Come salvarsi da un'invasione aliena

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AndreaM
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Come salvarsi da un'invasione aliena

Messaggio da leggere da AndreaM »

Quando la notizia dell’avvistamento dell’astronave aliena venne comunicata al mondo, verso la fine dell’anno 2029, di tutte le supposizioni avanzate da esperti, sedicenti tali e totali incompetenti, nessuna indovinò quello che sarebbe successo nei mesi successivi, e soprattutto quella che sarebbe stata la conclusione degli eventi.
Pensare che degli alieni che, come si scoprì poi, erano venuti per colonizzare la Terra anche con l’uso della forza se necessario, decidessero di andarsene pacificamente era già difficile da immaginare. Ma immaginare addirittura che il decollo dell’ultima navetta aliena venisse salutato da una manifestazione di piazza in cui la folla implorava gli invasori spaziali di rimanere era troppo anche per la più fervida immaginazione.
Eppure è quello che successe il 27 Maggio 2030, quando la navetta che trasportava il comandante generale della spedizione di colonizzazione dell’impero Gricrochk Ka si stacco silenziosamente dal suolo di Central Park a New York e lasciò la Terra per la seconda e ultima volta. In breve avrebbe raggiunto la nave madre che la attendeva in orbita, dopodichè l’enorme nave spaziale avrebbe acceso i motori per abbandonare definitivamente il sistema solare. Contemporaneamente la folla riempiva Central Park brandendo cartelli e striscioni che recitavano slogan come “Vi preghiamo di rimanere”, “Abbiamo sbagliato, aiutateci a rimediare”, “W l’amicizia cosmica”, “Se rimarrete vi daremo tutto quello che volete”. Tra la gente si poteva vedere di tutto, dai cittadini comuni che scandivano gli slogan con grande dignità, agli invasati di qualche setta pseudoreligiosa sorta in seguito alla scoperta dell’esistenza di quegli esseri extraterrestri, i quali si prostravano al suolo in segno di sottomissione ai loro nuovi dei.
Roba da matti! Tutti a chiedere agli alieni di rimanere e aiutarci, quando solo una settimana prima i russi, peraltro d’accordo con le altre nazioni, avevano usato un vettore Proton per lanciare contro l’astronave aliena una testata termonucleare da 50 megatoni in un disperato tentativo di fermare l’invasione. Cosa che non era piaciuta molto agli “ometti verdi”, che avevano catturato la bomba reindirizzandola su Mosca radendola al suolo.
Ma andiamo con ordine. Dicevo, dunque, che la notizia venne comunicata al mondo a Natale del 2029, dopo che l’oggetto sconosciuto era stato studiato per alcuni mesi. Inizialmente, infatti, l’astronave venne avvistata da un telescopio automatizzato che scansionava il cielo alla ricerca di corpi minori del sistema solare, e venne classificata come un asteroide che si trovava nei pressi di Saturno. Nel giro di alcuni giorni lo spostamento dell’oggetto rispetto alle stelle dello sfondo permise di calcolarne approssimativamente l’orbita. Questa indicava che l’oggetto proveniva dall’esterno del sistema solare. Non era la prima volta che si avvistava un asteroide proveniente dallo spazio profondo, ma sono casi rari, perciò l’oggetto cominciò a venire osservato da vari osservatori in giro per il mondo e i dati cominciarono ad accumularsi. Ben presto ci fu una prima bagarre scientifica, che però non usci dagli ambienti accademici. Le osservazioni indicavano infatti che i parametri orbitali dell’asteroide stavano cambiando rapidamente, come se fosse accelerato da una forza sconosciuta, o come se, ora lo sappiamo, avesse avuto dei motori accesi. Inoltre, si ispezionarono le foto del cielo fatte nei giorni precedenti alla scoperta per individuare eventuali immagini dell’oggetto che non erano state notate, ma non se ne trovò nemmeno l’ombra. Sembrava che si fosse materializzato nei pressi dell’orbita di Saturno giusto il giorno della scoperta o un paio di giorni prima.
