Intervista a Francesco Verso (terza parte)

Area dedicata alle interviste con gli autori che sono diventati famosi o che hanno capito come uscire dall'ombra. In questa sezione ci si potrà dare appuntamento per discuterne con loro.

Moderatore: Isabella Galeotti

miriam
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Intervista a Francesco Verso (terza parte)

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Eccovi la terza e ultima parte dell'intervista a Francesco.
Non dimenticate il prossimo incontro previsto per giovedì prossimo. :wink:

Parliamo di "Antidoti umani" e di connettivismo.

1) Facciamo un passo indietro. Raccontaci del tuo romanzo di esordio. Come nasce "Antidoti umani?"

Un'opera prima ha spesso una gestazione lunga e difficile. Nel caso di Antidoti umani il romanzo è nato sull'onda della reazione emotiva a un momento complicato della mia vita personale. All'epoca vivevo ad Amsterdam dove ho studiato per circa tre anni e uscivo a pezzi da una storia d'amore intensa e lacerante. Sentivo quindi il bisogno di coniugare questa esperienza dolorosa con qualche cosa di altrettanto inquietante. Il caso volle che m'imbattei in un articolo di giornale dove si prevedeva che in un futuro non lontano, ogni alimento sulla nostra tavola si sarebbe "adattato" ai gusti del consumatore. Come dire, cibo omeopatico che si modifica a seconda dei palati… L'idea mi parve interessante e attorno a essa costruì l'impalcatura del romanzo che poi è diventato molto altro.

2) Antidoti umani è proiettato in un futuro ipertecnologico. Tra le tante innovazioni ipotizzate, spiccano gli innesti atti a potenziare il fisico e i sensi degli umani. Chiunque possieda crediti a sufficienza nel tuo romanzo, può sostituire parti del proprio corpo, dotarsi di un gusto o di una vista "plus" inseguendo modelli di perfezione. Nella società attuale, attraverso il ricorso sempre più massiccio alla chirurgia plastica, si persegue un obiettivo simile. Quanto la nostra realtà ti ha influenzato nell'immaginare il futuro?

In genere uno scrittore parte dall'osservazione del presente per trarre degli spunti narrativi da rendere in forma di racconto o romanzo. Se si tratta di uno scrittore di SF è probabile che estremizzerà certi elementi "futuribili" per dimostrare una tesi volta a incuriosire o inquietare il lettore. Con Antidoti umani, mi interessava analizzare le ripercussioni psicologiche e sociali delle tecnologie invasive del corpo umano. Quali esperienze tali innovazioni consentiranno di vivere ma anche a quale prezzo ciò avverrà. Alcuni lettori, durante quest'anno, mi hanno mandato degli articoli che riguardavano proprio le questioni di cui ho parlato nel romanzo e questo, se da una parte vuol dire aver "indovinato" una tendenza, dall'altra rende l'osservazione del futuro un'impresa molto difficile che può essere smentita o superata nel giro di poco tempo. Alla velocità con cui si susseguono le scoperte tecnologiche questo "esercizio di previsione" diventa sempre più complicato, ma resta maledettamente divertente…

3) Il linguaggio occupa un ruolo fondamentale in "Antidoti umani". Nessun termine è lasciato al caso e la narrazione è ricca di neologismi che ci lasciano presagire un gergo del futuro. L'attenzione per il linguaggio è evidente anche in E-doll. Quanto è importante, a tuo parere, il linguaggio? Quanto l'evoluzione linguistica riflette di una società, dei suoi valori, del suo modo di rapportarsi all'esistenza?

La lingua è il mezzo che utilizziamo per trasmettere il senso delle nostre emozioni ed esperienze e quindi ogni nuova esperienza genera un proprio senso e vi associa un suo gergo. Basti pensare a quante parole spariscano ogni anno dai dizionari e a quante ne nascano.
"Messaggiare", "googlare", "clonare", sono tutti termini che fino a qualche anno fa non significavano nulla ma che ora sono comprensibili da tutti perché tutti hanno avuto un qualche tipo di contatto con quell'esperienza.
Scrivendo fantascienza, mi pare normale descrivere un evento futuro usando parole diverse dal solito, non per forza dei neologismi ma se un termine è ficcante e sufficientemente preciso senza dover ricorrere a una perifrasi, preferisco mantenerlo.
Mi piace plasmare la lingua così come la storia, in fondo entrambe si prestano bene a essere ibridate e modellate per i propri scopi narrativi.

4) Altro tema di rilievo nel romanzo è la musica. Uno dei personaggi più riusciti è il dj Felix Navataar che attraverso la musica tiene "allacciate" le masse. La stessa possibilità di salvezza e la riconquista della libertà per l'uomo passano attraverso le frequenze di Karma radio. Quanto è importante per te la musica? Credi che possieda davvero una carica rivoluzionaria?

