Nessuna Condanna

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2019/2020.

La Tua Votazione Conta

Sondaggio concluso il 25/03/2020, 0:00

1 - non mi piace affatto, terribilmente noioso
2
11%
2 - mi piace pochino, a tratti noioso
5
26%
3 - si lascia leggere
8
42%
4 - è bello, mi ha regalato qualcosa
2
11%
5 - mi piace tantissimo, ha influito sulle mie emozioni
2
11%
 
Voti totali: 19

Simone_Non_é
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Nessuna Condanna

Messaggio da leggere da Simone_Non_é »

Benvenuto nel mio diario caro lettore, io sono Adham. Se anche te ti sei mai chiesto cosa ci fosse al di là, be stai per scoprirlo. Per farti sentire a tuo agio, ti dirò qualcosa di me, iniziamo. Mi sono da sempre sentito allergico alla vita, un alieno in un posto sconosciuto. Per farti capire meglio sappi che non ho mai avuto particolari talenti o qualcosa degno di nota ed è per questo che ho iniziato a scrivere, perché per una volta le cose potevano andare come volevo. Ho scritto storie assurde di alberi parlanti con orologi al posto delle foglie, di amori mai sbocciati, di follia ed infine le mie preferite quelle in cui solo alla fine capisci il senso di tutto. La cosa divertente è che nessuno ha mai letto queste storie, le custodisco tutte in un cassetto ammassate fra loro, sono l'unica cosa che il mondo non è riuscito a fottermi. Potrai pensare che è un comportamento egoistico, probabilmente hai ragione, amo però credere che siano le storie a scegliere di essere scritte, io sto solo aspettando che mi dicano di voler essere pubblicate. Non è questo il miglior modo di rispettare ciò che si fa? Voglio dire il più grande dei doni, non è la capacità di avere una propria volontà? Per me la scrittura è solo una forma di sfogo, non ci vuole molto, non devo neanche pensare. Tutte le sere, alle 00,00, inizio col mio piccolo rituale. Apro una playlist a caso, chiudo gli occhi e semplicemente scrollo in basso finché non sento che devo fermarmi. Lascio che la musica si unisca alle piccole bolle di ossigeno trasportate dal mio sangue ed io sparisco e scrivo. Non ci credi? Ok mettiamo su qualcosa, si parte.

I pianeti ruotano e questa sera li sento
Ho deciso di ruotare anch'io nella mia stanza vuota
mentre il mondo rimane in silenzio
un soffio mi accarezza gli occhi
ed io volteggio sono un pianeta
che ruota senza sosta in una pineta

Anche se piango non provo più nulla
perché ho imparato a volteggiare come un pianeta
lo faccio è questo mi basta
sono libero dai miei sentimenti
sono una roccia fredda con l'animo di milioni di persone

Ed ora in rima!

Ho sempre ignorato l'ovvio fino a quando
non ci ho sbattuto la faccia
non c'è nulla che devo capire sto tornando
solo silenzio mentre seguo la traccia
nulla può più fermarmi, sento caldo
sono il proiettile sbagliato nella giusta battuta di caccia

Visto, non è difficile, so fare solo questo. Naturalmente questa non è una storia, ma ti garantisco che potrei scriverne almeno cinque partendo da quelle frasi. Penso sia una questione di libertà, il diventare il mezzo e non più il creatore. Non c'è nessuna condanna in questo, è una forma di intimità anche le storie hanno bisogno di un posto in cui sfogarsi e ripararsi, ed io l'ho imparato in fretta. A dire il vero ora, sento un gran mal di testa, non mi capitava da un sacco di tempo, ho quasi sonno…

Adham si alzò, camminò piano verso il suo cassetto, lo aprì, prese tutti quei fogli impazziti che sembravano piccoli moscerini in una giornata afosa, li mise sul tavolo. Li guardò, sparì in un altra stanza e poi tornò con un piatto un coltello ed una forchetta. Posizionò i fogli ed i suoi racconti sul piatto nero ed incominciò a tagliarli, li fissava incredulo era forse questa la loro volontà? Stava succedendo davvero? Quei pensieri scomparirono in fretta e calmo e felice come non lo era mai stato iniziò a mangiarli, avevano un sapore unico mai provato prima, ne era certo sapevano di sogni.
Prima di accorgersene li divorò tutti. Tutte le sue storie scorrevano nella sua testa era un cinema impossibile da non seguire. Un improvviso freddo salì inesorabile dalle punte dei piedi fino alla testa. Un pensiero, solo uno.