L’eccitazione negli ambienti scientifici era enorme, e qualcuno cominciava a preoccuparsi, perchè l’orbita dell’oggetto intersecava quella della Terra. Al momento lo avrebbe fatto qualche giorno prima che la Terra venisse a trovarsi nel punto di intersezione, per cui non vi sarebbe stata nessuna collisione e l’oggetto avrebbe proseguito uscendo dal sistema solare dalla parte opposta di quella da dove era entrato. Ma, visto che l’oggetto sembrava soggetto a forze imprevedibili, era impossibile esserne certi.
Poi, il 15 Dicembre, avvenne la scoperta decisiva. Un radiotelescopio che stava scansionando l’oggetto per determinarne la forma captò degli impulsi di micronde su una banda molto stretta: l’oggetto possedeva un radar!
Ormai rimanevano pochi dubbi sul fatto che si trattasse di un’astronave aliena. Certo, poteva essere soltanto una sonda automatica, però la forma cilindrica lunga 35 chilometri e con un diametro di 5 chilometri rendeva più probabile che si trattasse di un’astronave dotata di un nutrito equipaggio. La notizia venne resa pubblica in una drammatica conferenza alle Nazioni Unite a cui parteciparono politici e scienziati, e poi nel mondo non si parlò d’altro. Le reazioni della gente comune andavano dall’entusiasmo al terrore, con alcuni casi di suicidio, ma c’erano anche i complottisti che sostenevano che si trattasse di un enorme imbroglio dei governi volto a soggiogare le masse.
Iniziarono i tentativi di comunicare con l’astronave aliena utilizzando tutti i sistemi concepiti dall’uomo, dalle onde radio al laser. Non ci fu la minima risposta, ma nel frattempo l’astronave eseguì una brusca frenata e invece di oltrepassare l’orbita della Terra in anticipo, ai primi di Marzo entrò in orbita a 6000 chilometri di altezza. A questo punto, nel tentativo di comunicare, si provò anche a tracciare nel deserto dei segni enormi, visibili dall’orbita, ma gli alieni, se c’erano, rimasero chiusi nel loro riserbo. Con il radar ci accorgemmo che dall’astronave erano stati lanciati alcuni piccoli satelliti che crearono attorno alla Terra una rete di sorveglianza. Passammo così due mesi, sentendoci come dei topi da laboratorio chiusi in una teca di plexiglass, con l’astronave e i suoi satelliti che ci passavano sopra la testa e gli ipotetici alieni che rifiutavano di rispondere ad ogni tentativo di comunicazione. E la sensazione di essere continuamente osservati era resa ancor più forte dal fatto che l’enorme astronave era visibile ad occhio nudo, anche di giorno.
Poi un giorno arrivò il messaggio. Via radio, tv, e qualsiasi altro canale arrivò lo stesso testo, in inglese:
“Ai popoli del pianeta Terra. Io Hiop Huhh Haaahh, comandante generale della terza flotta di colonizzazione dell’impero Gricrochk Ka, per volere di sua maestà l’imperatore Haihhuh Ka, prendo possesso di questo pianeta e lo ribattezzo con il nome di issHeihhah in onore della nuova discendenza dell’imperatore. Siamo venuti in pace per colonizzare il vostro mondo ed unirlo al grande impero Gricrochk Ka. Magnanimamente concedo udienza ai rappresentanti del vostro popolo. Alle ore 15 UTC del 10 Maggio 2029 del vostro sistema di calcolo del tempo più diffuso, una navetta atterrerà nella città che voi chiamate New York City, che secondo i nostri rilevamenti è sede della vostra Organizzazione dei popoli. L’atterraggio avverrà nel luogo che chiamate Central Park. Saranno imbarcati tre individui issHeihhan. Non vi sarà fatto alcun male e non vi sarà alcun rischio. Conosciamo i limiti di sopravvivenza della vostra specie. La navetta e tutti gli spazi nei quali entrerete saranno adattati alla vostra specie e non avrete bisogno di tute spaziali.”
Ci avevano studiato per due mesi, ed era evidente che avevano imparato molto su di noi, a cominciare dalla lingua. Ma forse non avevano compreso bene la psicologia umana, cosa del resto non sorprendente trattandosi di alieni. Parafrasando i commenti dei principali leader mondiali, per noi umani si trattava di una proposta irricevibile. Certo, molti commentatori scientifici parlarono dell’enorme balzo tecnologico che avremmo potuto fare entrando in contatto con degli alieni in grado di viaggiare tra le stelle. Ma che la contropartita fosse il diventare sudditi di un imperatore degli omini verdi proprio non andava giù a nessuno. Il tono “magnanimo” del messaggio, poi, aveva indisposto anche i più inguaribili sostenitori della “fratellanza cosmica”. Per non parlare di tanta gente comune cresciuta a pane e Indipendence Day, alla quale le autorità non poterono impedire di gridare tutto il suo sdegno, chi via radio chi scrivendolo a caratteri cubitali su un campo di granturco. La Terra era tappezzata di scritte come “E.T. go home”, “Omini verdi vi faremo neri” e manine che esponevano il dito medio rizzato, mentre accendere un apparecchio radio sulle frequenze dei radioamatori equivaleva ad un corso accelerato in improperi e insulti.
