Spacc!

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2021/2022.

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RobertoBecattini
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Spacc!

Messaggio da leggere da RobertoBecattini »

Da quando era morto lo Zanchi non ballavamo più. Era lui quello scatenato che andava ai concerti punk per ballare a spintoni. Si divertiva, ma se prendeva una spinta più forte si incazzava. Allora individuava il tipo e lo caricava come un muflone. Noi ci guardavamo, scuotevamo la testa e si diceva: "Spacc", che voleva dire quello che prende i cazzotti. Infatti partivano le botte. Poi quando tornavamo in macchina mentre lui si toccava la mano insanguinata, ridevamo e dicevamo: "È spacc, afaa, aui" e altre parole inventate da noi. Solo Agostino faceva sempre il bastian contrario. "No, spacc non vuol dire questo" e noi lo cazzottavamo fitto. E gli urlavamo: "Sei spacc!"
Effettivamente spacc ebbe sempre un significato vacante. Non voleva dire solo colui che prende i cazzotti. Cambiò significato quando lo Zanchi morì in un incidente con la moto. Eravamo in cerchio intorno al suo corpo, non mi ricordo se all'obitorio o all'ospedale. Lo guardavamo senza dire nulla. Poi uno disse: "È spacc!" E allora proseguimmo per tutta la sera. "È spacc, aui, killo, kitti, afaa, Kev, zdrg". Adesso spacc non significava più picchiato a sangue ma morto a cazzo. E tutti ridevamo contenti. Tutti tranne quello stronzo di Agostino.
"Ma perché se non ti diverti non te ne vai via?" gli chiedevamo.
Ma lui ci guardava imperterrito e diceva: "Spacc non vuol dire morto a cazzo"
"Allora cosa vuole dire idiota?"
"Non lo so"
Allora giù, cazzotti a non finire. Tornava a casa bello pesto. Intanto il Carrari era sparito. Da più di due mesi nessuno ne sapeva nulla. Credevamo fosse andato in Colombia perché era un demente appassionato di Escobar. Pensavamo che fosse spacc. Una sera camminando sotto l'arco di San Pierino lo vedemmo uscire da un cunicolo con gli occhi rossi e abbastanza fuori dalle orbite. Come ci vide ci venne incontro.
"Ragazzi c'ho il business, venite a vedere". Ci infilammo in uno sgabuzzino. Il business era logicamente vendita di droga. Dopo qualche mese andammo a trovarlo in prigione. Gli avevano dato cinque anni. Aveva messo su uno spaccio esagerato, non si contavano più le persone che passavano da quello sgabuzzino. Nell'uscire dalla sala degli incontri non so chi disse: "È spacc". E tutti iniziammo a ridere e a dire: "Spacc, aui, aitto, afaa". Da quel momento chi finiva in galera era Spacc. Non vi dico la reazione di quel deficiente di Agostino.
"No, spacc vuol dire altro"
"E tua madre maiala cosa vuol dire?" E giù botte.
Poi toccò a me. Avevo conosciuto una ragazza. Suonava il violino e mi faceva vedere film d'amore in bianco e nero. Ai ragazzi dicevo: "Mi tocca passare tutti i fine settimana a guardare questi film, mi stronco le palle".
Quelli ridevano e mi prendevano per il culo, dicevano che ero un cafone. Che non mi meritavo una donna come quella. Ma che ci potevo fare se i concerti di canto gregoriano mi scioglievano le palle come candele? Il Rimba mi appoggiò una mano sulla spalla, ci fu una pausa poi disse: "Sei spacc". E allora tutti insieme, me compreso: "Spacc, aui, afaa, all'inche, avvea". Eh sì! Spacc aveva nuovamente un altro significato: cafone, ignorante, sottosviluppato, bestia. Comunque la lasciai. Una sera fu organizzata una festa. Era una specie di addio al celibato, anche se per la verità nessuno si sarebbe sposato, ma avevano dato gli arresti domiciliari al Carrari, perciò era baldoria. Nel gruppo furono invitate quattro prostitute. Due non erano male, ma per risparmiare ce n'erano altre due ai limiti della decenza. A turno o insieme ci alternavamo in un tour de force pornografico. Agostino riprendeva tutto con una telecamera. Quella ripresa sarebbe stata il nostro vanto. Alla fine della serata riproducemmo le nostre peripezie, ma la sorte ci aveva giocati. Non si vedeva niente. Non una minchia, non un seno, niente.
"Ragazzi ho fatto del mio meglio, non è facile mentre voi fottete, starmene qui con la telecamera" si giustificò il pezzente. Però notammo che non era colpa della telecamera. Era stato l'idiota a non aver premuto il tasto rec. Mettemmo Agostino nel mezzo e lo riempimmo di cazzotti. Lo pestammo per bene finché non andò in coma. Lo caricammo in auto e lo portammo in un bosco. Lo gettammo in una specie di foiba, poi il gruppo si sciolse. Avevo un presentimento… Cambiai città. Incontrai una donna. Vissi con lei per un po'. Una sera tornando a casa la trovai con una lettera in mano.
"Che cos'è?" chiesi
"Non so, ci sono scritte incomprensibili"
La lessi. Una frase: "Sei spacc"
Fu lì che mi venne il primo capello bianco. La scrittura era quella di Agostino. Provai a contattare gli altri del gruppo ma non erano rintracciabili. Poi arrivarono le prime notizie. Matteo era morto durante una pesca subacquea infilzato da un pesce spada. Il Carrari di overdose. Il Rimba folgorato su un traliccio. A Ivan gli erano scoppiati i timpani e la scatola cranica. Ed io… penso che prima o poi toccherà anche a me. Penso ad Agostino. Forse aveva ragione, forse spacc vuol dire morto per mano di Agostino, o ucciso dallo spirito di Agostino, o forse Agostino vaffanculo!
Ultima modifica di RobertoBecattini il 21/01/2022, 11:49, modificato 3 volte in totale.
RobediKarta
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Messaggio da leggere da Nuovoautore »

