Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Qui ci sono tutte le vecchie Gare letterarie, dal 2008 all'estate 2018.
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Marino Maiorino
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

@ Scrittore97: tu di più.
Credo che anche gli altri in questo momento ammirino il tuo metterti in gioco.
Credo di non sbagliare se dico che per alcuni sei il frutto più bello che possiamo veder crescere a quest'albero.
Io, qua, mi sento già robba secca! :D
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Scrittore 97
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Scrittore 97 »

bravi autori è stata la mia migliore scoperta da quando ho internet, ho trovato una comunità di scrittori che mi criticano e così io mi posso migliorare in continuazione.
questo sito non è solo un mezzo di comunicazione, (che io considero migliore di facebook), ma anche un punto d'incontro tra scrittori.
ritornando alla gara se non avrei partecipato me ne sarei solo pentito, perchè se non ci si mette in gioco si ammuffisce nella noia, in questo sito ho scoperto, che ho molti difetti nella scrittura, ho capito che prima di publicare qualcosa si deve essere sicuri che prima di piacere agli altri deve piacere a se stessi.
Marino in fondo a me non mi sembri così decrepito.
viva bravi autori e auguri per i suoi sei anni. :mrgreen:
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Massimo Baglione
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Scrittore 97 ha scritto:bravi autori è stata la mia migliore scoperta da quando ho internet, ho trovato una comunità di scrittori che mi criticano e così io mi posso migliorare in continuazione.
questo sito non è solo un mezzo di comunicazione, (che io considero migliore di facebook), ma anche un punto d'incontro tra scrittori.
L'hai detto, fratello! :D

PS x tutti: avete letto il mio messaggio di ieri, qui sopra?
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LeggEri
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da LeggEri »

Congratulazioni a tutto il podio (persino al secondo classificato :wink: ). La gara è stata divertente, stimolante e sono contenta che abbiano vinto racconti che mi sono piaciuti molto.
Mi unisco anch'io ai complimenti a Scrittore 97, che è stato un po' mazzolato ma ha reagito con la grazia e la maturità propria di chi fa buon uso delle osservazioni. Per siti di scrittura è capitato a tutti di incontrare quei personaggi ( di tutte le età) che piantano il muso se solo gli si suggerisce spostare una virgola ...ecco, quelli che poi passano la vita a scrivere "capolavori" che nessuno legge, a caragnare di essere geni incompresi e a farsi i complimenti da soli.
La mentalità di Scrittore 97, invece, gli permetterà di fare passi da gigante... che sono curiosa di osservare nelle prossime gare. :D
freecora
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da freecora »

Congratulazioni ai quattro vincitori!

E' stata una bellissima gara, delle tre a cui ho partecipato finora, debbo dire, l'ho trovata la più stimolante! E mi sono divertita tantissimo!

Lodovico... mi raccomando per la prossima :D
77, le gambe delle donne una rinascita verde :-D
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Lodovico
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Lodovico »

:smt026 :smt026 :smt026

Però, ben mezzo punto di vantaggio... :-D

Comunque grazie a tutti quelli che mi hanno votato e anche a quelli che mi hanno votato meno...

Bravi Marino, Antares, Pardan e tutti gli altri

Mi unisco pure io all'"incensamento" di Scrittore97, che a dire il vero non mi sarei neppure aspettato di vedere in questa gara, invece con accanimento (terapeutico) insiste. Bravo!

Vi aspetto tutti alla prossima gara 38!!!!! :smt006 :smt007 :smt024 :smt024
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Ser Stefano
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Ser Stefano »

Ottimo podio.
Clap clap clap.
Bravi bravi.

Mi sembra che sia filato tutto abbastanza liscio e che, sempre parlando dal punto di vista organizzativo, la Gara sia stata se non divertente almeno interessante. Bene.
Avete imparato qualcosa, vi siete allenati e pure divertiti. Che volete di più?
No. Un Lucano non ce l'ho!

Nel fine settimana spero di aver tempo per preparare il vittorioso malloppone per Lodovico. Intanto lo prego di mandarmi la mail (dovrei già avercela da qualche parte, ma solo Albus Silente sa dove).
Patrizia Benetti
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Patrizia Benetti »

Bravissimo Lodovico!
Complimenti a tutti.
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Lodovico
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Lodovico »

Ser Stefano ha scritto: Nel fine settimana spero di aver tempo per preparare il vittorioso malloppone per Lodovico. Intanto lo prego di mandarmi la mail (dovrei già avercela da qualche parte, ma solo Albus Silente sa dove).
E finalmente mi toglierò la voglia di leggere la fantomatica "accompagnatoria" :shock: :smt103
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Marino Maiorino
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ho pubblicato "Sinestesia" qui su BraviAutori (https://www.braviautori.it/sinestesia.html), cercando di recepire alcune delle correzioni suggeritemi dai vostri commenti (errori di ortografia, troppi "suo", un punto esclamativo evidentemente fuori luogo).
Lo so, poca cosa, ma è questo il racconto che è giunto secondo!
'Sta cosa che uno scrive e tropecientasmil (alla spagnola) persone ti trovano gli errori è troppo bella! :D
Per l'e-book credo che preferirei pubblicare questa versione corretta. È possibile?

P.S.: ma l'ho detto che sono arrivato secondo? :-D E mi piace pure l'"orrendo" colore scelto da Mastro, anzi, penso che lo userò come gagliardetto, e pure la dimensione del font! :-D
Mastro, hai creato un mostro! :-D
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Licetti »

Complimenti a vincitori, classificati e non.
Nella famosa chiavetta avevo il file xls dei voti con le clasifiche e debbo dire che Sleep Controller era andato alla grande già da subito.