"Sono forse diventato lo show di qualche persona annoiata? Se qualcuno di più intenso di quanto io lo sia mai stato, stesse scrivendo di me?"
Ultima modifica di Simone_Non_é il 08/01/2020, 13:25, modificato 1 volta in totale.
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Lodovico
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Profondo, originale, spiazzante, ermetico. Come suggerisce l'autore "ha influito sulle mie emozioni". Una sorta di Matrioska in cui un racconto contiene un altro racconto, almeno, così l'ho visto. In ogni caso mi è piaciuto molto.
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Fausto Scatoli
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se devo essere sincero, mi è rimasto piuttosto oscuro. non ho capito molto soprattutto alla fine.
personalmente darei una revisione al testo; ci sono parecchie d eufoniche da eliminare e la punteggiatura da sistemare.
per quanto riguarda la storia, è ben esposta come descrizioni, sebbene, ripeto, me ne resti oscuro il significato.
probabilmente non arrivo a recepirla.
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Eliseo Palumbo
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Il racconto è bello. Un racconto senza quarta parete, se si può dire, il protagonista alla fine prende consapevolezza di poter essere lui stesso frutto dell'imaginazione altrui o di poter essere uno di quei fogli divorati.
Ho notato una differenza di registro tra la prima e la seconda parte, un po' come se fosse stato scritto da due persone diverse, non so se sia stato voluto o meno, intendo anche dal punto di vista della punteggiatura, la prima parte, quando parla Adham, credo sia impeccabile, nella seconda invece, va rivista molto.

Qualche stupida precisazione:
Una "bolla" di ossigeno sarebbe un'embolia, meglio che non si unisca a nulla :)
"... prese tutte quei fogli..."
2-3 d eufoniche da togliere.
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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Simone_Non_é
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Lodovico ha scritto: 07/01/2020, 20:50 Profondo, originale, spiazzante, ermetico. Come suggerisce l'autore "ha influito sulle mie emozioni". Una sorta di Matrioska in cui un racconto contiene un altro racconto, almeno, così l'ho visto. In ogni caso mi è piaciuto molto.
Grazie mille, Lodovico! Mi è piaciuta molto la tua visione del racconto Matrioska, in un certo senso doveva essere anche così, ancora grazie per le belle parole mi hanno fatto davvero piacere :)
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Eliseo Palumbo ha scritto: 08/01/2020, 10:27 Il racconto è bello. Un racconto senza quarta parete, se si può dire, il protagonista alla fine prende consapevolezza di poter essere lui stesso frutto dell'imaginazione altrui o di poter essere uno di quei fogli divorati.
Ho notato una differenza di registro tra la prima e la seconda parte, un po' come se fosse stato scritto da due persone diverse, non so se sia stato voluto o meno, intendo anche dal punto di vista della punteggiatura, la prima parte, quando parla Adham, credo sia impeccabile, nella seconda invece, va rivista molto.

Qualche stupida precisazione:
Una "bolla" di ossigeno sarebbe un'embolia, meglio che non si unisca a nulla: )
"… prese tutte quei fogli…"
2-3 d eufoniche da togliere.
Ti ringrazio per le precisazioni, non sono affatto stupide anzi mi servono! Hai colto nel segno per quel che riguarda il racconto, la seconda parte è appositamente "rotta" volevo che si perdesse quella sensazione di linearità, mi piaceva l'idea di un racconto a più strati se così si può definire. Sono felice che ti sia piaciuto!

Piccola precisazione:
Hai perso una m in "imaginazione", capita scrivendo tanto, grazie ancora :-)
ElianaF
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Commento: Nessuna Condanna

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Mi è piaciuta la prima parte, peccato avere abbandonato la prima persona per il finale. Scrittura affascinante a parte la frase iniziale che riporta (volutamente?) un "te" al posto del "tu" e un be senza h (ecco la frase: Se anche te ti sei mai chiesto cosa ci fosse al di là, be stai per scoprirlo.)
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Fausto Scatoli ha scritto: 08/01/2020, 9:34 se devo essere sincero, mi è rimasto piuttosto oscuro. Non ho capito molto soprattutto alla fine.
Personalmente darei una revisione al testo; ci sono parecchie d eufoniche da eliminare e la punteggiatura da sistemare.
Per quanto riguarda la storia, è ben esposta come descrizioni, sebbene, ripeto, me ne resti oscuro il significato.
Probabilmente non arrivo a recepirla.
Ti ringrazio per il commento, mi chiedo solo come si possa dare una valutazione ad un qualcosa che non si è capito. Detto questo, ognuno ha la sua sensibilità ed è giusto così, grazie per il tempo dedicato a me ed al mio piccolo lavoro oscuro :-)
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Re: Commento: Nessuna Condanna

