Il cappellano
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Il cappellano
Regione del Brenta, Italia. Novembre 1917
Il Cappellano militare Mario Andorni fa il segno della croce sulla fronte del soldato appena morto tra le sue braccia. Non conosce il nome di quel soldato, non ha avuto il tempo di conoscerlo. È stato aggregato alla nuova Compagnia da pochi giorni, dopo l’inizio della disfatta di Caporetto. Prima era in forza al Quarto Corpo D’Armata, Secondo Reggimento Bersaglieri, sotto il comando del Tenente Generale Giulio Amadei.
Poi, durante la ritirata, il Capitano l’ha chiamato a rapporto, e gli ha comunicato che la sua presenza era necessaria qui. Così, senza spiegazioni. Lui non vorrebbe lasciare i compagni con cui sta combattendo ormai da tre anni, e d’altra parte Mario è un Prete, ma in quella fase della sua vita è un militare del Regio Esercito, è un bersagliere. Durante l’addestramento gli hanno insegnato che gli ordini si eseguono, non si discutono. Quindi è salito sull’ambulanza guidata da Bepi, anche lui trasferito, e, correndo parecchi rischi, è giunto al nuovo Corpo.
I nuovi compagni sono prevalentemente alpini, ma a questo è abituato.
La battaglia è iniziata da tre giorni, gli Austro-Ungarici hanno mandato dei gruppi speciali a iniziare l’offensiva, e quanto siano speciali questi gruppi , lo hanno capito subito. I morti cadono fra le sue braccia come mosche.
Ha già dato l’estrema unzione a cinquantasette compagni, fino a ora.
Ha pregato il Signore che questa follìa finisca così tante volte, che ormai comincia a dubitare persino di averlo fatto.
Mio Signore, perchè non mi ascolti? Fa che tutto questo finisca qui, ora. Che Italiani e Austro-Ungarici e Tedeschi buttino in terra le armi e corrano ad abbracciarsi, fregandosene degli ordini dei superiori. Usando i fucili solo come stampelle per sorreggersi l’un l’altro. Le baionette per tagliare bende e curarsi reciprocamente.
Questa è stata la sua preghiera, fino a oggi.
A ogni cadavere cui impartiva l’estrema unzione.
A ogni ferito orrendamente mutilato che ha aiutato a ripiegare verso le retrovie per essere curato.
Oggi è in prima linea.
Ha seguito Bepi, Giuseppe Taccon, il suo amante, che ha deciso di mollare la fida ambulanza e di andare a combattere insieme ai compagni. Sembrava un pazzo.
Ha cominciato a fare discorsi sconclusionati da quando gli è piovuta in mano la testa, staccata di netto da una granata, del Tenente che fino a quel momento era stato il loro Comandante di Plotone. È stato così che si sono accorti fino a dove erano arrivati i gruppi speciali tedeschi.
Mentre il sangue e la materia cerebrale del Tenente Rosi gli colavano tra le dita, mentre fissava gli occhi cerulei ormai senza vita dell’ufficiale, lo sguardo di Bepi è cambiato.
A nulla sono valse le sue suppliche. Bepi sapeva benissimo che non era obbligato ad andare in prima linea, ma non c’è stato verso.
Il Capitano non ha nemmeno provato a dissuaderlo, anche lui ha uno sguardo strano. Forse anche lui è un po’ uscito di testa, negli ultimi giorni.
Mario così l’ha seguito, contro il volere del Capitano, che gli ha fatto notare la sua quasi inutilità, non avendo una preparazione specifica, a parte saper correre come e anche meglio di tanti altri bersaglieri.
Mario non ha mai voluto usare le armi, è contrario in tutto e per tutto a questa follìa della guerra.
Tuttavia, non è completamente inutile, al bisogno. Da bambino e anche da ragazzino, suo padre gli ha insegnato a usare molte armi da fuoco, fucili, pistole, una volta anche una mitragliatrice. Quando poi è morto, ironicamente mentre puliva la sua adorata pistola si era accidentalmente fatto saltare la testa, Mario non aveva più voluto saperne di armi. In seguito alla morte del padre, la mamma lo aveva obbligato a entrare in Seminario, ufficialmente perchè non poteva mantenerlo, ufficiosamente perché si era accorta della sua omosessualità, e sperava così di “curarlo”. Pazienza se per farlo entrare in Seminario, lei che non aveva niente di materiale da donare, si era prostituita con il vescovo. L'importante era salvare le apparenze.
Gli insegnanti gli hanno riservato un trattamento “di riguardo”, per lui che è un “pervertito”. Ha lavato così tanti pavimenti, in ginocchio, con la striglia e l'acqua gelata, che ormai non sente più freddo alle punte delle dita.