Quoto il commento di Leggeri a Scrittore 97: anche io mi aspettavo chissà quali reazioni, ma hai rivelato qualità di umiltà e voglia di migliorarsi veramente notevoli. Per questo darei un 5 o il 5.
Consiglio: tieniti un file con le annotazioni dei commenti sul tuo brano e lavoraci ogni volta secondo quelle. A me ha aiutato molto nella forma.

Un grazie a Mastronxo e Ser per la conduzione: simpatica e garbata, ma bravi anche a noi che abbiamo trovato sempre il modo di metterci daccordo.
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Monica Porta may bee
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Monica Porta may bee »

Massimo Baglione ha scritto:E bravi i classificati!

Tra l'altro vi annuncio che forse proprio con voi partirà l'iniziativa di cui vi accennavo qui: viewtopic.php?f=5&t=4381
(devono però ancora confermarmi alcune cose).
Vi sta bene?

Bravi anche Mas e Ser, che hanno diretto questa Gara in maniera impeccabile e divertente :-)

:smt023 Un bel pocker per l' esordio
Tra uno spazio e l'altro ci sono spazi ancora più grandi.
Non ne teniamo conto, perché in quelli non possiamo fermarci.
Sui passaggi pedonali, fra i parcheggi incontriamo il nostro futuro.
Amare, litigare, cadere nell'oblio e morire. Senza nemmeno accorgerci
di quando accade. Le membrane che ci separano dalla follia, dal baratro,
dai mostri sono così sottili. Nient'altro che muri di carta.

John Ajvide Lindqvist

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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Monica Porta may bee »

@Mas

:shock: :mrgreen: Ho un futuro da indovina
Tra uno spazio e l'altro ci sono spazi ancora più grandi.
Non ne teniamo conto, perché in quelli non possiamo fermarci.
Sui passaggi pedonali, fra i parcheggi incontriamo il nostro futuro.
Amare, litigare, cadere nell'oblio e morire. Senza nemmeno accorgerci
di quando accade. Le membrane che ci separano dalla follia, dal baratro,
dai mostri sono così sottili. Nient'altro che muri di carta.

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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Anto Pigy »

Evvai! Ho vinto qualcosa anche io!!! :smt041
E devo dire che Braccino corto è meglio di "Bastardella di gare37" che avevo proposto io.
Comunque mettiamola così: per tutti quelli che si son lamentati dei voti che andavano tolti, il lavoro sporco l'ho fatto io :smt096
Complimenti a tutti e alla prossima gara! Prometto che sarò più buona. :smt084
…Alla fine di questa giornata rimane ciò che è
rimasto di ieri e ciò che rimarrà di domani;
l’ansia insaziabile e molteplice dell’essere
sempre la stessa persona e un’altra…

Fernando Pessoa, "Il libro dell’inquietudine"
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Yendis »

Complimenti!!!!
Bella gara, è stata davvero divertente!
Lucia Manna
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Lucia Manna »

Anche se un po' in ritardo complimenti ai vincitori!
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Mastronxo »

Grazie a tutti della partecipazione.

Come promesso, settimana prossima proclamerò il vincitore del libretto :)

Intanto, per chi vuole, può postare qui di seguito il proprio racconto rivisto e corretto da inserire in e-book. Ricordate che io non farò alcun tipo di revisione, quindi qualunque cosa postiate sarà frutto del vostro lavoro, errori inclusi. Evitate però ripensamenti dell'ultim'ora.
Per questo lavoro vi vanno bene due settimane? Facciamo che accetto racconti revisionati fino a sabato 8 giugno.
Chi non vuole modificarlo, semplicemente lo lasci com'è.

PS per Marino: puoi postarmi il racconto modificato direttamente qui di seguito, per comodità? Grazie!

PS per tutti: andate a farvi Gara 38 va' :)
"Nessuno può mettermelo nel culo!" urlò Polifemo, brandendo un enorme tronco d'albero
"Ho appena fatto la cacca". Un uomo libero.
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Marino Maiorino
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Mas, eccoti accontentato

