Mafie
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Il titolo credo sia già molto indicativo: abbiamo a confronto due tipi di mafia, quella più conosciuta e quella che si insinua tra i banchi della più grande organizzazione mondiale, ahimé pure al suo interno si trovano diavoli e demoni, nonostante debbano essere in teoria debellati dall'organizzazione stessa.
Troviamo quindi uno scontro tra criminali in primis; è presente anche uno scontro generazionale tra il vecchio parroco e i due sicari del vigliacco nuovo boss, che, a differenza del precedente scontro avveuto in gioventù, decide di non affrontare in prima persona il parroco; la motivazione che mi do è che forse il Battagia sia ancora schifato per quel invito, o schifato perché da quel incontro in poi è venuta fuori, giorno dopo giorno, la sua vera natura, che non era di certo angelica. Uno scontro generazionale perché non sappiam ocosa sia scattato nella testadel giovane Battaglia, ma quello che ronzava nel cervelo del parroco è più che chiaro, ed era sicuramente un'abitudine; quel pomeriggio qualcosa cambiò.
Mi è piaicuto moltissimo tutto il racconto, il rapporto tra parroco e perpetua, la descrizione della paura del prete, ma il punto forte sono i dialoghi, veramente fatti molto bene, sembrava quasi di rivivere le scene, dialoghi assolutamente veritieri, come se l'autore avesse assistito a tale scena e si sia limitato semplicemente a trascriverla.
Re: Mafie
Il racconto è totalmente frutto della mia fantasia, ma come ho detto prima, la realtà a volte supera l'immaginazione: basta leggere il giornale o guardare la TV e si rimane a bocca aperta.
Commento: Mafie
Re: Mafie
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Re: Mafie
Il titolo del commento qui sopra l'ho corretto io.
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Re: Commento
In effetti, Roberto, questo cambio di registro l'ho effettuato dopo una ponderata revisione del racconto, con i dialoghi allora scritti in dialetto. Che non mi piacevano neanche un po'. Dovevo (nel senso che volevo) sottrarmi alla facile ironia, quindi ho rimediato in lingua. Ho però cercato di conferire la tonalità, i messaggi in codice e la mimica dei personaggi tratti spesso dalla realtà sociale della mia terra. Sono lieto che ti sia piaciuto, con racconti del genere non sai mai che effetto può avere sulla gente.Roberto Ballardini ha scritto: ↑29/12/2019, 7:49 Argomentazione pesante come un macigno (in senso buono) per un racconto che quasi fino alla fine sembra organizzato in forma leggera, da commedia. Poi il coltello e il sangue, e risulta chiaro che non si scherza proprio per niente, nemmeno e soprattutto su quell'ultima battuta dello sgherro mafioso. Ottimo lo spunto su cui è costruito il racconto, ovvero la confessione del giovane boss in ascesa e l'incauta profferta del povero (si fa per dire) parroco. E naturalmente quel titolo al plurale che porta tutto il peso della denuncia.
Re: Commento
Grazie Selene. Questo aspetto, della non individuazione del buono e del cattivo un po' ha a che fare con me, di quello che penso in genere della vita. Ma nel racconto ha voluto essere un paradosso camuffato da metafora, per la serie: spesso per sconfiggere un male ci vuole un male maggiore.Selene Barblan ha scritto: ↑29/12/2019, 12:51 Mi è piaciuta molto l'immagine iniziale, le paure che prendono forma quasi concreta nel piatto del sacerdote. Anche il fatto che non ci siano il "buono" e il "cattivo" della situazione dà un valore aggiunto al racconto. Lo rendono realistico, così come anche i dialoghi azzeccati. Globalmente il racconto mi è piaciuto, voto 4.
Re: Commento
Grazie, Roberto, temevo infatti tale inflazione, quindi il tuo commento è graditissimo. Certo, da lettore anch’io mi rendo conto che la coltellata arriva in modo inatteso, se vuoi brusco, ma necessaria per dare consistenza, implicito significato, al finale.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑30/12/2019, 21:02 Bel racconto. Trovo particolarmente efficaci i dialoghi, soprattutto le parole dei due sgherri, sono da manuale. Mi ha un po' spiazzato il cambio di registro, sottile ma significativo, diciamo dal ricordo del prete in poi, come dice Roberto Ballardini nel suo commento, da quel momento la farsa si fa molto seria, ma anche questo non è un aspetto negativo in un racconto, tutt'altro. Il prete pedofilo oggi è un po' inflazionato (in letteratura, intendo!), qui trovo la cosa declinata in maniera molto efficace e funzionale alla storia.