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ElianaF ha scritto: 08/01/2020, 13:38 Mi è piaciuta la prima parte, peccato avere abbandonato la prima persona per il finale. Scrittura affascinante a parte la frase iniziale che riporta (volutamente?) un "te" al posto del "tu" e un be senza h (ecco la frase: Se anche te ti sei mai chiesto cosa ci fosse al di là, be stai per scoprirlo.)
Grazie mille! L'abbandono della prima persona è voluto, l'idea di creare in poche righe una contrapposizione di emozioni (per es. Prima parte affascinante, seconda quasi fastidiosa) penso riesca a dare una certa sensazione di libertà, dove si hanno dubbi su ciò che è stato volontariamente scritto o meno (es. Te/tu be/beh). Spero di essere riuscito a trasmettere un emozione, qualsiasi essa sia, in un mondo in cui il creatore e mezzo non sono molti distanti così come l'opera ed il lettore :-)
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Simone_Non_é ha scritto: 08/01/2020, 13:45 Ti ringrazio per il commento, mi chiedo solo come si possa dare una valutazione ad un qualcosa che non si è capito. Detto questo, ognuno ha la sua sensibilità ed è giusto così, grazie per il tempo dedicato a me ed al mio piccolo lavoro oscuro :-)
beh, il fatto che non mi sia chiaro il significato di una storia non mi impedisce di valutarla per altri versi.
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se devo essere sincera il linguaggio è banale come fosse un testo comico ma scavando si trova un senzo di profondo belli

Messaggio da leggere da Alessiaardente »

Lodovico ha scritto: 07/01/2020, 20:50 Profondo, originale, spiazzante, ermetico. Come suggerisce l'autore "ha influito sulle mie emozioni". Una sorta di Matrioska in cui un racconto contiene un altro racconto, almeno, così l'ho visto. In ogni caso mi è piaciuto molto.
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Re: se devo essere sincera il linguaggio è banale come fosse un testo comico ma scavando si trova un senzo di profondo b

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Alessiaardente ha scritto: 08/01/2020, 19:29
Sera Alessia, penZo che lei abbia scritto il commento al posto del titolo, la casella più grande serve per commentare. La ringrazio comunque infinitamente per questo suo penZiero è per aver dato un senZo alla mia opera, non avrei mai penZato di ricevere una descrizione così bella mi ha colpito molto questa parte in particolare "scavando si trova un senzo di profondo belli" una piccola poesia, onesta e struggente :-)
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Mi piace il fatto che inizialmente il modo di parlare del narrante sembri sottintendere di voler porre fine alla propria vita, intendo nelle prime tre righe. Per lo meno, è quello che è venuto in mente a me. Ed in un certo senso forse, divorando le proprie opere, “muore” per davvero. Trovo bella l’immagine del divoratore di storie/sogni. Non mi disturba il fatto che il racconto sia un po’ criptico, penso infatti che sia sempre interessante stimolare il lettore a farsi qualche domanda.

Questo pezzo:

“Ho scritto storie assurde di alberi parlanti con orologi al posto delle foglie, di amori mai sbocciati, di follia ed infine le mie preferite quelle in cui solo alla fine capisci il senso di tutto.”

Non mi convince, scusami non so giustificare molto bene il perché, semplicemente mi sembra un po’ autoreferenziale. Forse formulato in un altro modo mi suonerebbe meglio.

E l’ultima frase secondo me è di troppo, banalizza un po’ la bella immagine descritta appena sopra.

Globalmente il racconto è bello, voto 4.

Ps: ho letto diverse volte il racconto ma non riesco a legarlo al titolo, problema mio probabilmente
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Selene Barblan ha scritto: 08/01/2020, 20:56 Mi piace il fatto che inizialmente il modo di parlare del narrante sembri sottintendere di voler porre fine alla propria vita, intendo nelle prime tre righe. Per lo meno, è quello che è venuto in mente a me. Ed in un certo senso forse, divorando le proprie opere, “muore” per davvero. Trovo bella l’immagine del divoratore di storie/sogni. Non mi disturba il fatto che il racconto sia un po’ criptico, penso infatti che sia sempre interessante stimolare il lettore a farsi qualche domanda.

Questo pezzo:

“Ho scritto storie assurde di alberi parlanti con orologi al posto delle foglie, di amori mai sbocciati, di follia ed infine le mie preferite quelle in cui solo alla fine capisci il senso di tutto.”