Per fortuna i leader mondiali, riuntitisi di corsa all’ONU, adottarono un approccio più saggio. Si decise di inviare sulla navetta il segretario generale dell’ONU insieme a due eminenti premi Nobel, un fisico e un medico, scelti tra quelli non così decrepiti da non poter sopportare il viaggio. Il messaggio che portavano era molto semplice: ”No Grazie. Possiamo stringere dei rapporti di amicizia e collaborazione, ma sulla Terra non ci sono territori da colonizzare”.
Il viaggio fu tranquillo e dopo poche ore erano già di ritorno a New York. Tralasciamo il racconto di ciò che videro, in fondo i film di fantascienza ci avevano azzeccato parecchio, compreso l’aspetto degli alieni, che erano degli umanoidi piuttosto “standard”. Gli alieni avevano messo a punto un traduttore simultaneo, perciò il colloquio con il generale alieno si svolse senza difficoltà, in una stanza simile al parlatorio di un carcere, con un vetro a tenuta ermetica a separare le due parti. Quando il generale sentì la risposta reagì con quello che agli umani sembrò un sorriso, ma le parole che arrivarono subito dopo esprimevano invece incredulità. A suo dire tutte le civiltà dei pianeti colonizzati dal suo impero li avevano accolti con disponibilità e fiducia. Era la prima volta che sentiva parlare di un rifiuto, e la cosa risultava incomprensibile. Le due parti rimasero ferme nelle loro posizioni e alla fine i nostri rappresentanti se ne tornarono a terra con la mappa di cinque località nelle quali si sarebbero insediate le colonie aliene. Tutte zone densamente popolate, che andavano evacuate entro una settimana, altrimenti gli alieni avrebbero provveduto da se con ovvio spargimento di sangue. Per esempio, in Nord America gli alieni reclamavano per se la Florida. Questo lo sappiamo ora, al tempo la notizia venne notevolmente edulcorata, dicendo che l’incontro aveva avuto un esito positivo, che si erano instaurate delle trattative e, insomma, tutte le solite cose che si dicono in questi casi. Intanto però gli Stati Uniti iniziarono l’evacuazione della Florida, ufficialmente per precauzione, in quanto vi si trovavano le basi di lancio spaziale ed era un probabile bersaglio in caso di attacco a sorpresa.
La verità è che nessuno sapeva che pesci pigliare, e alla fine la decisione cadde su una delle più antiche strategie di guerra: la miglior difesa è l’attacco. Durante i due mesi precedenti, russi e americani non erano stati con le mani in mano e avevano allestito dei missili con testata nucleare in grado di raggiungere l’astronave in orbita. La scelta cadde sul missile russo, che dava maggiori garanzie di affidabilità ed era dotato della bomba termonucleare più potente che l’uomo avesse mai messo insieme. Come andò a finire ve l’ho già detto. Gli americani, che erano pronti a lanciare il colpo di grazia nel caso la testata russa non fosse stata sufficiente, pensarono bene di cambiare idea per evitare di ritrovarsi senza Washington DC. Ancora non sappiamo quale tecnologia abbiano usato gli alieni. Fatto sta che dopo un lancio da manuale si perse ogni contatto con il razzo e poco dopo, quando ancora ci si stava ancora chiedendo che fine avesse, Mosca venne incenerita.
Ormai era il caos. Il lancio del missile ovviamente era stato tenuto segreto, per cui la distruzione di Mosca venne interpretata dalla popolazione come un attacco a tradimento da parte degli alieni. Impossibile descrivere quello che successe in quei giorni. La fuga di centinaia di milioni di persone dalle grandi città in una condizione di anarchia totale; i crimini, gli omicidi, le distruzioni. In situazioni come queste l’essere umano può dare il peggio di se, e nessuno si fece pregare per farlo.