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Re: Mafie
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Re: Mafie
Re: Mafie
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molto ben scritto, dialoghi assolutamente credibili e descrizioni davvero buone. a tratti anche ottimali.
non mi permetto di parlare di mafia, ma una storia del genere è probabilissima un po' ovunque.
la bravura sta nel riuscire a trasmettere certe sensazioni, cosa non facile.
e qui ci riesci piuttosto bene.
bel lavoro.
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Re: Mafie
@ Grazia, Laura (sì, Carlo è il mio nome reale). Il “metodo” a cui fai riferimento è proprio il focus del racconto, dove in forma sotterranea vi si potrebbe cogliere il paradosso, l’utopia di ottenere giustizia semplicemente con la (inutile) denuncia. Ma c’è un altro aspetto nel racconto che andrebbe considerato: il giovane Calogero Battaglia, aspirante prete, senza le schifose e vigliacche avance del prete pedofilo (che promette un aiuto solo in cambio di sesso) e l’aggressione a quest’ultimo, sarebbe lo stesso diventato un capo mafia? Con ciò non lo si deve assolvere, sia chiaro, ma inevitabilmente ci si addentra in un sentiero in cui un’ingiustizia genera altre ingiustizie. E dove porta, poi, questo benedetto sentiero? Insomma, non ne veniamo più fuori.
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Papa Francesco ha detto: "Il prete deve portare il bambino o la bambina alla santità. E questo si fida di lui. Invece di portarlo alla santità, lui lo abusa. È gravissimo, è come fare una messa nera. Invece di portarlo alla santità lo porti a un problema che avrà per tutta la vita".
"Non ci sono privilegi su questo tema dei minori. In Argentina dei privilegiati diciamo: questo è un figlio di papà. Ecco su questo tema non ci saranno figli di papà. È un problema molto grave. Un sacerdote che compie un abuso, tradisce il corpo del Signore".
La coerenza con questo pensiero è tangibile con i recenti provvedimenti del Vaticano e l’agire del Pontefice.
Detto questo …
E’ innegabile che legioni e legioni di anticristi sfruttino questo argomento per screditare la Chiesa.
Questo accade da anni con ritmo esponenziale.
Ora, non so voi quanti sacerdoti pedofili conosciate personalmente.
Nessuno nega che esistano, sia chiaro, ma sono poche mele marce da levare al più presto dalla cassetta.
Finalmente il Vaticano ha parlato chiaro, agendo di conseguenza.
Fortunatamente, sacerdoti pedofili non ne ho mai incontrati.
Ne ho tuttavia trovati parecchi, in giro per il mondo, che tra privazioni e sacrifici portano stoicamente con Amore la parola di Dio a chi è felice di ascoltarla e dalla quale trae sollievo, speranza e gioia.
Spesso lo fanno a rischio più che reale e costante della loro stessa vita.
E’ indubbio che il loro agire sia coerente ed in linea con la loro scelta di vita, sull’esempio di nostro Signore morto in croce per noi tutti.
Penso che tutti i sacerdoti, a prescindere dalla loro confessione, che parlino il linguaggio universale di Dio, ovvero: Amore, Verità e Giustizia, debbano essere trattati con profondo rispetto.
Pertanto, mi si passi il termine, ma dal profondo del cuore, si “fottano” tutti gli anticristi senza eccezioni.
Non é leale, né giusto fare di tutte le erbe un fascio.
Fermo restando che la gramigna, come noto, non ha scampo e non può minimamente pensare di salvarsi e scampare al fuoco eterno della Geenna.
Questo vale sia per coloro che fanno messe nere, come per tutti gli anticristi del mondo, indipendentemente dalla spoglia sotto la quale si presentino, di volta in volta, promuovendo il caos, dal quale, secondo la loro distorta visione, dovrebbe risorgere “ordine”.
Precisato questo, leggevo tra le righe che la giustizia fai da te può talvolta essere cosa buona e giusta.