Non mi convince, scusami non so giustificare molto bene il perché, semplicemente mi sembra un po’ autoreferenziale. Forse formulato in un altro modo mi suonerebbe meglio.

E l’ultima frase secondo me è di troppo, banalizza un po’ la bella immagine descritta appena sopra.

Globalmente il racconto è bello, voto 4.

Ps: ho letto diverse volte il racconto ma non riesco a legarlo al titolo, problema mio probabilmente
Mi è piaciuto molto questo tuo commento, oserò e le darò del tu, uno degli scopi del racconto doveva essere quello di far nascere delle domande nel lettore in modo tale da creare una sorta di scambio, ciò che dici è perfetto. Per quanto riguarda la frase che non ti convince è possibile che ci sia una nota autoreferenzialità ma l'ultima parte era per me importante ai fini del racconto. Infine per quanto riguarda il titolo è possibile che non abbia un senso come è possibile che ci sia, non trovo corretto spiegare le opere in quanto perdono la loro ragion d'essere, almeno per me. Grazie mille ancora per aver letto questo mio piccolo lavoro, farò tesoro dei tuoi suggerimenti, grazie ancora :-)
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Re: Nessuna Condanna

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Certo dammi pure del tu 😃. Contenta di esserti stata utile! Per il titolo, proverò a rileggerlo fra qualche tempo, magari mi scatta la scintilla ⚡️ ;)
Buona scrittura!
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Re: Nessuna Condanna

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Selene Barblan ha scritto: 08/01/2020, 21:21 Certo dammi pure del tu 😃. Contenta di esserti stata utile! Per il titolo, proverò a rileggerlo fra qualche tempo, magari mi scatta la scintilla ⚡️;)
Buona scrittura!
Ottimo, buona serata e scrittura anche a te :-) :smt006
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Simone_Non_é ha scritto: 08/01/2020, 13:37
Piccola precisazione:
Hai perso una m in "imaginazione", capita scrivendo tanto, grazie ancora :-)
Ahahah che grande! In effetti si, quando scrivo i commenti non li rileggo mai, quindi nella foga scappa qualcosa :)
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

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Eliseo Palumbo ha scritto: 09/01/2020, 0:50 Ahahah che grande! In effetti si, quando scrivo i commenti non li rileggo mai, quindi nella foga scappa qualcosa :)
Ahah avevo immaginato bene, grande anche te e grazie ancora per il tuo commento, buona giornata :-) :smt006
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Testo che vive di tre atmosfere diverse.
La prima, una specie di flusso di coscienza dove dici un po' tutto e il suo contrario. "Se anche te ti sei mai chiesto cosa ci fosse al di là…", di là dove? "Per farti capire meglio sappi che non ho mai avuto particolari talenti o qualcosa degno di nota ed è per questo che ho iniziato a scrivere…", non avere particolari talenti e quindi scrivere: scarsa considerazione per questa attività? "…amo però credere che siano le storie a scegliere di essere scritte, io sto solo aspettando che mi dicano di voler essere pubblicate", e poi "Voglio dire il più grande dei doni, non è la capacità di avere una propria volontà?" Mi sembra contraddittorio.
La seconda, affidata a un criptico nonsense in versi. Sbagliando una rima: "caldo", al limite è un'assonanza, ma questo penso che tu lo sappia già.
Una terza, scritta, appunto, in terza persona. La parte migliore, secondo me: l'immagine dello scrittore che mangia le sue pagine è molto potente.
Infine la chiosa dove, forse, emerge l'anima più genuina di questo racconto e ne racchiude il senso. Scusa se te lo dico ma in gran parte della lettura ho avuto una sensazione di artefatto, anche se comprendo l'intenzione di andare oltre la consueta formula del racconto/narrazione.
Qualche imprecisione nella punteggiatura, se hai già fatto editing ti segnalo solo "un'altra" che necessita dell'apostrofo. Il "te" mi sembra un vezzo, opinione personale; lo dico da toscano che lo usa in maniera colloquiale ma che non lo mette nero su bianco, almeno in un testo in italiano standard.
Credo che il tuo potenziale non sia stato del tutto espresso in questo brano.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Roberto Bonfanti ha scritto: 09/01/2020, 22:50 Testo che vive di tre atmosfere diverse.
La prima, una specie di flusso di coscienza dove dici un po' tutto e il suo contrario. "Se anche te ti sei mai chiesto cosa ci fosse al di là…", di là dove? "Per farti capire meglio sappi che non ho mai avuto particolari talenti o qualcosa degno di nota ed è per questo che ho iniziato a scrivere…", non avere particolari talenti e quindi scrivere: scarsa considerazione per questa attività? "…amo però credere che siano le storie a scegliere di essere scritte, io sto solo aspettando che mi dicano di voler essere pubblicate", e poi "Voglio dire il più grande dei doni, non è la capacità di avere una propria volontà?" Mi sembra contraddittorio.
La seconda, affidata a un criptico nonsense in versi. Sbagliando una rima: "caldo", al limite è un'assonanza, ma questo penso che tu lo sappia già.
Una terza, scritta, appunto, in terza persona. La parte migliore, secondo me: l'immagine dello scrittore che mangia le sue pagine è molto potente.
Infine la chiosa dove, forse, emerge l'anima più genuina di questo racconto e ne racchiude il senso. Scusa se te lo dico ma in gran parte della lettura ho avuto una sensazione di artefatto, anche se comprendo l'intenzione di andare oltre la consueta formula del racconto/narrazione.
Qualche imprecisione nella punteggiatura, se hai già fatto editing ti segnalo solo "un'altra" che necessita dell'apostrofo. Il "te" mi sembra un vezzo, opinione personale; lo dico da toscano che lo usa in maniera colloquiale ma che non lo mette nero su bianco, almeno in un testo in italiano standard.
Credo che il tuo potenziale non sia stato del tutto espresso in questo brano.
Premetto che vista l'ora probabilmente risponderò in un italiano non perfetto, ma ci tengo comunque a farlo. Partiamo.