Gran bel ritmo, si legge d'un fiato. Una cosa sfrenata verso il baratro senza possibilità di redenzione. Sembrava un noir, un delitto senza castigo, ma poi il finale mischia le carte e vira dal noir a… Piaciuto! Ciao.
Letylety
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Un racconto dal ritmo vorticoso che narra le avventure picaresche di una compagnia di simpatici estroversi. Scorre veramente bene con un finale a sorpresa. Ho pensato che potrebbe essere un bello spunto per un film. Il regista? Quentin Tarantino.
Egidio
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Messaggio da leggere da Egidio »

Davvero bello. Per il ritmo, per quei termini dialettali romagnoli onomatopeici che si ripetono; perfino per le parole scurrili, che non sono fini a se stesse, ma servono per l'ambientazione. Precedentemente avevo dato un'occhiata "d'assaggio" a questo racconto e mi aveva colpito il ritmo ben calibrato.
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Alberto Marcolli
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commento : Spacc!

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Non voleva dire solo colui che prende i cazzotti. --- proposta -- Non voleva dire solo chi prende i cazzotti.
Quella ripresa sarebbe stato il nostro vanto --- Meglio? -- Quella ripresa sarebbe stata il nostro vanto
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Racconto surreale. Personalmente ci sono troppi cazzotti, ma senza cazzotti il racconto perderebbe il suo fascino.
Un elogio alla magistratura: “Dopo due mesi lo andammo a trovare in prigione. Gli avevano dato cinque anni.” Indagine, processo e condanna in due mesi: ottimo.
Scherzi a parte, un bel tentativo di uscire dagli schemi tradizionali. Fantasia e umorismo non difettano in questo racconto ed è un merito importante.
Ultima modifica di Alberto Marcolli il 03/01/2022, 21:27, modificato 2 volte in totale.
Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Concordo con i commenti sopra: storia con un buon ritmo, raccontata in modo originale e con linguaggio adeguato.
ElianaF
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commento: Spacc!

Messaggio da leggere da ElianaF »

Ciao, se devo essere sincera il racconto mi è piaciuto così così, troppi maschile per i miei gusti, troppi cazzotti e vite sballate, bullismo e strani versi.
Il ritmo è giusto, come pure la lunghezza, ma, sorry, non è il mio genere
Giovanni p
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Messaggio da leggere da Giovanni p »

Bel racconto che non vorrei che fosse così breve. La scrittura secondo me è buona e le vicende interessanti. I personaggi sono simpatici anche se la brevità del racconto li rende un po' piatti, ma questa non è una colpa, questo è un contest per racconti brevi.
Messedaglia
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Messaggio da leggere da Messedaglia »