Vediamo il racconto: Prima la bastonata, poi lo sfregio, poi le minacce … dovrebbero essere la corretta risposta al deplorevole vizio del parroco?
Non credo proprio!
Ve lo dice chi sull’uso lecito della forza, anche letale, spesso riflette, per diverse ragioni.
Mai e poi mai, un impiego della forza fuori dalle regole di ingaggio, dalle leggi internazionali e dalle leggi Universali è lecito.
Non esiste legge, almeno nel mondo civile che ben conosciamo, dove l’uso della forza possa essere esercitato in modo vile e laddove la difesa non sia proporzionata all’ offesa.
Si veda ad esempio l’attuale assassinio del 3 gennaio, durante il quale ha perso la vita un alto ufficiale iraniano
Non esiste legge che possa giustificare un simile atto vile e sproporzionato.
Né umana, né Universale.
Per quanto quell’alto ufficiale iraniano fosse il burattinaio nascosto di una sequela di provocazioni, quell’azione ha di fatto violato più di una legge.
In breve, se Tizio provoca in continuazione Caio, Caio non è legittimato ad ucciderlo.
Così se il Parroco è malato e vizioso, Don Calogero non è legittimato né a bastonarlo, né a sfregiarlo.
Qualcuno potrebbe sostenere: Ma se le denunce non portano frutto allora è lecita l’autodifesa!
No, non lo è, parimenti al non essere giusto prendere a legnate il parroco.
Don Calogero doveva e poteva limitarsi a non presentarsi, denunciando “l’approccio” pedofilo.
Non lo è parimenti al pretendere che parroco e vescovo si dovessero “togliere dalla minchia”.
Non lo è parimenti all’ordine dato di sfregiare il parroco.
Non lo è parimenti all’affrontare con mollezza e permessivismo, la malattia ed il vizio di questi soggetti da parte dei loro superiori. Non dimentichiamo poi che sovente questi carnefici di oggi sono stati, a loro tempo, vittime ieri
Per quanto delicata la questione, pur mantenendo la giusta riservatezza, il fenomeno deve essere estirpato con determinazione. Questa volontà oggi è ben presente. Forse è per questo che tanti anticristi agitano tanto la coda oggi. Rischiano di rimanere senza argomenti. Infatti, così come fatto notare, oggi il binomio prete-pedofilo è altamente inflazionato e pubblicizzato.
La Chiesa tuttavia è ben altro ed è vile ed ingiusto voler farla passare solo per il suddetto binomio a mo’ della propaganda, oggi tanto di moda.
L’ordine non proviene dal caos.
L’ordine e le Leggi Universali, o di Dio, se preferiamo, esistono fin dalla notte dei tempi.
Per le sopracitate ragioni, il mio voto si attesta sul 3, perché nonostante sia scritto più che bene, per il messaggio, più o meno consciamente, trasmesso non lo ritengo bello e neppure posso dire mi possa piacere.
Questo naturalmente è solo il mio modesto punto di vista di attento lettore, uso guardare più oltre le parole che dentro le stesse.
Alla prossima.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Re: Mafie
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Per il resto mi sento di dire che, chissà perchè, i racconti, i libri e i film che parlano di preti pedofili attirano sempre molto interesse. Molto meno i tanti sacerdoti che si battono in prima linea nelle nostre città, nei luoghi più desolanti e cercano umilmente di dare il loro contributo. Di loro si che ne ho conosciuti parecchi...
Re: Mafie
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Tornando a noi, preciso che non mi sto permettendo di criticare i commenti altrui, bensì i loro non commenti: ovvero sto condannando un modo di commentare che giudico scorretto e fuorviante. Tranne i pochissimi casi che ho incontrato sino ad ora – nei quali effettivamente un messaggio disgustoso c’era, e gridava vendetta giustificando reazioni sdegnate – i racconti che vedo pubblicati richiedono solo un’attenta lettura del testo per giungere a un giudizio complessivo basato sulla bontà e logicità della trama, dei personaggi, del contenuto, dello stile e del rispetto della grammatica e della sintassi. Commenti quindi che non debordano, come quelli - tanto per citar cognomi che iniziano con la “B” - di Ballardini, Bonfanti e Barbian.
