La luce dell'est
- Giorgio Leone
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La luce dell'est
Ma quel giorno, che mi ero ritagliato con molta applicazione e alcune bugie, era tutto mio e l’avrei sfruttato sino all’ultimo minuto. Dall’alba al tramonto con la canna in mano, a pranzo un panino in barca, a cena in un’osteria con un bel brodo caldo e del bollito. A meno che il destino non avesse deciso diversamente, nel qual caso avrei cambiato in parte il programma. Fra poco l’avrei saputo.
Mi fermai a far colazione nell’unico bar del paese, dove lavorava la cameriera slava con la quale ero uscito alcune volte l’anno prima. Da qualche tempo mi era tornata una gran voglia di tenere ancora fra le braccia il suo corpo tenero e minuto, e gli amici mi avevano assicurato che stava ancora lì.
Invece dietro al banco c’era solo la coppia odiosa sulla sessantina che gestiva il locale. Quando domandai dove fosse Malinka, ebbero ambedue un moto di stizza.
«Ieri mattina sono salito in camera sua perché non si decideva a farsi vedere» disse il marito «ma ho trovato solo i suoi quattro stracci.»
«Proprio una grandissima stronza!» ribadì la moglie «Sparita senza darci neppure un minimo preavviso, così ora siamo nella merda!»
L’accenno alla merda, mentre stavo bevendo il caffè, mi disturbò e uscii lasciandolo a metà. Nulla di grave, tanto faceva schifo. Era autunno e, dopo gli ultimi giorni di pioggia, c’era odore d’erba marcia e di funghi. Le foglie per terra erano bagnate e appiccicate l’una all’altra.
Arrivai in auto al cancello della riserva, lo aprii e percorsi la strada fangosa, lungo i campi di granturco spogli, sino al capanno dove mi cambiai e salii sulla mia barca ormeggiata al pontile.
Andai deciso contro corrente sino alla lanca che avevo in mente, dove buttai l’ancora.
Si tratta dell’unico luogo della riserva ad essere raggiunto da una strada sterrata, che solo i guardiapesca e i dipendenti del Parco sono autorizzati a percorrere in auto. Proprio vicino alla spiaggia c’è un canneto, poi l’acqua diventa subito fonda. Il luogo ideale per i lucci, e infatti l’ultima volta che c’ero stato ne avevo perso uno da record.
Chi non c’è mai stato non può immaginare il fascino e la magia del Ticino in una giornata autunnale. La luce si diffonde morbida, mentre un sole quasi bianco sale lentamente a est. Sembra sparire e ricomparire nel cielo, nascondendosi come in un gioco di prestigio dietro ai veli sottili della foschia mattutina, fra i voli alti degli uccelli migratori. L’acqua morta della lanca guarda con invidia quella veloce della corrente, che senza sosta fugge verso il mare lisciando i ciottoli del fondo come gioielli. Nel cuore scende una gran pace venata di tristezza perché sul fiume, in questo periodo dell’anno, non può essere che così.
Indossate le cuffie, scelsi sul cellulare la musica giusta per quel luogo e quel momento, il blues. Fatto di soli tre accordi, rimane per qualche battuta sul primo, quindi si sposta sul secondo facendo balenare la speranza di un cambiamento, ma poi torna indietro deluso. Cerca ancora di reagire sul terzo, ma infine si arrende al suo destino e ricomincia il giro sino a che non muore.
Pensando che avevo sbagliato a fare il commercialista, quando avevo l’animo e la sensibilità di un poeta, montai del filo molto grosso e la mia esca artificiale preferita, quella che non perdona. Porta anche fortuna, e per nulla al mondo l’avrei mai lasciata impigliata da qualche parte sott’acqua. Tant’è vero che ero riuscito a riprendermela decine e decine di volte, anche quando si era cacciata in guai grossi.
Cominciai a lanciare, recuperando a scatti per dare al predatore l’impressione che si trattasse di un pesciolino ferito. Mi giunse il rumore di un ramo calpestato, di sicuro qualche animale. Guardai verso riva, ricordandomi di quando Malinka mi aveva raggiunto lì, per la prima volta soli insieme.
