè è davvero un "duro" o perchè non ne sa nulla? Chissà). E poi si scopre nel finale che l"amico", tanto amico non è, perchè la sensazione è che l'abbia denunciato lui, Roberto, anche se la macchia di sangue lascia pensare che abbia partecipato alle torture (di un altro disgraziato?). Insomma si lascia molto all'immaginazione del lettore, compreso l'epoca in cui è ambientata l'azione: passato o futuro? O presentè?
Mi è piaciuto!

Siccome la moglie prepara una torta salata a base anche di grilli, immagino che la storia si svolga in un futuro prossimo. Roberto è colpevole? Non si sa, diciamo solo che il suo rilascio non è previsto: sarà un desaparecido :)
Grazie del commento, saluti
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Yakamoz ha scritto: 10/01/2025, 20:33 I temi sono: precarietà del lavoro, potere e controllo, e una certa alienazione e disumanizzazione.

Esiste nel racconto una doppia trama: una storia di amicizia che si incrocia con un'altra legata a un attentato e a un'indagine poliziesca. Da una parte, abbiamo l'amicizia tra Valter e Roberto, segnata da un netto contrasto tra la stabilità "economica e lavorativa" del primo e la precarietà del secondo (che lava cessi in un ospedale). Dall'altro, assistiamo alla realtà di un sistema che, in nome della sicurezza e dell'efficienza, è disposto a sacrificare individui innocenti, Roberto, e a disumanizzare Valter (bell'amico!), Si tratta, nei fatti narrati, comunque di situazioni ipotetiche, esagerate, e non presenti nella realtà: "racconto iperbole".
Il racconto, sarò onesto con me e con te, non mi è piaciuto. È freddo, troppo pessimista, inquietante. Lascia un senso di profonda amarezza dopo averlo letto.

Voto: non lo voto, perché non mi è piaciuto. E perdonami di questo, Andr60.

Felice anno nuovo, Andr60, :)

Antonio

Aggiungo questa cosa:

Io non ho un lavoro stabile, e leggere il tuo racconto è stato come parlare di corde in casa di un impiccato. Ma cerco sempre di essere positivo verso la vita; per questo non mi è piaciuto.
Mi dispiace che non ti sia piaciuto, d'altra parte volevo proprio lasciare questa impressione sgradevole. La sicurezza del lavoro di Valter si basa sul ricatto (ogni riferimento è puramente casuale), ed è contrapposta alla precarietà della situazione di Roberto, carne da macello dell' economia liberista. Le IA provocheranno la scomparsa di milioni di posti di lavoro, quindi milioni di inutili bocche da sfamare. Come ho scritto prima, mala tempora currunt.
Saluti, buon anno e grazie del commento
Yakamoz
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Re: Commento

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Andr60 ha scritto: 11/01/2025, 12:59 Mi dispiace che non ti sia piaciuto, d'altra parte volevo proprio lasciare questa impressione sgradevole. La sicurezza del lavoro di Valter si basa sul ricatto (ogni riferimento è puramente casuale), ed è contrapposta alla precarietà della situazione di Roberto, carne da macello dell' economia liberista. Le IA provocheranno la scomparsa di milioni di posti di lavoro, quindi milioni di inutili bocche da sfamare. Come ho scritto prima, mala tempora currunt.
Saluti, buon anno e grazie del commento
Andr60, ti do il voto: 4

Sei un abile autore e sarebbe brutto non votarti.

Il bello è che mi faceva male pure un molare mentre ti leggevo… uff! :)

Chiedo perdono!