I governi a conoscenza della verità non erano meno preoccupati, in quanto temevano altre rappresaglie; che invece ci furono. Dopo altri due giorni di silenzio, arrivò un nuovo messaggio:
“L’impero Gricrochk Ka ha deciso di rinunciare alla colonizzazione del pianeta issHeihhah. Il vostro deliberato atto di guerra è stato perdonato. Il comandante generale della terza flotta di colonizzazione di sua maestà l’imperatore Haihhuh Ka chiede di essere ricevuto presso il palazzo della vostra Organizzazione dei popoli nella città di New York City per negoziare la pace. Dopo di che lasceremo il vostro sistema stellare per sempre.”
E così giungemmo a quel fatidico 27 Maggio 2030. La navetta atterrò nuovamente a Central Park e sbarcò una specie di jeep con la quale la delegazione aliena raggiunse il palazzo di vetro, scortata da un immenso dispiegamento di polizia e militari. Tutto andò in diretta TV in tutto il mondo. Gli alieni che raggiunsero l’aula dell’assemblea generale delle Nazioni Unite erano cinque, bardati in tute spaziali, anche se da quanto avevamo appreso l’atmosfera terrestre sarebbe stata per loro tollerabile. Il comandante generale in persona guidava la delegazione, seguito dallo scienziato capo della spedizione di colonizzazione e da altri tre capi militari. Lo scienziato era chiaramente distinguibile in quanto era alto circa un metro e mezzo, mentre i militari sfioravano i due metri.
Davanti ad un’aula gremita dai rappresentanti delle nazioni e da altre personalità importanti, il comandante generale alieno prese la parola parlando per mezzo del traduttore simultaneo: “Popolo di issHeihhah, vi porgo i saluti del nostro grande imperatore Haihhuh Ka, possa la sua discendenza essere sempre più numerosa. Per noi è incomprensibile il vostro rifiuto a divenire sudditi di sua maestà l’imperatore. Ma tutto ciò non rappresenta più un problema perché abbiamo deciso di rinunciare alla colonizzazione di questo pianeta.”
L’alieno fece una pausa, e tutti aspettavano con ansia una spiegazione. Vista la loro superiorità tecnologica, non potevamo certo pensare che se la stessero battendo con la coda tra le gambe.
Il generale proseguì:”: bbiamo individuato issHeihhah attraverso osservazioni telescopiche condotte dal nostro sistema natio e tutto indicava un ambiente abitabile stabile. Da quando siamo giunti qui, i nostri scienziati hanno cercato di apprendere il più possibile su questo pianeta, ma c’erano dei fattori imprevisti. Ora i nostri scienziati sono giunti alla conclusione che il vostro pianeta non sia adatto alla colonizzazione. Le condizioni ambientali non sono stabili ed entro 50 dei vostri anni il pianeta non sarà più abitabile per noi. Non è conveniente iniziare la colonizzazione di un pianeta e poi abbandonarlo dopo così poco tempo. Quando abbiamo lasciato il nostro sistema erano già stati individuati altri due pianeti adatti alla colonizzazione, pertanto ci dirigeremo verso uno di questi. Lo scienziato capo Jajjah Jai vi illustrerà con maggior chiarezza la questione”
“Grazie vostra eminenza. Sappiamo che conoscete il limite della velocità della luce, per cui credo che non avrete difficoltà a comprendere. Poiché il nostro pianeta dista 150 anni luce da issHeihhah, le osservazioni fatte attraverso i telescopi ci mostravano il vostro pianeta come era 150 anni fa. Tutte le nostre valutazioni indicavano un ambiente stabile e adatto alla nostra specie. Ma quando siamo giunti qui attraverso quello che nei vostri film di fantascienza, che per inciso sono spassosissimi, il signor Spok è il mio preferito…” Lo scienziato lanciò un’occhiata al generale e capì che era meglio se andava al sodo ”… Dicevo, quando siamo giunti qui usando un “balzo spaziotemporale” siamo rimasti sconcertati dai cambiamenti nella composizione dell’atmosfera”
A questo punto nel banco degli scienziati si cominciava a percepire una certa inquietudine. Il fisico, quello che era stato sulla nave aliena, si piegò in avanti appoggiandosi sui gomiti e fissando intensamente l’alieno. Forse aveva già intuito dove sarebbe andato a parare il suo collega cosmico.