Sinestesia


«Silenzio, per cortesia». Il sussurro dell'infermiera fece acquietare i visitatori della stanza 32.
Il bambino non li sentiva. Disteso, con il viso rivolto alla finestra, il suo sguardo era perduto nello spettacolo della grande nebulosa gassosa a dritta della nave-colonia. Negli occhi quei colori rosso e giallo, e poi viola, porpora, e mattone, e il tenue azzurro che ancora avvolgeva qualche stella appena nata, dipingevano panorami fantasmagorici, che mai nessun umano era riuscito a penetrare in precedenza con tanta profondità.
Nella testa gli ronzava una sinfonia grandiosa che egli non aveva mai udito in vita sua. La bellezza del tutto era talmente sconvolgente che era rimasto a bocca aperta da quando lo avevano deposto sul lettino dell'ospedale, e non sembrava avere alcuna intenzione di riscuotersi da quello stato catatonico. In compenso, e per conforto della madre, sembrava stare meglio.
«Ma il dottore, sta arrivando?» La madre rivolse la domanda all'inserviente con un volto preoccupato: dopo la rapida accettazione quella era la prima addetta che avessero visto. C'era stato persino tempo perché i nonni e gli zii venissero a vedere cosa accadeva al piccolo.
Tommy era sempre stato un bimbo strano. Di un'intelligenza sconcertante e speciale, passava alle volte dei periodi di mutismo totale, totalmente assorto in contemplazione di qualcosa, non si sapeva cosa.
Il pediatra aveva minimizzato quei fenomeni come alcunché di passeggero, il bimbo non aveva un'età tale da far diagnosticare ciò che i suoi genitori più temevano: l'autismo.
Ma Tommy non era autistico. Quando il pediatra gli faceva i test di prassi il suo parere era sempre negativo: il bimbo era molto intelligente, alle volte un'estrema intelligenza si riscontra nei bimbi autistici, ma Tommy non soffriva assolutamente di quello.
«Il dottore è qui, non si preoccupi», rispose l'infermiera. «Sta arrivando col tecnico per la scansione cerebrale.»
«Una scansione cerebrale? Oh, no!» La donna portò le mani al viso e cominciò a singhiozzare: quelle parole confermavano tutti i suoi più atroci timori. Il marito l'abbracciò forte per confortarla.
L'infermiera le si fece accanto. «Signora, non faccia così! È solo un esame di routine, non ha niente di cui preoccuparsi!», ma la donna non riusciva a fermarsi e piangeva copiosamente. Il marito le accarezzava i capelli.
«Josh, non avrei dovuto farlo, non avrei dovuto spegnergli la radio, lo sai che ama tanto la musica!»
«Non fare così,» gli rispose lui, «prima o poi sarebbe accaduto, ma adesso è in buone mani, vedrai!»
Arrivò il dottore accompagnato dal tecnico. C'era troppa gente in quella stanza, ma bastò una paziente occhiata dello specialista per far uscire tutti. Solo i genitori di Tommy e l'infermiera rimasero a guardare il tecnico che adattava la calotta sui capelli ricci del bambino.
«Signori», esordì il medico, «è inutile che vi dica che impieghiamo questa macchina per solo scopo diagnostico. Potete stare certi che qualunque cosa troveremo nella mente del vostro bambino che esuli il suo stato psicofisico sarà opportunamente salvaguardata.»
I genitori annuirono meccanicamente: "Che cavolo di segreti credi che possiamo avere, che valgano più di nostro figlio?", pensò il papà.
Il dottore fece cenno al tecnico di accendere l'apparato. Il piccolo pad nella sua mano sinistra sfrigolò cercando di sintonizzarsi sulle onde cerebrali del bambino.
«Abbiamo una portante!», commentò finalmente il tecnico. «Ora sintonizzo audio, video e quant'altro...»
La sinfonia che era nella testa di Tommy esplose dal pad che non riusciva a coprire l'estensione audio dei toni e distorceva violentemente. I colori della nebulosa si riversarono nella stanza proiettati dall'estensore olografico, tutti si sentirono avvolti da un tepore che riconoscevano benissimo, sepolto nelle pieghe più intime della loro anima: era l'abbraccio di una mamma.
Il dottore fu il più pronto a reagire e chiuse la finestra, il silenzio e l'oscurità riempirono la stanza. Tommy si girò, e sbattè gli occhi con disappunto.
«Tommy,» chiese il dottore «puoi dirci cosa stavi vedendo?»
«Quelle stelle sono bebé! Quelle stelle stanno con la mamma!»
Il dottore non aveva mai visto un caso tanto profondo di sinestesia, e la sua diagnosi richiese del tempo, ma definitivamente Tommy non soffriva di autismo, nè si avviava a diventare autistico.
«Nella mente del vostro bambino», spiegò il medico, «i sensi sono inestricabilmente legati. Succede così che veda qualcosa, un colore, un oggetto, e durante l'elaborazione di quest'informazione si attivino parti del cervello dedicate alla percezione dei suoni o degli altri sensi.
«Nel caso del vostro bambino», proseguì «la sinestesia coinvolge addirittura gli affetti: mi ha detto che all'asilo hanno fatto vedere ai bambini la Grande Nebulosa di Orione e hanno spiegato loro che lì stanno nascendo nuove stelle. Non c'è bisogno che vi ricordi la sensazione che lo scanner cerebrale ci ha dato, e le sue parole subito dopo...»
«Dottore, ma è grave?» Come può una madre, che ha allevato fin dal proprio grembo un bambino, metabolizzare nel tempo della lettura di una diagnosi quello che la medicina ancora fatica a comprendere?
«No signora, la prego, Tommy sta bene! Certo, potrà avere difficoltà di apprendimento e dovrete fare attenzione a tutto ciò che metabolizza intellettualmente, ma non si sta ammalando. Quel giorno, lei spense la musica mentre Tommy era al buio, perciò ebbe una reazione tanto inconsueta: il suo universo è sempre attivo, un suono, un colore ci sono sempre, lui non si sente mai solo. Probabilmente ebbe un attacco di panico.
«Le difficoltà nel crescerlo verranno proprio dal fatto che se ode un suono e l'associa a qualcosa, vostro figlio lo fa a un livello più profondo, e così facendo il mondo rappresenta per lui un'esperienza più completa che per noi. Ma dovete invece vederla dal punto di vista delle potenzialità: se correttamente stimolato, Tommy potrà essere un artista meraviglioso o uno scienziato geniale!»
Un artista meraviglioso... uno scienziato geniale... La mamma si affacciò alla finestra che dava sui prati all'interno della nave-colonia. Tommy era lì disteso coi nonni e la Primavera di Vivaldi accompagnava nella sua testa quella splendida giornata di sole artificiale.
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Monica Porta may bee
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

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Il mio def., grazie :mrgreen:


L’insolito colore del cielo

Spensero le torce. L'alba rischiarava il paesaggio di luce rosa intorno, ma era solo l'insolito colore del cielo a dare l'illusione di fresco, l'aria già tiepida annunciava una giornata calda sull'isola.
«Manca poco» Francesca ruppe il silenzio senza fermarsi.
L'uomo le fissò i capelli biondi raccolti in una morbida coda di cavallo e rabbrividì. Camminavano soli su uno sterrato di campagna da tre ore. Cercavano un maiale. Non erano le aberranti deposizioni dei malcapitati che avevano subìto le sue incursioni notturne a colpirlo. Mutilazioni di bestiame, devastazioni, la rabbia degli allevatori coinvolti facevano parte della normalità di fronte a una minaccia animale. No, c'era qualcos'altro a rendere inquietante il quadro delle indagini. Questo maiale agiva senza lasciare impronte sul terreno. Di più, svaniva di notte sotto gli occhi della gente. Considerando attendibili le testimonianze rese, stavano inseguendo un autentico fantasma. L'animale a cui davano la caccia aveva il manto nero tipico di un maiale autoctono ma era più massiccio di quelli presenti sull'isola. Poco sopra l'occhio destro, una grande macchia bianca lo distingueva subito dagli altri. Gli isolani la chiamavano il marchio dell’oblio. Era il segno delle tenebre, citando un'antica leggenda. Narrava le gesta orride di una bestia assassina, intelligente quanto un uomo, che agiva soltanto nelle notti di cielo sereno. Scaltra come una volpe, non uccideva mai per mangiare. Amava solo fare a pezzi le sue prede lasciandole agonizzare nel proprio sangue.
«Qualcosa ancora mi sfugge» Matteo sollevò lo sguardo a fissarla «se il maiale attacca solo di notte come fa la gente a dire che scompare? Il buio cela molto più del giorno».
«Giusto, ma per le impronte?».
«Quelle non ci sono».
«E perciò…»
Il sottotenente scosse la testa. «Niente da fare, ho già verificato. La polizza assicurativa sul bestiame offre un'inezia come risarcimento, considerando le stime di mercato. Le famiglie coinvolte non avrebbero avuto interesse a inscenare un massacro».
«Non ci rimane quindi che pensare al fantasma!» ora la voce di Francesca era allegra.
L'uomo non reagì «poco… quanto?» le chiese fermandosi a riprendere fiato. Voleva imporre il tono, rimarcare il suo ruolo di comando, invece gli uscì solo un rantolo di voce a ricordargli chi era: Matteo Silvani, sottotenente lucchese, cittadino, appena trasferitosi sull'isola.
«Mezz'ora alla meta» Francesca ignorò la sosta del suo compagno proseguendo nella marcia mentre l’uomo mimava una smorfia cattiva dietro le sue spalle, troppo stanco persino per ribattere. Lei dovette percepirlo perché si girò fermando il passo. Ripose le braccia lungo i fianchi e lo fissò. Il suo sguardo non prometteva nulla di buono. «Oh, d'accordo, solo quindici minuti!» gli concesse invece serrando le labbra.
Si sedettero su una roccia. «Ripetimi perché non potevamo arrivarci in macchina» Silvani nel chiedere si massaggiò la caviglia destra dolorante.
«La prossima volta gli telefono» scherzò Francesca « su, su! Non muore nessuno per un po’ di ginnastica. Senza contare che le Gole di Tiberio sono il solo punto d'acqua in quest'area. Spero di sorprenderlo mentre si disseta».
«Così… tu non credi alla leggenda!».
Stavolta lei sorrise «In effetti» il sorriso della donna si allargò «no!».
Francesca era conosciuta come la miglior guida locale di fauna autoctona, veterinaria in servizio attivo nel parco dei Nebrodi «Solo perché ci credono i mei conterranei non significa che sia possibile né tantomeno probabile e poi» scosse la testa riflettendo «… ma prima di tutto dobbiamo catturarlo vivo».
L'ufficiale la guardò. L'espressione del volto e la postura del corpo snello dentro l'uniforme azzurra gli dicevano chiaramente che non avrebbe più parlato. Aveva una teoria che non voleva ancora condividere con lui, pensò Matteo.
Un rumore costrinse l’uomo a girarsi. Puntò l’arma; l'indice teso al grilletto. Il maiale nero che cercavano da giorni li stava fissando. Matteo mantenne la posizione. Gambe divaricate a terra, mani unite a dirigere la sua pistola d'ordinanza, lo sguardo fisso negli occhi della bestia, era pronto a tutto per fermarlo.
Fu allora che accadde l'imprevedibile. Lo videro voltarsi e soffiare potenti sbuffi sul terreno.
«Ma guarda tu che…» sibilò Matteo non perdendolo di vista.
«Ecco come fa, è quasi incredibile» lo interruppe Francesca «non lo uccida!» gli intimò estraendo la siringa di narcotico e avvicinandosi con calma. Modulò la voce a fischio. L'animale scalpitò ma restò al suo posto, il suono sembrava piacergli. Si mosse solo quando vide l'ago. Lo scatto veloce in avanti, la furia dentro gli occhi e la potenza della sua massa muscolare impedirono a Matteo di mirare alle zampe. Uomo e animale caddero a terra. Il sangue ormai sgorgava copioso dal ginocchio destro del poliziotto che strinse i denti voltando lo sguardo intorno a sé. Poco distante da lui, anche Francesca era stata coinvolta nella colluttazione e giaceva inerme. Ormai terrorizzato, l'ufficiale cercò a tentoni l'arma persa nello scontro. Il maiale puntò di nuovo, ora le zampe lo colpivano al torace. L'odore putrido del suo fiato gli alitava addosso. Matteo flesse le gambe. La spinta sortì l'effetto desiderato caracollando l'animale a poca distanza da lui. Non era ancora finita. Prese la mira. Due colpi in rapida successione lo centrarono all'addome, la bestia ricadde su se stessa. Il terzo sparo, di precisione, lo colpì in fronte. Dalla macchia bianca non apparvero fantasmi, come raccontavano alcuni, ma solo un fumo grigio, e l'animale stramazzò al suolo.
«Noo!» la donna ancora a terra si era ripresa dal brusco atterraggio e ora fissava incredula il morto «era addestrato, ma non l'ha visto?».
Matteo non le rispose. Rimase a terra recuperando il fiato perso, una settimana di ferie non gli sarebbe bastata per dimenticare l'accaduto.
Tra uno spazio e l'altro ci sono spazi ancora più grandi.
Non ne teniamo conto, perché in quelli non possiamo fermarci.
Sui passaggi pedonali, fra i parcheggi incontriamo il nostro futuro.
Amare, litigare, cadere nell'oblio e morire. Senza nemmeno accorgerci
di quando accade. Le membrane che ci separano dalla follia, dal baratro,
dai mostri sono così sottili. Nient'altro che muri di carta.