"Se anche te ti sei mai chiesto cosa ci fosse al di là…"
Ciò che è il "di là" sta al lettore dedurlo, al di là di ciò che si legge? Al di là di ciò che si fa? Al di là di ciò che si mangia? Al di là di ciò che si pensa? Non sta a me dirlo, ci sono infinite possibilità. Certo se non ci si è mai fatti troppe domande, o almeno quelle che l'opera vuol far trasparire, trovo sia ostico anche solo immaginare.

Credo sia importante ai fini di una critica costruttiva e veritiera riportare le frasi per intero, per cui:
"Per farti capire meglio sappi che non ho mai avuto particolari talenti o qualcosa degno di nota ed è per questo che ho iniziato a scrivere, perché per una volta le cose potevano andare come volevo."
In un contesto simile, non vi è spazio per le considerazioni in quanto l'esigenza espressiva che sfocia in scrittura è figlia di una necessità. Come si può avere scarsa considerazione di ciò che è essenziale per il protagonista del racconto? Questa è una contraddizione.

"Potrai pensare che è un comportamento egoistico, probabilmente hai ragione, amo però credere che siano le storie a scegliere di essere scritte, io sto solo aspettando che mi dicano di voler essere pubblicate."

Ciò che per lei appare contraddittorio credo in realtà sia chiaro, le storie usano lo scrittore per prendere vita, il quale cosciente di questo meccanismo decide di rispettare la volontà dello scritto e quindi di attendere che sia quest'ultimo a decidere di essere pubblicato o meno. Ciò che è inanimato non ha volontà, per questo motivo il potere decisionale diventa un dono.
Il tutto naturalmente ha un senso hai fini della chiusa.

Il nonsense tale non è, potrebbe esserlo a seconda della sensibilità del lettore. Su questa parte è inutile dilungarsi ulteriormente.

Per quanto riguarda l'ultima parte, quella da lei definita "terza", è stata la meno apprezzata dalla maggior parte dei lettori che hanno poi deciso di lasciare un commento, quindi sono piacevolmente sorpreso nel leggere questa sua opinione.

Non mi soffermerò sulle scelte stilistiche in quanto lo trovo superfluo.