Lo scienziato proseguì: “Le cause di questo cambiamento sono note anche alla vostra scienza. Quello che ha richiesto più di tempo è stata la simulazione delle conseguenze a lungo termine. Avevamo bisogno di parametri molto precisi per usare i nostri modelli di dinamica planetaria e simulare l’evoluzione dell’ambiente nel futuro. Ora abbiamo i risultati. I gas che chiamate “gas serra” e che avete immesso nell’atmosfera hanno portato il sistema pianeta molto lontano dall’equilibrio. Anche se sterminassimo tutta la vostra specie facendo cessare ogni nuova emissione di questi gas, ci sono dei processi che ormai sono iniziati e che continueranno a evolvere per lungo tempo. Tra 20 dei vostri anni le calotte di ghiaccio del pianeta scompariranno e il livello dell’oceano aumenterà di circa 50 dei vostri metri. Le zone sgombre dal ghiaccio faranno diminuire l’albedo del pianeta e la temperatura aumenterà ulteriormente. Entro l’anno 2100 la temperatura media del pianeta sarà aumentata di 25 gradi della vostra scala e le specie che voi classificate come animali saranno quasi tutte estinte. Gli organismi fotosintetici prolifereranno in alcuni ambienti, ma nel complesso anche la loro biomassa verrà drasticamente ridotta. Il pianeta rimarrà inadatto alla colonizzazione per 10000 anni. I cicli geochimici ripristineranno delle condizioni simili a quelle da noi osservate 150 anni fa tra 15000 anni. Sappiamo che la vostra scienza ha già previsto questo, e non capiamo come mai i documenti da noi tradotti sembrano scritti nella forma grammaticale che usate per raccontare degli eventi che potrebbero succedere nel futuro con una ridotta probabilità. Vi posso assicurare che i nostri modelli sono esatti e collaudati. Questo è esattamente quello che succederà”.
La pausa che seguì fu piuttosto lunga. A quanto pareva gli alieni avevano detto tutto quello che avevano da dire e aspettavano una replica, mentre tra gli umani regnava il silenzio. Tra i banchi dei leader mondiali si notava più che altro incredulità e qualche sguardo vacuo, come quello di un alunno che interrogato dal professore non sa nemmeno di che cosa si stia parlando. Tra la delegazione di scienziati invece le reazioni erano ben diverse. Molti erano impalliditi o atterriti. Poi un premio Nobel piuttosto anziano si accasciò sulla sedia e si scatenò un pandemonio mentre degli infermieri lo soccorrevano portandolo fuori dall’aula.
Quando si fu ristabilita la calma il presidente degli Stati Uniti prese la parola: ”Dunque, generale, mi pare di capire che il nostro pianeta non vi piace più. Quindi che ne direbbe di passare alla firma dell’armistizio e poi togliersi dai…”
Per fortuna il fisico che era stato sull’astronave in orbita lo interruppe “Mi scusi Presidente, con tutto il rispetto, credo che dovremmo approfondire meglio la questione” e poi, rivolgendosi al suo collega alieno, chiese “State dicendo che entro l’anno 2100 i cambiamenti climatici faranno estinguere la specie umana?”. Forse così l’avrebbe capita anche lo yankee.
“Mi rincresce, ma probabilmente si” rispose lo scienziato “è possibile che una piccola popolazione di issHeihhan possa sopravvivere nel continente che si trova al polo Sud, ma certo la vostra civiltà verrà annientata. Per quella che è la nostra esperienza sugli altri mondi, tutte le civiltà che hanno subito una tale riduzione di popolazione hanno subito anche un grande regresso tecnologico. Se vi saranno superstiti, vivranno come i vostri antenati di 8000 anni fa per almeno 10000 anni, poi forse cominceranno a ricostruire una nuova civiltà”
Calò nuovamente il silenzio. Dato che nessuno replicava, lo scienziato alieno continuò “Vorrei fare io una domanda. Non capiamo perché abbiate fatto questo. Anche la nostra civiltà si trovò in passato a fronteggiare questo problema, ma applicammo la scienza per calcolare la popolazione massima sostenibile dal nostro pianeta e pianificammo scientificamente lo sviluppo. Questo limite di popolazione è funzione sia delle variabili planetarie che del livello tecnologico, per cui è stato costantemente aggiornato. Poi, una volta raggiunta la possibilità di viaggiare nello spazio, per ogni pianeta colonizzato ci siamo attenuti allo stesso rigoroso schema di pianificazione.