John Ajvide Lindqvist

77, le gambe delle donne
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concorso per racconti sulle donne

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Biblioteca Labirinto N° 25
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Concorso per antologia di 25 racconti dedicati ai libri e alle biblioteche
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Nunzio Campanelli
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Nunzio Campanelli »

Il mio racconto:

Il vaso di Pandora

Sentiva il fluire del sangue e il lento ritorno della vita nel suo corpo inerme.
Non ricordava niente, riusciva solo a collocarsi tra il genere umano.
Identità, provenienza, esperienze passate, aspirazioni future. Tutto ciò non esisteva più. Se mai fosse esistito.
Non rammentava da quanto tempo si trovava in quel posto. Comunque non riusciva nemmeno a definirlo quel posto, sapeva solo di essere lì, in qualche parte del mondo, e che era vivo.
Vivo? Era proprio sicuro? Magari quella era la morte, o almeno quello che c’era dopo la morte.
La morte non era la fine allora, poteva esserci ancora speranza per l’umanità. Speranza? Solo, immerso in un’oscurità assoluta, senza suoni e odori, senza memoria. Spaventoso, molto più di quanto si fosse mai pensato, molto più di quanto si fosse mai temuto.
Cos’era allora quella sensazione di calore che cresceva lenta dentro il suo corpo, se non il sangue. Non riusciva a pensare ad altro
Provò a massaggiarsi la gamba con una mano, senza riuscirci, tentò allora di sollevare la testa rinunciandovi subito.
Una forma si materializzò nella sua mente, un contenitore di legno. Una bara? No, sembrava più una cassa, quasi fosse un mobile. Infine capì. Un baule.
Fu allora che udì quei battiti, come un pendolo che scandisce il tempo. Erano regolari, lenti, inesorabili. A ogni colpo seguiva un lungo silenzio che moltiplicava le attese del prossimo. Uscì da quella specie di gorgo concentrandosi sull’immagine del baule. Era di quelli con il coperchio incernierato che si ribaltava una volta aperto. C’era una serratura. E c’era la chiave. Vide se stesso afferrare il coperchio e tentare di sollevarlo, dopo aver girato la chiave, ma era troppo pesante.
Non riusciva ad aprirlo. Si stava arrendendo.
Sentì un brivido pervadergli il corpo, avvertì una vibrazione, una stranissima percezione ma non riusciva a capire cosa fosse. Tornò ad afferrare il coperchio del baule. Doveva riuscire. L’aprì.
In una frazione di secondo, ricordò tutto. E fu come morire. Una morte interminabile, unica compagna dei suoi pensieri per l’eternità.
Il viaggio, la frenata, lo stridio degli pneumatici, il contorcersi delle lamiere, la sua carne straziata, la sirena disperata, le facce sconvolte e affannate che si affollavano sopra di lui. E lei, dal viso bellissimo e spento solcato da lacrime generate dalla paura e alimentate dal dolore, lo sguardo perso nell’ultima promessa…
Poi l’oblio.
Infine il risveglio in un mondo nero e solitario e ora… Ora vedeva, sentiva, ma non poteva muoversi e parlare, non poteva chiedere niente a nessuno, e nessuno sembrava accorgersi di lui. Che ora aveva occhi per vedere e orecchie per sentire. E memoria per ricordare.
Si era sbagliato. Molto più spaventosa la vita che la morte. Se questa era la vita e quella di prima la morte.
Pensò che non avrebbe dovuto aprire quel baule, che i ricordi, a volte unica forza per tirare avanti, in altre circostanze possono trasformarsi in un peso insopportabile. Aveva scoperchiato il suo vaso di Pandora, ed era fuggita anche la speranza.
Un grido si propagò in lui dal profondo della coscienza fino a prendere corpo nella mente, fino a manifestarsi negli occhi con la potenza di un uragano e la violenza di un mare in tempesta. Solo, disteso sul letto di una stanza d’ospedale, circondato da strumentazioni, il silenzio interrotto unicamente da quel battito incessante: il lento, monotono, eterno respiro della macchina che consentiva il fluire del sangue.
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Anto Pigy
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Anto Pigy »

Ecco il racconto revisionato in base ai vostri utili consigli! :smt023

I DIVORATORI
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CACCIARE – ELEGANTONI