Detto questo l'opera di base ha un suo scopo, suscitare domande nel lettore, visto il suo commento credo ci sia riuscita. La ringrazio per aver commentato e letto il mio lavoro e spero di averle chiarito alcuni dubbi a riguardo; è stato comunque un piacere leggerla e mai avrei pensato di dover fare una "parafrasi" su un mio testo, ciò mi ha divertito. Ancora grazie e buona scrittura :-) :smt006
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Ripeterò un pensiero già espresso in un altro commento: c'è del potenziale, non evidenziato in questo racconto. Mi piace lo stile, il passaggio tra la prima e la terza persona pure, il testo è fluido e si legge con piacere.
Per il resto pur avendo, penso, compreso l'intenzione non mi ha entusiasmato e questo è una cosa molto soggettiva. Chissà perchè a volte ci emozionano alcune cose, certi scritti e altri meno. È la cosa che adoro della scrittura: la molteplicità di visioni e pensieri che può esprimere, ed è quello che mi piace di questo sito. Ogni sensibilità trova spazio di espressione.
Leggerò volentieri altri tuoi racconti
Simone_Non_é
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Stefyp ha scritto: 10/01/2020, 7:42 Ripeterò un pensiero già espresso in un altro commento: c'è del potenziale, non evidenziato in questo racconto. Mi piace lo stile, il passaggio tra la prima e la terza persona pure, il testo è fluido e si legge con piacere.
Per il resto pur avendo, penso, compreso l'intenzione non mi ha entusiasmato e questo è una cosa molto soggettiva. Chissà perchè a volte ci emozionano alcune cose, certi scritti e altri meno. È la cosa che adoro della scrittura: la molteplicità di visioni e pensieri che può esprimere, ed è quello che mi piace di questo sito. Ogni sensibilità trova spazio di espressione.
Leggerò volentieri altri tuoi racconti
Grazie Stefyp, se ti va ed hai tempo, mi farebbe piacere leggere, secondo te, come potrei mettere in evidenzia tutto il potenziale del racconto, ciò mi aiuterebbe. Piccolo momento spam, attualmente ho pubblicato un altra opera sul sito, se ti va di dargli una letta ora sai della sua esistenza. Grazie per aver commentato :-) :smt006
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

E' particolare questo racconto che inserisce molti esempi di scrittura tra cui quella rimata. Di conseguenza si comprende bene, e si apprezza, (almeno per me è stato così) l'impegno dell'autore. Complessivamente mi è piaciuto.
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Messaggio da leggere da Namio Intile »

Ho trovato errori di vario tipo: "Benvenuto nel mio diario caro lettore," dove caro lettore, essendo un complemento vocativo, va tenuto separato da una virgola dal resto.
Nel periodo successivo: "Se anche te ti sei mai chiesto cosa ci fosse al di là" è un periodo ipotetico. Pertanto devi usare il congiuntivo, se anche ti fossi mai chiesto cosa ci sia...
E cosine del genere, nulla che una buona rilettura non possa modificare.
Trovo sempre poco opportuno, invece, il rivolgersi al lettore del protagonista, che spesso poi diventa l'autore, con ammiccamenti che non creano certo confidenza, e mi sembrano sempre fini a se stessi.
A ogni modo, il vero punto debole, a mio modo di vedere, sono i muri portanti del racconto, ossia le riflessioni del protagonista. In quanto contraddittorie o confusionarie.
Per esempio scrivi: " Mi sono da sempre sentito allergico alla vita, un alieno in un posto sconosciuto. Per farti capire meglio sappi che non ho mai avuto particolari talenti o qualcosa degno di nota ed è per questo che ho iniziato a scrivere,"
Chi è allergico alla vita, si sente alieno alla vita, dovrebbe desiderare il contrario della vita: la morte. Invece la tua spiegazione parla della mancanza di talenti, che è altra questione ancora. Pertanto la spiegazione non spiega nulla, anzi confonde.
Questa confusione continua per tutto il racconto: "Penso sia una questione di libertà, il diventare il mezzo e non più il creatore."
Quando mai il mezzo è stato più libero del creatore, mi chiedo io.
E via di questo passo.
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Simone_Non_é
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Laura Traverso ha scritto: 01/02/2020, 16:15 E' particolare questo racconto che inserisce molti esempi di scrittura tra cui quella rimata. Di conseguenza si comprende bene, e si apprezza, (almeno per me è stato così) l'impegno dell'autore. Complessivamente mi è piaciuto.
Grazie mille, felice di sapere che nel complesso è piaciuto, spero che sia riuscito a lasciare qualcosa anche se di piccolissimo. Buona scrittura e grazie ancora per essere passata :-) :smt006
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Giorgio Leone
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Messaggio da leggere da Giorgio Leone »

