Mia
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Consiglio alla protagonista di tenere pronta una roncola, che nella cucina di una schizofrenica può sempre servire.
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Un'unica piccolissima frase da rivedere: " Con un balzo fu sull’uomo che non ebbe il tempo di fare alcun movimento. Si aggrappò alle spalle di Mia per qualche secondo" se il punto di vista qui è quello di Mia la seconda frase è da rivedere.
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Re: Mia
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Un racconto gradevole e ben scritto, non era facile con un tema del genere, con forse solo qualche ingenuità lessicale (antisociale, avvezza) ad appesantire il testo. Nulla da segnalarti dal punto di vista formale.
Quanto al racconto in sé, forse è troppo carico di fatti e coincidenze e forzature che lo rendono poco vero: la madre depressa e schizofrenica, la protagonista sola e pure lei malata, la casa isolata, il fratello sconosciuto che torna e quella frase che pronuncia pure un poco equivoca che scatena la furia di Mia, un uomo adulto e pieno di forze sopraffatto da una ragazza esile e non proprio ben messa.
Quanto alla malattia (o al disagio) che descrivi, quella di Mia, visto quella gamba ferita che citi e quell'omicidio commesso nel finale, mi sembra un disturbo di una personalità borderline. Poco importa.
A ogni modo, nonostante tutto riesci a descrivere e a far sentire vero il disagio di lei, la sensazione di oppressione e di non aver via d'uscita, e a giustificare l'atto finale. Questo disagio, questa solitudine riesci a farla emergere ed è il vero punto di forza del racconto.
Un buon lavoro
- Eliseo Palumbo
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Mi è piaciuta la distinzione dei due punti di vista anche se mi ha fatto storcere il naso come si sia presentato il fratello, a meno che non sia una distorsione del personaggio Mia dovuta alla sua schizzofrenia, in quel caso allora mi piace molto come idea.
Non so perché ma quel: "Sperava di trovare le costolette senza dover spostare quel grosso ingombro" mi ha fatto subito pensare che ci fosse un cadavere nel congelatore, forse per la reazione avuta dopo il misfatto, come se fosse abituata, ecco.
Comunque sia voto positivo. Bella prova
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mi è piaciuto molto li ritmo: la partenza lenta, con la descrizione del luogo, del tempo, l'odore dell'erba. Il ritmo poi sale con la focale che si sposta sui personaggi. Ecco, l'unica cosa che non mi è piaciuta molto è la descrizione dello stato d'animo dell'uomo ("...voleva stringerla, rassicurarla e raccontarle tutto, condividere con lei la sua felicità..."). Chiaro che l'intento era quello di fare entrare in scena l'equivoco tra i due, però ho trovato eccessivamente improbabile questo trasporto.
Per me voto 4
A rileggerci
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Tutte cose minime, in ogni caso.
Venendo alla storia, le descrizion sono belle ed efficaci. Riesci a far vedere quello che accade, e questo è un bel punto in più. Anche a livello emozionale funziona bene, tanto che la follia della protagonista è palpabile.
L'unica cosa che non mi piace è la storia in sé, ma è una pura questione di gusti.
Bel lavoro.
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Ottimi il finale e le immagini che aprono e chiudono il racconto, malinconiche e poetiche, perfette per circoscrivere le ossessioni di Mia.
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Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Leggendo i commenti mi sono trovato a riflettere anche io su cosa avrei cambiato per raffinare il meccanismo narrativo.
L'introduzione del fratello la integrerei di più nel testo e mi chiedo se sia necessario rivelare il grado di parentela o lasciarlo come ipotesi tragica. Magari farei partire il racconto, con la scusa di dover descrivere l'ambiente, con l'arrivo del fratello nei pressi della casa, un po' come l'inizio de "La Notte Dei Morti Viventi".
Non mi sembra necessario descrivere la malattia della madre, ma preferirei insinuare, in qualche modo, il dubbio di chi sia pazzo.
Eliminerei la descrizione di dover spostare "quel grosso ingombro" che rovina un po' la sorpresa.
Mi sono permesso questo mio commento perché credo sia lo scopo dei nostri confronti. Bel racconto.