Beh, non sono riusciti a “curarlo”.
Mario ha conosciuto Bepi appena arrivato al fronte, lui guidava già la sua inseparabile ambulanza.
Già la prima sera, Bepi è andato a trovarlo nella sua tenda, con la scusa di una confessione urgente, e la confessione è durata fino a tarda notte. A dispetto della sua aria rude e dell’aspetto da scaricatore di porto, nell’intimo Bepi è sottomesso come un cucciolo.
Adesso però il cucciolo sta vomitando bestemmie a ripetizione, e spara verso il nemico con il fucile, sporgendosi molto pericolosamente dalla trincea. Ha uno sguardo allucinato, credo che ormai non sia più molto consapevole di dove si trova.
Una granata cade vicino a loro, molto vicino.
Quando Mario, caduto in terra e sotterrato dal corpo di un commilitone, riesce a riprendersi, si rende conto che il corpo dello sfortunato gli ha salvato la vita, perchè costui è cosparso di schegge che altrimenti l’avrebbero investito. Controlla i segni vitali del ragazzo.
Santo Iddio, avrà si e no diciotto anni. Anzi, avrà avuto, adesso non ha più nulla.
Chiude gli occhi del ragazzo, gli impartisce una veloce benedizione, e poi, con le orecchie che ancora fischiano, si volta a cercare Bepi.
E lo vede.
È riverso a terra, sta gridando a squarciagola, si tiene una gamba con la mano sinistra e con quello che resta del braccio destro, che è amputato all’altezza del polso.
Anche la gamba destra è amputata, circa a metà del femore, dalla ferita spunta l’osso, e la gamba sta zampillando sangue come una fontana.
Mario gli si avvicina, cerca di calmarlo ma è impossibile, allora con la cintura della mimetica cerca di fermare l’emorragia. Sente i portantini che si avvicinano, ma il loro avvicinarsi non è di certo facile, devono scansare gli innumerevoli corpi senza vita, cercando peraltro di non farsi sparare.
Bepi gli sta gridando qualcosa, ma Mario non riesce a sentirlo, le orecchie gli fischiano troppo. Lo accarezza, cerca di rassicurarlo.
-Ce la farai amore mio, stai calmo, non è niente.-
Non è niente Bepi, hai solo una gamba segata in due e un braccio senza mano, forse morirai dissanguato prima di arrivare all’ambulanza, ma starai bene.
I portantini cadono in terra per l’ennesima volta, in seguito al vicino scoppio dell’ennesima granata.
Guarda Bepi, cerca di spostarlo, ma se molla la presa sull’improvvisato laccio emostatico, l’arteria femorale ricomincia a sparare sangue.
Bepi lo attira a se, lo bacia molto rudemente, e poi gli sussurra -grazie.-
Poi muore. I suoi occhi, sempre così vivaci, si spengono. Il volto diventa cereo. Nel frattempo i portantini sono riusciti ad arrivare fino a li, ma Mario gli dice di occuparsi di altri, per Bepi non c’è più nulla che possano fare.
Impartisce la benedizione al cadavere del suo amante, fra le lacrime. Poi prende il crocifisso, lo lega al polso di Bepi.
Questo non mi serve più
Non ha più nulla.
Non ha una famiglia, sua madre è morta da due anni, l’unica sorella che aveva è sparita misteriosamente durante un viaggio in Austria al seguito della nobildonna per cui prestava servizio.
I suoi due fratelli, gemelli nati due anni dopo di lui, sono entrambi morti in guerra.
Adesso anche Bepi, il suo vero amore, non c’è più.
Ha pregato il Signore per far terminare la guerra, ma, o il Signore non arriva ai cuori di coloro che dirigono i Paesi coinvolti, oppure ha deciso di abbandonarli al loro destino.
Mario si volta, si dirige verso la postazione della mitragliatrice, si inginocchia, prende il caricatore da cinquanta colpi dalla cassetta, lo inserisce nella Fiat Revelli 1914, e comincia a sparare verso il nemico.
Non si è dimenticato come si fa. In pochi secondi esaurisce il primo caricatore, ha fatto saltare quasi ventisette uomini dell’esercito nemico.
Inserisce anche il secondo caricatore e ricomincia a sparare.
Piange.
Le lacrime iniziano a sgorgare senza che se ne renda conto.
Sta urlando.
-DOVETE MORIRE TUTTI!!!! MAIALI FIGLI DI PUTTANA!!!-
E continua a sparare selvaggiamente, con mira infallibile. Altri cinquanta colpi, altri trentaquattro nemici abbattuti.
Si volta per una frazione di secondo e vede i portantini, vicino al corpo di Bepi, terrorizzati e allo stesso tempo scioccati nel vedere il Cappellano militare fare una strage di nemici con una mitragliatrice.