A questo punto dal banco dell’Italia un vecchietto semimummificato gridò: “Comunistiii!!!”.
L’alieno lo ignorò, o forse il suo traduttore non comprendeva l’italiano, e continuò: ”Secondo i nostri studi, la vostra scienza è già in grado di effettuare questi calcoli, seppur non accuratamente come la nostra, eppure ne avete ignorato i risultati. Perché?”
Bella domanda! A questo punto anche un bambino avrebbe capito che l’unica risposta ragionevole era il silenzio. Invece il Segretario Generale dell’ONU imbastì una dissertazione sull’economia, il PIL e le necessità dello sviluppo; insomma, mica si poteva rischiare una crisi economica mondiale per salvare il pianeta.
Gli alieni si scambiarono dei commenti e dei cenni attraverso i caschi delle tute spaziali e così imparammo anche come ridevano.
“Mi dispiace, non capiamo” rispose il generale alieno “Abbiamo tentato di studiare quella che chiamate economia, ma non siamo riusciti a comprenderla fino in fondo. Per noi è difficile capire una teoria che fa uso della matematica per giustificare le proprie conclusioni ma parte da fatti matematici palesemente falsi. Secondo quanto abbiamo capito il vostro sistema richiede una crescita costante, ma ciò è incompatibile con delle condizioni al contorno finite. E il vostro pianeta è certamente finito, come l’universo del resto”
Intervenne il fisico, rivolgendosi implicitamente alla sua controparte aliena: “Secondo i vostri modelli, che cosa dovremmo fare per invertire il processo?”
Il generale alieno si girò verso lo scienziato, il quale rispose: “Come detto, i gas che avete immesso nell’atmosfera sono già in quantità eccessiva. Anche se smetteste ora di produrne, la catastrofe non verrebbe evitata. Dovreste utilizzare dei procedimenti di trattamento dell’atmosfera per rimuovere il biossido di carbonio, senza aspettare che lo facciano i cicli naturali. E dovreste farlo entro dieci o quindici dei vostri anni, poi sarebbe troppo tardi, ma per quanto sappiamo la vostra tecnologia non è sufficiente”
“Insegnateci voi come fare” incalzò lo scienziato terrestre.
“Sarebbe inutile. La costruzione degli impianti necessari comporterebbe lo sfruttamento di ulteriori risorse con l’effetto di peggiorare le cose e accelerare il disastro. In passato abbiamo compiuto un’operazione del genere su un pianeta, ma per farlo abbiamo dovuto attingere alle risorse di altri pianeti”.
“Aiutateci voi allora” chiese il fisico. Sembrava la domanda di un bambino, e dovette rendersene conto anche lui dall’espressione che vedemmo in televisione. Ma d’altronde, bisognava che qualcuno la facesse o ce ne saremmo pentiti per sempre.
Lo scienziato alieno non rispose e si voltò verso il suo generale, il quale prese la parola: “Siamo qui per negoziare la pace, poi come d’accordo ce ne andremo. Ribadisco che non abbiamo più interesse nel vostro pianeta. Dato che sono già stati individuati altri pianeti in condizioni migliori che possiamo colonizzare, per noi non è conveniente usare le risorse di altri pianeti dell’impero, per i quali dovrebbero essere rivisti i piani di sviluppo, per ripristinare l’atmosfera del vostro pianeta. Tra l’altro, possiamo tornare tra 15000 anni quando il pianeta avrà ripristinato spontaneamente le condizioni di abitabilità”
Niente, non ci fu verso. Firmata la pace, gli alieni risalirono sulla loro jeep e si diressero verso la loro navetta. La popolazione, che aveva seguito la discussione in diretta televisiva, si riversò su Central Park nel tentativo di convincere gli alieni ad aiutarci, ma quelli se ne andarono senza dire null’altro verso i loro obiettivi di sviluppo, che a ben vedere non erano tanto diversi dai nostri, solo pianificati un pochino meglio.
Alla fine la nostra stupidità ci salvò da un’invasione aliena. Ma ora, cosa ci salverà dalla nostra stupidità?
ElianaF
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Commento: Come salvarsi da un'invasione aliena