Era fine estate e l'avevo vista arrivare in bicicletta affannata e accaldata, con i capelli sciolti biondissimi. Avevamo fatto un giro a tutto gas, come mi aveva chiesto. Indossava un paio di stivali col tacco, non proprio da barca, e il vento della corsa aveva colorato il suo volto di rosso acceso, come fosse divorata dalla febbre.
Ci fermammo su un’isola dove baciai a lungo le sue labbra rosa, sussurrandole parole tenere, e facemmo l’amore su una coperta, nascosti dietro una macchia di arbusti. Notai dei segni sul suo corpo e gliene domandai il motivo.
«Quel maiale di padrone!» rispose col suo accento straniero «Quando moglie va qualche giorno da sorella, viene in camera mia a fare suoi porci comodi. È violento, a lui piace così!»
La guardai con aria comprensiva e lei proseguì.
«Però non fare niente, prego. Può essere peggio per me!»
Non c’era però bisogno di dirmelo. Per principio evito di mettermi contro certa gentaglia, non è mai salutare.
La riportai a terra, sicuro che nessuno ci avesse visto. Le volte successive andammo in qualche motel, dato in zona c’è solo l’imbarazzo della scelta. L’ultima volta, invece, mi venne voglia di portarla a cena in un ristorante nei dintorni di Pavia, lontano dai miei soliti giri, dove nessuno poteva conoscermi. Fu un grosso errore, perché fraintese il gesto pensando che la nostra relazione stesse prendendo una piega invece impossibile. Forse si stava addirittura innamorando, così dovetti spiegarle che per me non rappresentava altro che un piacevole passatempo. Anche se spesso non portavo la fede, ero felicemente sposato con un figlio piccolo.
Non la prese bene e in macchina pianse a lungo silenziosamente, cosa che mi fece incazzare di brutto e la maltrattai forse un po’ troppo. Mentre l'auto partiva, la vidi nello specchietto retrovisore e mi restò in mente il suo sguardo ferito e incredulo. Mi ero sentito quasi malvagio, ma che altro avrei potuto fare?
Mi riscossi dai miei pensieri perché avevo agganciato qualcosa di molto pesante. Per l’assenza di strattoni, capii subito che non era un pesce, e tirai con tutta la forza che avevo per recuperare la mia preziosa esca. Rimasi attonito, e mi mancò il respiro, quando vidi appena sotto il pelo dell’acqua il volto di Malinka che mi fissava. Era semicoperto dai capelli che ondeggiavano e i pesci avevano già cominciato a darsi da fare, ma si trattava proprio di lei, o meglio del suo cadavere. Ecco perché aveva lasciato le sue cose nella stanza, pensava di tornarci. Ma non aveva potuto, come testimoniava lo squarcio sulla sommità del capo. Quindi l’assassino l’aveva buttata nella lanca, il posto ideale per sbarazzarsi in fretta di un corpo.
Stavo per chiamare col cellulare i Carabinieri, che in mezz’ora o poco più sarebbero arrivati, ma poi pensai che avrei dovuto andare in caserma per il verbale, perdendo tutto il giorno, e mi avrebbero sicuramente chiesto se la conoscevo. Negare sarebbe stato stupido, anche perché mi ero vantato con alcuni amici fidati della conquista, e mi avrebbero guardato con sospetto. Prima o poi sarei riuscito a dimostrare la mia estraneità, ma nel frattempo qualcosa sarebbe trapelato, e nella mia posizione non me lo potevo permettere. Così presi l’unica decisione possibile. Recuperai il mio artificiale, tagliando con le forbici da pesca la stoffa dov’era impigliato, e la lasciai andare.
La luce e le onde leggere provocate dello scafo sembrarono giocare con il suo volto diafano, allargandolo e rimpicciolendolo, mentre si inabissava e scompariva lentamente nel buio. Qualcun altro, prima o poi, l’avrebbe trovata, o magari sarebbe venuta a galla da sola, e la giustizia avrebbe seguito il suo corso senza disturbarmi.