Tante belle cose, Andr60,

Antonio
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

A farci fuori non sarà l'intelligenza artificiale, ma la demenza umana. Un racconto amaro, con riflessioni ancora più amare sulla società di oggi. Ma prima o poi anche i cani da guardia del regime saranno sostituiti con macchine più efficienti a cui non bisogna passare mazzette a ogni giro di boa. Quindi, nessun lavoro è sicuro.
Questa volta non lasci spazio alla speranza, che ne è dei propositi del nuovo anno?
Un buon racconto che, come sempre, dà materia per pensare. E scritto con la solita maestria. La macchia sul polsino e la battuta finale di Letizia sono un pezzo da maestro, perché riesci a ribaltare la narrazione. La moglie sa quel che fa Valter. Ma ho anche pensato che la moglie faccia lo stesso mestiere.
Bravo
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Re: Commento

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Namio Intile ha scritto: 12/01/2025, 17:31 A farci fuori non sarà l'intelligenza artificiale, ma la demenza umana. Un racconto amaro, con riflessioni ancora più amare sulla società di oggi. Ma prima o poi anche i cani da guardia del regime saranno sostituiti con macchine più efficienti a cui non bisogna passare mazzette a ogni giro di boa. Quindi, nessun lavoro è sicuro.
Questa volta non lasci spazio alla speranza, che ne è dei propositi del nuovo anno?
Un buon racconto che, come sempre, dà materia per pensare. E scritto con la solita maestria. La macchia sul polsino e la battuta finale di Letizia sono un pezzo da maestro, perché riesci a ribaltare la narrazione. La moglie sa quel che fa Valter. Ma ho anche pensato che la moglie faccia lo stesso mestiere.
Bravo
Per quest'anno ho deciso di alternare racconti più umoristici ad altri meno, e questo era il turno del nero più profondo. Ho immaginato Letizia come una tranquilla casalinga (lo stipendio di Valter è sufficiente, i torturatori devono essere soddisfatti del loro lavoro) e non ho pensato a un totale ribaltamento di prospettiva, non sono così machiavellico :)
Ti ringrazio dell'apprezzamento, saluti
Yakamoz
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Re: Un lavoro sicuro

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Voglio precisare questa cosa qui (sulle dinamiche tra autore e lettore):

"Il racconto, sarò onesto con me e con te, non mi è piaciuto. È freddo, troppo pessimista, inquietante. Lascia un senso di profonda amarezza dopo averlo letto", ti ho scritto in precedenza.

Credo che ricevere una frase del genere in un commento sarebbe per me un grande onore, a prescindere dal voto, dalla gara e tutto il resto. Perché significherebbe che "come autore" non sarei né banale né incolore. Essendo, e di ciò ne converrai con me, un "racconto" sempre qualcosa di scritto, una finzione, pure se ispirato a situazioni esistenti, e non la realtà. Quindi, il mio commento diretto, istintivo, sparato come un proiettile: "non mi è piaciuto", ha un significato relativo "in senso positivo" maggiore (più di 5 numerico) rispetto a un distaccato e formale ma "in senso negativo": "Sì, è un racconto bello, scritto bene, però non è proprio nelle mie corde…". Poi, mi sono molto identificato in "Roberto" e sono certo che come "personaggio" anche lui ti avrebbe scritto: "Non voglio fare la vittima! Non mi piace!"
Spero di aver trovato le parole giuste. Perché non sempre è facile esprimere "a parole" quello che si vuole intendere.

Un caro saluto, Andr60,

Antonio

A presto…
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Re: Un lavoro sicuro

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Yakamoz ha scritto: 14/01/2025, 3:30 Voglio precisare questa cosa qui (sulle dinamiche tra autore e lettore):

"Il racconto, sarò onesto con me e con te, non mi è piaciuto. È freddo, troppo pessimista, inquietante. Lascia un senso di profonda amarezza dopo averlo letto", ti ho scritto in precedenza.

Credo che ricevere una frase del genere in un commento sarebbe per me un grande onore, a prescindere dal voto, dalla gara e tutto il resto. Perché significherebbe che "come autore" non sarei né banale né incolore. Essendo, e di ciò ne converrai con me, un "racconto" sempre qualcosa di scritto, una finzione, pure se ispirato a situazioni esistenti, e non la realtà. Quindi, il mio commento diretto, istintivo, sparato come un proiettile: "non mi è piaciuto", ha un significato relativo "in senso positivo" maggiore (più di 5 numerico) rispetto a un distaccato e formale ma "in senso negativo": "Sì, è un racconto bello, scritto bene, però non è proprio nelle mie corde…". Poi, mi sono molto identificato in "Roberto" e sono certo che come "personaggio" anche lui ti avrebbe scritto: "Non voglio fare la vittima! Non mi piace!"
Spero di aver trovato le parole giuste. Perché non sempre è facile esprimere "a parole" quello che si vuole intendere.