Messaggio da leggere da ElianaF »

Racconto stimolante, un po' lungo, qualche pezzo si potrebbe tagliare. Segnalo che in questa frase manca il NON: " I governi a conoscenza della verità non erano meno preoccupati, in quanto temevano altre rappresaglie; che invece ci furono."
Stefyp
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Messaggio da leggere da Stefyp »

Il mio primo consiglio è questo: rileggi il racconto da cima a fondo, magari più di una volta. Ci sono troppi errori di battitura, tempi verbali non coincidenti, punteggiatura dimenticata, accenti mancanti. Sforbiciare qua e là è il secondo consiglio. Mi spiace molto perchè l'idea non è male, ma scritto così diventa faticoso leggerlo fino in fondo. Dimenticavo un terzo consiglio: ci sono alcuni modi di dire che vanno bene quando si parla meno quando si vedono scritti.
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Messaggio da leggere da Andr60 »

A parte i piccoli difetti formali già evidenziati, il racconto mi è piaciuto molto: una giusta dose di sarcasmo in una situazione paradossale, per una critica micidiale allo "spirito del tempo" contemporaneo, che pone l'economia al primo posto trascurando tutto il resto, anche la ragionevolezza.
Selene Barblan
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Mi piace quando l’umorismo viene usato per dare messaggi forti, piuttosto che usare invece eccessivo moralismo. Il linguaggio usato poi è piuttosto preciso e dà un’impressione di realismo funzionale al racconto. Mi sono divertita nel leggerlo, della serie non ci resta che piangere... voto 4 per me.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

