Mi spiace, posso essere accusata di tutto tranne che di questo. Prima di inviare il mio racconto l'ho fatto leggere a TRE persone, quindi eventuali refusi erano già stati tolti. Ovviamente non pretendo di aver scritto una cosa perfetta, ma posso fare un esempio oggettivo di correzione che mi è stata fatta da voi.Massimo Baglione ha scritto: "la correzione bozze non ha trovato i miei errori inseriti accidentalmente nel testo originale, forse perché sono stata frettolosa nell'inviare l'opera"
Questo era il mio testo originale:
Il robocat strusciò la finta pelliccia tigrata contro le gambe delle donne. Il suo corpo vibrava in modalità “fusa”.
«Ciao Fufi» mormorò Mara. «Non graffi, vero?»
Questa è stata la vostra correzione:
Il robocat strusciò la finta pelliccia tigrata contro le gambe delle donne. Il suo corpo vibrava in modalità "fusa": — Ciao Fufi. — mormorò Mara — Non graffi, vero?
Ora:
a) con quei due punti sembra che a parlare sia il gatto;
b) dopo il primo discorso diretto non ci va il punto, così diventa proprio un errore, dato che poi c'è "mormorò" e la frase dunque non è finita. Si può aggiungere il punto solo se dopo si mette la maiuscola;
3) dopo "mormorò Mara" ci va il punto, che al massimo se a uno non piace si può correggere con una virgola, ma allora perché c'è la lettera maiuscola nel discorso diretto successivo?
Queste sono cose oggettive, che fanno parte delle norme editoriali. Il mio racconto originale può essere brutto o bello, ma era formalmente corretto, mentre la versione finale non lo è. Queste sono regole "matematiche", non ci sono margini di discussione.