Proprio in quel momento la campana di una chiesa lontana iniziò a suonare e i rintocchi rotolarono pigri sul fiume sino a me. Sembrava proprio una sepoltura e recitai a bassa voce la preghiera dei morti, perché sono un buon cattolico e vado a Messa quasi tutte le domeniche.
Poi salpai l’ancora e andai a pescare molto lontano, nella parte opposta della riserva.
- Teseo Tesei
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Il suono somiglia molto a Malika: in arabo Regina.
Questa regina, buona come un lampone, dal sapore dolce ed acidulo ha fatto una fine poco invidiabile.
Lasciando questo mondo in modo violento ed assai brutale.
Cosa non si farebbe per un po' di amore.
Anche Amore ed amore hanno un suono simile.
Eppure il primo termine assume un significato ben diverso dal secondo.
Nessuno è perfetto, solo Dio lo è, indubbiamente.
Noi mortali, durante il continuo addestramento, cui siamo sottoposti in questo mondo, spesso sbagliamo.
E lo facciamo nei modi più disparati, agendo con slealtà, disonestà, ed infamia.
Come il protagonista del racconto di Giorgio.
‖ vigliacco secondo un Leone russo, meglio noto come Lev Nikolàevič Tolstòj, veniva così dipinto:
“Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliare, ricominciare da capo e buttare via tutto, e di nuovo ricominciare e lottare e perdere eternamente. La calma è la vigliaccheria dell'anima”.
La calma dell Anima non è dalla parte dell’onore.
Quieto vivere, omertà, chiamarci fuori evitando sempre la prima linea, non rischiare, non combattere per i nostri valori, per le nostre idee o per i nostri ideali è da vigliacchi.
Triste è l'esistenza in stato di mediocrità e routine delle nostre Anime al servizio del nostro ego. Così il vigliacco tradisce, così taglia il cordone ombelicale che porta alla sua stessa Anima nutrimento.
Un Anima senza Amore è un anima il cui destino è segnato.
Issare la bandiera dell’onore, ci obbliga a dover combattere anzitutto contro noi stessi, le nostre pigrizie, le nostre indolenze, le nostre paure, le nostre debolezze.
Una vita vissuta con onore è sempre eroica.
Forse un eroismo silenzioso ed interiore ma sempre atto di eccezionale coraggio e di abnegazione.
Issare quella bandiera implica anzitutto rispetto verso noi stessi, verso la nostra vera natura.
Non è facile ... ma almeno proviamoci.
P.S. Sbagliare non è appannaggio del "cattolico che va a Messa quasi tutte le domeniche".
Tanto meno lo è della "campana di quella chiesa lontana e dei suoi rintocchi" è semplicemente l'ennesimo fallimento durante l'addestramento, cui siamo sottoposti in questo mondo.
Sconfitta determinata dall'agire del singolo, in conformità alle regole d'ingaggio in questo mondo, che consentono libero arbitrio seguito da conseguenze certe.
Certe reclute continuano a sbagliare con ben pochi progressi, altre meno.
Non sempre dipende dal sergente istruttore! Anzi, quasi mai.
Quel che conta è rendersene conto ed evitare come la peste l'anzidetta calma.
Chiunque può cominciare a vivere con onore anche oggi.
Purtroppo il protagonista oggi preferisce pescare altrove.
Voto 4, per la pigrizia del protagonista, ghiotto di lamponi, ma che insegue la luce secondo convenienza privo di bussola. Speriamo riesca ad orientarsi, prima o poi.
Curiosità: Perchè "capelli sciolti biondissimi a dispetto del suo nome"?
Dovevano essere rosso lampone per non far dispetto?
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Commento La luce dell'est
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Il primo è là bella descrizione del brano musicale, me la sarei tenuta per un altro testo, qui mi sembra fuori contesto. Il secondo è l'accenno finale del suo essere cattolico. Mi sembra superfluo.
Per concludere questo racconto non mi ha emozionato in modo particolare, parere ovviamente soggettivo, ma si sa le emozioni sono personali.
- Laura Traverso
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Questo per me il vero tocco da maestro.
Quanto al racconto in sé, mi pare riuscito il tentativo di costruire un personaggio che sia un concentrato di qualità negative: ben pensante, ipocrita, opportunista, ben altrista, perfetto esponente di un certo familismo amorale e quindi il vir italicus per eccellenza.