– L'ora è arrivata, compagni. È tempo di dare inizio alla caccia! – Disse Bo facendo lampeggiare il suo unico occhio nero. Alle sue parole, un mormorio confuso si alzò, prima leggero, poi sempre più alto. Lui si erse in tutta la sua grandezza, spaziando con lo sguardo a destra e a sinistra. Più di tutto, a far placare gli animi fu lo sfregio che attraversava la sua orbita vuota. La cicatrice, che sembrava galleggiare sui lineamenti, soffusa di un tenue pallore rossastro, faceva ricordare il loro perenne destino di sconfitti.
– È il momento di portare la nostra vendetta!
L’arringa non sortiva molto effetto, eppure nel cuore di Gap qualcosa si era smosso, tanto da procurargli un leggero malessere.
Di Bo tutti avevano timore e rispetto assieme. Gap lo ammirava, anche se non credeva che si fosse fatto catturare apposta dai Divoratori, come raccontava. Eppure la sua storia aveva molti lati oscuri e misteriosi, perché i Divoratori cacciavano solo per uccidere. Lui, invece, era stato fatto prigioniero ed era riuscito a tornare, con quella brutta ferita a ricordare a tutti la sua storia e il suo eroismo. Lui, più di ogni altro, aveva subito l’onta della sconfitta e aveva evitato la morte per un soffio.
Gap guardò Bo e gli uscì: – Viva la caccia! – Tutti lo guardarono straniti. Gap cercava sempre di non attirare l’attenzione, alle riunioni si sedeva in disparte, e ora, dal suo posto nelle ultime file, se ne veniva fuori con quell’esclamazione. – Basta! È ora di fare qualcosa! Io sono stanco di scappare, di essere sempre braccato e di vivere nel terrore.
– E bravo il nostro ragazzo! – Urlò di rimando Bo, pestando a terra con veemenza. – Ascoltatelo!
– Un tempo percorrevamo le vie in pace, negli occhi il riflesso del sole, il calore della luce a scaldarci e la pioggia a rinfrescarci. Guardateci adesso! – Sentiva di non potersi più fermare, aveva una rabbia dentro di sé di cui non si era mai reso conto. – Credevo di poter sopportare tutto questo, di poter accettare che dopo l’arrivo dei Divoratori nulla sarebbe più stato come prima. – Fece una pausa. – E così sarà, per sempre. Non possiamo tornare indietro, possiamo solo guardare avanti. – Tirò un sospiro. – Ma cosa ci rimane? Vogliamo vivere rintanati per sempre? Uscire solo di notte sperando che questo ci mantenga in vita? Quelli non se ne andranno! E noi…, noi non potremmo sconfiggerli. Ma possiamo comBATTERLIIII! – L’ultima parola schizzò fuori dalla sua gola come un ululato.
– Sììììì! – Urlò anche Bo.
Gli altri si agitarono sui loro posti, ondeggiavano un po’ di qua un po’ di là a disagio, guardandosi di sottecchi. Poi a due a due cominciarono a parlottare tra loro. Scuotevano la testa, con sempre più insistenza, le voci si alzavano pian piano. Gap rimaneva attonito, sgonfiato come un palloncino a cui avevano tolto l’aria.
In un gruppo, qualcuno cominciò a battere sul tronco. I suoi amici lo imitarono subito, cadenzando il ritmo, e a poco a poco anche gli altri si unirono. Un suono di rivolta echeggiò nel bosco dove erano riuniti: un rombo potente, penetrante, nel silenzio.
Quando il boato si fermò, Bo con un ghigno di soddisfazione espose il piano.

Scelsero la domenica per agire. Il giorno in cui i Divoratori si riunivano insieme nelle piazze, ma anche quello più pericoloso, perché molti lo sceglievano per dar loro la caccia. Il giorno in cui abbandonavano le loro case e si inoltravano invisibili nel bosco, per stanarli con i cani. Ma oggi non li avrebbero trovati, tremanti di paura, nossignore. Oggi erano loro a cacciare.
Bo raccontava sempre che si era fatto prendere per studiarli e per capire quali erano i loro punti deboli. Era stato catturato una mattina di sole. Ogni tanto si svegliava ancora con il terrore di essere rinchiuso nella gabbia dove l'avevano gettato incuranti.
Non sapeva perché i Divoratori non lo avevano ucciso subito, probabilmente l'avevano preso per studiarlo, ma lui faceva lo stesso con loro. Li aveva esaminati con attenzione.
La domenica era il giorno perfetto per agire. Tra le sbarre della sua gabbia aveva a lungo osservato il ripetersi dei loro rituali in quel giorno particolare. I Divoratori si agghindavano con cura, con vesti tenute da parte per quel giorno, vesti pregiate, fatte a mano, ricamate dalle donne e ricche di particolari e di inserti. Le usavano e subito le riponevano per non rovinarle. I Divoratori partivano impettiti, fieri nei loro abiti, come se quello status di elegantoni servisse a dimostrare a sé stessi e a gli altri il loro potere.
Ma ora era arrivato il momento della vendetta. Gap e gli altri erano pronti, avevano fatto addirittura una dieta particolare per tutta la settimana. Si tenevano nascosti al riparo dal fogliame, attendendo il segnale di Bo, divisi in piccoli gruppetti. La tattica del “mordi e fuggi” era l’unica che poteva dare loro la possibilità di colpire e dileguarsi.
Gap era molto nervoso. Nervoso, ma eccitato. Pregustava la rivincita e il suo personale riscatto, per tutte le volte che prima di uscire aveva dovuto guardarsi attorno, attento ad ogni minimo rumore e odore, per tutte le volte che non aveva visto tornare i suoi amici.
Eccoli. Il suono delle campane precedeva la loro uscita dalla chiesa, tutti compatti. Come ogni domenica avevano indossato i vestiti migliori, quelli di stoffa preziosa, dai colori ora tenui ora carichi, che si alzavano seguendo il vento, che cadevano morbidi e ben disegnati sulle spalle e sul corpo.
Gap non aspettò oltre. Non poteva attendere. Dal ramo in cui era appostato, spiccò il volo distendendo le sue ali nere e seguendo la brezza. Il segnale di Bo giunse subito dopo, nel momento in cui i Divoratori erano al centro della spaziosa piazza, lontani dai ripari. Dietro di sé Gap sentiva lo spostamento d'aria di tutte le ali che planavano nel giorno della loro rivincita.
Scelse con cura i suoi obiettivi. Fu con un dannato sollievo che Gap si liberò di quello che il suo intestino era riuscito a trattenere per tutti quei giorni. Le scariche si librarono nell’aria, descrivendo scuri archi acrobatici. Poi si schiantarono con uno splendido ciafff addosso al primo bersaglio.
E così gli altri dietro di lui. Una scarica, una virata, un altro passaggio, un'altra scarica. Veloci, più veloci, ogni momento avvicinava il pericolo. Si sentivano urla sempre più alte, mano a mano che scagliavano tutti i loro proiettili; un fuggi-fuggi generale, verso i ripari lontani.
Ogni ciaff una vendetta, ogni urlo una vittoria.
Ciaff… ciaciaff… ciaff… ciaff…ciaciaff…
…Alla fine di questa giornata rimane ciò che è
rimasto di ieri e ciò che rimarrà di domani;
l’ansia insaziabile e molteplice dell’essere
sempre la stessa persona e un’altra…