Un caro saluto, Andr60,

Antonio

A presto…
Caro Antonio, io avevo inteso il tuo giudizio esattamente come lo avevi espresso, infatti lo avevo accolto benissimo. Fermo restando che, anche in caso di un giudizio totalmente negativo, comunque non mi offenderei: ognuno ha il diritto di esprimere ciò che sente e può essere diverso da chiunque altro, ci mancherebbe...
Saluti, e a rileggerti sempre con piacere
Stefano M.
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Messaggio da leggere da Stefano M. »

Un racconto moderno nel senso più puro del termine: intelligenza artificiale, servilismo e crudeltà sul lavoro fanno da contraltare ai valori tradizionali come l'amicizia e la famiglia. In questo, nulla da eccepire. Apprezzo anche l'ottimo bilanciamento fra lunghezza del racconto e trama: quello che c'è si capisce, senza temi buttati lì e poi gettati. Anche la conduzione è ottima, con il colpo di scena finale.
Quello che mi ha convinto un po' meno è la scrittura, che trovo invece avara di sentimento e un po' piatta. Si tratta sicuramente dello stile dell'autore, che ci sa fare (non vedo errori di battitura), ma un po' più di "carica", vista anche la brevità del racconto, non mi sarebbe affatto dispiaciuta!
Andr60
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Andr60 »

Stefano M. ha scritto: 14/01/2025, 11:21 Un racconto moderno nel senso più puro del termine: intelligenza artificiale, servilismo e crudeltà sul lavoro fanno da contraltare ai valori tradizionali come l'amicizia e la famiglia. In questo, nulla da eccepire. Apprezzo anche l'ottimo bilanciamento fra lunghezza del racconto e trama: quello che c'è si capisce, senza temi buttati lì e poi gettati. Anche la conduzione è ottima, con il colpo di scena finale.
Quello che mi ha convinto un po' meno è la scrittura, che trovo invece avara di sentimento e un po' piatta. Si tratta sicuramente dello stile dell'autore, che ci sa fare (non vedo errori di battitura), ma un po' più di "carica", vista anche la brevità del racconto, non mi sarebbe affatto dispiaciuta!
Pensavo che descrivere in dettaglio le torture al povero Roberto fossero una "carica" sufficiente, ma come sempre i punti di vista sono sempre soggettivi :)
Ti ringrazio comunque del commento e degli apprezzamenti, saluti
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Carosello

Carosello

antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura

Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: nwGiorgio Leone, nwEnrico Teodorani, nwCristina Giuntini, nwMaria Rosaria Spirito, nwFrancesco Zanni Bertelli, nwSerena Barsottelli, nwAlberto Tivoli, nwLaura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, nwAngela Catalini.

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Metropolis

Metropolis

antologia di opere ispirate da un ambiente metropolitano

Cosa succede in città? - Sì, è il titolo di una nota canzone, ma è anche la piazza principale in cui gli autori, mossi dal flash-mob del nostro concorso letterario, si sono dati appuntamento per raccontarci le loro fantasie metropolitane.
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: Gianluigi Nardo, Andrea Pozzali, Antonella Jacoli, Roberto Virdo', Francesco Pino, Giulia Rosati, nwFrancesca Paolucci, nwEnrico Teodorani, nwIbbor OB, nwUmberto Pasqui, nwAnnamaria Ricco, Eliana Farotto, nwMaria Spanu, nwEliseo Palumbo, nwAndrea Teodorani, Stefania Paganelli, nwAlessandro Mazzi, Lidia Napoli, nwF. T. Leo, nwSelene Barblan, Stefano Bovi, Alessia Piemonte, nwIda Dainese, Giovanni Di Monte.

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