Bello il titolo.
Il voto te lo esplicito in un Mi piace tantissimo, ossia cinque.
Meno mi è piaciuto il commento al commento in coda al racconto di Giampiero.
Perché mi hai citato in modo scorretto, facendo un tutt’uno del mio intervento con quello di Teseo Tesei (e non dicevamo affatto le stesse cose), e perché non condivido questa tua idea, che cito tra virgolette:
“Tranne i pochissimi casi che ho incontrato sino ad ora – nei quali effettivamente un messaggio disgustoso c’era, e gridava vendetta giustificando reazioni sdegnate – i racconti che vedo pubblicati richiedono solo un’attenta lettura del testo per giungere a un giudizio complessivo basato sulla bontà e logicità della trama, dei personaggi, del contenuto, dello stile e del rispetto della grammatica e della sintassi.”
Sono parole tue.
Quindi di ogni racconto in gara, provo a interpretare il tuo pensiero, si può soltanto dire se essi rispettino o meno questi parametri tecnici; il messaggio, come tu lo chiami, è indifferente, a meno che non sia disgustoso, nel qual caso bisogna indignarsi.
Immagino pertanto che il concetto di disgustoso possa essere oggetto di un’indagine scientifica e di un razionale inquadramento, di modo che tutti sappiano a priori cosa lo sia o meno.
Pertanto la riuscita di un racconto è solo un fatto tecnico (la pensano così i costruttori di best-sellers), che si riesca a creare empatia o il suo contrario, che dietro la mera successione di parole ci sia un’Idea, un’ideologia, un pensiero, e che quanto venga letto induca poi nel lettore una riflessione, su di sé o sul mondo, o meno, secondo il tuo pensiero come lo interpreto io non deve essere oggetto di un giudizio personale, o almeno questo giudizio non deve essere esternato e va tenuto per sé.
Peccato che già per regolamento i voti che si possono accostare a un testo riflettano nella loro specificazione lessicale piuttosto l’esigenza di un giudizio estetico (è bello, non mi piace, mi piace tantissimo) che di uno tecnico.
E in questo senso mi pare che si orientino la maggior parte dei lettori e dei votanti, in modo errato a quanto pare. Un vero peccato.
Io credo, di sicuro a torto, che anche i semplici, spesso terribili, racconti pubblicati in queste gare trimestrali appartengano alla categoria della forma d’arte e non a quello del semplice esercizio tecnico.
E l’arte, lo pensava il defunto Heidegger in L’origine dell’opera d’arte, non solo non è il mero, personalissimo, tentativo di interpretare la realtà, ma ha a che fare essenzialmente con la Verità. L’opera d’arte realizza la verità dell’Ente, quindi disvela la verità della cosa che rappresenta o raffigura.
Da questo indirizzo parte la necessità, da parte mia, di interpretare, di capire cosa voglia dire l’autore, e di esternare il mio modestissimo punto di vista in questo senso.
Magari sbaglio, ma è il mio modo di interpretare e di vivere il mio stare qui adesso.
- Fausto Scatoli
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ottime le descrizioni dei luoghi e delle scene, buone quelle a livello emozionale.
se proprio devo fare un appunto, ho trovato delle d eufoniche, niente altro.
il protagonista è ben caratterizzato e la confessione finale del "buon cattolico" lo enfatizza.
un bell'omaggio alla canzone di Lucio.
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Re: La luce dell'est
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La povera Malinka ha avuto la sventura di incontrare delle pessime persone, sia il padrone che l’amante pescatore. Sei stato molto abile nel disegnare quest’ultimo come il prototipo dell’egocentrico, arido e vanitoso, refrattario a qualsiasi sentimento che metta in pericolo le sue pulsioni, in particolare nelle relazioni, capace di cogliere il fascino della natura ma freddo e calcolatore quando si tratta di tutelare il suo perbenismo di facciata. Personaggio fin troppo realistico, purtroppo, e per questo orrendo.
Ottimo racconto, complimenti.
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Protagonista talmente vero e attuale che avrei potuto prenderlo a schiaffi per la sua vigliaccheria, egoismo e ipocrisia.