Forse perché per dieci anni ho fatto il DJ, penso che la musica abbia un potere enorme. Personalmente ho attraversato la Disco Music (ahimè solo il crepuscolo), la House, la Techno, gli albori della Progressive, per finire con l'Electro. E nonostante tutti questi generi, la musica incarna un linguaggio universale. Un qualcosa che "connette" senza bisogno di intermediari. Ognuno recepisce quello che sente. Ognuno la vive come vuole. La musica è la prima forma di comunicazione di un bambino, è la vibrazione che non ha bisogno di spiegazioni, che ci arriva alle orecchie e ci "unisce" tutti quanti.
Dai tamburi di guerra, ai gospel di chiesa, dai cori da stadio, agli inni nazionali, la musica parla al nostro spirito, eleva le nostre menti, raduna le persone e lenisce le ferite. Da ex-DJ mi piacerebbe se l'aspetto sociologico del fenomeno dei club venisse analizzato più a fondo. Una cosa che ho cercato di fare in parte con Antidoti umani. Inutile negare che esistono veri e propri luoghi di culto, immense cattedrali con i loro ministri del suono e luoghi di pellegrinaggio dove milioni di persone convogliano ogni sabato sera in tutto il mondo. Ricevono un "messaggio" sonoro ed eseguono un rituale condiviso. Non suona familiare?
Se qualsivoglia fenomeno di massa preso a caso è associabile a un tipo di suono, vorrà pur dire qualcosa… E allora chi "possiede" quel suono, possiede anche chi l'ascolta.

5) Sei stato definito scrittore connettivista. Vuoi spiegarci cos'è il connettivismo? Quanto effettivamente ti riconosci in questa corrente letteraria?

Il Connettivismo è una corrente letteraria molto giovane (nata soli cinque anni fa) ed è stata fondata da Giovanni De Matteo, Sandro Battisti e Marco Milani. Tuttavia non è un fenomeno chiuso ma deve la sua valenza più significativa all'accento posto alla "connessione", al legame che si vuole instaurare con aree diverse e spesso distanti della nostra fenomenologia. Per esempio nei miei romanzi, io cerco sempre di connettere elementi in apparenza molto distanti: in "Antidoti umani" c'è la Manna che cade da un cielo schermato da una Bolla che richiama le strutture di geodetiche di Buckminster Fuller, in "e-Doll" analizzo il tabù delle mestruazioni a partire dal vecchio Testamento, passando per la caccia alle streghe fino a giungere agli spot sull'igiene intima femminile dei nostri tempi. Quindi nel Connettivismo l'ispirazione viene dal vedere le "connessioni" mancanti e i nodi latenti, quel percorso che si costruisce prendendo a prestito suggestioni del passato, miti dell'antichità e finanche l'esoterismo per proiettarlo verso il futuro, nelle icone del nuovo millennio, nei costumi trasfigurati del tempo che verrà.

6) Ti lascio con un ultima domanda, forse la più difficile. E dopo il Premio Urania?

In questi mesi sto completando il mio terzo romanzo Livido, i cui primi capitoli sono già in lettura da Mondadori. Inoltre collaboro con la rivista di cultura connettivista NeXT diretta da Sandro Battisti e dirigo sempre insieme a lui una collana di fantascienza, fantastico e neo-noir, chiamata Avatar, all'interno di una piccola benché storica casa editrice di fantascienza come la Kipple Officina Libraria di Luka Kremo Baroncinij.
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Massimo Baglione
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Re: Intervista a Francesco Verso (terza parte)

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Bravo Francesco, e grandi quelli di NeXT!
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Diego Bortolozzo
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Re: Intervista a Francesco Verso (terza parte)

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Bellissima intervista! ;)
Diego "Jedi Katana" Bortolozzo - Associazione Culturale "Galaxy" http://www.galaxyclub.org
Sito internet personale http://www.diegobortolozzo.com
Per acquistare i miei libri, contattatemi via e-mail o visitate il sito: http://stores.lulu.com/fantasylandia
miriam
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Re: Intervista a Francesco Verso (terza parte)

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Qui ci vuole un applauso a Francesco che ha avuto la pazienza di rispondere a tante domane! :smt041 :smt041
Giacomo Scotti
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Re: Intervista a Francesco Verso (terza parte)

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(Coro) Francesco! Francesco! Francesco!


:smt038 :smt038 :smt038 :smt038 :smt038 :smt038
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Re: Intervista a Francesco Verso (terza parte)

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Ma quale applauso. Mica ha finito! :-D
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Re: Intervista a Francesco Verso (terza parte)

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Era d'incoraggiamento in previsione dell'altra valanga di domande che lo aspetta giovedì :wink:
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Re: Intervista a Francesco Verso (terza parte)

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ehehe :-)
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domani sera o cenate prima o restate digiuni, non dimenticate l'appuntamento :wink:
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Re: Intervista a Francesco Verso (terza parte)

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impossibile dimenticare 8)
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Re: Intervista a Francesco Verso (terza parte)

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OH yes!
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Carosello

Carosello

antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura

Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
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La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
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Questo libro è il seguito di "nwUn passo indietro". Come il primo, è autoconclusivo.
"Esistevano davvero, gli dèi. Ma non erano dèi. Non lo erano stati per un'oscura volontà divina, ma lo erano semplicemente diventati mediante un'accanita volontà terrena di sopravvivenza".
L'Evoluzione umana (e non) come non l'avete mai immaginata.
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