- Ida Daneri
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Davvero brava l'autrice a creare un mondo e la conseguente aspettativa del lettore; perfetto l'intermezzo con il punto di vista dell'uomo, l'unico equilibrato, spazzato subito via dal punto di vista dominante, che trascina con sé il lettore, anche se ormai il lettore (per lo meno quello scafato) sa che non è più quello il punto di vista corretto da seguire. Ciò che il lettore non immagina, però, è il finale, che va oltre ogni mmaginabile straniamento (salvo per gli esperti lettori che, in quel freeezer, la macabra sorpesa ormai se l'aspettano). ma l'acquisto del nuovo freeezer è una vera chicca.
Bravissima! Voto 5
Solo un piccolissimo errore, che rilevo affinchè non disturbi la perfezione del resto: "in quella manciata di case che costeggiavano la via" c'è un errore di concordanza. Il soggetto è "la manciata" (singolare) e non "le case" (plurale), quindi la voce verbale corretta è "costeggiava".
- Teseo Tesei
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E per fortuna che la strada svoltava poco prima di raggiungere casa di Mia.
Per fortuna poi che pochi erano i cittadini rimasti in quella manciata di case che costeggiavano la via e sempre fortunatamente la maggior parte erano vecchie fattorie, abbastanza lontane da non dover sopportare l’odore di vacche e maiali, piuttosto che versi, urla o scenari "poco normali".
Antisociale per eccellenza e con nessuna velleità di attaccar bottone con il vicinato, Mia stava bene così ... tra le sue ossessioni e patologie mentali, ormai assopite.
Poi arriva questo estraneo e le sue fobie risvegliano tutto.
Mia torna ad essere quel che già in passato è stata: una pazza assassina.
Ad esser sincero non mi piace il nome associato a questa donna malata.
Mia è di origini ebraiche ed è la variante di Maria.
Simbolo di speranza, fede, purezza etc. che stride con il personaggio.
Non è certamente scritto male, è una brutta storia, sebbene a peggiori e con simili personaggi mi è capitato di incrociare la strada.
Personalmente mi sono fatto l'idea che certi racconti, specie quando trasmessi in TV sotto forma di film o di sola cronaca, possano suggerire a soggetti malati ed instabili il modus operandi ispirando il loro futuro agire criminale.
Nei casi incrociati questo è successo indubbiamente.
Per questa ragione non apprezzo questo genere di racconto, dove la volontà di ispirare un criminale con la propria fantasia è quasi sempre lontanissima dello scrittore, sceneggiatore etc.
Non apprezzo neppure la pubblica cronaca relativa i suicidi: specie nella meticolosa ed invasiva descrizione di "ragioni" e modalità di auto-accoppamento.
Diventare ignari strumenti del male è spiacevole per tutti, almeno per i sani di mente.
Purtroppo lo spirito di emulazione è sempre in agguato.
Voto sospeso.
Oggi non sono in vena.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
Vedi ANTEPRIMA (357,78 KB scaricato 100 volte).
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Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
A cura di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (2,50 MB scaricato 282 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
FEMILIA - abbiamo sufficienti riserve di sperma
In seguito a un'escalation di "femminicidi", in tutto il mondo nasce il movimento "SupraFem", ovvero: "ribellione delle femmine che ne hanno abbastanza delle violenze dei maschi". La scintilla che ha dato il via al movimento è scattata quando una giornalista ben informata, tale Tina Lagos, ha affermato senza mezzi termini che "nei laboratori criogenici di tutto il mondo ci sono sufficienti riserve di sperma da poter fare benissimo a meno dei maschi. Per sempre!". Le suprafem riescono ad avere un certo peso nella normale vita quotidiana; loro esponenti si sono infatti insediate in numerosi Palazzi, sia politici che economici, e sono arrivate al punto di avere sufficiente forza da poter pretendere Giustizia.
Copertina di Riccardo Simone
di Mary J. Stallone e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 35 - Zombie & Incipit
A cura di Ser Stefano.
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La Gara 20 - L'insolita bellezza delle piccole cose
A cura di Dario Maiocchi.
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La Gara 19 - Un incipit da Re
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