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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Ciao!
Mentre su TdC si scornano per trovare il nome giusto per la rivista (ehehe), ci è stato detto che anche per Gara 36 possiamo proporre i testi che hanno ricevuto più voti.
Quindi chiedo almeno ai primi 3 classificati se siete d'accordo.
Da Gara 38 in poi questa opportunità sarà automatica.
Appena avremo informazioni dettagliate su nome rivista, link eccetera, vi aggiornerò.
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

Messaggio da leggere da Pardan »

Complimenti al vincitore, ai classificati, grazie per avermi votato :smt007 :smt007 :smt007
Vado di fretta, ho appena tolto la divisa della Flotta stellare e sono in arretrato con la vita reale :?

Qui il racconto con le correzioni che avete suggerito, ciao!


VULCANO - MIELE
Ritorno a Pico
– Dai, fa’ un bel sorriso, su!
– Lo sai che non sopporto queste cose – sbuffò Roberto, irritato.
– Un attimo solo, che ti costa?
Giuliana fece un passo indietro per inquadrare meglio il marito, appoggiato al corrimano del traghetto. Peccato che l’imponente cima di Pico, alle sue spalle, fosse come sempre avvolta dalle nuvole.
– Ecco, ho finito, non ci voleva tanto, no?
A casa aveva una foto di vent’anni prima: stessa inquadratura, stesso soggetto. Però allora aveva usato una Nikon analogica, e l’immagine era conservata in un album con la copertina rigida. “Azzorre, estate 1993” aveva scritto in bella grafia sulla targhetta adesiva, ora un po’ sbiadita.
Il motore del traghetto scoppiettava rumorosamente affrontando le onde dell’Atlantico. Il braccio di mare tra Faial e l’isola di Pico, col suo celebre vulcano, era di pochi chilometri, ed era piacevole godersi sul ponte le goccioline salate portate dal vento.
Roberto accese l’ennesima sigaretta, le mani a coppa a proteggere la fiamma dell’accendino.
– Ricordi quella pensione a Madalena? Come si chiamava?
– Che ne so? Sei tu che ricordi tutti i nomi” rispose Roberto con indifferenza soffiando il fumo in direzione del vento.
Giuliana non aveva intenzione di arrendersi. Aveva voluto ripetere il viaggio di nozze di vent’anni prima. Sentiva che era giusto, lo dovevano fare, ne avevano entrambi bisogno. Miriam ora era all’università, erano rimasti loro due. Due cortesi sconosciuti che dividevano il bagno, la tavola, il letto. Non poteva bastare.
– Ecco, mi è tornato in mente: “Tia Lena”. Ci sono stata chiusa dentro con la febbre alta per due giorni.
– Sembra che tu lo faccia apposta ad ammalarti nei posti più strani, avevo dovuto girare tutta Madalena per cercare una farmacia, e poi spiegare in inglese che volevo un antibiotico per il tuo mal di gola.
– Dor de garganta – ridacchiò Giuliana, mentre scendevano dal traghetto – Però gli azzorrani sono tanto gentili, il tassista mi aveva portato un vasetto di miele fatto in casa da suo padre, ti ricordi? Era buonissimo, e così profumato!
Roberto intanto controllava sull’iPhone la direzione da prendere, come se ci fosse il rischio di perdersi: il grande cono del vulcano incombeva su di loro, e la strada si snodava tra il blu intenso dell’oceano e i filari di viti che prosperavano sulla fertile terra vulcanica. Giuliana si morse le labbra per evitare commenti, e sistemò meglio lo zainetto sulle spalle.
Il cielo era attraversato da nuvoloni scuri, veloci; probabilmente nel pomeriggio ci sarebbe stato uno di quegli improvvisi scrosci di pioggia caratteristici del clima atlantico. Per il momento il sole che dardeggiava tra le nuvole era molto caldo.
C’erano già parecchi bagnanti sul bordo delle piscine naturali create dalla colata lavica lungo la costa. La bassa profondità dell’acqua e il riverbero della roccia nera permettevano di bagnarsi senza lottare con le onde e il freddo dell’oceano.
Vent’anni prima avevano potuto solo ammirare quella splendida spiaggia, stavolta no, erano attrezzati: si sdraiarono in costume sui teli da bagno, sperando che il sole rimanesse almeno per qualche ora. Giuliana era orgogliosa della sua figura ancora snella, ci teneva, lei, andava in palestra; Roberto si era un po’ appesantito sui fianchi: a lui piaceva mangiare, e mangiare bene.
Giuliana chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalla brezza profumata di sale. Quando la mano di Roberto, calda e un po’ sudata, cercò la sua, la donna sentì un’emozione che non aveva più provato da tanto tempo.
Pochi minuti dopo dovettero fuggire di corsa sotto una pioggia battente e gelida. Si infilarono in una trattoria di Madalena, ridendo come ragazzini. Ordinarono zuppa di verdura e delle saporite triglie arrostite, insieme al vino locale. Roberto chiacchierava contento, scherzava in portoghese con il gestore della trattoria, dava indicazioni in inglese a una coppia di norvegesi al tavolo vicino, era di nuovo la persona estroversa e brillante che l’aveva fatta innamorare anni prima.
Giuliana si sentiva un po’ stordita, forse per il vino. Da bambina il fuoco la attirava: quando le braci del caminetto erano quasi spente, si accoccolava da un lato e iniziava a soffiare. Dopo un po’ le girava la testa, ma la vista delle fiamme che all’improvviso tornavano a guizzare come una cosa viva la ripagava della fatica. Curioso come quel ricordo così lontano le fosse tornato alla mente in quel momento.
La sera in albergo parlarono a lungo: progetti di viaggi che forse avrebbero fatto o forse no, il barbecue da sistemare in giardino, un nuovo cane da adottare. Fare l’amore fu la conclusione naturale di quella giornata. Le mani scorrevano sulla pelle con un’avidità nuova, le carezze date e ricevute provocavano brividi di desiderio. Si volevano di nuovo, si cercavano, non per abitudine ma per incontrarsi, per completarsi.
Prima di addormentarsi abbracciata al suo compagno, Giuliana si disse che aveva fatto la scelta giusta. Magari domani, a casa, le vecchie abitudini sarebbero tornate, ma per ora il fuoco era di nuovo acceso, e se lo voleva godere fino in fondo.
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