Mario toglie il caricatore ormai vuoto, cerca nella cassetta del secondo tiratore un altro caricatore, lo trova, lo prende e lo sta inserendo nella mitragliatrice, quando un colpo di mortaio esplode a pochissima distanza da lui.
Sviene, ma rinviene subito dopo, solo per rendersi conto di essere riverso sopra la mitragliatrice, crollata dal suo treppiede, e vede sangue che gli sgorga copioso sulle mani. È completamente ricoperto di sangue, il suo sangue. Ha un braccio completamente staccato dal corpo, è lì vicino a lui, quasi appoggiato, come un oggetto che qualcuno ha trovato e lasciato li nella speranza che il suo proprietario venga a riprenderlo.
La vista si annebbia.
Sto arrivando Bepi, ma prima ne ho fatti fuori ancora un po’ di quei bastardi.
- Gabriele Ludovici
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- "e, correndo parecchi, spno giunti al nuovo Corpo";
- "scuarciagola";
- occhio all'uniformità (es. austro-ungarici/Austro-Ungarici).
Per il resto bel racconto, lungo per gli standard delle gare ma è una pecca che commetto anche io Tanti elementi in ballo, dagli orrori del fronte bellico a una storia d'amore disperata, in un mondo ancora intriso di ipocrisia. Non che ora, purtroppo, la situazione sia molto migliorata. Ottima caratterizzazione dei personaggi.
- Fabrizio Bonati
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Re: Il cappellano
Si è lunghetto, in effetti, specie per le gare, ma non avevo modo di "Stringerlo", se non snaturandolo, almeno nella mia idea originale di racconto.
Grazie ancora.
- Roberto Bonfanti
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Il tuo brano riesce a toccare tanti temi: l’amore, nelle sue diverse forme, la discriminazione sessuale, la fede e il dubbio, il cedimento dei nervi in condizioni di stress estremo e la furia cieca che ne consegue; non si può certo dire che lasci indifferenti, le emozioni arrivano tutte a segno, come i colpi vendicatori di Mario.
Oltre a quelli già evidenziati ti segnalo qualche refuso: l’accento invertito sui “perché” e la sua assenza nei “lì” avverbio di luogo, “omossessualità” e “cianquanta”.
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Re: Il cappellano
Sgrunt.
L'idea era proprio quella, fare arrivare le emozioni.
Pur non facendo parte della comunità LGBT, l'idea di raccontare due soldati gay nel mezzo della Prima Guerra Mondiale mi intrigava.
Grazie ancora.
- Roberto Bonfanti
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Re: Il cappellano
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Venendo al racconto, fa emergere in maniera davvero efficace l'orrore disumanizzante della guerra. Merito sicuramente delle descrizioni crude e realistiche quanto basta senza scadere nello splatter (benché purtroppo i campi di battaglia fossero uno spettacolo più atroce di qualsiasi descrizione letteraria), ma anche e soprattutto per la scelta di mettere al centro della narrazione questa coppia omosessuale trascinata suo malgrado in un vortice di violenza e di odio che calpesta e distrugge tutto, anche l'amore. Bepi e il cappellano mi hanno fatto una pena enorme: si sono trovati in mezzo a quell'inferno, si sono amati e non potranno uscirne vivi. E sicuramente di storie così il fronte era pieno.
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Re: Il cappellano
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Re: Il cappellano
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Idea: la guerra e l'amore.
Trama: storia di un prete stritolato per dovere da una guerra assurda (non che ce ne siano di giuste) che avrà una conclusione tragicamente umana.
Personaggi: ben caratterizzati, soprattutto a livello emotivo. Il racconto coinvolge il lettore, che si immedesima nella tragedia globale e, infine, personale.
Argomento: uno dei risvolti della cosiddetta Grande Guerra, che più propriamente dovrebbe chiamarsi Grande Follia.
Lettura: scorrevole, amara, triste, coinvolgente.
Grammatica e Sintassi: qualche idea, vedi tu se utilizzarle.
ma d’altra parte Mario è un Prete, ma in quella fase
due ma
ma d’altra parte Mario è un Prete, e in quella fase
Quindi è salito sull’ambulanza guidata da Bepi, anche lui trasferito, e, correndo parecchi rischi, sono giunti al nuovo Corpo.
è salito ... sono giunti - sì, anche Bepi che guidava è giunto, ma il soggetto è singolare
Quindi è salito sull’ambulanza guidata da Bepi, anche lui trasferito, e, correndo parecchi rischi, è giunto al nuovo Corpo.
gruppi ,
gruppi,
gli è piovuta in mano la testa, staccata di netto da una granata, del Tenente che fino a quel momento
gli è piovuta in mano la testa del Tenente, staccata di netto da una granata, che fino a quel momento
Giudizio: una buona prova. Lunghetta (più di 9000 caratteri) ma ci stavano tutti.