È proprio vero, ci sono delle espressioni che costituiscono una sorta di linguaggio interno in codice di certi gruppi di persone. Eh sì, perché chi non fa parte di quella specifica cerchia non ne capirà mai fino in fondo il senso… Espressioni che, in qualche modo, contribuiscono a rafforzare lo spirito di corpo e il cui significato cambia a seconda delle situazioni e si evolve nel tempo. Un po’ come il “ma che te lo dico a fare?” ripetuto da Al Pacino a Johnny Deep nel film Donnie Brasco. Il ritmo è incalzante, i dialoghi molto efficaci, fino alla sorpresa finale: condivido quanto scritto in un commento precedente, questa storia potrebbe costituire a pieno titolo la trama di un film di Tarantino… Complimenti, devo dire che il tuo racconto spacc! Voto 5.
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Fausto Scatoli
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

racconto ai limiti del surreale con sprazzi di fantastico.
uno spaccato di una certa società espresso molto bene.
buone scrittura ed esposizione, ottimo l'utilizzo dei neologismi.
ritmo notevole che fa leggere la storia d'un fiato, senza pause. e si legge con piacere, scivola via benissimo.
buona anche la caratterizzazione dei personaggi; Agostino alla fine diviene quello centrale dopo essere stato per anni lo scarto del gruppo. e la fa pagare.
bel lavoro
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
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Temistocle
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Messaggio da leggere da Temistocle »

Bel racconto! Divertente, scritto bene e le sbavature...fanno parte del gioco. Una specie di Amici Miei dai risvolti un po' macabri e dal finale thriller, ma comunque sempre in linea con la narrazione. È vero che ci sono un po' troppi cazzotti, anche per i miei gusti, ma ognuno si esprime come vuole e nella storia ci stanno tutti. Con il voto si potrà giudicare anche questo aspetto.
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Laura Traverso
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Sì, sì, ritmo piuttosto incalzante, trama forse originale, scritto correttamente ma... è tutto un po' troppo per i miei gusti: troppe botte, troppo maschile e troppo poco coinvolgente. Ho visto però che l'apprezzamento maschile c'è stato, quindi bene così! L'impegno dell'autore è certamente evidente.
Anto58
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Messaggio da leggere da Anto58 »

Anche per me non è il mio genere, ma mi è piaciuto molto questo racconto veloce, pieno di ritmo e di freschezza. Anche il linguaggio mi pare adeguato al contesto e al costrutto della storia. E' vero che è troppo "maschile", ma risulta veritiero e non volgare.
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Tra Trainspotting e "I ragazzi dello zoo di Berlino", l'assurda vita (e morte) di ragazzi che non hanno nessun obiettivo o direzione, cresciuti nell'autoapprovazione, il branco fine a sé stesso, che si dà tutto da sé: decide chi frequentare, amare, e cosa vedere, ascoltare, fare.
E si dà anche un proprio gergo, un proprio dizionario. Bello spacc-ato nemmeno tanto inconsueto di una società spacc-iata.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Stefano M.
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Messaggio da leggere da Stefano M. »

Storia di sano humor nero, vagamente all’inglese (tipo Trainspotting), con una scrittura perfettamente adeguata al tono canzonatorio del racconto, gran bel ritmo che però… forse alla fine stanca un po’ nonostante si tratti di un racconto breve. Nel complesso non è forse il mio genere preferito (è sboccato, ma ci sta visto il tipo di narrazione!) ma mi ha divertito. È un testo che non pretende di insegnare nulla (o almeno spero…), è sincero (nel senso che dice quel che deve dire senza storie) e nel complesso equilibrato.
PS: ma quel “prostitute” stona davvero, potevi anche usare qualcosa di più incisivo!
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Domenico Gigante
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Bellissimo! Uno stile che mi ha impressionato: asciutto, frasi brevi, ritmo incalzante. La cosa che mi ha colpito di più in questo racconto di un "cazzeggio" è la totale assenza di giudizio. E' come se fosse la dissezione di un cadavere - un certo tipo di società provinciale - in cui non servono aggettivi o avverbi: bastano le cose nude e crude.
Ottimo!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
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Roberto Bonfanti
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Surreale, pulp e tarantiniano, sì, concordo con molti dei commenti precedenti.
Bella la resa del linguaggio gergale che nasce nel gruppo di amici, che poi, amici fino a un certo punto, viste le dinamiche fra loro… un lessico mutevole e indecifrabile anche per chi lo ha creato.
Nel finale vira verso il metafisico, con Agostino o il suo fantasma a compiere la vendetta.
Interessante, mi piace.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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