Giornale di bordo. Inizio e Adham con l’”h” mi dà subito fastidio, anche se Wikipedia mi conferma che esiste ed è un nome maschile arabo che significa “shiny black stallion”. Buono a sapersi. Non faccio neanche in tempo a rilassarmi che leggo “Se anche te ti” e mi innervosisco, le mani si contraggono sui braccioli della mia fedele poltroncina da computer. Con la coda dell’occhio vedo qualcosa che assomiglia a un paio di poesie e mi rabbuio, in quanto difficilmente mi entusiasmano; poi capisco che chi scrive scrive di uno scrittore che scrive, e la cosa mi piace ancor meno.
Di lì in avanti scivolo sulle parole, godendo e ignorando “d” eufoniche e quant’altro, magari me le sono divorate come il testo: tanto prima o poi, conoscendoti, la loro fine sarebbe stata la stessa. Il finale da scatola cinese non è nuovo ma, scritto così, è come se lo leggessi la prima volta. Ricomincio e il pezzo mi piace ancora di più, poi leggo il commento di Marcello “Profondo, originale, spiazzante, ermetico”, e condivido in parte. L’unica cosa ermetica per me sono i voti bassi, per il resto penso di aver capito tutto: magari sono sulla tua stessa lunghezza d’onda. Molti complimenti, vado a mangiarmi un po’ dei miei racconti per vedere di cosa sanno. Non c'è nessuna condanna neppure per questo.
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Roberto Ballardini
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Mi riconosco in molti passaggi, o meglio riconosco quell'affetto e quel rispetto che si prova per il proprio lavoro, anche quando rimane confinato nell'ambito privato. Quel riconoscere alle storie che inventiamo, una loro identità\dignità, una loro realtà, se vogliamo. L'antidoto per eccellenza, credo, a tutte le critiche sbrigative (necessariamente sbrigative), a volte saccenti, a volte oculate, che si ricevono sul web.
Facile riconoscere in questo racconto (intendo per me, poi magari il racconto intende altro) la metafora del travaglio quotidiano che comporta dare anima e corpo a una passione artistica, che spesso equivale a nuotare controcorrente rispetto al contesto in cui viviamo. Ha più il carattere di una riflessione, piuttosto che di una storia vera e propria, ma credo non a caso comincia qualificandosi proprio come un diario personale. Si avverte, comunque, l'autenticità di quanto espresso. Mi hanno un po' disorientato i cambi di registro e punto di vista - prima persona, terza, storia dentro la storia -, magari non sono riuscito io a inquadrarli nella giusta ottica.
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Giorgio Leone ha scritto: 09/02/2020, 20:37 Giornale di bordo. Inizio e Adham con l’”h” mi dà subito fastidio, anche se Wikipedia mi conferma che esiste ed è un nome maschile arabo che significa “shiny black stallion”. Buono a sapersi. Non faccio neanche in tempo a rilassarmi che leggo “Se anche te ti” e mi innervosisco, le mani si contraggono sui braccioli della mia fedele poltroncina da computer. Con la coda dell’occhio vedo qualcosa che assomiglia a un paio di poesie e mi rabbuio, in quanto difficilmente mi entusiasmano; poi capisco che chi scrive scrive di uno scrittore che scrive, e la cosa mi piace ancor meno.
Di lì in avanti scivolo sulle parole, godendo e ignorando “d” eufoniche e quant’altro, magari me le sono divorate come il testo: tanto prima o poi, conoscendoti, la loro fine sarebbe stata la stessa. Il finale da scatola cinese non è nuovo ma, scritto così, è come se lo leggessi la prima volta. Ricomincio e il pezzo mi piace ancora di più, poi leggo il commento di Marcello “Profondo, originale, spiazzante, ermetico”, e condivido in parte. L’unica cosa ermetica per me sono i voti bassi, per il resto penso di aver capito tutto: magari sono sulla tua stessa lunghezza d’onda. Molti complimenti, vado a mangiarmi un po’ dei miei racconti per vedere di cosa sanno. Non c'è nessuna condanna neppure per questo.
Ho letto il tuo commento 37 minuti dopo che l'avevi scritto. Mi è piaciuto così tanto che ho deciso di aspettare un po' prima di risponderti, volevo che ci fosse il clima giusto. Probabilmente sì, ti è arrivato tutto o almeno credo, non penso lo sapremo mai, ma non c'è nessuna condanna neanche in questo. Semplicemente grazie per essere passato ed aver allungato ancora un po' questo piccolo viaggio, cercherò di migliorare la forma nel mentre, buona scrittura e lettura :-) :smt006
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Roberto Ballardini ha scritto: 11/02/2020, 9:15 Mi riconosco in molti passaggi, o meglio riconosco quell'affetto e quel rispetto che si prova per il proprio lavoro, anche quando rimane confinato nell'ambito privato. Quel riconoscere alle storie che inventiamo, una loro identità\dignità, una loro realtà, se vogliamo. L'antidoto per eccellenza, credo, a tutte le critiche sbrigative (necessariamente sbrigative), a volte saccenti, a volte oculate, che si ricevono sul web.
Facile riconoscere in questo racconto (intendo per me, poi magari il racconto intende altro) la metafora del travaglio quotidiano che comporta dare anima e corpo a una passione artistica, che spesso equivale a nuotare controcorrente rispetto al contesto in cui viviamo. Ha più il carattere di una riflessione, piuttosto che di una storia vera e propria, ma credo non a caso comincia qualificandosi proprio come un diario personale. Si avverte, comunque, l'autenticità di quanto espresso. Mi hanno un po' disorientato i cambi di registro e punto di vista - prima persona, terza, storia dentro la storia -, magari non sono riuscito io a inquadrarli nella giusta ottica.
Intanto grazie mille per il tuo commento, mi ha fatto davvero piacere. Continuerò a seguire la linea di non spiegare eventuali metafore o quant'altro, anche se probabilmente la tua è stata un ottima osservazione. Capisco che i cambi di registro possano non essere facilmente digeribili e farò tesoro di questo e altri spunti di riflessione che mi hai lasciato, nel tentativo di trovare la giusta forma. Grazie ancora per essere passato, buona lettura e scrittura :-) :smt006
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Re: Commento