A questo punto vengo a commentarti io, ho già detto abbastanza. Ti anticipo che il giudizio finale complessivo è positivo, soprattutto per il tuo modo di scrivere, molto chiaro e senza imperfezioni e tentennamenti. Ho invece da ridire a proposito del personaggio Don Abbondio... pardon, don Carmelo, la somiglianza c’è. Questi è un prete cacasotto, vigliacco e ricattatore, tanto da condizionare le preghiere e una raccolta fondi a favore del fratello malato del futuro boss in cambio di una “toccatina” a quest’ultimo. Per giunta ha una certa età, è siciliano, conosce la mafia e sa che don Calogero non scherza facendo promesse a vuoto, ma che sa usare personalmente il suo coltello affilatissimo, oltre ad servirsi di sgherri che assomigliano un po’ troppo a quelli manzoniani. Per tutto ciò il suo comportamento è parecchio illogico. Resta al suo posto, lascia scadere l’ultimatum, mangia i broccoli e prova a prendere con le buone i sicari? Ma cosa pensa mai di ottenere? Proprio ci vuole una coltellata per fargli capire ciò che già non poteva non sapere?
Per cui, secondo me il racconto andrebbe ripensato. Magari mandando il don a piagnucolare dal Vescovo complice, che anche lui ha ricevuto minacce dal don Calogero. E adesso che facciamo? Che vuoi che facciamo, meno male che c’è quota 100. Andiamo tutti e due in pensione, che ci è già andata bene così!
Re: Mafie
Premesso ciò, vengo subito al succo del tuo discorso introduttivo. Nessuno, credo, mi ha accusato di qualcosa, tutti i commentatori, anzi, hanno espresso il loro garbatissimo punto di vista, lasciando per altro sempre qualcosa di positivo in riferimento alla mia scrittura. Non ho quindi assolutamente nulla da recriminare se non ringraziare chi ha avuto la pazienza di leggere il mio racconto. Ci mancherebbe altro. Tornando ai commenti, anzi, mi hanno fatto riflettere alquanto, tanto che mi sono posto una domanda: se io avessi avuto un amico sacerdote l’avrei forse scritto un testo del genere? Conoscendomi, per rispetto di quell’amico stimato, non l’avrei nemmeno pensato di scriverlo. Ecco, mi sono detto, come le diverse esperienze di vita o le non esperienze di ognuno di noi cambiano il destino delle cose.
In merito al tuo commento al testo, intanto apprezzo il giudizio positivo circa il modo di scrivere, il che per me è importante per avere riscontri. Per la somiglianza del personaggio don Calogero con don Abbondio, c’è tutta, anzi devo confessare che è stata voluta da me ironicamente. La scena del parroco che mangia i broccoli, no: quella è roba della mia fantasia (o di altre mie letture, chissà).
In quanto al rivedere il racconto… In realtà la scena che proponi tu l’ho già scritta: il parroco va infatti dall’arcivescovo eccetera. Boh, non so se possa interessare a qualcuno, in effetti. La stima che ho di me come scrittore di questi tempi è sotto i calcagni. M’incazzo con m stesso anche per una virgola sbagliata ritenendola giusta o viceversa. Per la serie: sono più convinto che persuaso.
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Re: Mafie
Re: Mafie
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Re: Mafie
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Re: Mafie
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Gara d'estate 2021 - In Paradiso si gioca tutto il tempo, e gli altri racconti
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GrandPrix d'estate 2022 - La qualità della vita - e le altre poesie
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Idra Loop
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In una tranquilla cittadina del Nord Italia, gli abitanti rivedono se stessi da giovani. Il CICAP vuole vederci chiaro e ingaggia un reporter specializzato in miti e misteri. Però anch'egli viene suo malgrado coinvolto in qualcosa di altrettanto assurdo, infatti appare dal nulla una misteriosa fotografia Polaroid che lo ritrae in una circostanza mai esistita.
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Di Massimo Baglione.
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È il giorno dell'inaugurazione di un supermercato, uno davvero grande, uno iper, uno dei tanti che avrete voi stessi frequentato e arricchito. Durante questa giornata di festa e di aggregazione sociale, qualcuno leggerà un dattiloscritto ancora inedito il cui contenuto trasformerà l'impossibile in normalità.
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A cura di Roberto Virdo'.
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