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Vorrei farvi notare con orgoglio il banner che Ser ha creato per gara 37 e ringraziarlo, soprattutto per la famigerata accompagnatoria... :D :smt023
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

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ahahah bellissimo banner! :-)
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

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Eheheh.
A discapito della grafica, mi sembrava giusto segnalare che come Gara, era un po' tanto anomala, quindi la vittoria vale doppio.
:)
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Marino Maiorino
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

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la vittoria vale doppio.
WOW! Quindi anch'io non sono arrivato secondo, ma... QUARTO!
No, aspetta, come funziona 'sta cosa? :smt017
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

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Ma no lol.
Sei arrivato doppiamente secondo, quindi ventiduesimo!
Ahahahah
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Marino Maiorino
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

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Ah, ecco, ora tutto quadra! :D
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Re: Gara 37 - Prenotazioni, Commenti, Votazioni, Pensieri

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Per Marino:
beh se quadra allora sei arrivato quattrocentottantaquattresimo! :smt119
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Autori partecipanti: (vedi sopra),
A cura di Tullio Aragona.
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Gara d'estate 2020 - Anniversari, e gli altri racconti

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A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 58 - A volte ritornano

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(marzo/aprile 2016, 18 pagine, 500,19 KB)

Autori partecipanti: nwGiorgio Leone, nwPatrizia Chini, nwNunzio Campanelli, nwLaura Chi, nwAlberto Tivoli, nwAnnamaria Vernuccio,
A cura di Lodovico.
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L'Altro

L'Altro

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Attraverso il concorso "L'Altro - antologia sulle diversità del Genere Umano", gli autori erano stati chiamati a esprimersi sulle contrapposizioni fra identità, in conflitto o meno, estendibili anche a quelle diversità in antitesi fra di loro come il terreste e l'alieno, l'Uomo e l'animale, l'Uomo e la macchina, il normale e il diversamente abile, il cristiano e il musulmano, l'uomo e la donna, il buono e il cattivo, il bianco e il nero eccetera. La redazione cercava testi provocatori (purché nei limiti etici del bando), senza falsi moralismi, variegati, indagatori e introspettivi. Ebbene, eccoli qua! La selezione è stata dura e laboriosa, ma alla fine il risultato è questo ottimo libro.
A cura di Massimo Baglione.
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Contiene opere di: Furio Bomben, nwAntonio Mattera, Maria Letizia Amato, Massimo Tivoli, nwVespina Fortuna, nwThomas M. Pitt, nwLaura Massarotto, Pasquale Aversano, nwIda Dainese, nwIunio Marcello Clementi, Federico Pavan, nwFrancesca Paolucci, nwEnrico Teodorani, nwGiorgio Leone, Giovanna Evangelista, nwAlberto Tivoli, nwAnna Rita Foschini, nwFrancesco Zanni Bertelli, nwGabriele Ludovici, nwLaura Traverso, Luca Valmont, nwMassimo Melis, Abraham Tiberius Wayne, nwStefania Fiorin.

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