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Namio Intile ha scritto: 04/02/2020, 11:09 Ho trovato errori di vario tipo: "Benvenuto nel mio diario caro lettore," dove caro lettore, essendo un complemento vocativo, va tenuto separato da una virgola dal resto.
Nel periodo successivo: "Se anche te ti sei mai chiesto cosa ci fosse al di là" è un periodo ipotetico. Pertanto devi usare il congiuntivo, se anche ti fossi mai chiesto cosa ci sia...
E cosine del genere, nulla che una buona rilettura non possa modificare.
Trovo sempre poco opportuno, invece, il rivolgersi al lettore del protagonista, che spesso poi diventa l'autore, con ammiccamenti che non creano certo confidenza, e mi sembrano sempre fini a se stessi.
A ogni modo, il vero punto debole, a mio modo di vedere, sono i muri portanti del racconto, ossia le riflessioni del protagonista. In quanto contraddittorie o confusionarie.
Per esempio scrivi: " Mi sono da sempre sentito allergico alla vita, un alieno in un posto sconosciuto. Per farti capire meglio sappi che non ho mai avuto particolari talenti o qualcosa degno di nota ed è per questo che ho iniziato a scrivere,"
Chi è allergico alla vita, si sente alieno alla vita, dovrebbe desiderare il contrario della vita: la morte. Invece la tua spiegazione parla della mancanza di talenti, che è altra questione ancora. Pertanto la spiegazione non spiega nulla, anzi confonde.
Questa confusione continua per tutto il racconto: "Penso sia una questione di libertà, il diventare il mezzo e non più il creatore."
Quando mai il mezzo è stato più libero del creatore, mi chiedo io.
E via di questo passo.
Parto ringraziandoti per aver commentato e per avermi suggerito diversi accorgimenti "tecnici", se così si possiamo definirli, di cui farò tesoro. Per quanto riguarda il gusto sulle scelte narrative trovo siano soggettive, per me avevano un significato anche quelle al fine del racconto. Non sono d'accordo invece sulle criticità dello scritto, i muri portanti, non sempre è la riga sottostante a spiegare il significato di ciò che viene espresso. Detto questo sono felice di avere avuto modo di leggere un altra visione ed apprezzo il tempo speso a lasciare un commento, probabilmente anche questa è un altra forma nella quale un racconto può arrivare. Grazie ancora, buona scrittura e lettura :-) :smt006
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2020 - (a colori)

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(edizione 2020, 4,73 MB)

Autori partecipanti: nwMacmariopc, nwRoberto Paradiso, nwAthosg, nwAlessandro Mazzi, nwDaniele Missiroli, nwLaura Traverso, nwAngelo Ciola, nwGiorgio Leone, nwSelene Barblan, nwIngmar, nwLodovico, nwMarco Daniele,
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (in bianco e nero)

Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (in bianco e nero)

(edizione 2016, 5,44 MB)

Autori partecipanti: (vedi sopra),
A cura di Tullio Aragona.
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Gara d'autunno 2020 - Beu, e gli altri racconti

Gara d'autunno 2020 - Beu, e gli altri racconti

(autunno 2020, 46 pagine, 543,51 KB)

Autori partecipanti: nwMariovaldo, Roberto Virdo', nwMattyManf, nwMarcello Rizza, nwLiliana Tuozzo, nwAnna Gri, nwAngelo Ciola, nwCarol Bi, nwLetylety, nwElianaF,
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Il Bestiario del terzo millennio

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Fantascienza + Fantasy + Horror
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La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.

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Human Takeaway

Human Takeaway

(english version)

What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.