è vero, ci sono errori di battitura e altri refusi, quindi una revisione non guasta di certo, però il messaggio lanciato è chiaro e fortemente condivisibile.
certo, è un po' lungo e andrebbe forse asciugato in certi punti, ma si è fatto leggere senza problemi fino in fondo.
testo piuttosto scorrevole, anche se le descrizioni non sono ottimali.
non mi è dispiaciuto.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Mi è piaciuto, al di là dei temi ampiamente sfruttati nella fantascienza: l’invasione aliena, il messaggio ecologista (mi ha ricordato molto il film “Ultimatum alla Terra”), il racconto è ironico e ben scritto, coinvolgente e strutturato in modo efficace.
Mi piacerebbe sapere chi è il vecchio italiano semi-mummificato…
Oltre ai consigli che ti hanno già dato ti segnalo questi refusi:
dopodiché (dopodiché)
perché (perché)
micronde (microonde)
riuntitisi (riunitasi)
peggio di se (sé)
bbiamo (abbiamo)
Spok (Spock)
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

a parte il tema trito e ritrito degli alieni, il racconto, per me troppo lungo, è gradevole e contiene senza dubbio un buon messaggio. Circa i refusi, è già stato detto... come è già stato detto che una rilettura del testo lo avrebbe sicuramente migliorato.
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Eliseo Palumbo
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Messaggio da leggere da Eliseo Palumbo »

Ho trovato il racconto molto simpatico, mi è piaciuto onestamente.
Mi ha fatto ridere il vecchio imbalsamato e la sua continua lotta al "comunismo" (credo che ogni riferimento a persone esistenti sia casuale ;) )
Per quanto riguarda la domanda finale, onestmente credo che non ci sia risposta, purtroppo.
Alla prossima
Mostrare ad altri le proprie debolezze lo sconvolgeva assai più della morte

POSARE LA MIA PENNA E' TROPPO PERICOLOSO IO VIVO IO SCRIVO E QUANDO MUOIO MI RIPOSO


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Alcuni esempi di nostri libri autoprodotti:


Il Bestiario del terzo millennio

Il Bestiario del terzo millennio

raccolta di creature inventate

Direttamente dal medioevo contemporaneo, una raccolta di creature inventate, descritte e narrate da venti autori. Una bestia originale e inedita per ogni lettera dell'alfabeto, per un bestiario del terzo millennio. In questa antologia si scoprono cose bizzarre, cose del tutto nuove che meritano un'attenta e seria lettura.
Ideato e curato da Umberto Pasqui.
illustrazioni di Marco Casadei.

Contiene opere di: nwBruno Elpis, Edoardo Greppi, nwLucia Manna, Concita Imperatrice, nwAngelo Manarola, nwRoberto Paradiso, Luisa Gasbarri, Sandra Ludovici, Yara Źagar, Lodovico Ferrari, nwSer Stefano, nwNunzio Campanelli, Desirìe Ferrarese, nwMaria Lipartiti, Francesco Paolo Catanzaro, Federica Ribis, Antonella Pighin, Carlotta Invrea, nwPatrizia Benetti, Cristina Cornelio, nwSonia Piras, nwUmberto Pasqui.

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BReVI AUTORI - volume 1

BReVI AUTORI - volume 1

collana antologica multigenere di racconti brevi

BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:

Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale

La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: Fausto Scatoli. Giorgio Leone, nwAnnamaria Vernuccio, Luca Franceschini, nwAlphaorg, Daniel Carrubba, nwFrancesco Gallina, nwSerena Barsottelli, nwAlberto Tivoli, Giuseppe C. Budetta, nwLuca Volpi, Teresa Regna, Brenda Bonomelli, nwLiliana Tuozzo, nwDaniela Rossi, Tania Mignani, nwEnrico Teodorani, nwFrancesca Paolucci, nwUmberto Pasqui, nwIda Dainese, nwMarco Bertoli, nwEliseo Palumbo, nwFrancesco Zanni Bertelli, nwIsabella Galeotti, Sandra Ludovici, nwThomas M. Pitt, nwStefania Fiorin, nwCristina Giuntini, nwGiuseppe Gallato, Marco Vecchi, nwMaria Lipartiti, nwRoberta Eman, nwLucia Amorosi, nwSalvatore Di Sante, nwValentina Iuvara, Renzo Maltoni, nwAndrea Casella.

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Human Takeaway

Human Takeaway

(english version)

What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.