Devo farti i miei complimenti perché non avrei mai immaginato che durante quella agognata giornata di pesca, lui avrebbe trovato il cadavere della sua amante, è vero che qualche indizio lo avevi disseminato quindi probabilmente sono stato distratto/ingenuo io, ma mi fa piacere invece pensare che tu sia stato bravo.
Il racconto è scritto veramente molto bene in tutte le sue parti, personaggi ben caratterizzati in poche battute e luoghi descritti molto bene, sembra quasi di poterli vedere.
Mi è piaciuto tantissimo
- Angelo Ciola
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Biblioteca labirinto
Cinque scaffali di opere concatenate per raccontare libri, biblioteche e personaggi letterari
Riportare la lettura e la biblioteca al centro dell'attenzione dovrebbe essere un dovere di ciascuno di noi. Se in qualche misura ci riesce una raccolta di racconti non si può che gioirne, nella speranza che possa essere contagioso, come deve esserlo tutto ciò che ci spinge a riflettere e a interrogarci sull'essenza del nostro esistere.
A cura di Lorenzo Pompeo e Massimo Baglione.
introduzione del Prof. Gabriele Mazzitelli.
Contiene opere di: Alberto De Paulis, Monica Porta, Lorenzo Pompeo, Claudio Lei, Nunzio Campanelli, Vittoria Tomasi, Cristina Cornelio, Marco Vecchi, Antonella Pighin, Nadia Tibaudo, Sonia Piras, Umberto Pasqui, Desirée Ferrarese.
Vedi ANTEPRIMA (211,75 KB scaricato 221 volte).
L'Animo spaziale
Tributo alla Space Opera
L'Animo Spaziale è un tributo alla space opera. Contiene una raccolta di racconti dell'autore Massimo Baglione, ambientati nella fantascienza spaziale. Un libro dove il concetto di fantascienza è quello classico, ispirato al Maestro Isaac Asimov. La trilogia de "L'Animo Spaziale" (Intrepida, Indomita e Impavida) è una storia ben raccontata con i giusti colpi di scena. Notevole la parentesi psicologica, in Indomita, che svela la complessa natura di Susan, elemento chiave dell'intera vicenda. "Intrepida", inoltre, ha vinto il primo premio nel concorso di letteratura fantascientifica "ApuliaCon 2006" (oggi "Giulio Verne"). I racconti brevi "Mr. Sgrultz", "La bottiglia di Sua Maestà" e "Noi, sorelle!" sono stati definiti dalla critica "piccoli capolavori di fantascienza da annoverare negli annali.
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Luna 69-19
antologia di opere ispirate al concetto di "Luna" e dedicata al 50° anniversario della storica missione dell'Apollo 11
Il 20 luglio 1969 è la data che segna per sempre il momento in cui il primo essere umano ha posato per la prima volta i piedi sul suolo lunare. Quel giorno una parte di voi era d'avanti ai televisori in trepidante attesa del touch-down del lander, altri erano troppo piccoli per ricordarselo e altri ancora non erano neppure nati, tuttavia ne siamo stati tutti coinvolti in molteplici maniere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Mazzi, Andrea Coco, Andrea Messina, Angelo Ciola, Cristina Giuntini, Daniele Missiroli, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Franco Argento, F. T. Leo, Gabriele Laghi, Gabriele Ludovici, Gabriella Pison, Iunio Marcello Clementi, Laura Traverso, Marco Bertoli, Marco Daniele, Maria Emma Allamandri, Massimo Tessitori, Namio Intile, Pasquale Aversano, Pasquale Buonarotti, Pietro Rainero, Roberta Venturini, Roberto Paradiso, Saji Connor, Selene Barblan, Umberto Pasqui, Valentino Poppi, Vittorio Serra, Furio Bomben.
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La Gara 36 - De Rerum Scientia
A cura di Monica Porta may bee.
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La Gara 10 - Dreaming of a Weird Christmas
A cura di CMT.
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GrandPrix d'inverno 2023/2024 - Terrazze d'aprile - e le altre poesie
A cura di Massimo Baglione.
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