- Angelo Ciola
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Re: Commento
Grazie del tuo commento Daniele, sempre molto approfondito.Daniele Missiroli ha scritto: 16/03/2019, 9:38
gli è piovuta in mano la testa, staccata di netto da una granata, del Tenente che fino a quel momento
gli è piovuta in mano la testa del Tenente, staccata di netto da una granata, che fino a quel momento
Sono d'accordo sugli altri appunti, questa parte, però, mi sembra suoni meglio nell'originale, anche se in effetti la differenza è sottile.
Comunque sono contento che ti piaccia.
- Fabrizio Bonati
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Re: Commento
NOn ci avevo pensato, ma potrebbe essere un'idea... anche se devo prima finire quello che sto scrivendo, quindi visti i miei tempi, è facile che lo lasci in eredità ai figli.AACiola ha scritto: 16/03/2019, 19:58 Buon racconto che mette forse in poche righe anche troppa carne al fuoco.... costituiscono magari la base per un romanzo più che di un racconto breve.
Grazie del commento!
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Re: Commento
Ho avuto una breve esperienza militare, sono stato un ufficiale dell' Esercito Italiano, e sebbene non abbia partecipato ad azioni di guerra, ho fatto qualche esercitazione. Mi è bastato...Ida Dainese ha scritto: 17/03/2019, 12:51 Che tristezza, che follia, la guerra! In questo racconto ce ne hai dato un'immagine densa, ci hai mostrato come sia toccato a tutti, non solo ai soldati, combattere e rinunciare alla dignità, all'amore e alla coscienza. L'amore non è riuscito a salvarsi, il dolore della perdita ha trascinato con sé altre perdite, un mondo infernale dove non vince nessuno.
Nonostante fossero solo esercitazioni, sono riuscito a immaginarmi la scena. Tutto questo peggiorato dalle scadenti dotazioni in nostro possesso. Mai più, potendo scegliere.
Grazie del commento Ida!
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Scegli il presente per raccontare, ma alle volte lo dimentichi e torni al passato. Da rivedere la concordanza dei tempi.
I pensieri li metti in corsivo tra virgolette. Basta un segno grafico solo e occhio, alle volte li dimentichi tutti e due.
A presto
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Re: Commento
Grazie del tuo commento. Purtroppo non si può piacere a tutti, ma soprattutto, non riesco a immaginarlo diverso da come è, gli argomenti sono tanti, ma nella mia idea originale è stato "il prete gay che impazzisce di dolore e inizia a sparacchiare a destra e sinistra vomitando oscenità", e da li sono partito.Namio Intile ha scritto: 18/03/2019, 11:43 Non mi ha fatto impazzire, perché troppo raccontato (quasi inesistenti i dialoghi) e, soprattutto, perché condensi molti temi, tutti di spessore,- la guerra, la violenza, l'omossessualità, il desiderio di vendetta - in un racconto breve. Il troppo…
Comunque sono suggerimenti utili, grazie, ne terrò conto.
La Gara 52 - Colpo di fulmine
A cura di Giorgio Leone.
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Giudizio Ardito - A.D. - Apocalypse Day
A cura di Arditoeufemismo.
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GrandPrix d'estate 2023 - Neve (Searching for Life) - e le altre poesie
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L'arca di Noel
Da decenni proviamo a metterci al riparo dagli impatti meteoritici di livello estintivo, ma cosa accadrebbe se invece scoprissimo che è addirittura un altro mondo a venirci addosso? Come ci comporteremmo in attesa della catastrofe? Potremmo scappare sulla Luna? Su Marte? Oppure dove?
E chi? E come?
L'avventura post-apocalittica ad alta tensione qui narrata proverà a rispondere a questi interrogativi.
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
B.A.L.I.A.
Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità
Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.
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BReVI AUTORI - volume 5
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale
La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Marco Bertoli, Angela Catalini, Francesco Gallina, Liliana Tuozzo, Roberto Bonfanti, Enrico Teodorani, Laura Traverso, Antonio Mattera, Beno Franceschini, F. T. Leo, Fausto Scatoli, Alessandro Chiesurin, Selene Barblan, Giovanni Teresi, Noemi Buiarelli, Maria Rupolo, Alessio Del Debbio, Francesca Gabriel, Gabriele Iacono, Marco Vecchi, SmilingRedSkeleton, Alessandro Pesaresi, Gabriele Iacono, Gabriele Laghi, Ilaria Motta.
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